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Ferion vallas

Circolo degli Antichi
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Tutti i contenuti di Ferion vallas

  1. Ecco il mio nuovo progetto, che probabilmente verrà abbandonato come "Le ali dell'arcangelo nero", ma sono abbastanza positivo stavolta, il personaggio che ho pronto è uno di quelli che la storia gli si crea attorno da sola xD non devo fargliele cadere addoso le rogne, se le cerca gia per conto suo. Si, ci sono contenuti a sfondo sessuale, ma non mi sembra niente di scabroso o volgare, mi sono impegnato per alludere e usare metafore, per evitare di scrivere un racconto porno xD (non che non l'abbia mai fatto, ma qui su DL mi ammazzano asd) L'ho appena finito, quindi potrebbero essermi sfuggiti degli errori. Introduzione. Castitatis Lilium Il calore di lei lo circondava, e tale calore era a sua volta circondato da quello di lui, concretizzato e solidificato nelle forti braccia, che con una delicatezza controllata, imprimevano la forza negli esili polpastrelli affondati appena nella pelle come seta della fanciulla. Come se quello fosse il gioco degli opposti, un Tao di carne dei principi Maschio-Femmina, ella quasi s’artigliava all’uomo, premendo il suo ventre contro quella parete di muscoli definiti e solidi che altro non era se non la controparte maschile di quella stessa parte del corpo. Il suo sapore ancora le riempiva le labbra, sentiva il calore muoversi in lei come se le sue vene fossero state le infinite spaccature al disotto della crosta terrestre, straripanti di Magma incandescente. Era la sua prima volta. La prima volta che un uomo arrivava sì tanto vicino a lei, al suo corpo, alla sua anima…una sensazione sublime, ottenuta al costo del sommo sacrificio. Per assaporare tale estasi fisica, quella giovane ragazza aveva sacrificato la sua purezza, lasciando consenzientemente che venisse abbattuta l’ultima barriera fisica e mentale che la separava dal crudele mondo degli adulti. Oramai aveva perso se stessa, si stava lasciando trascinare dai sussulti, al pari di una piccola imbarcazione che aveva osato avventurarsi troppo al largo e che ora doveva affrontare il burrascoso ed immenso oceano. La candela, poco lontana dal letto, tremolava, quella timida fiammella era un piccolo equilibrista che vede il suo appoggio svanire, la cera aveva quasi del tutto riempito il piccolo piattino d’argento posto sotto l’attacco del cero. Quel liquido biancastro era l’offerta per le tenebre, che giunsero silenti quando quella piccola lama, brandita da un piccolo fante d’argento decise di eclissarsi, di smettere di ardere, ritrovatasi priva di nutrimento come se quel piccolo splendore fosse legato al mondo mediante un altrettanto piccolo “do ut des”…ah, come è egoista la luce…pretende e pretende, ma illumina solo chi gli sta vicino..non si cura di tutti gli altri.. Invece la notte è gentile, carezza tutti col suo scialle nero, non fa distinzioni di sesso, di età, di vita..la notte è uguale per i vivi, la notte è uguale per i morti. Il buio è il vero giudice imparziale..è una concretizzazione intermedia dell’ancor più astratto e impalpabile concetto della morte. Davanti ad entrambi, tutti sono Uguali..o forse no. Lei, esile e inesperta, stremata s’accasciò su di lui, trovando appoggio nelle e sulle sue braccia. Il timido e mite sguardo degli occhi color dei campi cercavano quello sicuro e deciso di quelli di analogo colore, non trovandoli in quel buio, ma conscio della loro presenza. Non ricordava il suo volto..non perfettamente..per quante volte cercasse nella sua mente, ciò che trovava era penombra, se non buio assoluto.. Il crepuscolo era il loro segnale, la loro intesa, al morire del sole, nasceva l’amoroso intreccio, finalmente completatosi quella notte, le coccole e le chiacchiere sublimate nella sfera fisica. Ma era bello. Ne era sicura. Chi poteva essere brutto con una tale melodiosa voce? Con una pelle cosi morbida e profumata.. Tante volte le esili dita di fanciulla avevano sfiorato le gote glabre dell’uomo, giovane, forte, virile e innaturalmente dolce. Lei nella sua innocente mente lo chiamava Angelo. Marie, da pochi mesi aveva raggiunto l’età da marito, ma ancora nessun ragazzo le aveva fatto una proposta..nessun ragazzo l’aveva corteggiata.. Non che non fosse bella, anzi, la sua avvenenza era un dato di fatto, quella bellezza un po’ ingenua, naturale, ancora spruzzata di tracce di bambina. Un giglio puro appena sbocciato, dai petali appena sgualciti dalla notte che è stata. Pochi conoscevano il volto di lei..suo padre l’ha sempre tenuta segregata in quella sua stanza, in quella reggia immensa, dove di notte la luna non arrivava. Non crudeltà, ma affetto era la ragione di ciò..la pelle bianchissima di lei, dal candore pari a quello del latte più puro e pregiato, non poteva reggere l’ingiuria crudele dei raggi solari, nessuno sapeva perché, ma la luce solare la portava quasi alla morte, butterava quella pelle liscia come pesca, al pari di un normale umano posto sotto la canicola per ore e ore privo di qualsiasi copertura. La dolce Marie rifuggiva il sole, non per sua scelta..si era sempre chiesta di che colore fosse il cielo di giorno, nelle sue ore passate al buio. I libri, i suoi servitori le rispondevano Azzurro..ma non sapeva se fidarsi veramente di quegli sterili ammassi di carta, e di quelle parole intervallate da inchini. Marie è ricca, ma non è felice. Suo padre le ha riempito la stanza di vestiti, mobili pregiati, di giocattoli, bambole senza vita che fissano il vuoto davanti a se, incapaci di chiudere gli occhi per via del volto scolpito nel legno o modellato nella porcellana. Quella era la muta e triste compagnia di Marie, triste anch’ella, senza sapere veramente il perché..perchè suo padre, un nobilotto arricchito, aveva accuratamente evitato che le sue letture le facessero bramare l’aria del giorno, il sole, per impedirle di scivolare lentamente nella follia. Un acuto piano, indubbiamente, evitò si la pazzia alla dolce e nivea figlia, ma di certo non la depressione della solitudine, del sentire l’eco della propria voce nella grande stanza che per lei era tutta una casa. Una involontaria ma machiavellica tortura.
  2. Ferion vallas

    Miei racconti

    sono un maschio A mio avviso l'intro stona poco, ma è questione di gusti e di stili di scrittura, anche io solitamente parto lentamente in un modo, la cosa si sviluppa e si stravolge durante. Diciamo che l'inizio è una prova per il lettoreXD come le prime 100 pagine del nome della rosa
  3. Ferion vallas

    Miei racconti

    cosi su due piedi direi la seconda
  4. Ferion vallas

    Miei racconti

    Bello, anche io una volta scrissi una cosa del genere sisi (non era un racconto ma un post in un forum gdr ma il concetto è quello asd) Mi piace il genere psicotico/truculento/psicologico perchè? Perchè sono malvagio inside
  5. Ferion vallas

    Miei racconti

    Mi è piaciuto alquanto Mi piaciono le storie che non sono comprensibili nell'immediato, che ti costringono a rimuginare e a elaborare teorie
  6. ah ecco perchè ral a tratti mi sembrava L XD
  7. a dire il vero non lo so chi lo pubblica XD l'ho intravisto nelle edicole italiane, ma in principio non mi ispirava, me lo sono letto in inglese quindi non so molto dell'edizione italiana, so solo che è uscito xD.
  8. Qualcuno di voi ha letto il primo numero di questo fumetto? Io inizialmente ero scettico, ma poi trovate le scan devo dire che mi è piaciuto molto, anche se parecchio corto (sono meno di 30 capitoli in totale) il protagonista è semplicemente un genio XDD
  9. è troppo tardi per dire che potrebbe esserci un necro interessato?
  10. anche il fatto che abbia l'intelligenza di un mocassino lo rende originale
  11. Io sono in pari con gli Scan giapponesi, e vi dico, continuate a leggere, la trama impenna
  12. Ferion vallas

    Addio Claudio

    Scusatemi se uppo questa discussione. Ieri, notte fonda, erano le due o qualcosa del genere..giro su deviantart, alla cavolo come al solito, e mi dico "Perchè non guardare che c'è di nuovo nella gallery di Sabaudian?", detto cosi, senza motivo, e vedo il suo disegno, leggo il suo commento, mi si gela il sangue. L'ho saputo cosi, per puro caso, in una serata di caXXeggio. Io, te, sab, black, la compagnia del ritrovo del mezzorco. Io, il PP inguaribile che faceva casini e parlava in dialetto, su(o)pportato da Takara. Sab, l'halfling che mi divertivo a tormentare Black, il paladino senza il palo dove la luce di pelor non giunge e tu, l'elfo, quello che rimetteva a posto i casini, che muoveva il gioco, che aveva sempre trovate geniali, che manteneva l'ordine. So che sono sparito senza dire niente, e quindi non vi nego il diritto di dirmi "che caXXo scrivi tu qua?" Non lo conoscevo, ho saputo mesi dopo il mio ingresso in DL che il suo nome era Claudio, ma i suoi disegni mi piacevano molto. Mi era simpatico, lo consideravo uno dei miei obbiettivi principali quando scrivevo idiozie nella chat, e quel suo LOL maiuscolo quando lo facevo ridere mi rendeva felice. Ora sono triste, mi sento in colpa ad aver abbandonato tutto qui, avevo vari amici. Ma l'importanza delle cose la si capisce quando le si perdono. Grazie Gid, hai di nuovo fatto capire qualcosa, ma stavolta non ai miei pg, ma a me. Addio è troppo brutto. Ciao Claudio
  13. Con Cdp se ne trovo una che mi interessa, altrimenti vado di puro ma dipende da vari fattori per esempio una cdp per incantatori la scelgo se la perdita di incantesimi vale quello che ti da, oppure per il guerriero (che stranamente sta diventando la mia classe preferita, e chi si ricordava di me come un PP senza speranza di guarigione potrebbe sorprendersi asd) vado a estetica del concetto
  14. questo racconto può considerarsi il seguito de "lo straniero" che postai tempo fa Le impalpabili catene La violenza cessa, come il tuono che dopo la folgore squarcia l’aria, lentamente si spegne e muore. La sacra cattedrale quel giorno ospita fede, non ospita fedeli, ma morte e morenti.. Contempla l’opera sua, ne analizza ogni dettaglio, ne assapora ogni stilla che i suoi sensi accolgono. Disteso a terra, ferito, con poderosa lama poggiata sul petto egli sta, e pensa indeciso, se ridere o piangere. Poco lontano, un corpo, pallido e freddo. Poco lontano, gli angeli dell’altissimo, avvolti di luce, si avvicinano. Non mi rimane altro da fare.. Sono costretto a rimanere qui, in attesa che arrivino a prendermi, con le catene, le corde e i ferri. Non posso fare altro, se non giungere le mani innanzi al volto, chiudere gli occhi e…pregare? Si pregare..pregare..da quanto tempo non lo faccio? Troppo forse, ecco perché mi trovo dove sono ora…ma non avevo ragione di pregare, non avevo ragione di chiedere, avevo tutto, tranne l’unica cosa che potevo ottenere con le mie sole forze..la vendetta.. Ma ho sbagliato, ho vissuto nella maniera errata, ho peccato, ne ero conscio come lo sono ora, ma non avevo intenzione di chiedere nessun perdono, mi sentivo abbandonato, ingannato e deriso.. La vendetta era l’unica cosa che mi portava avanti, l’unica cosa che per me muoveva il sole nel mio mondo oramai nero come il carbone riarso. Che mi ha portato qui. E ora che l’ho ottenuta? Niente, non sento niente, nessuna gratificazione, nessuna gioia, nessuna soddisfazione, nessuna gloria.. Gloria? Quale significato ha tale parola? Non lo so.. Ho sempre fatto quello che ritenevo giusto per me o per il mio dio.. Ma per farlo, ho tradito, ho ucciso, ho mentito.. Solo ora me ne rendo conto.. Chiedere perdono? E’ troppo tardi oramai..è giusto che io raccolga quello che ho seminato ed innaffiato col sangue, arando la terra con la mia spada. La mia spada…la sto stringendo a me, la abbraccio, come se fosse una dolce amante, incurante del suo filo che mi morde la carne come le crudeli zanne di una tigre..è l’unica fonte di calore che ho, calda come è, permeata di cinabro e fresco sangue appena spillato. Ho vinto questa battaglia, ma ho perso tutto…allora questa vittoria che senso ha dico, CHE SENSO HA? La voce di costui riecheggia varie volte, tornando al suo orecchio nascosto dalla lunga chioma, pensieri divenuti grida, muoiono come sono nati, andando a fare parte delle cose mal celate. Ho ancora la mia voce…anche la mia voce ha portato morte, quante volte con poche parole ha causato la morte? Troppe, che fossero canzoni, che fossero ordini, che fossero sentimenti.. Si alza in piedi, malfermo sulle gambe lacere, la punta della spada, usata come supporto, stride sul marmo della cattedrale. Ho bisogno di voltarmi, non riesco a mantenere lo sguardo in quella direzione. Non se i tuoi occhi spalancati continuano a fissarmi.. Perché del tuo cadavere, gli occhi si sono mantenuti intatti? Non posso sostenere il vitreo sguardo di quegli smeraldi, non ci riesco, è inutile, la mia forza di volontà vacilla, si infrange come vetro al sol vedere i tuoi occhi, quegli occhi che conosco bene, quegli occhi malinconici, pieni di profonda tristezza, di chi conosce la perdita.. Muove qualche passo incerto, appoggiandosi pesantemente a una colonna scheggiata, facendo scorrere le affusolate dita sporche di sangue sul segno di una bruciatura nel marmo. I tuoi occhi sono come i miei, lo so io, lo sapevi tu, lo sapevano tutti quelli che ci conoscevano… La spalla scivola, e cade rovinosamente a terra, con clangore di metallo divelto. Sputa sangue. Noi due siamo sempre stati destinati al dolore, alla perdita, ne eravamo ben consci, ne abbiamo avuto le prove.. Prospettive diverse, ma le perdite sono le stesse, la stessa persona abbiamo perso.. Abbiamo perso chi amavamo, chi ci amava davvero.. Si alza a sedere, lasciando la presa sulla raffinata impugnatura della spada. Nel silenzio siamo caduti...odio il silenzio, nel silenzio i ricordi iniziano a parlare, e non hanno belle cose da dire.. Si afferra il capo con le mani, come se lo volesse stritolare, tappandosi le orecchie nel tentativo di mettere a tacere invisibili voci udite solo da lui e da nessun altro. Inutile, le voci lo assordano, lo piegano come un vecchio curvo sotto il peso degli anni.. è un peso che le spalle di nessuno possono sostenere. Piccole campane echeggiano in lontananza, che sia illusione partorita dal mescolarsi di ricordi, tale vibrante sinfonia di metallo? Oppure sono solo i suoni della lotta che echeggiano ancora nella mente e nell’anima di costui, che sofferente e morente ancora evita di volger lo sguardo verso la vittima della quale pare carnefice? In quegli attimi di agonia, rilascia il suo capo, tra le dita scorrono le lunghe e lisce ciocche, che morbide ricadono impiastricciandosi del sangue sulle braccia. La sua mano si posa su una piuma per terra, la afferra delicatamente e la rimira. Nera..o bianca? Non riesco a capirlo, è carbonizzata.. Si guarda attorno, evitando di incrociare gli occhi del corpo. In questo scenario di morte, siamo circondati dalle piume delle nostre ali..non c’è più distinzione tra ali bianche e ali nere, niente più a dire che siamo nemici, l’unica cosa che lo dice, è il sangue sulle nostre spade.. E senza le ali a dire che siamo nemici, quale senso ha mai avuto la tua morte? Quali ragioni mi hanno spinto a ucciderti? Lascia andare la piuma, ed essa appesantita della fuliggine e del dolore cade a terra velocemente, risuonando nel silenzio. Non potevo odiarti, non ne avevo il diritto, non è colpa tua se eri come eri, ma colpa del cuore degli uomini, che è debole, che facilmente cade nell’errore e difficilmente ne esce.. Poggia la fronte alla mano, trema, trema convulsamente, per il freddo che si conficca nelle sue membra, mentre il calore viene strappato via con violenza ad ogni goccia di sangue che cade a dipingere il pavimento. Le gambe si intorpidiscono, divengono gelide, l’aria fredda, che pare cibarsi avidamente del calore della vita, si insinua nella carne, lambisce pigramente le ossa, a tratti scoperte, a tratti coperte da veli di sangue coagulato. Tenta di rialzarsi, fallisce, a sottolineare la miseria che la sua anima stava assaporando in quei momenti, mentre sentiva che a poco a poco cessava di essere quella che un tempo era.. Sapore di sangue nella bocca, ma di chi era? A quale dei due corpi apparteneva quel sapore metallico, amaro e dolciastro allo stesso tempo? Dischiude le labbra, disgustato dal ferroso aroma, e cinabri rivoli colano per il delicato mento. Non mi rimane molto tempo… Conscio dell’inutilità e della codardia del suo evitar lo sguardo vitreo della vittima, finalmente, come se a smuovere il suo capo vi fossero catene arroventate, volge il capo verso il corpo. Era li, immoto, dove si era fermato il suo cuore quando la lama intinta e dissetata di sangue uscì dal suo petto cosi come era entrata, in un solo, fulmineo gesto. Non un lamento, non una parola fu rivolta dal vinto al vincitore, a sottolineare la miseria che la sua anima stava assaporando in quei momenti.. Si avvicina, trascinandosi, strisciando come l’antico serpente, conscio del proprio peccato, punito a stare sul ventre dal sommo. Si avvicina e raggiunge il corpo. Lo guarda, ne fissa il volto, stampa in fondo ai proprio occhi, quelli di lui che come in uno specchio, sono uguali. Sente i suoi, ancora vivi, bruciare come il fuoco. Lacrime amare, involontarie, roventi in quel corpo freddo oramai mosso dal puro dolore dell’anima che ancora per poco avrebbe albergato li. Le sente, gli rigano il volto, con violenza, come se tali gocce di dolore fossero la punta di taglienti bisturi arroventati. Perché ti ho ucciso? Si chiede, la domanda riecheggia violentemente, divenendo quasi ossessione. Protende le mani verso quel volto, si posano sulle gote, le sente fredde, gelide, morte. Avvicina il suo capo a quello di lui, continuando a fissare quegli occhi privi di ogni luce. Forse perché ti consideravo.. Con il dorso della mano scosta una ciocche di capelli insanguinati dal volto di entrambi, i colori sono irriconoscibili, coperti dal rosso della vita che ha smesso di scorrere. ..la parte di me stesso che ho rifiutato.. Sospira. Trova buffo che man mano che la vita abbandona il suo corpo, piano piano la verità entra nella sua mente, quasi a compensare la forza vitale con la vibrante e amara potenza del vero. Tristemente buffo, tristemente sorride. Chi è l’angelo in quel momento, che di gloria divina si circondava un tempo, chi è il demone, che tra i roventi inferni echeggiava col suo ridere? Un tempo egli lo sapeva, ma in quel momento, la linea che li separa gli sembrava infima, ridicola, inesistente, linea al quale entrambi tendevano, l’uno elevandosi, l’altro decadendo, andando a raggiungersi all’orizzonte degli eventi, oltre il quale, essi sarebbero cambiati; ma tale orizzonte mai potrà arrivare, ora che il crudo acciaio segna il limite invalicabile. Poggia la fronte a quella del cadavere, quasi a volergli donare l’ultima stilla di vita che ancora arde in lui. Chi è Kaziel, e chi è Ashgatoth? Chi è il serafino, e chi l’inferico drago dalle picee ali nato e scaturito dal dolore dell’angelo? In questo momento non lo so. Sento vacillare ogni mia certezza, come se tutta la mia vita fosse stata un sogno. Un effimero sogno...che alle prime luci dell’alba svanisce e diventa impalpabile polvere... Il cuore rallenta i suoi battiti, il torpore si arrampica verso il petto. Allontana la sua fronte e delicatamente con le dita chiude gli occhi dello sconfitto, ne chiude la bocca, ed il volto diviene quieto, come quello di un dormiente, ma nel silenzio della sala non echeggiavano i suoi respiri. Comprendo in parte, ma forse fa parte della mia punizione non giungere alla verità completa.. Quello che so, è che non ho ucciso un mio avversario, ho ucciso una parte di me stesso, e ho impedito il giungere della mia libertà.. Solleva lo sguardo al soffitto sfondato della cattedrale sconsacrata dal sangue, raggi di luce bianca filtrano, discendono dal cielo e avvolgono i due, per mostrare a tutti la miseria che la sua anima stava assaporando in quel momento.. Abbassa lo sguardo, abbagliato dal chiarore, e posa lo sguardo sulla vittima. China il capo, e posa sulle fredde e livide labbra un bacio fraterno. Perdonami Sussurra. Il cuore smette di battere, chiude gli occhi e si poggia sul compagno, mentre la luce divina rivela tra i suoi capelli tinti di sangue uno scintillio argenteo.. Gli angeli dell’altissimo, invano ora viaggiano.
  15. i poteri di Megres sono astrusi, non sono stati usati nella maniera corretta avrebbe dovuto pensare meno a pensare e più ad allenarsi viene sfollato da sirio per un errore tattico suo cmq da me alla fine lost canvas non arriva, meno male che l'ho gia letto -.-
  16. gia io non ce l'ho, ma mi dissero che sono 2 capitoli alla volta ._. per arrivare al mio caro Manigoldo ce mettiamo n'era geologica ._.
  17. allora starai da dio con il lost canvas non è tutto fuuuuuuuuulmineeeeee dipeeeeeeeeeeggggasuuuuuuuuus ci sono mazzate pesanti gia ai primi capitoli 8) (io al momento sto seguendo gli scan giappo, si è ancora al 67)
  18. in totale, a gennaio le serie in corso sono 3 La perfect edition del manga originale. Episode G, la saga dei cavalieri d'oro contro gli dei antichi e finalmente la stampa italiana del lost canvas (iniziata oggi), che parla della precedente guerra sacra tra Athena e Hades, con personaggi diversi anche se simili a quelli soliti di Kurumada(l'autrice non è il kuru grazie al cielo e i personaggi fanno una porca figura, anche quelli sottovalutati dall'autore originale, esempio, Cancer e Pisces sono i più amati per ora grazie alla Shiori ) non ci sono notizie per la quarta serie del fumetto, il next dimension che parla della stessa guerra del lost canvas, ma questo è disegnato da kuru, quindi è sia di storia sia di disegni infinitamente inferiore esempio pratico Next dimension Spoiler: Lost Canvas Spoiler: edito e aggiungo il fatto che tra pochi giorni parte in tv l'anime
  19. nel caso di waboku, il mostro muore, perchè solo i danni al giocatore vengono ridotti a 0, non dice niente sui danni ai mostri
  20. <Non intendo diventare sacerdote per brama di potere,ma per fede,e comunque non celebrerò le cerimonie,entrerò subito nell’ordine delle lame lucenti>disse. Sorella Sil strinse la testa di Ferion tra le braccia,e vi sfregò le nocche delle mani,mentre Ferion si lamentava. <Eccolo il nostro Ferion,gia me lo vedevo con il tunicone bianco dietro all’altare…dovevi dirlo subito che volevi diventare un sacerdote guerriero!>Disse Sil,infierendo senza pietà sul cuoio capelluto di Ferion,che attraverso la chioma scura era diventato rosso. <Eh gia…>disse una voce alle loro spalle. Sil mollò Ferion e si girarono,e videro Fratello Soya,il volto anziano provato dalla dura nottata. <Ferion sarà un grande combattente,sempre se voi non lo ammazzate prima…>disse,vedendo Ferion che si massaggiava la testa<Andate a pranzare..>disse,con un gesto della mani,indicandogli tre posti liberi nella lunga tavola che andava riempiendosi velocemente di Vallas assonnati e affamati. Ferion,Sil e Kart si sedettero,e Soya prese il proprio posto a capotavola;con un gesto della mano zittì la confusione che si era creata. <Stanotte…>iniziò<I Vallas hanno vinto per l’ennesima volta>iniziò con la sua solita voce tonante<Gli aggressori sono stati totalmente annientati,nessuno può nulla contro il sangue dei draghi!>arrivarono vari servi che iniziarono a riempire le coppe dei presenti,quando vide che tutti avevano da bere,alzo la propria coppa<A Pyrabos!>brindò. <A Pyrabos!!!>fu il tuono in risposta,e dopo avere bevuto il dolce vino,iniziarono a mangiare le pietanze che venivano portate su grandi vassoi d’argento. Il pranzo continuò allegramente,e i Vallas,affamati come lupi,in breve ripulirono tutto,tra il rumore di stoviglie,risate improvvise,e altri brindisi,molti altri,e i servi che dovevano portare il vino facevano fatica a stargli dietro. Verso la fine,Fratello Kart,un po’ alticcio,si alzò traballando,sollevando con il braccio sano la sua coppa,piena fino all’orlo,facendone cadere buona parte. <Un brindisi>disse con la voce lievemente impastata<A ciò che Ferion ha combinato stanotte…Non me lo sarei mai aspettato da uno come lui,oh cielo,proprio no….ci sono rimasto di sasso,ho pensato:NOOOOOOO non è Ferion quello li….però sono rimasto zitto zitto a guardare…e ho capito che era proprio Ferion!>sembrò perdersi nei propri discorsi. Ferion e Sil si guardarono,nervosi,i muscoli delle gambe tesi,pronti alla fuga. Fratello Kart mimò un fendente tenendo la coppa come una spada,lanciando il liquido scarlatto dappertutto. <HA PROPRIO TAGLIATO A META QUEL PUZZONE DI UN ORCO!!!>urlò mettendosi a ridere. <A Ferion>continuò e si rovesciò in bocca il vino,mancò la bocca e quasi si affogò <A FERION!!>fu la risposta,che coprì l’attacco di tosse di Kart Per Ferion e Sil fu come essersi tolti un macigno dal cuore,visibilmente sollevati,si unirono al brindisi,ridendo agli occhi rossi di Kart. Per un attimo Ferion aveva avuto davvero paura. I giorni seguenti passarono piuttosto allegramente,il cielo si mantenne sereno,e finalmente l’enorme giardino tornò agibile,dopo che i cadaveri degli orchi furono portati fuori del cancello e bruciati,anche se la puzza di orco carbonizzato era ancora percepibile. Ferion,Sil e Kart,che aveva tolto la fasciatura al braccio,trascorrevano la maggior parte del loro tempo all’aperto,giocando come bambini,correndo,allenandosi con i bastoni (anche se Ferion,ora che si impegnava,riusciva a battere entrambi ogni volta),e parlando allegramente del tempo che era trascorso prima della cerimonia,anche se a Ferion dovettero strappare le informazioni con le pinze. Kart e Sil erano diventati guardie di palazzo da poco tempo,ma si erano subito distinti per il loro valore,e vennero promossi in fretta a fino a ottenere l’incarico di proteggere la vita del re stesso. <Un vero vecchiaccio..> disse Sil,quando Ferion chiese loro che tipo fosse il re.<Sembra più decrepito lui del trono su cui si siede..>aggiunse <In effetti…>disse Kart<E’ veramente vecchio..ha superato i novanta anni…>disse,dopo aver fatto un brave calcolo mentale <E…come governa?>chiese Ferion,Kart lo guardò stupito. <Ma non sai nulla?> <No...una volta entrato nella cattedrale scarlatta non se ne esce finche non si ha finito l’addestramento...e le notizie che passavano erano davvero poche..> <Ah,beh..allora..incredibilmente riesce a governare con lucidità..ma ha un carattere orrendo e dispotico..>Spiegò Sil. L’attimo di curiosità di Ferion si spense,e cambiò discorso,e ripresero a parlare del più e del meno,dei salvataggi eroici di Sil e Kart,proteggendo il re da assassini e sicari. Trascorse un’altra settimana,il giorno della partenza di Ferion giunse. Per l’avvenimento tutti si erano vestiti elegantemente e attendevano nel grande atrio, sotto il magnifico affresco di Pyrabos che li guardava con i suoi profondi occhi zaffiro. Tutti quanti erano intenti a fare congetture sul futuro di Ferion, aspettandosi grandissime cose da lui, soprattutto Soya era sicuro che sarebbe diventato qualcuno di importante. I minuti passavano, ma Ferion ancora non si era visto.. Sil si offrì di andarlo a cercare, ed iniziò a guardare in tutti possibili posti in cui avrebbe potuto essere: iniziò dalla sua stanza, e rivedendo il letto sentì una piccola stretta al cuore, ma Ferion non c'era…i servi avevano gia portato i suoi bagagli sulla carrozza preparata davanti all’ingresso.Provò nella stanza della cerimonia,ma neanche li nulla,lo cercò infine nella stanza dove avevano combattuto con i bastoni giorni fa,e lo trovò. Ferion stava in piedi al centro della stanza,con Lothrien in mano e gli occhi chiusi,in stato di grande concentrazione,ma quando sentì arrivare Sil si risvegliò e la guardò incuriosito. <Che c’è?>chiese gentilmente. <Devi andare…ti aspettano tutti>rispose Sil,vestita di un raffinato abito azzurro, sulla quale risaltavano i suoi capelli neri,e che cozzava contro i comodi abiti da viaggio di Ferion. <Ah…è gia ora?>disse Ferion sorpreso. Con un gesto del braccio rinfoderò Lothrien,e camminò ad ampi passi verso Sil e le diede un veloce bacio. <Arrivederci,Sorella Sil>disse,guardandola e scendendo i primi gradini al contrario,per poi voltarsi e sparire inghiottito dalla scala. <Arrivederci,Fratello Ferion..>sussurrò,sorpresa da quel gesto spontaneo. Ferion comparve nell’atrio,tra le acclamazioni generali. <Era ora!>esclamò Kart,un po’ seccato. <Che c’è?Hai fretta di vedermi partire?>chiese Ferion ridacchiando e dirigendosi all’uscita. Tutti uscirono,e osservarono Ferion salire sulla carrozza nera che era stata preparata per lui. Non entrò subito,ma si aggrappò al tetto,con una mano e rimase pericolosamente in bilico. <Gli addii sono troppo impegnativi...anche se la maggior parte di voi mi ha visto per la prima e ultima volta..Arrivederci,dunque>esclamò,e diede ordine al cocchiere di far partire la carrozza,mentre lui rimase così appeso fino a quando raggiunsero il grande cancello,appena ammaccato dall’assalto degli orchi. Un istante prima di rientrare nella carrozza,guardò i Vallas che si erano ammassati davanti all’ingresso,e vide sulla porta Sil,che lo salutava felicemente. <Arrivederci..>disse Ferion tra se e se.
  21. Capitolo 4 Arrivederci <Dormito bene?>chiese Dorella Sil a Ferion,mentre camminavano nell’atrio. <Si…>rispose Ferion,sbadigliando. Era quasi mezzogiorno,e la pioggia si era interrotta subito dopo la fine della battaglia,il sole aveva picchiato duro quella mattina,ma non riuscì ad asciugare del tutto il pantano,ora simile ad una palude,i cadaveri degli orchi ancora galleggiavano nell’acquitrino,e iniziavano a puzzare,ma date le condizioni del giardino,non mandarono nessuno a pulire. <Ben alzato,Ferion>esclamò Kart dietro di loro,con il braccio ferito fasciato e legato al collo. Tutti e tre avevano molto sonno,dato che la battaglia finì un paio d’ore prima dell’alba,e la stanchezza veniva manifestata con frequenti sbadigli. <Sil…perché non hai combattuto stanotte?>le chiese fratello Kart <Sei matto a pensare che io possa uscire con un tempo come quello>le rispose aspramente Sil <Comunque...>sbadigliò<Che si fa oggi?>chiese Ferion. <Nulla…>disse Kart<Nulla di nulla,tutti dormono,di fuori non si può uscire…anzi…duello con le armi imbottite?>propose <Ma non sei ferito>chiese Ferion,anche piuttosto stanco di combattere. <Ovviamente,ma io dicevo fra voi due...devi mostrarmi la danza del drago,ricordi?>disse Kart indicando Sil con un cenno della testa. <Si…ma non contro Sorella Sil>cercò di spiegare Ferion. Sorella Sil si infervorò. <Perché??Cosa c’è che non va in me??> Ferion si ficcò un pugno un bocca,rendendosi conto della stupidaggine detta. <Intendevo non contro chi mi è amico...è molto pericolosa,e trattenersi la rovina>. <E allora non trattenerti!!!>esclamò Sil a voce molto alta,disse battendo il pugno sul petto,coperto da un nuovo vestito,questa volta una camicia comoda accompagnati da un paio di pantaloni. I tre si diressero verso una scalinata che saliva verso una specie di terrazzo,chiuso con grandi finestre attorno,che prendevano la luce del sole a picco. Il pavimento era di assi di legno e attorno appoggiate a terra vi erano vari bastoni,con le estremità o quasi totalmente avvolti da stoffa,piena di bitorzoli che stavano a indicare che sotto la stoffa c’era un certo strato di imbottitura. Sil si diresse a passo sicuro verso un bastone che dalle dimensioni doveva rappresentare uno spadone,e Ferion fece lo stesso. Lei tenne il bastone alto sopra la testa,invece Ferion lo tenne basso,come contro gli orchi. Niente pioggia o fango,pensò Ferion,sarà una cosa più veloce. Sil caricò con un colpo obliquo,e Ferion piegò nuovamente la schiena evitando il colpo,ma Sil interruppe l’attacco a metà trasformandolo in un attacco orizzontale diretto alle parti basse di Ferion. Fu colto di sorpresa,ma fece in tempo a mettere il bastone in mezzo per difendersi. Fratello Kart scoppiò a ridere,vedendo Ferion caduto a terra con il bastone fra le gambe. <Fa sul serio,Ferion>disse Kart. <Esatto,e vedi di farlo anche tu Ferion>intimò sorella Sil a Ferion,il quale si era rialzato con un balzo e rimesso in posizione. <Va bene..>sospirò Ferion. Sil attacco nuovamente,ma Ferion evitò il colpo con una piroetta,appoggiando la spada sulla nuca di Sil. <Contenta?>chiese Ferion,togliendo l’arma dal collo della avversaria,Kart fece un verso di delusione. <Sil,impegnati!!>disse per incitarla,e lei ruotò su se stessa per colpire Ferion,che parò l’attacco tenendo il bastone con una mano sola. Tra i due iniziò una veloce serie di attacchi e contrattacchi,ma ovviamente Ferion non si impegnava al massimo,facendo attacchi molto spettacolari,ma di scarso effetto,invece Sil aveva preso la cosa molto seriamente e metteva molta foga in ogni colpo. Passarono vari minuti,e Ferion ritenne che Kart avesse visto abbastanza,con un complicato ed elegante movimento della “spada” disarmò Sil,e il suo bastone volò in alto,per poi essere preso da Ferion,che incrociò le due armi davanti al collo della Sorella. <Ecco la danza del drago>disse Ferion,mantenendo la posizione e guardando Kart. <Si..>disse Kart un po’ deluso,si aspettava una replica del combattimento contro l’orco… <Spettacolare,non c’è che dire>continuò <che cosa ti sei persa stanotte,Sorella Sil..>. Un silenzio imbarazzante calò nella stanza. Ferion lasciò cadere i due bastoni e guardò il sole attraverso le finestre. <E’ ora di pranzo…>disse,raccogliendo i bastoni e rimettendoli al loro posto<Andiamo a mangiare>disse con voce alta,per coprire il rumore del proprio stomaco. Gli stomaci di Sil e Kart risposero in loro vece. Tutti si diressero verso la cucina,dove i servi si affaccendavano per preparare il pranzo. Ferion si diresse verso il cuoco,un omone dal viso rubicondo,tanto largo quanto alto. <C’è niente di già pronto?>chiese. <No,mi spiace…se avete proprio fame posso darvi del pane…e un po’ d’olio…al massimo..> I tre affamati sospirarono,presero il pane e la boccetta dell’olio e tornarono nella stanza dei banchetti,dove ancora c’era qualche panca per sedersi. <Ci siamo scordati di prendere un coltello>disse Sil,guardando affamata la grossa pagnotta di pane integrale. Kart estrasse dalla tasca un piccolo pugnale e lo porse a Ferion,che iniziò ad affettare. Consumarono il magro pasto in silenzio e rimasero ad aspettare che gli altri Vallas si svegliassero,per pranzare davvero. Mentre i tre rimanevano seduti sulla panca in silenzio,Ferion pensava a varie cose,prima fra tutte il momento del suo ingresso nel tempio di Ariel. Da sempre,chi raggiungeva la maggiore età,doveva vivere un anno al tempio per imparare i dogmi superiori di Ariel. Si attendeva la maggiore età perché quella di Ariel era si la religione più importante,ma l’appartenenza alla sua chiesa era volontaria,quindi si attendeva che la persona avesse abbastanza giudizio. Trascorso l’anno,era possibile scegliere se continuare e divenire sacerdote,o interrompere. Fratello Kart e Sorella Sil avevano interrotto,e ora svolgevano il compito di guardie del palazzo reale. Invece Fratello Garuf aveva continuato per altri tre anni,per poi rinunciare anche lui. Non per mancanza di fede hanno interrotto,ma il rigore di vita di un sacerdote era molto rigido,e da sempre i Vallas sono stati piuttosto dediti ai divertimenti. <Ho deciso di continuare il sacerdozio..>disse Ferion,vedendo i primi Vallas che iniziavano ad arrivare. <Si,come no..>disse Kart senza guardarlo,invece Sil prese molto seriamente le sue parole. <Sei sicuro di volerlo fare?>chiese <Si…>rispose Ferion,deciso. <E perchè?>chiese Fratello Kart,iniziando a credere alle parole del giovane dracone. <Perché voglio farlo>tagliò corto Ferion<E poi,almeno ogni tanto un Vallas deve riuscire a diventare sacerdote,non credete?>disse,con un mezzo sorriso. Il volto di Sil si rabbuiò. <Vuol dire che per un bel po’ di anni non ci rivedremo…> Ferion sospirò. <Gia…almeno cinque anni,se tutto va bene….>ammise Ferion. Anche Kart sospirò. <Non ci siamo visti per anni,e ora non ci vedremo di nuovo..>disse,un poco intristito. Ferion,che era seduto tra Sil e Kart,mise le braccia attorno al loro collo e li scosse leggermente. <Suvvia..>esclamò allegramente<Passeranno in fretta> <Comunque è uno spreco…>disse Kart<Un emomante guerriero come te,dovrebbe impiegare il tempo migliorando le proprie arti,perché vuoi cimentarti anche nei poteri sacri?> Ferion parve scandalizzato.
  22. Lokna compì un grande balzo,nonostante la mole,permesso dai potenti muscoli della sua gente e iniziò a correre,seppur rallentato dalla acqua,versò il dracone muovendo per aria la sua spada,che venne calata in un deciso fendente,e sibilando si scontro duramente contro la lama temprata di Lothrien;le ginocchia di Ferion si piegarono e si ritrovò con l’acqua alla gola. I due iniziarono nuovamente a scambiarsi violenti colpi,finche non iniziò una prova di forza tra i due,le loro spade mandavano scintille mentre si sfregavano tra di loro,nei loro occhi la stessa smorfia di concentrazione. Lokna riuscì a spostare la spada del dracone e a sferrargli un calcio nel petto,buttandolo nell’acqua,e voltò la punta della spada verso il basso,per il colpo di grazia, cercando di conficcarla nel suo petto privo di difese,ma colpì solo il pavimento della fossa. Istintivamente iniziò a sferrare veloci stoccate nelle varie direzioni in cui avrebbe potuto spostarsi,ma sentì che tutti i colpi erano andati a vuoto. Il timore iniziava a farsi strada nel suore di Lokna,la pioggia gli impediva di notare i movimenti dell’acqua e gli sporadici fulmini che illuminavano il campo di battaglia lo accecavano per brevi ma fatali istanti. Si guardò attorno,i fulmini rendevano spaventose le statue che emergevano dall’acqua come mostri marini,il suo sguardo si fermò sulla statua del cavallo rampante che aveva di fronte,un fulmine vicino,seguito immediatamente dal suo tuono,illuminò gli occhi del cavallo rendendoli terrificanti ed assetati di sangue,e la creatura sembrava chinarsi su di lui,sempre di più. Lokna si gettò di lato,rendendosi conto che la statua gli stava cadendo addosso,la grande massa di marmo sollevò una massiccia quantità d’acqua,che lo spinse contro il piedistallo di un’altra statua. Riemerse dall’acqua,sputando la fanghiglia che gli era entrata in bocca e guardò la statua caduta,le gambe del cavallo erano state tagliate di netto. Mentre guardava stupito il cavallo semi immerso nell’acqua,sentì il rumore che prima il tuono aveva coperto,l’acciaio che cozzava contro qualcosa di duro,e con un cupo rombo la statua di un guerriero in armatura crollò verso il generale orco,la spada di marmo levata in aria. Lokna la evitò più facilmente della precedente,aspettandosi un'altra mossa del genere,mentre riprendeva una posizione adatta vide una lama lurida dirigersi verso di lui in un colpo di punta,tenuta da una figura indefinibile,tanto era ricoperta di fango. Parò il colpo a fatica,e la sua spada si spezzò,mentre quella del nemico si conficco nella sua spalla. Il braccio che impugnava il pezzo di spada era in una posizione che gli impediva di colpire con il moncone della lama,mosse il braccio e colpi al volto l’avversario con il pomo della spada. Quello indietreggio,estraendo la spada dalla sua spalla,sputò sangue in un altro fulmine sparì. <Anche le creature di fango sanno evocare > pensò Lokna,maledicendo il dracone per avere rovinato un bel duello con la magia,anche se lui di queste cose non ne capiva nulla. Li attorno era rimasta un’ultima statua,una dama a braccia aperte,e Lokna se ne teneva sufficientemente lontano. Scrutava attentamente le acque,girando attorno alla statua,ma l’ennesimo fulmine proiettò un’ombra su di lui. La creatura di fango era sopra la statua,che lo fissava ghignando con i suoi occhi terrificanti,sollevò la propria lurida spada sopra la testa e spicco un balzo per colpire. <Ineeherl Pyrabos rievuntè!!!!!!!>Gridò nella sua sconosciuta lingua,mentre la sua spada calava. Lokna istintivamente si coprì con le braccia,e poté sentire la fredda lama che penetrava nella carne,oltrepassare le ossa delle braccia e del cranio,mordendo il cervello,per fermarsi contro la scapola destra. <Per la gloria di Pyrabos!!!!!!!> gridò Ferion,mentre con un attacco al volo mozzava le braccia e metà capo all’orco. I pezzi caddero nell’acqua,e l’orco negli ultimi spasmi di morte agitò le braccia,schizzando sangue addosso al già sporco di fango Ferion. Il cadavere si accascio sulla superficie dell’acqua,tingendola di rosso cupo. Ferion si affrettò ad uscire dall’acqua,convinto che se non lo avesse ucciso l’orco lo avrebbe fatto la polmonite,mentre tutti gli altri Vallas gli correvano incontro,urlando complimenti. Kart gli saltò in braccio <Sei stato fantastico!!!Una cosa pazzesca>gridò,su di giri. Ferion starnutì,Fratello Soya si intromise. <Meglio portarlo al caldo,altrimenti muore di freddo>disse. Tutti corsero dentro la villa,zigzagando tra i cadaveri,ormai dire che erano sporchi e fradici era un eufemismo,varcarono la grande porta e si ritrovarono nell’atrio,gocciolanti di acqua e fanghiglia. <Penso che quello che si è meritato il primo bagno sia Ferion,che ne dite?>disse Soya rivolto agli altri compagni. Ringraziando,Ferion si diresse verso i bagni,dove i servi prepararono la grande vasca di pietra,riempiendola di acqua riscaldata su un braciere e erbe e balsami profumati. Ferion diede Lothrien ad un servo orinandogli di portarla a pulire,si spogliò e si immerse nella calda acqua piena di schiuma,e i suoi pensieri ripresero a vorticare nella sua testa,tornando a pensare a Sorella Sil. Guardava intensamente le bolle sulla superficie dell’acqua,che sembravano esplodere al suo pensiero. Lui fin da piccolo era stato educato severamente alle regole dei Vallas,non da suo padre,ma dal fratello della madre,che pur non appartenendo realmente ai Vallas aveva imparato le loro complesse leggi,ma non è detto che gli abbia dato la giusta interpretazione.. Scosse la testa,la colpa era di Sorella Sil,lei aveva ceduto alla lussuria. Ma lui non doveva arrabbiarsi così,il sentiero di Ariel impone di ricondurci quelli che lo abbandonavano. Non era la prima volta che per lui le leggi dei Vallas e quelle di Ariel si scontravano,ma aveva sempre sfruttato l’interpretazione più utile a seconda delle situazioni. Ma ora non trovava quella giusta. Da un lato l’aver mantenuto il rispetto delle leggi Vallas,dall’altra il suo comportamento orribile,mentre continuava a pensare si puliva dal fango e dal sangue,nella sua mente si ripeteva in continuazione la scena della sua sfuriata,e la paura nel volto di Sorella Sil. Improvvisamente la verità fu chiara:aveva reagito così per paura…paura di cadere in tentazione e infrangere le regole. Una volta che tutto gli fu chiaro,uscì dalla vasca, si asciugò e indossò gli abiti puliti che gli avevano preparato,e se ne andò,passando accanto agli altri Vallas che si riscaldavano attorno ad un grande camino. E si diresse velocemente verso la propria camera,e si fermò davanti alla porta,incerto,e bussò…nessuna risposta. Aprì la porta lentamente ed entrò,la luce era ancora accesa. Ferion vide Sorella Sil,stesa sul letto,che stringeva al petto la coperta per coprire lo strappo del vestito,dormiva,ma il cuscino era bagnato,segno che aveva pianto a lungo dopo che Ferion l’ebbe lasciata. Ferion si sedette accanto a lei e le guardò il viso,triste anche nel sonno,le accarezzò i capelli,dispiaciuto per averla fatta soffrire cosi tanto. Sentendo il contatto di Ferion,Sil si svegliò e vedendo Ferion si spaventò. <Tranquilla…non sono più arrabbiato>disse gentilmente<Anzi…volevo chiederti scusa,per prima,ho reagito troppo violentemente>disse distogliendo lo sguardo dai suoi occhi azzurri come i suoi. Lei le appoggiò la delicata mano sulla spalla. <E’ colpa mia…ho mancato alle regole della famiglia,ma non sono pentita di aver tentato…>sussurrò Sil Ferion e Sil si guardarono per interminabili istanti,senza respirare. <Un bacio…>disse Sil<Un solo bacio e sarò felice>continuò appoggiando l’altra mano sull’altra spalla di Ferion,tirandolo delicatamente a se. <Si…>concesse Ferion,poco prima che le loro labbra si incontrassero. Se accadde null’altro,dopo quel bacio,nessuno potrà mai saperlo,il segreto è celato nei loro cuori.
  23. Capitolo 3 Il battesimo dell’acciaio “Mai guardare un Dracone negli occhi,se regge una spada!!” detto orchesco Ferion,mentre avanzava a grandi passi per il corridoio,si sentiva male,non per le azioni di Sorella Sil,sapeva che ormai era una regola che nessuno oramai rispettava. Stava male per la sua reazione violenta,che non è per niente propria per un servitore della luce. Nei primi momenti dava colpa al sangue di Pyrabos che ancora non si era assestato e bruciava nelle sue vene,ma un dubbio iniziò a insinuarsi nella sua mente. Ferion,come ultimo discendente della prima linea di sangue,era stato educato meglio degli altri al rispetto delle regole dei Vallas... Il suono di una campana interruppe i suoi pensieri. <L’allarme!!> Esclamò Ferion e si precipitò nell’atrio,tenendo Lothrien in mano per non farsi male con il suo movimento. L’atrio era pieno di Vallas,raccolti attorno al cocchiere di Garuf,quest’ultimo gridava in maniera confusionaria quello che i guardiani del cancello gli dissero di riferire. Ferion cercò con lo sguardo Fratello Kart e si fiondò da lui. <Cosa succede??> Gli chiese con un leggero fiatone. <Arrivano i compagni degli orchi che hai ucciso…>disse Kart con lo sguardo fisso sul cocchiere,che sbracciava davanti al vecchio. Ferion si spostò accanto al vecchio. <Fratello Soya,quanti sono?> chiese con una impercettibile punta di eccitazione nella voce. <Costui afferma che sono più di noi> rispose il vecchio Soya,riferendosi al povero e infreddolito cocchiere,poi si rivolse agli altri <Fratelli!Equipaggiatevi per la battaglia,li attenderemo nel cortile,se non avete niente dietro,potrete usare l’armeria della magione,niente armature pesanti o affogherete in quel pantano!>disse ai presenti,si rivolse nuovamente a Ferion <Non puoi usare l’emomanzia,vero?>. <Gia…la pioggia diluirebbe troppo il sangue rendendola inutile,non sono un idromante,anche se qualcosa dovrei poter fare..> disse Ferion a disagio <Ma Lothrien e la danza del drago sono sufficienti> continuò con un sorrisetto sul volto. Alcuni Vallas si fiondarono nel corridoio che conduceva all’armeria,ma altri portavano gia le armi sotto il mantello blu, e Ferion teneva la mano appoggiata sul pomo di Lothrien,sentendo con le dita i vari denti appuntiti della decorazione a testa di drago. <Dove sono?>chiese a Soya. <Al momento stanno cercando di abbattere il cancello,è molto robusto,abbiamo il tempo di organizzare la difesa….Ora tutti fuori!!>. Fratello Soya spalancò il pesante portone e tutti iniziarono ad uscire e a organizzarsi in file serrate. In prima linea c’erano anche Garuf,Kart e Vielr,assieme a Soya e Ferion,che non aveva fatto in tempo a mettersi il mantello,e i suoi lunghi capelli si erano attaccati alla camicia oramai inzuppata. La falange difensiva era pronta. <FORZA CON QUELL ARIETE!!!Sfondate la porta dei sangue-misto> gridò il generale Lokna ai vari orchi che si affannavano con un grosso tronco. I sei umanoidi fecero vari passi indietro,sorreggendo a fatica il peso del legno fradicio,e grugnendo si scagliarono contro il pesante cancello di acciaio temprato,che si mosse appena,nonostante la violenza del colpo. <Mandate qualcuno ad aprire il cancello>ordinò Soya,e uno dei guardiani sfrecciò verso la guardiola che conteneva il meccanismo per aprirlo. <Ah,ci aprono la strada!!>disse il generale nella rozza lingua degli orchi. I portatori dell’ariete lo lasciarono a terra con un tonfo unito al viscido rumore del fango che ormai gli arrivava alle caviglie,e sganciarono le loro armi dalle corde che usavano come cinture per sorreggere i loro stracci coperti da placche di metallo grezzo tenute insieme da lacci di budello. Con un potente ruggito il generale ordinò la carica,e i possenti mostri iniziarono a correre,quasi accecati dalla pioggia insistente,verso la schiera di nemici,che ancora non avevano ancora impugnato le armi. Soya alzò il braccio. <Piromanti in prima linea!!!> Un piccolo gruppo di persone si portò davanti a loro e iniziò recitare varie formule,e numerose sfere di fuoco scaturirono dalle loro mani,che sibilando colpirono gli orchi,carbonizzandone molti e scaraventandone lontano altri. <Ora i combattenti!> Tutti sfoderarono le loro spade,tutte lame ricurve,e i piromanti si scansarono,lasciando spazio alla lenta ma decisa avanzata dei guerrieri. Gli orchi continuavano a correre,ansimando con la bava che colava dalle loro zanne gialle,ruotando sopra le loro teste le loro rudimentali armi,gridando incomprensibili maledizioni rivolte alla ordinata squadra che avanzava ordinatamente tenendo alte le armi,cantando preghiere in coro. Quando gli orchi furono abbastanza vicini e affaticati dalla loro corsa sfrenata,ad un grido di Soya i guerrieri si separarono e si disposero individualmente,mettendosi in posizioni adatte al proprio modo di combattere,solo Ferion e Soya continuarono a avanzare,ma alla fine anche soya si fermò. Ferion continuava a camminare,cantando gli inni sacri di Ariel,tenendo Lothrien bassa,pronta a colpire. Lokna si era unito alla carica dei suoi compagni,molti dei quali uccisi dagli spara fuoco dei sangue misto,l’odore della carne bruciata era percettibile anche sotto la pioggia dai grossi e sensibili nasi degli orchi,e veder volare via pezzi dei loro compagni li faceva solo accelerare ed urlare ancora di più. I loro pesanti passi sollevavano grandi spruzzi di acqua e fango,lasciando profonde impronte sotto il pelo dell’acqua,che divenivano piccole fosse nella quale qualche orco più indietro inciampava. I loro muggiti producevano nuvolette di vapore dalla bocca,dato il freddo intenso della pioggia. Lokna vide che un suo compagno,quello più avanti,si apprestava a colpire un sangue misto che continuava ad avanzare verso di loro che,da quello che aveva capito degli umani,era un giovane adulto. Il compagno alzò la picca sopra la testa,inarcò la schiena e ruggendo calò l’arma intenzionato a rompere il cranio al sangue misto Ferion si fermò e guardò l’orco,i muscoli delle braccia tenuti tesi,pronti al colpo. La picca scendeva a grandissima velocità,fendendo il muro d’acqua che separava i due guerrieri,un fulmine squarciò il buio,e Lothrien colpì: Ferion piegò la schiena di lato,rimanendo coi piedi fermi,la picca sibilò accanto al suo orecchio,e la sua spada passò parallela all’arma ,mozzando il braccio e metà torace dell’orco,e penetrando sempre di piu nel corpo finche si scontrò con la dura spina dorsale della creatura,rimanendo ferma nello squarcio del petto. Ferion tirò a se la spada e il sangue schizzò copioso,mentre con una piroetta si allontanava per affrontare il prossimo orco. Un unico colpo,un unico colpo!!Quel sangue misto aveva abbattuto uno tra i più tra gli grossi di questo gruppo,con un unico colpo. Lokna si fermò di colpo,quasi pattinando sulla melma. <Attaccate gli altri e lasciate a me quello>urlò ai compagni,che si sparpagliarono,dirigendosi verso gli altri sangue misto. Lokna si diresse verso quel moccioso,il cuore che batteva per l’eccitazione della sfida,le mani serrate attorno all’impugnatura della spada. Ferion vide quello che dalle decorazioni tribali paresse il capo avvicinarsi a lui,e raccolse la sfida. Entrambi caricarono,urlando per dare forza al colpo e le due spade si scontrarono a mezz’aria. La spada di Lokna era sufficientemente grande e spessa per resistere al filo di Lothrien,e il suo portatore aveva sufficiente esperienza per non farla spezzare. Sorrisero. Ferion ruotò su se stesso,la sua lunga chioma lo avvolgeva come un mantello,e colpì,ma la melma e la pioggia rallentarono l’esecuzione di quello che sarebbe dovuto essere un attacco fulmineo,e venne parato,anche se sul volto di Lokna si delineò lo stupore per la potenza del colpo. Il Dracone continuò ad attaccare con una veloce serie di colpi ad ampi archi,incatenati ad angolo acuto, piroette e balzi per cogliere di sorpresa il nemico:era iniziata la danza del drago. Un urlo distrasse Ferion,Fratello Kart era stato ferito al braccio dalla scure di un orco. Approfittando della disattenzione da parte del nemico,Lokna iniziò ad attaccare con colpi potenti,ma precisi,con uno stile ed una bravura rara per un orco. Mentre i due si affrontavano in equilibrio,nel resto del cortile l’ago della bilancia era spostato di gran lunga in favore dei Vallas,gli orchi morivano come mosche,mentre i draconi al massimo avevano ferite superficiali. Nei loro volti era dipinta una gioia selvaggia,che proveniva dall’ebbrezza del combattimento,dall’uccidere quelle creature orrende che li avevano invasi. Ai piedi di Sorella Vielr giacevano numerosi pezzi e cadaveri nemici,falciati dai rotanti fendenti della sua spada,e li accanto Garuf si destreggiava con la spada e una scure rubata ad un nemico e anche Kart riusciva a difendersi con un braccio solo. Gli orchi iniziavano ad arretrare,ma i Vallas li inseguivano urlando,scappavano in preda al panico,venendo colpiti alle spalle e aggiungendosi alla palude di fango e cadaveri che andava crescendo col passare dei minuti. L’aria,nonostante la pioggia,era impregnata del tanfo di morte,unito all’odore di fradicio causato dalla eccessiva pioggia,che non accennava a diminuire,nonostante fosse quasi mattino. <Dannato me e chi me l’ha fatto fare>pensò Lokna con rabbia,si rese conto che attaccare i Vallas nella loro casa,era stata una enorme idiozia,ma lui eseguiva solo gli ordini,non poteva farci niente…se non liberarsi di quello che da vari minuti lo stava impegnando tanto bene,o morire con onore. L’ultimo orco si stava allontanando abbastanza in fretta,ma venne colpito alla nuca da un lancio fortunato della scure da parte di fratello Garuf,che dopo aver visto l’orco cadere a terra gorgogliando,si diresse ad aiutare Kart,mentre gli altri Vallas si erano messi a fissare il primo vero combattimento di Ferion,che affrontava qualcuno che avrebbe dato problemi a chiunque tra loro. Fratello Soya guardava ammirato la tempesta di acciaio che si scatenava tra i due;Ferion era abile,ma l’orco,che dalle decorazioni che aveva sull’armatura sembrava il capo di quest’orda,aveva dalla sua parte anni di esperienza bellica,e Ferion avrebbe dovuto agire d’astuzia. Ferion disincastrò le lame e con un balzo si portò lontano per evitare un attacco al ventre,e iniziò a correre attraverso il cortile,nella parte piena di statue. Quella parte di giardino era in depressione,così si era creato uno stagno,con l’acqua melmosa che arrivava alla vita di Ferion . Ferion iniziò a guadare il lago,il gelo dell’acqua gli penetrava nelle ossa,ma quel punto del giardino era lastricato,almeno i suoi piedi non erano più intrappolati dal fango. Rabbrividendo arrivò vicino ad un gruppo di statue. <Hai paura dell’acqua?>Urlò beffardo all’orco,vedendolo incerto sulla “riva”.
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