Da giocatore mi sono trovato spesso a interpretare personaggi femminili e, nonostante alcuni siano volutamente rappresentazioni dello stereotipo, cerco sempre di variare con psicologie piú complesse. Per la Ribelle, ad esempio, potrebbe essere interessante capire il motivo di questo odio per il genere maschile e il suo voler considerare tutto una sfida. Quindi, se usati bene, anche questi due stereotipi possono essere fonte di qualcosa di piú interessante della solita macchietta.
Peró credo che il tuo discorso fosse su un piano diverso, quello della differente maturità di alcuni giocatori in base al proprio sesso e della differente esperienza al tavolo in base alla presenza o assensa di una ragazza. È molto interessante e mi trovi parzialmente d'accordo, ma solo perché lo spettro dell'umanità è talmente ampio da impedire classificazioni strette (punto che ammetti anche tu alla fine dell'articolo).
Peró credo che l'origine di tutto sia da cercare nel problema esposto da Pippo: purtroppo certi stereotipi rimangono vivi ancora oggi nella società, sono questi che deformano, spesso, la nostra prospettiva sull'altro sesso. Alla fine i due concept possono essere riassunti come stereotipo della donna (la Guaritrice) e del "maschiaccio" (la Ribelle), non c'é da stupirsi che siano diffusi. Magari non li consideriamo veritieri, ma una base di condizionamento rimane.