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Pretzel Jack

Circolo degli Antichi
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  1. Pretzel Jack ha pubblicato un messaggio in una discussione in La spilla vi aspetta's Discussioni
    Elenion Althir e Elenion Elenion, si limita a guardare gli sforzi del giovane garzone e dell'inaspettato mastro elfo. Lui incrocia le braccia sul petto, appoggiandosi alla parete, pronto a ripartire. L'espressione greve sul volto tradisce la sua preoccupazione.
  2. Enarion Amar di Bosco Grigio - Aerlindir - Divinatore da Battaglia Enarion camminava qualche passo dietro il gruppo, come un’ombra che si fosse staccata dal resto del mondo per osservare in silenzio. I versi di Bjorn si mescolavano al fruscio delle foglie e al battito regolare degli stivali sul terreno. Il canto era buono, persino ispirato, e le illusioni di Seldanna che danzavano tra i rami aggiungevano bellezza al momento. Ma Enarion non sorrideva. Davanti a loro, le fronde si diradavano, offrendo uno scorcio sulla valle sottostante. Il bagliore distorto dell’aria sopra la pianura devastata, le colonne di fumo, il deserto di cenere… tutto era come lo aveva visto. Esattamente come lo aveva visto. Fece un lento respiro. La foresta era la via. Il presagio era chiaro. E ora, anche la realtà lo confermava. «Nulla in quest’area può sfuggire alla sua vista…» ripeté tra sé a bassa voce, citando la visione. Gli occhi si posarono fugacemente su Lainadan mentre il giovane indicava il versante sinistro. Ma fu sul versante opposto che Enarion fissò lo sguardo. Un artefatto. Un punto d’interesse. Forse, un sentiero. Non disse nulla. Ma la sua mente registrava tutto. Pesi. Distanze. Copertura. Vie di fuga. Abbassò il cappuccio appena, lasciando che la luce della tarda mattinata accarezzasse il suo volto pallido. Gli occhi chiari scrutavano l’orizzonte con la precisione crudele di un predatore.
  3. Varian Il sangue scorre copioso, la forza del nemico lo spinge ma non lo atterra. Lo spadone viene ritratto per poi calare nuovamente sul mostro . Il cavaliere urla di rabbia mentre colpisce. Master Replico Attacco poderoso sulla creatura. Txc 22 Bonus ai danni 16
  4. Varian Varian scese nella sala comune con passi lenti, metodici, come se anche quel breve tragitto fosse parte di una cerimonia antica, ripetuta ogni mattina da molti anni. Indossava una semplice tunica grigia, pratica ma pulita, che contrastava con la severa eleganza della sua armatura e del pesante mantello blu scuro che portava il giorno prima. Aveva lasciato l'armatura nella sua stanza, ma non riusciva a liberarsi completamente di quella sensazione di peso, di responsabilità costante che lo accompagnava ovunque andasse. Seduto al tavolo, ascoltò attentamente gli altri, lasciando che la conversazione si svolgesse intorno a lui come un fiume calmo, interrotto solo da occasionali correnti più rapide. Le parole di Mìa, gentili e misurate, lo incuriosirono, e quando la sacerdotessa parlò della contesa del Campione, il cavaliere annuì lentamente con un vago sorriso sulle labbra, più di cortesia che di reale interesse. Era vero, in fondo: quel genere di esibizioni non erano mai state del tutto nelle sue corde. Preferiva il silenzio carico di tensione prima di una battaglia, piuttosto che il clamore rumoroso della folla esultante. Eppure, la compagnia di quei viaggiatori era stranamente confortante. La presenza leggera e a tratti ironica di Djmitri offriva un curioso contrappunto alla gravità della sacerdotessa, e alla spavalderia, quasi disarmante nella sua semplicità, del pirata Jacob. Proprio mentre quest’ultimo accennava ai suoi traffici, al commercio e ai denari da spostare, Varian sentì il solito pizzico di ironico distacco che sempre lo coglieva davanti a simili discorsi. Commercio, denaro, potere: tutte cose che avevano senso in un luogo come Marienburg, dove il caos era celato da una patina dorata di civiltà, ma qui, nelle terre di confine dell’Impero, il valore della vita e della morte era ben più immediato, più crudo, più onesto. Quando la pergamena venne consegnata a Mìa, Varian raddrizzò appena la schiena sulla sedia, quasi a voler cogliere meglio i dettagli di quel momento, attento alle reazioni degli altri. Il mago fece il solito commento ironico, ma Varian lo ignorò gentilmente. La sua mente già andava oltre, ai significati nascosti dietro quell’inaspettato messaggio mattutino, domandandosi quali eventi la giornata avrebbe portato. Infine, con calma e voce misurata, decise di intervenire, rompendo il silenzio che si era formato. «La contesa è certamente un evento interessante,» disse guardando Mìa con un cenno rispettoso, «ma è bene ricordare che Middenheim nasconde sempre qualcosa, soprattutto durante queste feste.» Fece una breve pausa, lasciando vagare lo sguardo verso il mago e il pirata, poi tornò a guardare la sacerdotessa. «Se qualcosa di insolito è già in movimento,» aggiunse con una lieve inclinazione della testa verso la pergamena, «è mio dovere essere pronto ad affrontarlo... e forse potrebbe essere anche il vostro, di dovere.» Lasciò che il silenzio riempisse di nuovo lo spazio tra loro, un silenzio carico di promesse non dette e di pericoli appena intuiti, la mano che istintivamente cercava, sotto la tunica, il piccolo medaglione di Sigmar, sentendo sulla punta delle dita la rassicurante incisione del nome del dio guerriero. Lo sguardo torno un attimo sul praticante arcano. Il debito che aveva verso di lui sarebbe stato saldato in un modo o nell'altro, soprattuto ora che un inquietante presentimento di qualcosa d'imminente pronto a cadere sulle loro teste.
  5. Enarion Amar di Bosco Grigio - Aerlindir - Divinatore da Battaglia Enarion si era limitato a seguire il gruppo. Le loro divinazioni gli avevano consigliati di proseguire nel bosco, e quindi annui agli altri. Non vi era motivo di pensare che quelle grotte gli avrebbero aiutati. E nella sua visione interrompere la tratta del bosco troppo presto portava solo alla morte
  6. Varian Il guerriero sputa per terra incassando il colpo. La spada nella mani freme per portare distruzione. È un arma antica e la sua aura inconfondibile racconta di mille e mille battaglie. Si lascia alzare sopra la testa dell'ora gigante. E cala, con forza nuovamente sul serpente d'ossa Master Replico Attacco poderoso sulla creatura. Txc 22 Bonus ai danni 16
  7. Pretzel Jack ha pubblicato un messaggio in una discussione in La spilla vi aspetta's Discussioni
    Elenion Se la tua fine e' gia' decisa allora parla. Se la congrega ti vuole morto allora tradiscila. rispose il paladino. Se il prigioniero non avesse collaborato lo avrebbe lasciato a se. Preparandosi per rimettersi in marcia. Non aveva senso attendere oltre. Nella mente il pensiero nefasto di quello che gli avrebbe aspettati una volta nuovamente in strada. Soprattuto ora che i nemici sapevano il loro esatto aspetto. Abbiamo modo di cambiare carro? E magari coprirci con vesti diverse.. Provo' a chiedere al giovane gestore di quel rifugio.
  8. VARIAN Il colpo arrivò come arriva sempre la verità: senza gloria, senza avvertire. Varian vide solo un lampo d’ossa muoversi più veloce della carne e del pensiero. Non tentò di scansarsi. Non rallentò. Non alzò il braccio a difendersi. Quando lo colpì — un intreccio di costole e vertebre affilate — fu come sentire le montagne abbattersi sul petto. Il cuoio si lacerò. La carne si piegò. Il sangue — il suo sangue — schizzò sui ciottoli umidi della sala. Barcollò un istante, ma non cadde. Un angolo della bocca si piegò. Forse un sorriso. Forse un ringhio. Il dolore era un segno. Una mano che lo spingeva avanti. Lo sguardo — duro, scavato, perso — si alzò ancora verso l'alto, verso quelle torce tremolanti che parevano occhi spalancati nel buio. “Guarda,” sussurrò a nessuno. E senza rallentare, senza sentire il fiato farsi corto, Varian continuò ad avanzare — ogni passo un giuramento. Ogni ferita un'offerta. Che il sangue lo bagni tutto. Che la morte lo trovi in piedi. Che lui venga scelto. Intanto le infinite benedizioni dei suoi compagni lo investono, e mentre lui diventa piu' alto e piu' forte, la sua mano si stringe intorno alla spada pronto a colpire. Era la prima da molto tempo che si sentiva abbracciato dal gruppo di soldati con cui si trovava a spartire la battaglia. Master e tutti Ragazzi scusate il ritardo. Riassumo i vari bonus. For 20 -- > 26 Des 14 -- > 12 Cos 20 -- > Int 12 -- > Sag 10 -- > Car 8 -- > Bonus per colpire in ira 15 --> dopo i bonus 22 Bonus ai danni in ira 8 --> dopo i bonus 14 + 1dx per l'aumento di stazza. Pf 114 CA 18 ATTACCO utilizzanzdo Attacco poderoso.
  9. Varian Darevic - Cavaliere Pantera Varian osservò la sacerdotessa mentre parlava. Il suo volto dai lineamenti delicati, resi ancor più esotici dal tocco inconfondibile del sud, aveva qualcosa di insolito e piacevole che strideva con l’austerità grigia e severa della città intorno a loro. Il suo Reikspiel era perfetto, sorprendentemente pulito, eppure conservava nella cadenza qualcosa che riportava Varian a memorie lontane, ai giorni passati tra cavalieri stranieri nelle sale dell'Ordine, quando ancora sognava l’onore e le battaglie eroiche più di quanto non temesse la morte. «È un onore, sacerdotessa Aguilar», rispose cortesemente con un cenno del capo appena accennato, rispettoso ma riservato. Non disse altro, non subito. Lasciò che fosse Dijmitri a portare avanti la conversazione con la facilità innata e quel fascino ambiguo che Varian, da uomo cresciuto nelle dure steppe del Nord, poteva riconoscere ma mai emulare del tutto. Seguì invece con attenzione la scena messa in atto da Jacob. L'uomo maneggiava le carte come un maestro di illusioni, costruendo immagini e percorsi che Varian trovò affascinanti nella loro ambiguità. Dietro a ogni carta, a ogni simbolo esposto con maestria teatrale, percepiva qualcosa di più: frammenti di verità, presagi confusi che potevano condurre alla gloria o alla rovina. Era la vita stessa, dopo tutto, e Varian lo sapeva bene. Aveva passato metà della sua esistenza sul filo tagliente della sorte, dove ogni scelta poteva significare sopravvivere o morire, onore o disonore. Alle parole conclusive di Jacob, Varian rispose con un cenno impercettibile ma chiaro, una lenta inclinazione del capo che significava rispetto e comprensione. Quando infine Djmitri rivolse lo sguardo verso di lui, Varian incontrò quei suoi occhi vivaci con calma, consapevole che una conversazione più profonda sarebbe presto giunta. Era inevitabile: il loro incontro nel bosco aveva creato un legame invisibile, che forse non era stato casuale. Cosa mai lo era in quei tempi maledetti? Poi la sacerdotessa chiese del carnevale. Varian esitò appena un istante, la mente attraversata da immagini brevi, frammenti di memoria della sua infanzia, giorni felici e lontanissimi nelle pianure aperte dell'Ostland, dove simili festività erano più rare e più semplici. Qui, nel cuore pulsante di Middenheim, il carnevale aveva tutto un altro sapore: un rito di sfida, una tregua breve ma preziosa prima che il destino tornasse a reclamare il suo prezzo. «Vi accompagnerò volentieri», disse infine con voce quieta, rivolta alla giovane sacerdotessa e agli altri presenti. Il suo sguardo passò nuovamente su Ludwig, notandone il sorriso timido, poi si posò su Jacob e infine sul volto enigmatico del mago al suo fianco. «Dopotutto, sono stato richiamato come altri cavalieri per pattugliare le strade. E' proprio durante le feste che spesso si nascondono le ombre peggiori.» Si appoggiò appena allo schienale, lasciando che la stanchezza si sciogliesse lentamente nei muscoli affaticati, la mano destra che sfiorava distrattamente il bordo del medaglione inciso con il nome di Sigmar, come a ricordarsi della promessa fatta a se stesso tanti anni prima. Sapeva che quella notte il sonno sarebbe arrivato tardi, accompagnato da dubbi e domande che avrebbe preferito non porsi, ma che già conosceva a memoria.
  10. Enarion Amar di Bosco Grigio - Aerlindir - Divinatore da Battaglia Enarion si fermò un istante sotto le fronde, lo sguardo fisso sul villaggio che emergeva come un relitto fra i tronchi. Le case di legno annerito, i tetti muschiati, il silenzio sospetto. La mano sfioro il tomo runico legato alla vita un gesto automatico, come un riflesso nervoso mascherato da abitudine. La visione gli tornò alla mente, nitida: "da destra", aveva detto la voce. La foresta era la via. Non i sentieri battuti. Non i villaggi. Ma non disse nulla. Non serviva. Gli uomini si fidano dei tetti più che delle fronde. Degli odori del fumo più che dell’umidità degli aghi. Fece un passo indietro rispetto alla linea del gruppo, lasciando che gli altri scegliessero la via. Si accodò in silenzio. Gli occhi sempre in movimento, attento a ogni rumore, a ogni cambiamento nell’aria.
  11. Varian Darevic - Cavaliere errante ( Iracondo Invulnerabile), seguace del Caos Varian non parlò. Non lo fece nemmeno quando la porta cedette e i corpi dei suoi compagni lo spinsero oltre il varco come un’onda disperata. Rotolò nel nuovo spazio — semisfera di pietra e buio, sospiri e ombre — e si rialzò senza alcun fremito negli occhi. Lo scricchiolio sinistro sotto i suoi piedi fu il primo segnale. Il cumulo al centro… si muoveva. Ossa, tante ossa. Troppe. E ora si univano, strisciando come sangue versato al contrario, a costruire una bestia impossibile, una cosa nata dalla morte e dall'attesa. Varian non fece domande. Non cercò ordini. Il suo sguardo si alzò, come se cercasse tra le torce verdastre l’attenzione del suo dio. Nessun nome da pronunciare, nessuna preghiera. Si lanciò avanti, avventato e spoglio di prudenza, brandendo la lama pesante come se fosse un'offerta. Le cicatrici sulla pelle sembravano accendersi, la sua voce restava muta, ma ogni suo passo era un grido — non di rabbia, ma di dedizione. Non combatteva per sopravvivere, ma per essere visto. Per dimostrare, nel fango e tra le ossa, che era pronto. Che meritava. E mentre correva verso quella cosa innaturale, Varian lasciò che tutto il resto svanisse: la paura, i compagni, la logica. Non era ira. Era fede. Ragazzi non ho trovato lo spoiler, ad ogni modo..rientrato dal marocco sono pronto a portare un po' di insensata distruzione. Quindi entro in ira e carico @Alonewolf87 ti preparo a breve un recap delle stat in ira. Dimmi se posso attaccare gia' o se posso solo muovere il pg.
  12. Ragazzi io domani parto per il Marocco. Torno giovedì. Vi seguo in ogni roba che fate!
  13. Pretzel Jack ha risposto a Killua a un messaggio in una discussione La spilla vi aspetta's Discussioni
    Elenion
  14. Enarion Amar di Bosco Grigio - Aerlindir - Divinatore da Battaglia Alba del 12 Mustering 420 [Sereno – Foschia leggera tra i pini, l’aria profuma di resina e terra umida] Il sole era appena salito sopra le cime più basse, e la nebbia si stendeva ancora in veli sottili sopra la valle, come una pelle ferita che si rifiutava di guarire. Enarion si voltò lentamente verso il gruppo, il volto impassibile, lo sguardo distante. Nessuna enfasi. Nessuna dichiarazione. Solo la voce chiara e priva di orpelli, come una lama estratta dal fodero. «Ho visto la pianura oltre la valle. Un deserto di cenere e morte. Vegetazione carbonizzata, colonne di fumo, un’aria che brucia anche senza fiamma. E poi lui.» Fece una pausa. Non per effetto, ma per chiarezza. «Il drago. Immenso. Sorveglia dall’alto, annidato in una grotta sulla parete orientale. Nessuno attraversa quella pianura senza finire tra le sue fauci.» Fece un breve cenno con la testa verso il bosco. «Ma la foresta… ci offre una possibilità. Il presagio è stato chiaro: è ventura. Una via coperta, nascosta, se agiamo con prudenza e precisione.» I suoi occhi si posarono su Hrólfr, fissi come quelli di un falco che scruta un bastione. «Hai chiesto ai tuoi dei? Hai cercato risposte tra i tuoi antenati? La magia può essere lama e torcia, ma ogni cammino attraversa più ombre di quante un solo sguardo possa illuminare.» Lasciò qualche istante di silenzio, per dare spazio a una risposta. Poi proseguì. «Procederemo tra gli alberi, sul fianco destro della valle. Niente fuochi. Niente parole inutili. Le fronde saranno il nostro scudo, ma anche la nostra trappola, se non restiamo uniti.» Sistemò il grimorio al fianco e si avvicinò al bordo della cupola dissolta. Le sue vesti elfiche non facevano rumore come i suoi passi sul terreno. Il capuccio calato sul volto sempiterno gettavano ombre sinuose sulla sua espressione fredda, mentre le dita della mano scorrevano leggere su un medaglione intarsiato e prezioso. Una piccola preghiera prima del viaggio? Forse. «Non appena siete pronti.» disse, attendendo.
  15. Se qualcuno di vuoi puo disincantare e aprire tenterei , sennò va da se che ci ributtiamo dalla parte opposta
  16. Varian Darevic - Cavaliere errante ( Iracondo Invulnerabile), seguace del Caos Il cavaliere si gira per coprire la retrovia al gruppo. La sensazione inquietante che siano appena finiti nuovamente bloccati.
  17. Enarion Amar di Bosco Grigio - Aerlindir - Divinatore da Battaglia Alba del 12 Mustering 420 [Sereno – Foschia leggera tra i pini, l’aria profuma di resina e terra umida] L’alba strisciava attraverso la valle come un predatore in caccia, senza rumore, senza pietà. La bruma copriva ancora il terreno come un sudario trasparente, e i raggi del sole s’infiltravano tra i rami dei pini, proiettando lame di luce nell’aria sospesa. Il gruppo si risvegliava lentamente, ma Enarion non aveva dormito. Quando i primi raggi di sole tinsero di oro il bordo della cupola magica ormai dissolta, lui era in piedi su un piccolo rialzo del terreno, il mantello ancora rigido per la brina. Aveva vegliato come fanno gli esploratori e i maghi da guerra: occhi attenti, corpo immobile, mente in moto costante. Ora, era tempo di cercare risposte. Non avrebbero marciato alla cieca. Si inginocchiò su un tratto di terra battuta che discendeva fino alla vicina foresta e con gesti misurati estrasse una piccola custodia di cuoio rigido, sormontata da simboli elfici incisi con precisione. La aprì, e da essa trasse una manciata di perle nere. Sfere di potere levigati dal tempo e dalla magia, ognuna incastonata con minuscole rune che solo gli iniziati dei Divinatori da Battaglia erano autorizzati a conoscere. Le fece roteare lentamente tra le dita, come sfere celesti in un firmamento oscuro, mormorando parole nel linguaggio arcano degli elfi. “Foresta. Passaggio. Silenzio. Pericolo. Cammino.” Ogni parola era una chiave. Ogni pensiero, una porta. Le perle presero a vibrare nella sua mano, poi si disposero a raggiera nella terra davanti a lui. Una formazione imperfetta, sbilanciata. Un segno chiaro per lui da leggere. Enarion osservò le rune brillare per un istante, poi svanire. Le raccolse in silenzio, il viso scolpito nel consueto gelo. Ma la vera risposta, quella che bramava, non sarebbe venuta dalle perle di potere. Sarebbe venuta da lei. L’ombra che cammina nei suoi sogni. L’essere che lo aveva scelto. Forse per caso. Forse per crudeltà. Forse per un capriccio antico quanto le guerre degli dèi. Ancara. Enarion si tolse i guanti, posò il grimorio accanto a sé con delicatezza e tracciò un cerchio rituale nella terra umida, riempiendolo con incenso lunare, polvere d’argento e una piuma scura come l’inchiostro della notte: una reliquia recuperata nel cuore morente di Bosco Grigio, nei resti carbonizzati di una creatura mai identificata. Si sedette in ginocchio. Chiuse gli occhi. E discese. Il mondo svanì. La luce scomparve. Il tempo si arrestò. Nel buio profondo, una ragnatela di fili d’ombra si tese attorno a lui. Silenziosa. Pulsante. Ogni filo vibrava con il canto sordo delle profondità del mondo. E da quel centro… venne lei. Ancara. Alta, sottile, elfica eppure più antica della razza degli elfi. Un volto coperto da un velo nero che si sollevava appena, mostrando occhi come pozzi senza fondo ed un volto di una bellezza predatoria e divina. Una voce che non si udiva con le orecchie, ma nella carne e nelle ossa. Capelli lunghissimi, fluttuanti come fumo scuro nel vuoto. Enarion non si inchinò. Ma sentì il gelo scendere lungo la schiena. Sempre, quando lei appariva, la temperatura nel sogno si abbassava. I sensi si facevano acuti. Il cuore rallentava. Non era paura. Era consapevolezza. Era rispetto per qualcosa che non si poteva comprendere appieno. La prima volta che l’aveva vista, era ancora un allievo alla Torre Bianca. Aveva sognato Bosco Grigio. Il suolo ridotto in cenere, le foglie bruciate sospese nel vento come ceneri votive. Lei era apparsa nel cuore di quel sogno. Aveva pronunciato il suo nome: Aerlindir. E da quel giorno, ogni incantesimo di divinazione lanciato da lui sembrava toccare la sua sfera. Perché lui? Perché ora? Perché proprio lei? Nessuna risposta. Mai. Solo presagi. Solo visioni. Solo l’ombra. Oggi, però, parlò per primo. «Mostrami come raggiungere la tomba evitando il drago.» Una domanda. Diretta. Nuda. Come la verità che cercava. La figura non rispose subito. Una ragnatela si tese attorno a lui. Una scia di sangue solcava un lago immobile. Una montagna si spaccava in silenzio. Un battito d’ali in lontananza. Poi, finalmente, la voce: Le parole musicali in un elfico antico gli diedero la risposta che cercava forse. Il sorriso di lei ed il bacio che li diede sulla fronte il permesso di andare. La visione svanì. Enarion aprì gli occhi. Il fumo dell’incenso si era consumato, e la brina della notte si era oramai ritirata sotto il sole giovane. Si alzò senza dire una parola. Sistemò gli strumenti rituali, strinse il mantello calando il cappuccio sul volto immortale e tornò verso il campo. Ancora una volta, il Mostra Via aveva interrogato le ombre. E le ombre avevano parlato. Ora doveva solo guidare il gruppo.
  18. Varian Darevic - Cavaliere Pantera Varian fermò i suoi passi appena entrato, lasciando che lo sguardo si adattasse lentamente all’atmosfera della taverna. L'aria era pesante, calda, carica del profumo di birra, di legno consumato e di voci che si sovrapponevano una all’altra in un coro disordinato. La stanchezza gli gravava ancora sulle spalle, eredità inevitabile dello scontro recente con gli uomini-bestia, ma la sua figura rimaneva imponente, severa come le pietre della grande cattedrale di Ulric. I suoi occhi chiari e attenti scivolarono brevemente sul giovane uomo che si era appena presentato, Ludwig von Shtupp. Varian ne percepiva chiaramente la timidezza, il lieve disagio davanti alla sua presenza, reazione frequente che ormai conosceva fin troppo bene. Con un movimento lento del capo ricambiò il saluto, un gesto misurato ma rispettoso. «Sir Varian Darevic, Cavaliere dell'Ordine della Pantera», rispose con tono pacato e profondo. La sua voce, bassa ma chiara, sembrò attraversare senza sforzo il brusio confuso della taverna. Avanzando lentamente verso il tavolo indicato da Djmitri, il cavaliere percepiva ogni sguardo su di sé. Aveva imparato ormai da tempo ad abituarsi a quel misto di rispetto, timore e curiosità che accompagnava sempre il suo ingresso in un luogo pubblico, soprattutto in una città come Middenheim, dove i cavalieri erano visti come custodi severi e implacabili contro le minacce che lambivano costantemente i confini. Si liberò con gesti precisi del pesante mantello blu scuro, lasciandolo ricadere dietro lo schienale della sedia con una fluidità maturata negli anni. Il medaglione con lo stemma del suo casato e il piccolo simbolo d’argento con inciso il nome di Sigmar tintinnarono lievemente, una nota quasi impercettibile che si perse tra le voci della taverna. Sedendosi, notò gli occhi incuriositi del giovane Ludwig fermarsi brevemente sulla sua spada. "Giuramento del Nord" brillava appena nella penombra, l'incisione visibile anche al debole chiarore delle torce. Un cimelo austero e solenne, lungo quanto bastava per infrangere armature coriacee, un’eredità che da generazioni passava di padre in figlio come promessa e monito. Osservò il pirata, Jacob, e il suo mazzo di carte colorate, intuendo vagamente il senso di quella scena; in un'altra vita avrebbe forse sorriso alla spavalderia spensierata di quell’uomo. Adesso però era soltanto un'ombra distante, qualcosa da guardare con un certo distacco. Poi il cavaliere volse appena lo sguardo su Djmitri, il mago d'ombra che lo aveva accompagnato. Lo vedeva rilassato, capace di muoversi in quel contesto con una naturalezza e una disinvoltura quasi inquietanti. Djmitri parlava con Jacob con un tono che Varian riconobbe subito: la lingua melodica e marittima di Marienburg. Varian comprese ogni parola, ogni sfumatura, grazie ai lunghi mesi trascorsi al fianco di cavalieri provenienti da quelle terre lontane. Marienburg. Era una città strana, diversa in tutto e per tutto da Middenheim o dalle terre fredde del Nord da cui proveniva. Un luogo in cui le regole erano più labili, gli scambi più veloci, il denaro più importante dell'onore. Eppure, per qualche motivo che non avrebbe saputo spiegare, Varian aveva sempre provato un'inspiegabile curiosità verso quella città portuale, i suoi mercanti, le sue navi che promettevano libertà e avventura. Mentre la conversazione al tavolo riprendeva a fluire, Varian incrociò brevemente gli occhi del giovane Ludwig, che ancora lo osservava con rispetto. Gli rivolse un cenno di rassicurazione, prima di ordinare qualcosa da bere con un tono asciutto e breve, lasciando che i pensieri su Marienburg tornassero lentamente a dissolversi nella sua mente. Ora era a Middenheim, e Middenheim era un luogo fatto di guerra e responsabilità. Le strade della libertà e dell'avventura avrebbero dovuto attendere, almeno per il momento. Concluse quell'elucubrare finendo a guardare l'unica donna seduta al tavolo, che ancora non si era presentata.
  19. Pretzel Jack ha risposto a Killua a un messaggio in una discussione La spilla vi aspetta's Discussioni
    Elenion
  20. Pretzel Jack ha risposto a Killua a un messaggio in una discussione La spilla vi aspetta's Discussioni
    Elenion
  21. Varian Darevic - Cavaliere Pantera Ritorno a Middenheim Il grande portale di Middenheim appariva come una bocca spalancata nella pietra, severa e oscura, con le mura massicce che sussurravano di guerre antiche e resistenze disperate. Il cavaliere avanzava lentamente, il passo cadenzato del suo destriero grigio, Galahad, risuonava come il battito lontano di un tamburo. Accanto a lui cavalcava Dijmitri, il mago d'ombra incontrato lungo la strada quando erano stati assaliti da un branco feroce di Uomini Bestia. La lotta fianco a fianco aveva creato un'alleanza silenziosa e provvisoria, nata sul filo della morte e che solo il tempo avrebbe potuto cementare con la fiducia. Mentre si avvicinava al portale, sentiva un nodo formarsi alla base della gola. I ricordi tornarono vividi: la prima volta che aveva attraversato quella stessa soglia era poco più che un ragazzo, scudiero inesperto carico delle armi e dei simboli del suo mentore, Sir Dieter Krauss. Il peso di quegli oggetti era stato opprimente come colpe mai commesse, il freddo pungente dell'aria aveva accompagnato ogni suo passo fino al cuore della città. Allora tutto era sembrato immenso ed estraneo, lontano dal brutale calore familiare dell’Ostland. Strinse leggermente le redini, sfiorando con le dita la pelle ruvida del giaguaro delle nevi sotto la sella. L'armatura, spessa ma segnata dalle battaglie, brillava debolmente alla luce della sera, avvolta nel pesante mantello blu scuro, colore del suo ordine. Sul petto portava due piccoli medaglioni, uno con il simbolo del suo casato e l'altro inciso con il nome di Sigmar. Lo scudo, decorato con l'emblema dell'Ordine Pantera, era agganciato saldamente alla sella accanto all'elmo sormontato dall'effigie minacciosa di un uomo bestia, come voleva la tradizione. Anche la sua spada, un cimelio di famiglia leggermente più lunga delle normali lame da soldato, era fissata con cura al fianco della sella. La sua impugnatura permetteva di utilizzarla ad una o due mani. Il suo peso di affondare l'arma anche nelle armature piu' coriacee. Di foggia semplice ma elegante, aveva un incisione sulla lama. Giuramento del Nord. Il cavaliere appariva imponente, una figura dalla bellezza austera, severa e solenne. I capelli lunghi ricordavano quelli dei cavallieri delle ballate. La barba incolta quella di chi passava molto tempo nelle terre selvagge. Al suo passaggio sotto il portale, le guardie cittadine sollevarono le lance in segno di rispetto, salutando silenziosamente il suo ritorno. L’Ordine Pantera godeva di grande prestigio, e i soldati riconoscevano la forza e l'onore di coloro che combattevano instancabilmente contro le minacce dell'Impero. La città si apriva davanti a lui, le luci già brillavano nelle prime ore della sera, promettendo riposo. Con una strana, dolce amarezza, comprese che nonostante oramai vivesse li da tempo, non riusciva ancora a sentirla casa, ma soltanto l'ennesima pausa fra una battaglia e l'altra. Il carnevale era alle porte, e questo si poteva respirare sia nel clima che nel variopinto assortimento di persone da ogni parte dell'impero. Accogliendo la proposta del suo compagno, lo segui' all'interno di una taverna. Non fecero in tempo a superare la soglia che Dijmitri venne accolto da una voce che parlava la lingua di Marienburg. Varian riconobbe immediatamente quel dialetto familiare, avendo servito fianco a fianco con cavalieri provenienti da quelle terre. Ripensò brevemente a Marienburg, una città di opportunità e pericoli, ambizioni e tradimenti; un luogo che, come Middenheim, rappresentava un incrocio tra il destino e le scelte personali.
  22. Enarion Amar di Bosco Grigio - Aerlindir - Divinatore da Battaglia Il fuoco bruciava lento, consumando la legna secca e lasciando dietro di sé solo spire di fumo sottile che si perdevano nel velo notturno. Sotto la cupola magica, i volti attorno al bivacco erano rischiarati dalla luce tremolante, ognuno perso nei propri pensieri. Enarion ascoltò senza interrompere. Valutò. Pesò ogni parola. Lainadan aveva confermato che si trovavano nella valle giusta, o almeno in quella più probabile. Questo significava che la loro strada era già tracciata. Ma significava anche che non erano soli. Un drago rosso.Le parole gli lasciarono un sapore amaro sulla lingua. Gli esploratori elfici non affrontavano i draghi. Li evitavano. Si aggiravano nelle loro ombre, studiavano le loro abitudini, ne carpivano i movimenti senza mai osare provocare la loro furia. I draghi non erano solo bestie. Erano intelligenze antiche, predatori perfetti, entità capaci di trasformare un esercito in cenere nel tempo di un respiro. Ma se davvero quel portale si trovava nella tomba custodita da un drago, allora la sfida non era più solo trovare la via. Era arrivare vivi. Gromnir propose di attraversare il bosco, il che aveva senso. La foresta era copertura. Era ombra. Era anonimato. Ma era anche un rischio. Se il drago era attivo nella zona, cacciava. E se cacciava, i suoi sensi erano acuiti, la sua attenzione sveglia. Muoversi tra gli alberi avrebbe garantito protezione da occhi mortali, ma non da quelli di un antico essere che dominava i cieli. Enarion non parlò subito. Lasciò che il silenzio si allungasse un attimo oltre il necessario. Poi, con calma misurata, prese un piccolo pezzo di carbone dalla cenere e tracciò una linea accanto a quella già segnata da Gromnir. «Attraversare il bosco è la scelta più sicura… se il drago è addormentato o distante.» Spostò il carbone di qualche centimetro. «Se invece è attivo, se la sua tana è vicina, muoverci tra gli alberi potrebbe esporci più di quanto immaginiamo. Soprattutto se ha marcato il territorio. Se c’è qualcosa che vive in quelle fronde, lo sapremo presto. O lo saprà lui.» Lasciò cadere il carbone e si voltò verso Seldanna, il volto privo di espressione. «Preparazione, dici?» Fece un cenno vago con il capo. «Dimmi, quanti incantesimi conosci in grado di annullare il soffio infuocato di un drago antico?» Non c’era sarcasmo nella sua voce. Solo pragmatismo. «Possiamo prepararci quanto vogliamo, ma la conoscenza è l’unica arma reale che abbiamo. Dobbiamo sapere dove si trova, quali sono le sue abitudini, se caccia di notte o all’alba. Solo allora potremo scegliere la via migliore.» Il primo passo verso la morte è l’arroganza. Il secondo è l’ignoranza. Non commettiamo nessuno dei due. Penso. Fece un respiro profondo, come se stesse valutando la decisione che stava per prendere. «Userò la mia magia per cercarlo. Domani. Se i tuoi metodi divinatori possono aiutare fai lo stesse mastro nano.» Si voltò verso Seldanna, prendendo dal suo fianco un libro avvolto in una custodia di pelle rinforzata. Lo sfilò con un gesto fluido e lo porse all’elfa. «Visto che hai sete di conoscenza, puoi dare un’occhiata mentre io mi preparo per il primo turno di guardia.» Il tomo non era un libro qualsiasi. La copertina era di cuoio scuro, quasi nero, ma la superficie sembrava mutare sotto la luce, come se vene d’argento liquido scorressero sotto lo strato superficiale, scrivendo rune e parole elfiche. Non un semplice grimorio, ma un artefatto forgiato per la guerra. Il sigillo del casato Amar era impresso al centro: un corvo nero su uno sfondo bianco argenteo. Non più un simbolo di potere nobiliare, ma un monito. Una reliquia di un nome che non aveva più un regno da proteggere. Le pagine non erano di semplice pergamena. Sottili come seta, resistenti come ferro. Impermeabili all’acqua e al tempo. Erano state scritte in condizioni estreme: sotto la pioggia battente, alla luce di un fuoco morente, con la spada ancora insanguinata appoggiata accanto. Questo non era un libro di studio. Era un libro di battaglia. Ogni formula era annotata con strategie, con considerazioni tattiche, con possibili applicazioni in guerra. Era un grimorio da esploratore, da assassino, da veggente della notte. Una reliquia della Torre Bianca, adattata a chi aveva imparato a combattere nel fango e nella cenere. «Non è solo inchiostro e carta.» Seldanna, la prima bibliotecaria di Tor Leah, avrebbe capito. Non era un libro da esporre in una teca. Era un’arma, forgiata con parole invece che con il ferro.
  23. Pretzel Jack ha risposto a Killua a un messaggio in una discussione La spilla vi aspetta's Discussioni
    Elenion Valenar - Cavaliere errante, paladino di Hoar.
  24. Io confermo per oltrepassare
  25. Enarion Amar di Bosco Grigio - Aerlindir - Divinatore da Battaglia Enarion alzò lo sguardo verso il cielo plumbeo, lasciando che la mente si sintonizzasse sulla geografia del luogo. Il campo di battaglia era davanti a loro, invisibile agli occhi di chi non sapeva dove guardare. Non c’era bisogno di scrutare le stelle o di evocare antiche profezie per sapere che la strada sbagliata significava morte. Si accovacciò vicino al fuoco, tracciando con un dito la forma della valle nella terra umida. Il suo tono era quello di un comandante che non aveva bisogno di chiedere il permesso per parlare. «Abbiamo quattro direttrici.» Prese una manciata di cenere dal bordo del focolare e la lasciò cadere sulla mappa improvvisata. «A nord e a est, la foresta si estende fino all’orizzonte. Il sottobosco potrebbe darci copertura, ma ci costringerebbe a muoverci più lentamente e ci esporrebbe al rischio di imboscate. Se qualcosa si nasconde in questa valle—indigeni, predoni o creature legate al portale—questa è la strada che consiglierei loro per tendere un’imboscata.» Spinse un piccolo sasso a ovest. «A ovest, la pianura. Terreno aperto. Troppo esposta, troppo visibile. Se il nostro passaggio è già stato notato, sarebbe il miglior modo per finire sotto gli occhi di chiunque voglia seguirci. Ma se volessimo velocità, questa sarebbe la via più rapida.» Con il dorso della mano, spazzò via un po’ di terra a sud, come se volesse cancellare qualcosa. «A sud abbiamo le montagne, le stesse che abbiamo attraversato per arrivare fin qui. Strada difficile, irregolare, e tornare indietro senza informazioni precise è una perdita di tempo. Ma se dovessimo eludere eventuali inseguitori, potremmo sfruttarle per nasconderci e costringerli a cercarci in un terreno difficile.» Fece una pausa, lasciando che il silenzio parlasse più delle sue parole. Non era un dibattito. Era una valutazione. «Non sappiamo chi o cosa potrebbe essere già sulle nostre tracce, ma se noi siamo arrivati fin qui, allora anche altri potrebbero.» Il suo sguardo freddo si posò su Gromnir. «Dite che nessuno conosce la posizione esatta del portale. Io non ci conterei.» Era una regola della guerra: se una reliquia era rimasta nascosta per secoli, non significava che nessun altro la cercasse. Significava solo che chi la voleva davvero, sapeva nascondere le proprie tracce. Si alzò lentamente, ripulendo il guanto dalla polvere accumulata. «Se vogliamo arrivare alla tomba prima di altri, la velocità è essenziale. Ma se vogliamo arrivarci vivi, la cautela lo è ancora di più.» Si voltò verso Seldanna e Hrólfr, poi su Lainadan e Gromnir. «Dobbiamo scegliere. Un sentiero veloce, ma esposto. Un sentiero sicuro, ma lento. O una via di mezzo, che potrebbe nascondere più insidie di quante ne vediamo ora. » Fece una pausa, socchiudendo gli occhi, riflettendo su un’altra possibilità. La magia era un’arma. La divinazione, un ponte tra il presente e il futuro. Se volevano guadagnare tempo, potevano usare entrambi. «C’è un’altra via. Più rischiosa, ma più veloce.» I suoi occhi si spostarono su Seldanna. Lei sapeva dove stava andando con quel pensiero. «Potremmo usare la divinazione per individuare un punto più vicino al portale, un luogo sicuro abbastanza da servire come ancoraggio per un teletrasporto. Se riusciamo a trovare un punto d’approdo affidabile, possiamo ridurre il nostro viaggio a pochi battiti di cuore.» Vi erano molte magie di teletrasporto, o di trasporto rapido e forse la Prima Blibliotecaria della Torre Bianca aveva un incantesimo dalla sua che faceva al caso loro. Passò lo sguardo su tutti loro, valutandoli. Non era una magia priva di rischi. «Ma se il portale è sorvegliato da altri maghi, o se la sua energia influenza lo spazio attorno a sé, potremmo finire nel posto sbagliato. O peggio, essere intercettati.» Nella guerra, ogni vantaggio aveva un prezzo. «Possiamo rischiare di tagliare la distanza e forse risparmiare giorni di viaggio… ma se qualcuno sta aspettando, potremmo cadere dritti in una trappola.» Si voltò di nuovo verso il fuoco. La scelta spettava al gruppo, ma lui aveva posto le carte sul tavolo. Qualunque via scegliessero, lui avrebbe servito la missione per cui era stato chiamato a servire. Forse per la prima volta da quando si conoscevano, Seldanna e Hrólfr, comprendevano perche' il suo soprannome fra gli esploratori elfici era Aerlindir, il mostra via.