Vai al contenuto

Il frutto della mia penna: merita di continuare?


Messaggio consigliato

Spoiler:  
Prologo:

Nel mondo di Selesia, ormai da tempo regnava la pace; gli imperatori dei tre imperi di Malfegor, Terin, e Isoldal, governavano Selesia con saggezza e bontà… Le armi si arrugginivano in arsenali poco battuti, le caserme e le accademie militari, ormai erano luogo di canti e balli. I popoli di Selesia, erano capaci appena di brandire coltelli da cucina e asce da legna… Ma si sa… Alle ere di pace si alternano quelle di rovina… Infatti un pericolo, all’insaputa di tutti, minacciava la candida terra di Selesia. Alcuni abitanti delle contrade ovest di Malfegor, scorgevano spesso fiamme elevarsi dal Thor. Sommesse parole di terrore dilagavano di bocca in bocca, “Xeit è venuto”, “Fiamme sul Thor”, “Il re oscuro è pronto a colpire”… Le voci furono confermate da feroci scorribande di orchi che cominciarono a saccheggiare le contrade di Malfegor. Il gran consiglio si riunì, dopo anni e anni di torpore. Le caserme furono riaperte, gli arsenali approvvigionati, nelle fucine di Selesia si riaccesero i fuochi, l’esercito delle tre stirpi -anche chiamato esercito Taldwen- fu convocato… Ora in Selesia infuria la guerra contro gli immondi eserciti di Xeit, ma i saggi sanno che per placarla, e per abbattere definitivamente il Thor, non basterà il clamore delle armi, né le urla dei soldati, servirà trovare l’erede… L’unico con il potere necessario a uccidere Xeit.

Capitolo 1

Un pallido sole illuminava l’accampamento Taldwen; Assonnati soldati reduci da turni di guardia tornavano silenziosi alle loro tende. Bracieri ormai spenti esalavano le ultime, piccole, volute di fumo; i soldati più mattinieri, già fuori le tende, limavano le spade, sporche di sangue secco.

“Ieri ci ho quasi rimesso la pellaccia”

disse Arthorn al suo assonnato compagno, che rispose quasi disinteressato

“Bè, quegli infami erano in un branco molto grosso, ti credo…”

Arthorn continuò concitato

“Le loro spade saettavano con una velocità incredibile! Ero sommerso di colpi! Solo che…”

A quel punto Arthorn abbassò la voce, come se stesse per rivelare un segreto, e riprese

“Solo che i loro colpi mi scivolavano addosso! Non riuscivano a colpirmi, e mi davano sempre il tempo di reagire…”

Rendall (il compagno di camerata, nonché migliore amico di Arthorn) ribatté schietto:

“Ehi, calma calma, non cominciamo a vantarci senza motivo, vorrà dire che quelli di ieri erano meno feroci, sei stato fortunato… Tutto qui.”

La discussione si concluse con la stessa celerità con la quale era iniziata. Ma Arthorn sapeva che non poteva essere <<tutto qui>>, se lo sentiva dentro, anzi attorno. A volte, durante le battaglie, aveva la percezione di un’aura protettiva, di una potenza, che aleggiava intorno a lui, che lo proteggeva… Ma nessuno lo capiva, come con Rendall, era impossibile spiegare agli altri cosa “sentiva”.

La voce del fiero principe di Malfegor, Lion, risuonò concitata nella grande stanza ricoperta di arazzi

“Lui assale i miei villaggi, brucia i miei raccolti, uccide i miei sudditi! Non permetterò che questo scempio continui! Se l’erede non verrà ritrovato, attaccherò io, da solo, la nera fortezza del Thor!”

La sua giovane voce si disperse nella stanza, e in essa calò un silenzio carico di sottintesi. Fu Serra, la principessa di Isoldal a intervenire, facendo risuonare la sua candida voce nella stanza secolare

“Lion, il tuo coraggio è sublime, ma non ardire un’impresa simile. Anche se la tua forza fosse più grande di quella di noi tutti messi insieme, non potresti mai trovare il modo di sconfiggere quello spirito maligno. L’erede è l’unico che può riportare l’equilibrio in Selesia sconfiggendo Xeit. I nostri tentativi sarebbero inutili.” Otis, regnante di Terin, continuò

“Se tieni davvero al tuo paese, fai raddoppiare le ricerche per trovare l’erede!” Lion abbassò la testa e assentì. A quel punto entrò in sala un servo, quasi correndo, e concitato disse

“Messere elfo Loren, druido della foresta e re degli elfi del bosco, chiede udienza” Serra rispose con un velo di emozione

“Fatelo entrare, svelti”.

La sala del gran consiglio, era di forma circolare, lo splendido soffitto -che raffigurava balli fastosi e battaglie furiose- era sorretto da cinque colonne. Cinque come i posti al tavolo in mezzo. Cinque come i regni di Selesia: Malfegor, Terin, Isoldal, elfi del bosco di Rengh, e nani delle montagne di fuoco. Ma purtroppo era da tempo che il posto riservato al re dei nani non veniva occupato. Lui e il suo popolo erano così impegnati a estrarre oro e gioielli, che non si erano presentati nemmeno all’insorgere della minaccia. Invece ora, finalmente, almeno il rappresentante degli elfi, Loren, era accorso…

Le grandi porte dorate si aprirono, e, dietro di esse comparve un’esile figura, ammantata da un lungo mantello, e col capo coperto da un cappuccio. Queste vesti da viandante stupirono Serra, Lion e Otis; ma quegli abiti laceri e sporchi, sembravano tentare di arginare l’infinita regalità e grazia di colui che li indossava. Loren, con pochi ed eleganti movimenti, si inchinò dicendo

“Salve regnanti di Selesia; sino alla foresta di Rengh sono giunte le voci di una minaccia incombente, del ritorno della potenza del Thor…”

Otis prese la parola

“Siamo contenti che tu sia qui, con la forza della foresta al nostro fianco ci sarà facile sconfiggere quella del Thor.”

Con un sorriso, Loren si diresse, con ancora il mantello ad accarezzargli le caviglia, verso il suo posto nel tavolo. Dopo alcuni attimi di silenzio, fu sempre lui, con voce saggia, a parlare

“Vi assicuro, regnanti dell’est, che non è della primordiale forza della foresta che avete bisogno”

Dopo un attimo di pausa, continuò, con voce più bassa

“Ma di quella dell’erede”

Lion prese la parola

“E proprio questo ciò di cui parlavamo, ma dicci, Loren, in cosa consiste la forza dell’erede?”

Loren, abbassò la testa, e con un sorriso misterioso disse

“Per saperlo, è necessario che vi sia narrata tutta la storia…

Capitolo 2

… In tempi remoti, Selesia, era stata sottoposta a una minaccia, non tanto dissimile a quella che stiamo per affrontare noi, re dell’est…”

L’aria si fermò, tutti ascoltavano assorti il re elfico, Loren. Perché seppure è vero che gli elfi hanno le bocche più armoniose della terra, Loren li batteva tutti, in grazia e in bellezza… Riprese

“Orwald, sommo tra i mali, capo tra i demoni, aveva convocato le sue immonde armate e messo al suo servizio le più disdicevoli forme di vita di questa bella terra. Conquistando le contrade di Malfegor, aveva rotto l’equilibrio di Selesia, che questa sala rappresenta… Aveva spezzato la potenza del gran consiglio, l’ equilibrio dei cinque, la pace di Selesia… Per contrastarlo, i regni liberi dei nani, degli elfi, di Isoldal e di Terin, avevano creato un amuleto, il Gengyu. Esso rappresentava l’equilibrio di Selesia, il giusto peso di male e bene, forza e acume, pietà e durezza. In esso, i popoli liberi infusero tutta la loro forza e la loro purezza -attraverso incantesimi di cui solo gli elfi conoscono le formule- e il Gengyu si scatenò. Il potente amuleto percepì lo squilibrio creato da Orwald, la sua oscura potenza, percepì il pericolo che il demone comportava per l’equilibrio di Selesia. Allora agì. Infatti il Gengyu non era un normale oggetto o amuleto… Era dotato di vita propria, e la sua vita era nata da Selesia, dal suo equilibrio, e a quell’equilibrio era destinata. Tra lapilli, boati e distruzione, il Gengyu esplose. Sprazzi di luce bianca si sollevarono dalla terra stessa per tutta Selesia; lapilli bianchi caddero con fragore dal cielo. Orwald, alla vista di ciò, si rifugiò nella sua oscura fortezza, il Thor. L’esplosione -dotata di vita propria- attaccò il Thor. E fu guerra. Quella battaglia fu tra le più mirabili dei tempi che furono, dei tempi che sono, e -probabilmente- dei tempi che saranno. Demoni, giganti, orchi, elfi corrotti, si schierarono, fecero sentire il clangore delle loro armi, portarono l’inferno in terra, ma nulla. La tempesta non cessò. Gli sprazzi di luce continuarono a portare loro terrore, forze angeliche continuarono a decimarne gli immondi eserciti. Ciò si dilungò sin quando l’ultimo infame e corrotto seguace di Orwald non cadde, fin quando di lui stesso non rimanesse che cenere. Il Gengyu aveva dato prova della sua potenza. Le cinque stirpi di Selesia potevano continuare a governare in pace, l’equilibrio era ristabilito. Per far sì che questo equilibrio potesse durare, e regalare a Selesia lunghi anni di pace, fu nominato un guardiano. Il sommo guardiano. In esso venne infusa la potenza del Gengyu. Il sommo guardiano quindi ne aveva tutte le caratteristiche. L’amore per l’equilibrio della terra, la forza, la magia, e la rigenerazione. Infatti ogni settanta anni, il sommo guardiano brucia, evapora, per poi rinascere in un altro aspetto, in un'altra mente… Questa è la mutevole e splendida forma dell’equilibrio! Il primo di questa classe benedetta -i senthei - fu il leggendario Eyala, lui, nato dalla magia del Gengyu, mantenne il perfetto equilibrio di Selesia, e -come previsto- cambiò corpo esattamente settanta anni dopo. Ma nel suo nuovo corpo -che si chiamava Xeit - fu colto da una scintilla di malignità. Pochi furono coloro che se ne accorsero, tanto erano fastosi i banchetti imbanditi per la salvezza di Selesia… Ma Xeit continuò ad armeggiare -di nascosto- a cose che non avrebbe dovuto neanche pensare… Dopo anni e anni di sporca alchimia, Xeit arrivò al settantesimo anno di vita, ma, seppure l’incarico di sommo guardiano fosse stato passato al nuovo (ciò avveniva ai margini della foresta di Rengh, dove una figura nasceva per magia ogni settanta anni) lui non morì, non evaporò, perse l’essenza del Gengyu, ma un’altra se ne formò in lui, crudele e devastatrice, ma dotata di una scaltrezza unica. Xeit fu il primo -e spero l’ultimo- sommo guardiano che continuò a vivere di vita propria dopo che quella del Gengyu si fosse staccata da lui. Molti pensano che furono le sue lunghe giornate in laboratorio, i suoi studi di cui nessuno capiva il senso. Ad ogni modo, Xeit visse. E quella vita scalfì l’immenso potere del Gengyu. Infatti esso non avrebbe potuto far nulla per ristabilire l’equilibrio, perché colui che l’aveva spezzato, non era altro che figlio della sua essenza. Allora Xeit, protetto dal fatto di essere stato “figlio” del Gengyu, continuò i suoi diabolici esperimenti, impunito… Ed è ora che torna, dopo i suoi lunghi anni di tradimento, a minacciare Selesia. A combattere il potere del suo stesso erede…” si concluse così il racconto di Loren. I principi di Selesia ne erano stati ammaliati, la bellezza della sua voce li aveva presi, e li aveva fatti volare sopra mondi distanti, stupendi e arcaici. Ora erano come intontiti, ma, uno ad uno, tutti si ripresero dall’estasi del racconto. Ora guardavano Loren come un Dio, come un essere soprannaturale, fino a qualche minuto prima non lo ritenevano altro che un loro pari. La prima a spezzare quel magico silenzio, fu Serra, con una voce riverente, quasi “sottomessa” a quella che aveva echeggiato prima nella sala

“Maestro… Ma… Ai tempi della battaglia degli dèi, lei… era lì?”

Loren rispose con un mezzo sorriso

“Avevo solo centoventi anni, ma sì. Ho assistito allo scatenarsi della furia del Gengyu. Noi elfi siamo immortali, gli ultimi di questa terra.”

Un silenzio carico di sottintesi riempì la sala del consiglio. Fu Lion, il più orgoglioso dei tre re, a parlare.

“ Bene, ora sappiamo la storia. E conosciamo la natura dell’erede. Ma ciò che vogliamo sapere è come farà a sconfiggere Xeit. Qual è la forza con la quale farà cedere Xeit?”.

Loren, senza dare a nessuno il tempo di parlare, rispose…

“ La tua domanda è giusta, regnante dell’est, e merita risposta. L’erede dovrà scatenare ancora una volta la furia del Gengyu. E’ l’unico che potrà farlo. E sperare di riuscire nell’impresa. Con lo spaventoso potere del Gengyu al nostro fianco anche Xeit cadrà…”

Lion ribattè

“Quindi è l’unico che potrà fare “scattare” il Gengyu?”

Il profondo ‘sì’ di Loren echeggiò nella sala.

Capitolo 3

Tondo. Parata. Affondo. Tondo. Parata. Affondo. Cocenti raggi di sole incontrano la pelle di Arthorn, madida di sudore. Tenere il ritmo dell’istruttore, veterano di molte battaglie, diventa sempre più difficile, le braccia sembrano pesanti… Con poche e abili mosse l’istruttore riesce a puntare la spada alla gola dell’allievo. Rivoli di sudore ora scendono prepotenti per tutta la gola, minacciata dal tagliente filo della lama.

“Bene, hai resistito abbastanza.”

Si conclude così l’esasperante scontro d’allenamento. La lama si ritrae. Arthorn riprende a respirare. Con un piccolo inchino ed un cenno di saluto Arthorn esce dalla piccola arena dedicata agli allenamenti. Rinfoderata la spada si avvia con passo deciso verso le basse mura dell’accampamento. Salito nei ballatoi pronunzia la frase rituale del cambio di guardia. La sentinella, stremata dopo una lunga notte di guardia, risponde a malapena il codice rituale e si avvia verso la propria tenda.

Dopo un’ora di stremante far niente, Arthorn scorge una carovana all’orizzonte. A poco a poco, le figure cominciano a stagliarsi sempre meglio. Arthorn riconosce i vessilli blu, e, dalle vesti azzurre di un chierico, comprende l’entità della visita: le folgori blu erano venute. Con le gambe indolenzite, corre veloce verso la tenda del generale che, avvertito della visita, richiama a raccolta tutti i soldati.

Le folgori blu erano il reparto curativo d’elite del principe Lion. Erano da tutti tenuti in alta considerazione perché, oltre che essere abili combattenti e colti guaritori, erano una setta indipendente, che solo a volte si metteva al servizio del principe di Malfegor (regno ove risiede il loro santuario). Per essere venuti in un accampamento di frontiera Taldwen, le cose si dovevano essere messe davvero male.

La carovana (costituta principalmente da un carro e molti chierici appiedati) sfilò lentamente attraverso il varco creato dall’esercito schierato. Davanti la tenda del comandante, Welda (il capo dei chierici) arrestò la fila ed entrò, con pochi passi decisi e fieri, nella tenda del comandante. Mentre ambo i distaccamenti (esercito Taldwen e folgori blu) attendevano silenziosi, Welda e il generale parlavano assorti. Dopo qualche minuto, fu Welda ad uscire, dicendo:

“Taldwen, mettetevi in fila dinanzi il nostro carro.

Che ve ne pare? Merita di continuare? Fatemi sapere... :bye:

Link al commento
Condividi su altri siti


Non è troppo lungo e nammeno scritto troppo male.

Ci sono cose da rivedere pesantemente, ma come prima stesura può andare.

L'unica cosa che mi lascia molto perplesso è che sembra una storia trita e ritrita, non è originale insomma, dopo Il Signore degli Anelli non leggerei una storia simile ancora. Ho provato con Brooks e me ne sono pentito.

Link al commento
Condividi su altri siti

  • 1 mese dopo...

ho iniziato a leggere, ma dato che è tutto il giorno che mangio le guerre del mondo emerso sono costretto a fare una pausa xD mi sono fermato al prologo :P

le prime righe mi piacciono molto, però eviterei di ripetere troppo Salesia :P più che altro, sai (se mi è concesso darti del tu, xD) leggendo le Guerre mi sto lamentando sommessamente per il fatto che usa sempre frasi brevi, non riuscendo a imprimere nelle parole il significato vivo dell'azione... da dopo a !infatti! magari ricontrollalo, non dare più informazioni possibile, al massimo allungalo un po', ma fa in modo che il lettore si "accorga" di quello che sta leggendo ;)

(ok scusa, ero troppo preso dalle critiche verso il libro xD)

Link al commento
Condividi su altri siti

Guerre del mondo emerso: bel libro! in quale dei tre ti stai dilettando?

Ti è concessissimo darmi del tu dato che al 90% delle probabilità sono più piccolo di te (ho dodici miseri anni XD)!!

Purtroppo devo dirti che è da un pò che mi sto disinteressando a questa storiella... Aspetta a leggere il secondo capitolo e lo troverai indecente ;-)! Il primo invece personalmente mi piace... Inoltre questa storia come dice Selvaggio (e gli do ragione ;-)) è banale...

Per ora sto puntando ad affinare il mio stile :-D... Infatti mi sto dedicando più che altro a poesiole e a storielle piccole con morale, che ovviamente non mancherò di postare :-p...

Grazie lo stesso per l'apprezzatissimo commento e alla prossima :-D:bye:!!!

Link al commento
Condividi su altri siti

Wow, credevo di essere l'unico dodicenne del forum!

Ok, sto andando Ot...

Comunque la storia è, effettivamente un po' banale, comunque per creare qualcosa di originale bisogna attendere il lampo di genio.

Ok so di aver detto una cavolata ma sto cercando una giustificazione per la mia pigrizia...

Comunque spero che tu riesca a postare altri racconti in breve tempo!

Link al commento
Condividi su altri siti

Daltronde, fare Fantasy oggi è ripercorrere strade già battute, inventare mondi, storie, leggende, non è facile e fatalmente ognuno di noi ha già letto tutto...

Continua così, scrivi bene, la punteggiatura mi sembra ok e le idee vengono solo perseverando.

Ciao. Enry. :bye:

PS 12 anni... a quell'età ero ancora un imberbe ingenuo semi ignorante...:lol:

Link al commento
Condividi su altri siti

sono d'accordo con enry...

la storia non è due o tre capitoli, e può migliorare o peggiorare a seconda di come la sviluppi... ma se ci metti passione, il tuo lavoro merita di continuare, e al massimo ti dovrai accontentare dei nostri complimenti.....:-D:-D

e non risparmiarti a modificare la storia se ti vengono in mente nuove idee...

CONTINUA COSì!;-)

Link al commento
Condividi su altri siti

Aiuto...

Troppi complimenti tutti in una volta :-D!!!

Comunque devo dire che sono stati efficaci :-p.. riprenderò il filo della storia...

Ma sicuramente il mio prossimo post in questo forum sarà per la mia terza poesia (l'unica che ho ritenuto decente) che credo che posterò in giornata...

Quindi si ci vede nel mio prossimo topic :-D:-p:bye:!!!

Link al commento
Condividi su altri siti

Ho messo 21 minuti a ricopiarla su computer :-D... Diciamo che avevo previsto bene :-)!

Il campo di battaglia: ormai.

Sole.

Polvere.

Sete.

Corpi supini,

Ideali infranti,

Vigori perduti.

Vessilli distesi,

Coperti di polvere,

Non hanno ormai più senso.

Sono solo pezzi di stoffa,

Solo idee senza vigore,

Solo ideali vuoti.

Orgogli,

Carismatiche frasi,

Vigorosi ideali.

Tutto sommerso

da terra, polvere e lacrime

di drammatici conflitti.

Grida di dolore e

pianti sommessi

tutto cancellano.

Orgoglio… Onore… Non rimane più nulla….

La mente ormai non è più inebriata

Da eleganti parole,

O dal forte clangore della battaglia.

Ormai solo pianti sommessi,

Laceri stendardi,

Avvilenti silenzi.

Sangue, pianto, dolore, polvere…

Solo questo resta nella desolata piana ormai,

Non più le urla , non più l’orgoglio ormai.

Gloria, onore, patria, vittoria,

parole vuote ormai…

Parole di un passato che sembra ormai remoto.

Come memori di esso, vessilli,

Prima sorretti dall’umano orgoglio,

Giacciono ormai nella miseria.

Nulla di più, ormai…

Samuele

Attendo commenti sulla mia terza (nonchè unica decente) poesia :-p:-D:bye:

ps. le prime due non le posterò per la loro bruttezza :D!

Link al commento
Condividi su altri siti

bella.... complimenti!!!!:clap::clap:

ma con questa poesia su cosa vuoi riflettere? o quale messaggio trasmette?

(è una domanda non una critica stai tranquillo;-))

mi è piaciuta.... ma se vuoi, o quando le studierai, prova a mettere delle parole in modo che fomino suoni.... per esempio, nella parte dove parli della battaglia prova amettere molte parole con "C" dura o "Z" per simulare il clangore della battaglia....

prova anche a dirla ad alta voce per sentire gli effetti di suono che danno le parole....

comunque ancora complimenti!:clap::clap:

ps. samuele è il tuo nome?

Link al commento
Condividi su altri siti

Sarò troppo autocritico ma a me non mi era piaciuta molto ;-)...

Ad ogni modo il messaggio che avrei voluto trasmettere è che alla fine delle guerre rimane solo sangue e dolore; gli orgogliosi ideali che le avevano scatenate perdono il loro valore se paragonate alle vite perse e ai danni arrecati...

Niente d particolare comunque :-)...

Comunque bella l'idea delle C e delle Z...

:bye:

ps. Samuele è il mio nome ^^

  • Mi piace 1
Link al commento
Condividi su altri siti

Sarò troppo autocritico ma a me non mi era piaciuta molto ;-)...

Ad ogni modo il messaggio che avrei voluto trasmettere è che alla fine delle guerre rimane solo sangue e dolore; gli orgogliosi ideali che le avevano scatenate perdono il loro valore se paragonate alle vite perse e ai danni arrecati...

Niente d particolare comunque :-)...

Comunque bella l'idea delle C e delle Z...

:bye:

ps. Samuele è il mio nome ^^

Beccato...

Scherzo, ciao. Enry. :bye:

PS che tu fossi Samuele l'avevo capito; il tuo messaggio secondo me è passato, rifinisci il tutto.

Link al commento
Condividi su altri siti

Crea un account o accedi per commentare

Devi essere un utente registrato per poter lasciare un commento

Crea un account

Crea un nuovo account e registrati nella nostra comunità. È facile!

Registra un nuovo account

Accedi

Hai già un account? Accedi qui.
 

Accedi ora
×
×
  • Crea nuovo...