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Kamiyadori77

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  1. Uhmmm... e provare di nascosto a sostituire i suoi soldi con soldi falsi? Così alla prima spesa vendetta sarà fatta! (un bel fabbro nerboruto ex-guerriero in pensione dovrebbe far l'affare... trovate un fabbro nerboruto e mandate il guerriero a far la spesa )
  2. Et voilà, spero che questi post possano esservi utili...
  3. Classificazione di Köppen. Prevede un sistema di classificazione basato su tre lettere. La prima indica il tipo di clima, la seconda le precipitazioni e la terza le variazioni di temperatura. La prima lettera. A. Clima tropicale; temperature medie annue > 18°C; nessuna stagione invernale; forti precipitazioni annue, superiori all’evaporazione annua. B. Clima secco; evaporazione annua superiore alle precipitazioni annue; nessun corso d’acqua permanente. C. Clima temperato caldo; media dei tre mesi più freddi compresa tra -3°C e 18°C; temperatura media del mese più caldo > 10°C; stagioni estive e invernali ben definite. D. Clima temperato freddo; temperatura media del mese più freddo < -3°C; temperatura media del mese più caldo > 10°C; stagioni estive e invernali ben definite. E. Clima polare; temperatura media del mese più caldo < 10°C; stagione estiva poco marcata. In definitiva la scala va da A, l’equatore a E, polo nord. A queste lettere si applicano le seguenti: S. Clima delle steppe; 380-760mm di pioggia all’anno; si applica a B. W. Clima desertico; precipitazioni < 250mm; si applica a B. f. Clima umido; pioggia tutti i mesi dell’anno; nessuna stagione secca; si applica a A-C-D. w. Stagione secca in inverno, si applica a A-C-D. s. stagione secca in estate; si applica a C. m. Clima monsonico; > 1500mm di pioggia all’anno; nel mese più secco piovono < 60mm; si applica ad A. T. Temperatura media del mese più caldo tra 0°C e 10°C; si applica a E. F. temperatura media del mese più caldo < 0°C; si applica a E. M. Precipitazioni abbondanti; inverno dolce; si applica a E. Si ottengono così: Af clima tropicale umido Aw clima della savana tropicale Am clima monsonico BS clima delle steppe BW clima desertico Cf clima temperato umido senza stagione secca Cw clima temperato umido con inverno secco Cs clima temperato umido con estate secca (clima mediterraneo) Df clima temperato freddo senza stagione secca Dw clima temperato freddo con stagione secca ET clima della tundra EF clima “inlandis” EM clima subartico marittimo. B, C e D possono essere precisati ulteriormente con una terza lettera a. estate calda; temperatura media del mese più caldo > 22°C; si applica a C-D. b. estate temperata; temperatura media del mese più caldo < 22°C; temperatura media dei quattro mesi più caldi > 10°C; si applica a C-D. c. estati corte e fresche; temperatura media del mese più caldo < 22°C; Almeno quattro mesi dell’anno hanno la temperatura media > 10°C; temperatura media del mese più freddo > -38°C; si applica a C-D. d. inverno molto freddo; temperatura media del mese più freddo < -38°C; si applica a D. h. secco e caldo; temperatura media annua > 18°C; si applica a B. k. secco e freddo; media annua < 18°C; si applica a B. Esempi “terrestri” sono: Sahara, deserto arabico BWh Equatore Af Francia Cfb Amazonia Aw Centro della Groenlandia EF Siberia Dfc Eccetera... Ora, se si “mappano” le regioni di aldera con queste sigle, diventa facile paragonarle con quelle della Terra e fare un parallelismo tra coltivazioni, fauna, tipi di foreste. Naturalmente l’altitudine e il fatto di essere protetti o no da catene montuose possono ancora influenzare il clima, così come mari interni, laghi, correnti marine. (basta pensare che Napoli e New York si trovano alla stessa latitudine). Ma appunto, se si riesce a “siglare”un posto della terra con il sitema Köpper e trovare una similitudine sulla mappa d’Alar, allora si potrà affermare che nelle due regioni crescono le stesse cose. SVFMA
  4. Considerazioni sulle materie prime, tessuti. Lino. Credo che la maggior parte dei tessuti di Alar dovrebbero essere composti o in lino o in lana. Il lino è molto facile da coltivare, sia in regioni temperate che subtropicali. In una coltura rotativa non esaurisce il suolo, inoltre non necessita di una rete di canali d’irrigazione. Anche l’estrazione delle fibre non comporta troppi problemi: i contadini lasciano il lino nei campi, lasciando alla pioggia e al sole il compito di “seccarla”. In seguito è trattata per essere atta alla filatura. Il lino era coltivato un po’ da tutti e serviva per arrotondare le entrate. Fino al XVIII secolo si poteva vedere alla sera, nelle vie dei villaggi alpini, la gente, uomini, donne e bambini, profittare delle ultime luci del giorno per trattare e filare il lino. Lana. Soprattutto di pecora, ma anche di Alpaca, Lana, Yak e animali da bestiario. Può essere filata, ma anche trattata alla maniera dei nomadi, che la compattano senza tesserla, ottenendo così il feltro. Può avere diverso valore (contrariamente al lino), a dipendenza del trattamento (lana grezza) o dell’animale utilizzato (cachemire o perchè no, dei bei guanti caldi in lanugine di Tarrasco...). Canapa. Dal fusto si estrae la fibra (uhm, che fare col resto della pianta?). Utile soprattutto per cordaggi, sacchi e tessuti grezzi. Seta. Dovrebbe avere origini mitiche e misteriose, il segreto della coltivazione dovrebbe essere ben custodito (che poi è quello che i bachi magnano solo gelso e bisogna affumicarli vivi per non rompere o perdere l’involucro). Cotone. Coltivato come il lino, ma tessuto come la lana (in grandi linee). Ma ottenere una buona materia finita dipende molto dal livello tecnologico raggiunto. Io non lo metterei per non complicare troppo le cose, ma a livello di vocabolario di tutti i giorni è difficile farne a meno. Juta. Dal fusto di piante del genere Corchorus, utile soprattutto per sacchi e corde, ma non è molto resistente e tende a sfibrarsi. Attenzione, la juta è altamente infiammabile (lo so per esperienza personale: come un cretino, un carnevale m’ero vestito con un sacco di juta... mai più!). Raphia. Simile alla juta, ma estratta dalle foglie di una palma (raphia). Infine, perchè no, le fibre sintetiche. Chissà che gli elfi o i nani non ci mettono lo zampino. Ok, fine del delirio (m’annoiavo), sempre vostro “Full Metal Archivist”
  5. Visto che una scaletta cronologica non sarebbe una scelta felice, data la differente diffusione delle tecniche nel corso dei secoli, ho preferito farvi una presentazione a “temi”. ferro: attualmente con tale termine si intende un elemento chimico. Anticamente si intendeva il materiale utlizzato per forgiare manufatti, costituito da una lega di ferro-carbonio che oggi chiamiamo acciaio. Questa definizione è rimasta nel linguaggio comune, ma non è scientificamente corretta; acciaio: lega ferro-carbonio, con contenuto ponderale di carbonio fino al 2,11%; ghisa: lega ferro-carbonio, con contenuto ponderale di carbonio superiore 2,11%. É troppo fragile per essere lavorata per forgiatura. (nota personale: un metallo troppo molle sarebbe inutile in un combattimento, l’arma si deformerebbe troppo in fretta, l’armatura sarebbe un peso inutile. Un metallo troppo duro si scheggierebbe, soprattutto se urtato con un metallo altrettanto duro. Due esempi: gli elmetti dell’esercito svizzero sono tutt’ora in ghisa –col cavolo che c’han dato quelli in kevlar- bene, un giorno abbiamo provato a sparare da trenta metri contro un elmo... la parte anteriore è letteralmente esplosa, la parte posteriore non presentava traccie d’impatto. Il colpo ha probabilmente rimbalzato, ma l’impatto è stato devastante. Secondo esempio: i martelli sono composti di un metallo talmente compatto che è impossibile da deformare –altrimenti i chiodi troppo duri finirebbero nel martello. Se le teste di due martelli identici si urtano, possono espodere in mille scheggie, per questo in fonderia, l’incudine è sempre più duttile del martello (salvo casi particolari)... non riproducete questi esempi a casa, MTV e gli americani esistono per questo!) Ferro battuto : Tecnicamente il primo tipo d’acciaio. In un forno a cupola si mette il ferro sopra ad uno strato di carbone di legna. Il forno é sigillato e areato da un mantice, alla fine il forno è distrutto per estrarne il blumo, una specie di spugna ferrosa, che viene in seguito battuta. Da qui il nome di ferro battuto. Il processo è noto dall’antichità, dove si otteneva questo prodotto in seguito al trattamento per la purificazione del rame. Il materiale è molto duttile (da cui il suo secondo nome di ferro dolce) e impossibile da temprare (una sola tempratura è realizzata a volte per indurire il metallo in superficie, si parla di carbocementazione). Era utilizzato soprattutto per decorazioni, utensili, oggetti d’uso comune. I romani utilizzavano questo materiale per le punte dei loro giavellotti. Il legionario, prima del corpo a corpo con gladio e scudo, lanciava i suoi giavellotti. Questi, se urtavano scudi o armature, vedevano la punta deformarsi e rimanevano attaccati e penzolanti e il nemico non poteva riutillizzarli. Acciaio a pacchetto: Impropriamente chiamato acciaio di Damasco. Più strati di ferro e ghisa vengono fatti rammollire e poi martellati insieme, per farli fondere in un unica lastra (o sbarra): il pacchetto. La lastra è poi ripiegata su se stessa o tagliati in due e sovrapposta. Questo processo viene ripetuto centinaia, a volte anche migliaia di volte per creare una lastra composta dello stesso numero di strati. La riuscita dell’operazione dipende dal tempo di lavorazione, dalla purezza del materiale usato e dal calore, ma soprattutto dall’abilità del fabbro a gestire queste incognite. È un processo molto costoso, per un kilo d’acciaio sono necessari 100kg di combustibile. I Celti erano a conoscenza di questi metodi di lavorazione e sono usati in Europa fino al X secolo. Il processo è ancora usato oggi per le repliche di armi storiche. Acciao wootz: Probabilmente il vero acciaio di Damasco. Ferro battuto, carbone e vetro vengono sigillati all’interno di un crogiuolo, inserito in un forno ben ventilato che permette di raggiungere temperature abbastanza alte. All’interno del crogiuolo, il ferro fonde col carbone e la fusione del vetro attira le impurità in eccesso. Il vetro risale in superficie con le impurità ed è facilmente separabile. Il metallo ottenuto è quindi ad alto contenuto di carbonio, ma purissimo per quanto riguarda altre impurità. Il processo era conosciuto in Asia (India 300 dc), ma la sua progressione verso l’Europa si è arrestata nelle regioni del Turkmenistan, attorno al 900 dc. Solo nel XVII secolo abbiamo “riscoperto” il sistema, ma la qualità dell’acciaio ottenuto risultava inferiore alle armi giunte fino a noi dal passato. L’utilizzazione dell sistema wootz unito alla fabbricazione “a pacchetto” ha prodotto in Giappone una lama di flessibilità, purezza, resistenza e affilatura rimaste ineguagliate fino al XX secolo. Si tratta evidentemente della katana (uso questo termine per definire l’insieme delle lame prodotte in Giappone). I fabbri fabbricavano un acciaio di base col sistema wootz e lo univano in strati composti anche di ghisa e ferro battuto. La diversa alternanza di questi strati era il segreto dei fabbri, e spesso moriva con loro; in seguito il fabbro creava un “pacchetto” (vedi sopra) e la ripiegatura avveniva in modo esponenziale... fino ad aver ripiegato il pezzo 32768 volte! I fabbri s’accorsero ben presto (penso tirando un sospiro di sollievo) che ripiegarlo 65536 volte non avrebbe cambiato più di molto la qualità finale. La potenza di tale arma era tale che rese l’armatura inutile. Le armature giapponesi in cuoio, scaglie di metallo e (a volte) ossa intrecciate tra loro erano previste per le freccie o al massimo per le armi contundenti. L’affilatezza della lama modificò anche la maniera di combattere. Un combattimento di samurai basa il 90 % del successo sul “batto jutsu”, ovvero l’estrazione rapida della spada seguita dal colpo mortale. L’unico modo per evitarlo è avere una guardia (posizione) perfetta. Il contrattacco è di solito fatale, al che un combattimento assomiglia spesso a due pistoleri che si affrontano e dura dai cinque ai dieci secondi (mica come dei manga). Molto probabilmente una katana avrebbe tagliato come il burro un armatura medievale europea, ma non è detto che il samurai sarebbe sopravvissuto ad un contrattacco du cavaliere che pesta freneticamente col suo spadone. E infine: l’acciaio vero e proprio deriva dalla riscoperta della tecnica del crogiuolo, usati a vasta scala in altoforni. I primi tentativi del XVIII secolo prevedevano già forni capaci di ottenere 1600 gradi costanti. L’acciaio inossidabile è un’invenzione del 1913 che prevede l’aggiunta di nichel o altre leghe durante il processo di fabbricazione. Conclusione: l’acciaio dovrebbe essere bresente su Alar. Non solo ne arricchirebbe il commercio, ma sarebbe una giustificazione utile per spiegere perchè un’arma, senza essere magica, è +1, da maître o normale. I materiali influiscono sul prezzo, ciò che precluderebbe l’acciaio in alcune zone sarebbe semplicemente l’ignoranza delle tecniche di fabbricazione. Ma nel fantasy l’acciaio e la siderurgia in generale dovrebbe essere abbastanza evoluta (ricerca nuovi armamenti, potenziamento armamenti esistenti) come lo è per noi oggi il nucleare, per poi declinare con la scoperta di nuove armi che non richiedo i metalli. Se ci pensate noi parliamo di bomba atomica, ma c’è la bomba A, B, H, ecc., l’uranio impoverito... Beh, mi scuso per la vaghezza, eventuali errori (l’originale l’ho scritto in francese, poi l’ho tradotto) e il tono sommario, ma per un post è già troppo lunga... Se siete fan di Civilization (mi riferisco ai VERI, il primo e il terzo, quelli di Sid), potete trovare un po’ d’ispirazione per il vostro lavoro nella Civilopedia... Fatemi sapere se serve ancora qualcosa, se trovate degli errori correggeteli tranquillamente... Il vostro “Full Metal Archivist”
  6. Uno dei miei “Sogni da Master” è riuscire a creare un sistema economico al top del realismo e facile da gestire per il mio mondo di Aldera. Non sono ancora giunto ad una conclusione definitiva (o forse sì ma faccio finta di niente?), ma magari i ragionamenti che mi son fatto vi potrebbero essere utili. Allora, prima di tuffarci in deliri da pozione di flou andata a male vediamo cosa ci propone la nostra Storia: mica molto! Se l’uomo s’è ammazzato per denaro in milioni di modi diversi, il modo di commerciare è rimasto sempre lo stesso. Nela preistoria si barattava (e fino a tempi recenti nelle comunità più isolate), poi, a dipendenza del luogo e di ciò che offriva la natura, si cominciò ad utilizzare oggetti-feticcio che una convenzione tra tribù investiva di un valore materiale: conchiglie, denti d’animale, vertebre di moffetta, ecc... Poi un giorno qualcuno s’è svegliato col piede storto ed ha deciso di basare il valore della moneta sul bene più prezioso e nobile (qualità del metallo) del pianeta: l’oro. Già, ma li regni delli straccioni allora? Alcuni ripiegarono allora sull’argento. Questo sistema, detto bimetallico, durò fino al XIX secolo. Non andrei più avanti, perchè come un nuovo metodo si fu consolidato, ci fu il crack borsistico a Wall Street e questo è poco fantasy. Ma in un “piccolo” arcipelago all’altro capo del pianeta, le cose si svolsero in un altro modo. Il clima, la morfologia, l’isolamento del Giappone hanno contribuito a rendere superspecializzate le loro colture. Prendete l’Europa e sommergetela fino a quando restano solo le Alpi (chessò, alzate il livello fino a Martigny, conoscete Martigny? Non fa niente...). Ecco, il Giappone è così: una lunga catena montuosa circondata da spiagge. Difficilotto da coltivare, no? Quindi è normale che se si trova una cosa che funziona, la si specializza fino in fondo. La trovata fu il riso. La moneta medievale Giapponese era il Koku, ma definirlo moneta è poco, era una vera e propria unità di misura ed equivaleva a... 180 litri di riso. Perchè? Perchè era la quantità che un uomo consumava in un anno. Il valore non era basato quindi sul concetto di raro e prezioso, ma su quello di utile e utilizzato. E visto l’alto grado di specializzazione raggiunto nella coltivazione (terrazzamenti, gestione del territorio, irrigazione), la quantità del raccolto, quindi la base del valore monetario, dipendeva solo da due fattori: il clima e la guerra. Data la sovrapopolazione “cronica” del Giappone, carestia e Guerra andarono sempre a braccetto. Il Koku è una moneta circolare (o esagonale) con un foro quadrato all’interno, fabbricata anticamente in guscio di tatraruga. Il “portamonete” era quindi un anello di metallo o un nastro che s’infilava nel foro. Dicevo che si tratta di un’unità di grandezza. Serviva soprattutto per misurare le “capacità” intese sia come “deposito” che come “resa”. Ad esempio le stive andavano da 50 a 100 koku, un regno poteva andare fino al “dominio da un milione di Koku”. Per l’Europa questo sistema era possibile solo nelle comunità isolate. Nel medioevo vi erano già diversi tipi di frumento diversamente sfruttabili; anche la macina al mulino poteva variare la resa, a dipendenza del tipo di farina che si voleva ottenere. Infine, ma questo aprirebbe un discorso più grande, anche il concetto di “servitude” legata alla terra, la gleba da noi, era diverso. Ma alcuni casi ci sono stati, comunque isolati o per corti periodi. Citiamo brevemente il sale (un po’ ovunque) e il tabacco (in Virginia, dove fu sia base di valore che moneta di scambio). Un altro caso, non reale, ma che per il fantasy merita largamente di essere citato, è l’acqua! Arrakis! “Dio creò Arrakis per temprare il fedele” ci dice il nostro Herbert parlandoci di Dune. Su questo pianeta i Fremen (nativi) usano anelli d’acqua come merce di scambio. L’acqua, il bene più prezioso su un pianeta deserto... Per saperne di più rifatevi alle appendici del primo libro (io ho le prime edizioni americana, italiana, francese e... giapponese, gnark gnark). Questo ci porta ad elucidare una questione: da cosa dipende il valore? Innanzitutto dalla “rarezza”, e questo appare evidente, in seguito dal costo (inteso come la somma dei processi, il “dispendio” per ottenere la cosa a cui diamo valore). Infine dalla sua utilità (se mi serve, vale di più). Naturalmente, anche se il valore è condizionato da queste caratteristiche, esso può variare se lo considera un singolo (valore soggettivo) o una collettività (valore oggettivo), ma questa parentesi, aperta nel ‘700, è tutt’ora aperta... Come avete capito, la situazione non è rosea: applicare queste osservazioni ad un gioco potrebbe rivelarsi dispendioso, inutile e fonte di continui aggiornamenti. Se si tratta di particolareggiare un solo regno, userei il sistema bimetallico (oro e argento). Mi atterrei a questo sistema anche con più regni (magari cambiando il nome delle monete, o magari aggiungendo una base mithril per i nani, e così via...). Se il mondo è vasto, le cotrade distanti e isolate, si potrebbe introdurre in qualche regno un sistema alla “Giapponese” o alla “Dune”. Il vostro Full Metal Archivist Prossimamente (se vi serve): Costo della vita e inflazione, come trattarla?
  7. Bene, per più motivi per un po’ sarò lontano da internet e quindi da questo (magnifico, sniff) forum. Spero di poter far presto ritorno, almeno per postare uno o due commentini. Mi sono appassionato e commosso per gli sforzi di alcuni di far vivere il mondo di Alar e così c’ho messo del mio (un po’ di Wiki e buona volontà). Dato che non me la sento d’aprire un topic tutto mio nel loro mondo e visto che ho già aperto quello di Aldera, pensavo di postare qui le osservazioni che potrebbero essere utili a chi volesse “crearsi” un mondo. Che gli Alariani non me ne vogliano. Tra l’altro Steelrage dovrebbe aver già visionato queste considerazioni in post che gli ho inviato. Sono aperte a tutti, correggetele, usatele, ignoratele.
  8. Durante l'ultima sessione il giocatore fa un colpo critico col 20. Anche se non conta, aggiunge lo stesso i +13 punti di bonus ed esclama "Trentatré!" "Bravo!" dice il master: "Cristo critico!"
  9. 29.11.2006 con grande soddisfazione ho finito la mappa. E non la cambio più! ...ehm se voglio inviarvi qcosa... a chi la mando?
  10. Gia per la traduzione italiana del romanzo c'erano stati problemi di ritardo... Beh, peggio per noi, poveri malati di fantasy (però non è giusto, ecco!)
  11. Un aggiornamento... alùra? È uscito in italiano? Lo VOOOGLIOOO!
  12. Una domandina per tutti. Ho creato una grande città, l'ho chiamata Endervold. Il nome mi piace un casino, ma mi dice qualcosa. Ho fatto una ricerca su google e su wikipedia, ma non è uscito nulla che si chiami Endervold. Il nome vi dice qualcosa? È gia stato usato? Odio dover ricorrere a nomi "presi in prestito", ma Endervold mi piace un sacco, rende l'idea di città massiccia, tra il magico e il feudale...
  13. Uhm, tutti fanatici di miniature? Noi giochiamo su carta quadrettata "normale". Le mie mappe (master) e quelle dei giocatori hanno la stessa scala e per i giocatori usiamo... ...gli spilli, quelli con le capocchie colorate. Attorno allo spillo un microdisegno del personaggio. I mostri sono maree di spilli... Fa andare un po' insieme la vista, ma il costo è zero (se avete già il sughero, sennò 1 euro...) ed obbliga gli avventurieri a guardar bene dove si muovono. Inoltre nani guerrieri ed impazienti barbari possono urtare il tavolo fin che vogliono, le pedine non si sposteranno (il mio barbaro è moolto maldestro, anzi sono TUTTI maldestri, giocatori irrispettosi!!)
  14. Beh, per ora è un casino, anche perchè ho internet solo al lavoro, ma l'idea finale era proprio quella di testare e condividere con altri, più che la campagna in se, il sistema di lavoro... Mica ci pagano per essere Master (e ci mancherebbe), quindi riuscire a sviluppare dei metodi rapidi ed efficenti per creare un grande universo di gioco che sia avvincente, senza perdere ore di sonno e soprattutto senza annoiarsi ed annoiare... beh, diciamo che è questo l'obbiettivo finale... Tra l'altro, voi come procedete quando dovete creare una nuova avventura? Ne avete già discusso sul forum?
  15. Un paladino nobile ed in più benvoluto potrebbe costruire un megaorfanotrofio con scuola annessa. Dare un istruzione ai poveri, nutrirli ed alloggiarli. Se il paladino fa le cose in grande, senza badare a spese ma con grande modestia ed umiltà, dovrebbe funzionare, no? Così quando torna a casa può passare a trovare gli orfanelli, no? E magari vestirsi di rosso, farsi crescere la barba e riempirli di regali... viaggiare su una slitta, non male la vita dei paladini... (...scusate ma a me i personaggi buoni...)
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