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Caccia alla volpe. (Per cor3i)


Arohn

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Fuggo... fuggo da mè stessa, fuggo dal mio amore, fuggo... fuggo da ciò che pare io abbia fatto. Dall’odio che mi sono attirata addosso in quella fatidica notte. Scrivo questa per sapere sempre cosa ho sbagliato, e cosa non dovevo fare... Scrivo per poterne pagare le conseguenze quando avrò chiarito cosa successe a Sebriwyn.

Io mi chiamo Marthyra Arborshate. Ma questo non è importante. Ciò per cui devo pagare è ciò che vi racconterò.

Non ricordo niente, soltanto il mio amato Sebriwyn e la nostra casetta al margine di un villaggio vicinissimo a Vlandamnel.

Ero in casa e stavo preparando una torta per il mio amato, che doveva tornare da un momento all’altro da una ispezione nei boschi circostanti. C’erano strane voci, ma ero sicura che Sebriwyn, il mio splendido Sebriwyn cel’avrebbe fatta!

Tornò a casa sudatissimo, c’era qualcosa che non andava. Chiuse rapidamente la porta e guardò fuori. Eravamo proprio al margine del bosco. Mi disse quasi con l’ultimo fiato che aveva che qualcosa lo stava seguendo, quando i miei sensi iniziarono a vacillare. L’aria era pesante... era come se un velo rosso mi stava ricoprendo... un velo d’aria... . Lo vidi guardarmi, e scattare nella mia direzione urlando quando svenni.

Il buio... Buio più totale. Quando mi risvegliai, trovai Sebriwyn disteso per terra in una pozza di sangue. Un coltello piantato nella fronte.

Svenni nuovamente senza avere la forza di dire o fare niente. Il mio amato Sebriwyn era lì, disteso per terra...

Vennero altri ranger, a interrogarmi, a assillarmi, a dubitare di me... io non sapevo cosa dire loro. Quello che gli dicevo, non bastava, quello che non sapevo, lo nascondevo... Volevo pace! Volevo poter piangere da sola...

Ero stata convocata per il giorno dopo a parlare con il consiglio del villaggio, ma fuggii durante la notte.

Vagavo per la foresta seguendo i sentieri che avevo percorso così tante volte con Sebriwyn... il mio cuore non mi lasciava scampo! Non era possibile che io abbia ucciso l’uomo della mia vita.

Così decisi di passare per il passo del lupo. Non sapevo se ero seguita o meno. Ero disperata, e ora so che ho fatto male a scappare. Non dovevo... crederanno che sono stata io!

Non avevo altra scelta che continuare a fuggire.

Avevo oltrepassato da un pò la foresta di Veal quando decisi di fermarmi. Mancava una giornata di cammino dal passo del lupo e mi accampai. Avevo imparato dal mio amato a dormire sugli alberi, ma mentre cercai di salire sentii una freccia sibilare accanto a me. Non so come mai non mi colpì, ma mi girai terrorizzata e non riuscii a controllare le mie azioni. Davanti a me una donna con una balestra mi chiedeva cosa stavo facendo lì. In un battibaleno il mio rospetto le era salito su un piede, e una scarica elettrica le attraversò il corpo. Credevo fosse venuta per me, e per conservare la mia vita infierii su di lei con l’ultima magia che avevo a disposizione.

Ero tornata in mè, troppo tardi per notare che questa elfa, o i resti bruciatii di questa elfa non avevano il pendaglio dei ranger. Non era venuta per me...

Come fare ora... avevo davvero ucciso una persona!

Piansi, chiamai Sebriwyn, supplicai Corellon di perdonarmi... urlai al mondo il mio dolore mentre la mia vista si annebbiava dalle lacrime.

Appena ripresi coscienza di ciò che stava succedendo, decisi che dovevo sparire dal mondo, e rimediare al dolore che avevo causato.

Dovevo anche farmi perdonare da Sebriwyn... ero un mostro.

Piangendo piantai il pugnale annerito dell’elfa nel suo cuore, e le misi le mie calzature, l’ultimo dono di Sebriwyn.

I suoi vestiti erano completamente bruciati, pochi pezzi di stoffa nera giacevano sotto al suo corpo, una stoffa del colore del mio mantello.

Bruciai con la medesima magia le calzature e la mia spilla in cuoio, mettendone i resti per terra accanto ai resti dei capelli bruciati della donna.. Ruppi la mia collana in mille pezzi, e ne sparsi qualcuno qua e là.

Presi la mia sacca e la squarciai, lasciandoci dentro alcuni dei miei libri messi alla rinfusa. Come se qualcuno li avesse sfogliati. Chiaramente portai con me il mio libro degli incantesimi, ma cercai di fare in modo di simulare un furto.

Marthyra era morta qui. E con lei speravo morisse il mio dolore.

Quasi mi riconobbi nel viso sfigurato della donna, e piansi per l’ultimo ricordo fisico che avevo di Sebriwyn e che ora avevo messo alla mia vittima.

Cercai in tutti i modi di giustificarmi... mi stavo difendendo! Pensavo venisse per me... ma niente. Il dolore non mi lasciava.

Come ultima cosa, cercai cose che potessero identificare questa donna. Vi erano una sacca annerita con una cinquantina di monete d’oro e qualche gioiello. Una lettera oramai irriconoscibile e una cavigliera sotto agli stivali. Presi tutto con me, e fuggii oltre il passo del lupo. Nessuno mi avrebbe seguita... ma girandomi per l’ultima volta, giurai a Sebriwyn, a Corellon, e a tutta la mia gente, che sarei tornata quando avrei fatto luce su ciò che mi era successo, e quel giorno avrei pagato di mia spontanea volontà per ciò che avevo fatto a questa donna...

Tagliandomi i capelli, tornai a guardare Upr-Corm, dall’altra parte del passo. E seppi che da allora in poi io sarei stata Seviel Wenesse, Seviel la vergine.

3 Aphete,

Ormai un giorno era passato da quando l'elfa aveva abbandonato la foresta di vael. Aveva gia superato il ponte che consentiva di passare all'altra riva del fiume Dahn, quando il sole cominciava a calare. Continuò a camminare in direzione est per qualche ora prima che il sole fosse totalmente tramontato e , dopo aver lasciato un piacevole rossore in cielo, fatto spazio alla luna e alle stelle. L'aria era fresca, e leggermente umida, nonostante il cielo fosse completamente sgombro da nuvole. Che spettacolo, le stelle sembravano danzare intorno alla luna piena che era nettamente in contrasto sullo sfondo nero della notte.

La donna continuava a camminare; Scappava, Scappava dai suoi ricordi, scappava dal suo dolore, e forse dalla sua probabile morte. Ma ciò che era più importante: Scappava dalla verità... O forse vi si avvicinava? Ora che ripensava agli avvenimenti di quella notte, in cui per legittima difesa levò il pugnale contro il suo amato, una leggera nebbiolina rossa, quasi invisibile, accompagnava quei tristi eventi. Durante i suoi pensieri notturni le si ripetevano quelle immagini ossessivamente rovinandole lo stato di trance in cui erano soliti cadere gli elfi, per alleviare i dolori della stanchezza. Proprio ad Upr-Cormr si vociferava di un mistero. Uno strano fenomeno naturale che vede il comparire di una fitta nebbia rossa che poi viene trascinata dal vento e finisce per creare dei fantastici effetti visivi, e in alcuni casi illusori. Forse l'avvenimento che aveva messo lei contro il suo amato aveva a che fare proprio con questo evento, che forse era tutto fuorchè naturale.

Intanto cominciava la salita verso il passo dei lupi, che attraversava il "mare di pietra". Ma era piuttosto tardi per continuare sola soletta, inoltre la stancazza cominciava ad accompagnare i suoi pesanti passi, e a chiudere i suoi occhi.

La zona circostante era una zona quasi pianeggiante, se non per la live pendenza che preannunciava la salita verso il passo (a qualche ora di cammino forse). Qualche albero qua e la adornavano quei prati bagnati a causa dell'umidità presente nell'aria.

(a te)

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***Seviel tirò fuori un pezzo di spago e del legno dalla sacca malandata che penzolava alle sue spalle... iniziò a legare a modo di spirale lo spago attorno al legno cantilenando una formula arcana***

"Cerca di coprire le orme che lascio per terra dietro di me"***disse ad un certo punto con un tono di voce preoccupato mentre rallentava la marcia, girandosi ogni tanto, come per controllare dietro di sè.***

°°°devo cercare di nascondere le orme dietro di me, ora che mi accingo a trovare un posto per riposarmi, non si sa mai che mi stiano ancora cercando. Non posso permettermi di farmi acciuffare, devo sapere cosa è successo di preciso al mio amato Sebriwyn, devo sapere... se... se è vero che sono stata io a ucciderlo. Non potrei perdonarmelo... Sicuramente ho ucciso quella povera donna. Dovrò trovare la pace del mio cuore prima di cercare la pace con la mia gente...

Ma intanto, sarà bene che io cerchi un robusto albero con abbastanza fronde da nascondermi alla vista°°°

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Luci bluastre coprirono le mani dell'invocatrice, quando lanciò l'incantesimo. Dette luci si staccarono poi dalle sue mani a incantesimo ultimato e fluttuarono in aria disegnando una forma che ricordava vagamente un umanoide, poi scomparvero nel nulla. La forma che le luci avevano disegnato prese vita. Benchè quest'essere fosse invisibile, la donna poteva tranquillamente vederlo.

Al sentire di quell'ordine il servitore invisibile non si mosse. Evidentemente il compito assegnatogli richiedeva troppa arguzia per lui.

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Impensierita dal pensiero di poter essere seguita, si guardava intorno, cercando un posto sicuro dove riposarsi... Doveva trovarlo, anche a costo di dover continuare a camminare per il suo cammino. Aveva bisogno di riposarsi; tutto il dolore che cercava di nascondere la perseguitava.

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(occhio alle ripetizioni)

Nei dintorni c'erano appunto alberi sparsi, molto distanti tra loro. dopotutto la foresta era assai lontana, e la terra sotto i piedi di saviel cominciava ad essere più dura. Ciò non aveva impedito il crescere dell'erba e di alcuni testardi alberi che non hanno voluto rinunciare alla sopravvivenza una ventina di anni prima, quando erano ancora rbusti, che potevano essere spazzati via da un forte vento.

Ora detti alberi non erano di grosse misure, ma erano comunque resistenti abbastanza, da poter reggere la leggera elfa su uno dei propri rami. Dal momento che era estate, e che non si trovavano a grosse altitudini, questi alberi avevano tutti abbastanza foglie, che li rendevano adatti allo scopo della maga: nascondersi.

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Salendo sull'albero la donna vide in lontananza, dalla foresta di vael, alzarsi una colonna di fumo. Era a circa 1 giorno e mezzo da lei. Approssimativamente all'altezza di dove aveva lasciato il cadavere di quell'elfa che teoricamente doveva prendere il suo posto e farla credere morta. Tuttavia non poteva azzardare ipotesi. avrebbe dovuto aspettare il giorno seguente per capire se i suoi inseguitori avessero creduto la storia, o meno. Dopotutto si erano fermati li, e tranquillamente avevano acceso il fuoco, forse avevano creduto che quella fosse realmente saviel. Tuttavia non poteva saperlo con certezza. quel che poteva sapere, era solo che non voleva essere trovata.

(commenti? altrimenti passo al giorno successivo e scrivo un raccontino di contorno.)

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in poco tempo si perse tra i suoi pensieri, ripensava in continuo a quegli attimi di puro terrore e la mente cercava di ricostruire i momenti in cui era incosciente. l'aveva ucciso lei, o la vita dels uo amante le era stata portata via da qualcun altro? Forse con la magia sarebbe stato possibile... quella nebbia rossa. era sicuramente quella la causa di ogni suo male. Qualsiasi ricostruzione che la sua mente facesse non poteva concludersi che con un unica deduzione logica: lei era l'assassina del suo unico amore. I sensi di colpa si facevano strada dalle sue viscere per andare a toccare il cuore, ma venivano fermati come sempre, dalla determinazione e dalla speranza, di trovare la verità.

Il vento rosso. La sua ricerca doveva assolutamente cominciare da quel mistero.li forse avrebbe trovato le risposte che per sempre avrebbero estinto la voglia che in lei era presente e la spingeva sull'orlo del suicidio, che, come un ultima speranza, l'avrebbe liberata dal dolore.

Ma tentare il suicidio sarebbe stato come ammettere le proprie colpe, e rinunciare, ed infine uccidere realmente il proprio amore. se voleva far luce sul buio che copriva quegli attimi, e se voleva allontanare le tenebre dal suo cuore, doveva assolutamente scoprire cosa realmente era successo a suo marito.

Quando si riprese dalla sua "distrazione ristorativa" (trance) erano gia passate circa 4 ore, minuto più minuto meno. la stanchezza aveva abbandonato il suo corpo, così come le stelle ad est erano cominciate a scomparire per far spazio al sole che cominciava a rischiarare il nero pece del cielo notturno. dall'altro lato, ad ovest la luna piena era ancora visibile.

Come previsto il servitore invisibile di Saviel era gia svanito da un pezzo. Come d'abitudine prese il suo libbro di magia, e cominciò a leggerlo, come ogni mattina faceva, quando era in viaggio. Poi scese dall'albero e, quando il sole cominciava a fare capolino da dietro al mare di pietra lei era pronta per partire.

Quasi tutto il cielo ora era chiaro e la luna cominciava a confondersi con l'azzurro del mattino.

(a te. precauzioni che prendi se ne prendi, andatura, pensieri, descrivi su. ^^)

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4 Aphete

Poche erano le cose chiare a Saviel quella mattina... Sicuramente doveva togliersi di lì, e in fretta anche.

Impugnò la balestra per sicurezza, e riprese il cammino con una andatura più veloce del solito, cercando di prendere vie secondarie per il passo; non voleva farsi vedere mentre saliva le montagne dai ranger, che forse la stavano seguendo... o forse no? non aveva tempo per questi pensieri. Nonostante l'ancor fresco dolore che la seguiva, adesso aveva uno scopo, e questo scopo la portava verso Upr-Cormr.

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Purtroppo la via era unica. l'unico passo che consentiva di superare il mare di pietra era appunto il passo dei lupi.Entro la fgine di questa giornata Saviel avrebbe dovuto superare il passo per entrare nel dominio della città meta. Attraversando infine il bosco ovest di upr cormr sarebbe finalmente giunta a destinazione.

Tutto tranquillo, poi quando il sole raggiunse la massima altezza in cielo (mezzodì) lo stomaco cominciò a brontolare.

(puoi fermarti e mangiare, puoi continuare a camminare o puoi rallentare e mangiare. la scelta è tua.)

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Saviel non sapeva se sfamare quel corpo peccatore... sicuramente non voleva fermarsi per mangiare, e, a costo di arrivare sfinita a Upr-Cromr, voleva arrivarci intera. Si decise infine a tirare fuori un pezzo di pane dalla sacca rovinata e finì per ritrovarsi a mangiarlo avidamente mentre camminava per la ripida strada del passo. Si girava spesso verso la valle, con un misto fra nostalgia e odio... Quello che era certo era che doveva cercare di non farsi vedere da chi la inseguiva. Con la fine del suo pasto, portò più attensione a nascondersi alla vista di chi stava sotto... cercando di camminare il più possibile sfruttando la conformazione del terreno. La paura iniziava a salire insieme al sole nel cielo.

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Man mano che la maga saliva di quota, gli alberi diventavano sempre più rari, e l'erba che copriva il suolo che ormai era diventato più duro e irregolare, cominciava a diventare erbaccia.

Imboccato il passo il paesaggio era totalmente diverso d quello precedente. per un breve tratto la strada era priva di vegetazione. Ai propri lati l'elfa poteva vedere i lati nord e sud del mare di pietra, estendersi a dismisura verso l'alto con piante conifere che adornavano le salite. Quando la donna ebbe raggiunto il punto massimo di altezza del passo, anche li, cominciava a farsi viva la vegetazione classica di posti molto freddi. Il passo era stato certamente reso agibile per il passaggio di carri e uomini, ma ai lati della strada, per un bel tratto c'erano magnifiche piante conifere di medie dimensioni, che rendevano certamente meno triste il viaggio. Il clima in questo posto era certamente meno generoso del precedente paesaggio, che seppur umido, era tollerabile. Qui infatti l'aria era davvero fredda. Non vi era neve, in quanto era estate, ma il freddo era certamente accentuato dall'altitudine, e dalla posizione geografica piuttosto nordica, pertanto, i già obliqui raggi del sole, in alcuni punti della giornata si scontravano con la montagna a sud, creando grosse zone d'ombra, in cui ovviamente, il freddo era particolarmente concentrato. Verso metà giornata, il suo viaggio venne allietato da altri due spettacoli rari. Il primo avvenne mentre ancora saliva il passo: un Falco volava alto nel cielo, proveniente da nordovest, diretto a est. la maestosa creatura si allontanava rapidamente verso l'orizzonte, per la stessa strada della donna.

Il secondo spettacolo fu una volta in cima al passo: la discesa ed in fondo, finalmente, la foresta ovest di Upr Cormr. Forse l'indomani mattina avrebbe raggiunto l'inizio della foresta.

La salita era stata estenuante, il freddo le stancava ulteriormente i muscoli già doloranti, per i due giorni di instancabile cammino che precedevano quel terzo. Nella situazione in cui si trovava non poteva fare altro che fermarsi e riposare per almeno un'ora, poi nutrirsi e riprendere per un altro paio d'ore sotto la luce del tramonto.

Se non voleva lasciarci la pelle doveva dare ascolto ai dolori del suo corpo, soprattutto ad un clima così freddo.

(sono circa le ore 16:00)

(se non ci vuoi lasciare le penne copriti co na coperta :D se ti riposi di nuovo in un posto umido o addirittura freddo, senza una adeguata protezione al freddo te becchi un malanno. ^^ )

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Era stanca, molto stanca... Così decise di cercare un piccolo riparo non troppo lontano dalla strada per farci una piccola sosta sotto la coperta. Non poteva permettersi di accendere un fuoco... Già il falco l'aveva allarmata parecchio. Probabilmente mandato dai ranger per cercarla, o ancora peggio: un messaggio per Upr-Cromr. La salvezza pareva allontanarsi sempre di più, mentre il dolore e la disperazione salivano alle stelle. Dopo un piccolo riposo, decise di provare il tutto per tutto... Voleva arrivare a Upr-Cromr, e, se il suo fato era di essere presa prima di scoprire la verità sul suo conto, lo avrebbe accettato. Era decisa ad andare avanti fino in fondo a questa faccenda, per Sebriwyn e per lei stessa. Si rincamminò, con la coperta sulle spalle, fino al tramonto. Quando il freddo divenne troppo pungente, cercò di trovare un riparo fino all'alba.

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Come già detto, dunque, l'elfa si fermò per appena un'ora prima di riprendere il cammino fintanto che le gambe la reggessero. nessun intoppo. La strada era in discesa, la foresta che erain fondo si avvicinava sempre più, ma restava ancora troppo lontana perchè la maga potesse chiedere un ultimo sforzo alle sue gambe, quindi dovette fermarsi prima del tramonto. Di ripari ve ne erano pochi. la zona era chiaramenterocciosa. ai margini della strada vi erano piccole conifere, poi cominciava subito la salita molto ripida dei monti che cominciavano la linea sud e la linea nord del mare di pietra.

Più che salita in effetti, era una scalata, e gli alberelli presenti nella zona erano molto poco adatti allo scopo per il quale eranostati usati gli alberi nel paesaggio precedente.

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Rabbrividiva per le forti ventate... Guardandosi attorno cercò una rocca, un cespuglio, una qualsiasi cosa al margine della strada che potesse offrirle un minimo riparo dal vento, per poi accucciarsi e passare la notte lì. Sapeva che per quattro ore almeno sarebbe stata indifesa, per questo posò la balestra carica vicino a lei. Ma mancava qualcosa... Iniziò a frugare nella sacca, fino a che non ne tirò fuori un pezzo di spago e raccolse dal terreno un pezzo di legno. Soddisfatta, recitò una formula arcana e ordinò all'aria: "Svegliami se arriva qualcuno". Così dicendo, si mise a dormire, arrotolata nella coperta.

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5 Aphete.

La notte passò tranquilla, il risveglio della donna avvenne quando la luna ancora regnava in cielo. Mancavano ancora un paio d'ore prima che il sole potesse prendere il trono ed il controllo del giorno. Il servitore invisibile come la notte precedente era gia scomparso da un bel pò. Il potere della magia della maga non era abbastanza forte da poter tenere su questo mondo quell'essere invisibile per più di un'ora.

Si rimise in cammino. questo giorno doveva essere l'ultimo. se la fortuna girava dalla sua parte come in questi ultimi 3 giorni di viaggio, entro la sera sarebbe dovuta arrivare stremata alle porte dell'incantevole città.

All'orizzonte, lontana, dietro la foreste che aveva di fronte, poteva gia intravedere piccolissima in lontananza la sua meta. Upr Cormr.

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Seviel tirò fuori il suo libro di magia e iniziò a studiarne gli incantesimi che usava più di frequente, non si aspettava niente di speciale!

Finito questo rituale, diede una carezza al rospo, e si incamminò nella foresta facendo attensione a non perdere il sentiero che dal passo entrava nel bosco.

Lo sguardo vigile in cerca di pericoli ed il passo lesto. Non vedeva l'ora di arrivare in città, per una bella scodella di minestra e un letto caldo, ma ancora di più, per poter forse fare un passo avanti nello scoprire il suo passato. Così pensando, strinse le mani sulla sua balestra, desiderosa di vendetta per chi le aveva strappato dal cuore il suo amore.

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(mi scuso della attesa ma ho aspettato il permesso di un DM per questo che segue)

Il percorso era in discesa. man mano che scendeva il clima tornava quello tollerabile al quale era normalmente abituata. ance il paesaggio cambiava e tornava gradatamente a quello che aveva abbandonato nella salita del passo. poi raggiunse la fine del passo e l'inizio del sentiero nella foresta ovest verso mezzogiorno.

Le belle e spesse mura della città di upr cormr sembravano sempre più vicine ad ogni passo che faceva.

E' finita pensò tra se, ma il pensiero fu rotto insieme al silenzio della natura dal sibilo fulmineo di una freccia, che si conficcò ai piedi dell'elfa, a pochi metri da lei.

La maga guardò la freccia, poi alzò il capo, e vide ad una ventina di metri da lei un umano alto circa 1 metro e 80, dalla corporatura robusta, capelli corvini, corti, spettinati. i lineamenti del viso erano marcati, severi, imperiosi. I suoi occhi neri accusatori ed irati.

Le braccia muscolose presero una freccia dalla faretra che aveva dietro le spalle. La incoccò e la puntò su saviel. Era sicuramente una persona che aveva già incontrato e conosciuto in passato. Era Erial Moonwishper, un vecchio compagno di avventura di Sebriwyn.

"Marthyra Arborshate. Siete accusata di omicidio ai danni di Sebriwyn Duskwalker. Essendo fuggita, avete ammesso la vostra colpa, pertanto sono autorizzato ad uccidervi qualora non vogliate collaborare. Arrendetevi senza opporre resistenza, o non vedrete la luna di stanotte."

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