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Mario

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Informazioni su Mario

  • Compleanno 15/09/1990

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Punti Esperienza

  1. Gioco solo da pochi mesi, ma vorrei comunque dire la mia. La prima cosa che mi sento di dire è che, indipendentemente dalla capacità di leggere in inglese, tradurre velodemente, e via dicendo, noi stiamo pagando un prodotto, e non c'è nulla di male nel chiederne la traduzione. E' fra i diritti del consumatore; l'azienda deciderà se ha un vantaggio economico e di fidelizzazione rispetto all'entità della richiesta. Non c'è alcun motivo per bacchettare chi l'inglese non lo sa, per i più svariati motivi, tra cui, perché no, il fatto di essere pigri. Se vado al ristorante voglio un cameriere che mi porta i piatti, non devo andare io in cucina a prendermeli, per paura di essere accusato di pigrizia. Sto pagando un servizio. La seconda cosa: la fate facile, voi, con la fruizione in inglese. Io e tutti i giocatori del mio gruppo conosciamo l'inglese perfettamente. Il master lo usa anche per lavoro. Ciò non significa che non sia: a) uno sforzo aggiuntivo per lui quello di leggere e preparare l'avventura su testi in inglese, per poi condurre il gioco in italiano; b ) un appesantimento a livello di narrazione. Mentre narra le cose, si deve fermare a pensare a come tradurre i termini tecnici, fermarsi per cercare parole (nessuno è un dizionario vivente). Ci si perde molto in termini di divertimento, considerando che è un gioco in gran parte basato sull'estetica. Non è come giocare a scacchi, per cui mi posso leggere le regole nella lingua che mi pare e poi procedo a fare la mia mossa in silenzio. Le carte magic, per esempio, sono tutte tradotte, e direi anche molto bene, evitando anglismi (ricordatevi che è più difficile tradurre bene con parole italiane che usare anglismi a sproposito, maggiormente a sproposito se si tratta di mondi immaginari in cui l'inglese NON ESISTE). Ora, senza voler essere polemico, ma il discorso su russi, cinesi e giapponesi non sta in piedi, lo dico da slavista. Il problema delle lingue non è l'alfabeto, perlomeno se stiamo parlando degli alfabeti fonetici, i più semplici del mondo. Provate a imparare a leggere il cirillico: ci metterete un paio di giorni senza sforzi. E magari vi divertirete anche. Aggiungiamo che chiunque, dico chiunque, in Russia, conosce i caratteri latini fin dalla scuola primaria; sono sicuro che valga anche per il Giappone. Per la Cina non lo so, ma non so quanto giochino a D&D in Cina. Non sta in piedi neanche il discorso numerico. Gli italiano sono 60 milioni, vi pare poco? Confrontate pure con altre nazioni d'Europa. Per concludere: indipendentemente dalla conoscenza dell'inglese e dalle abilità d'uso e di traduzione veloce, chiedere una traduzione si può, così come l'azienda può prendere in considerazione l'idea e decidere secondo le proprie logiche; fare i saccenti perché "io me lo leggo inglese, che bravo che sono" si può anche, ma è piuttosto sterile.
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