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Dragons´ Lair

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simo.bob

Circolo degli Antichi
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  1. La scazzottata in breve si allarga. Ganeth proietta Hugon sul tavolo di due tizi che osservano divertiti, rovesciandone bicchieri e piatti. I due ovviamente di uniscono alla rissa malmenando sia il mezzorco che i suoi avversari, uno dei quali, Hugon, finisce a terra senza sensi dopo un poderoso destro di Ganeth. Mase intanto commenta annoiato "Almeno sta volta non c'è Rurik. Con lui si finisce sempre ad usare le armi!" In breve anche uno dei due nuovi rissaioli finisce a terra svenuto. Ora i tre si squadrano, fermi intorno a un tavolo spezzato. Lo stallo dura qualche lungo secondo, fino a quando Ganeth si gira con un grosso sorriso verso il gruppo, un bel occhio nero che spicca sulla pelle verdastra. "Visto? Ci si diverte alla città di frontiera... Mase, birre per tutti. Paga lui." Dice infine, indicando Hugon svenuto a terra. L'oste obbedisce senza fare domande mentre il mezzorco sfila dal bordello del tizio qualche moneta che poi posa sul banco. Poi con un po' di fiatone si appoggia al bancone e si rivolge a Jebbeddo. "Perché siete qui? C'è qualche taglia? Una missione? Posso venire?" Come stupito dalle sue parole resta un attimo pensieroso e aggiunge un po' preoccupato: "Non dite a Torik che Ganeth ve lo ha chiesto."
  2. Il mezzorco non coglie l'ironia e il dileggio nelle parole di Jebbeddo e si limita a grugnire infastidito dalle loro chiacchiere. Mentre beve la sua birra però risponde alle parole di Keidros: "Mortorio? Incendio e risse, ieri ci siamo divertiti. Rurik ha spaccato il cranio a uno come te, ieri. Anche se Ganeth spaccacrani di solito." Il mezzorco si guarda in giro, punta un avventore e dice: "Guarda un pò..." Quindi si alza e si dirige a grandi passi verso un tavolo al quale siedono due umani ben piazzati, armati di tutto punto. Qui la regola comune 'armi nel fodero in taverna' non vale. Una volta davanti ai due, Ganeth sbatte la grande ascia sul tavolo e insulta il più grosso dei due, dileggiandolo per la sua codardia dimostrata il giorno prima. "Hugon eri impegnato ieri? Non hai partecipato alla festa. Ti faccio vedere com'è andata." Senza preavviso il mezzorco rovescia il tavolo, urlando "Jokulhaups" (forse un'imprecazione tipica usata da lui e il suo gruppo). Hugon reagisce scagliandosi su Ganeth, subito seguito dal suo amico, scatenando una rissa. Mase sbuffa annoiato e inizia con calma a mettere al sicuro bottiglie e piatti, senza agitarsi troppo. Edwin si alza e indietreggia qualche passo, pronto allo scontro, seguito da Eldon che sembra già pronto a scagliare qualche incantesimo.
  3. Il gruppo di guardiani si scambia occhiate divertite alle parole dello gnomo. Il nano quindi prosegue. "Parli davvero come un signore, mastro gnomo. E di solito i signori hanno la scarsella pesante. Forse potremmo trovare posto in città per voi se viaggiaste più leggeri. Facciamo 10 pezzi a cranio e vi garantisco che Ganeth continuerà ad annoiarsi." Eldon sbuffa sonoramente e Edwin rimane impassibile qualche istante. Poi mette mano a una sacca di cuoio. "Ve ne daremo 50." dice il mago. "In cambio ditemi da chi stare lontano e come passare una notte tranquilla." "Ehi Rurik, 50 può andare? Non lo chiedo a te Savonarola, che di questi pezzi d'oro non sapresti cosa fartene." Il nano si rivolge di nuovo a Edwin, col sorriso sulle labbra: "E' un piacere per me darvi il benvenuto a Pyarados. Ganeth vi accompagnerà da Mase." Edwin sborsa la somma e il gruppo segue il mezzorco fino a una taverna senza che nessuno li disturbi. Le strade sono semideserte e i pochi che si vedono sono avventurieri o girovaghi. Molte attività commerciali a livello della strada sono chiuse, sbarrate o abbandonate. La taverna è poco distante dalle mura ma in una ampia piazza. Ha una grande stalla con altri tre cavalli e una bella veranda ingombra di tavoli, ma nessun avventore all'esterno. Ganeth entra in taverna e si dirige sicuro verso l'oste. Ci sono una quindicina di avventori, un bardo che canta uno sguaiato stornello che parla di una prostituta e due locandiere molestate verbalmente da un paio di tizi mezzi ubriachi. "Mase, dà loro una stanza e da mangiare. E una birra. Per me. Pagano loro."
  4. L'animaletto cade sotto l'effetto dell'incantesimo e diventa mansueto e amichevole. Adesso ha l'atteggiamento di un gatto molto affettuoso e segue per un bel tratto il gruppo, fino all'accampamento. La notte passa abbastanza tranquilla e al mattino dell'animaletto non c'è più traccia. Il resto del viaggio fino alla città non porta sorprese o imprevisti finchè, al tramonto del terzo giorno, il gruppo arriva in vista di Pyarados. E' una città arroccata su un alto crinale, ai piedi delle montagne dell'alba, già innevate di questa stagione. Le mura la proteggono per due lati, mentre gli altri due si affacciano su un baratro. Non ci sono edifici molto alti ma solo piccole e basse strutture con almeno un piano interrato, per combattere il freddo che arriva dalle montagne. Il fumo di un incendio appena spento si alza dalla zona ovest della città. Alle porte li attende un picchetto molto particolare, molto più simile ad un gruppo di banditi che a uno di guardie. C'è un mezzorco armato di ascia bipenne con il visto truce, due nani uno in armatura pesante e l'altro in tunica da incantatore e un bastone, e quello che potrebbe essere un monaco intento a legarsi le fasce ai pugni. Il nano con la tunica blocca il passo: "La città è chiusa. Non accettiamo visitatori. Cosa volete?" Edwin risponde calmo: "Siamo solo di passaggio, abbiamo bisogno di un giaciglio e un pasto caldo. Domani mattina ripartiremo." Il mezzorco prende la parola, e con un pò di speranza nella voce si rivolge al nano : "Torik, devo mandarli via?" "No Ganeth, forse i signori possono fare qualcosa per convincerci" dice il nano, restando in attesa fissando il gruppo. Edwin si spazientisce e guarda Jebbeddo:"Parlaci tu che sei più diplomatico. Mi prudono già le mani."
  5. L'animaletto è spaventato e si fida poco di Keidros, ma alla fine si avvicina e prende la ghianda. Si allontana rapido, guarda verso Jebbeddo e gli lancia la ghianda, colpendolo sulla testa ed emettendo quella che sembra una risata. Poi la bestiolina si allontana e per un po' scompare. Ma quando i tre riprendono il viaggio torna a tormentarli, facendo rumore, lanciando piccole pietre e spaventando i cavalli.
  6. La serata continua tranquilla anche se a metà serata arriva la notizia di un gruppo di mercenari alle porte della città, in rotta dopo lo scontro con alcune creature. "La notte non è più fatta per noi, è delle creature del Vuoto" borbotta qualche avventore, scoraggiato dal costante clima di terrore che ormai circonda la città. Per il resto la notte passa senza problemi e un bel sole sveglia il gruppo che si appresta a partire. La notte in taverna, al caldo e ben rifocillati, ha fatto riprendere il gruppo dalle scomodità del viaggio e adesso li aspetta l'ultima tratta prima della città al confine con le montagne dell'alba. La prima parte della giornata fa loro capire che la strada non sarà agevole come i giorni precedenti. La via infatti è molto mal tenuta, con fossi scavati dalle piogge, piccoli cedimenti sui lati, alberi caduti e erbacce cresciute. In qualche punto un carro più grosso del solito potrebbe far fatica a passare. La velocità di viaggio è quindi ridotta, il che li obbligherà a un paio di notti fuori. Durante la breve sosta per il pranzo, un piccolo animaletto del bosco simile a uno scoiattolo blu inizia a disturbare il gruppo: si avvicina per rubare cibo e viene scacciato da Edwin, poi si mette a saltellare su equipaggiamento e cavalli facendoli innervosire, quindi si mette a lanciare piccoli sassi e ghiande. "Se non la smette lo fulmino" dice Edwin rabbioso.
  7. Edwin fornisce qualche indicazione sulla prosecuzione del viaggio. "La prossima tappa è la città di frontiera Pyarados. Lì la situazione ultimamente è molto instabile, i maghi rossi non riescono a controllare la zona come un tempo a causa degli sforzi in atto per arginare il Cerchio di Vuoto. Stasera mi informerò sulla situazione ma sappiate che ci fermeremo in città per il minor tempo possibile, magari anche non la notte. Stasera tenete le orecchie aperte e non create problemi. Avremo tempo di rilassarci al ritorno. Infine, Eltabbar è a qualche giorno di viaggio a nord di qui, le informazioni che reperiremo saranno fresche ma non sempre attendibili." La taverna trovata da Edwin è poco frequentata ma ha camere dignitose e mediamente pulite. Chiacchierando con i presenti mentre si sorseggia qualcosa, i tre scoprono che in città c'è scarsità di beni visto che spesso le carovane non commerciano qui ma vanno dirette a Eltabbar o a Nethentir. L'abbattimento dei Ferus non stupisce nè fa gioire gli avventori: a quanto pare da queste parti sono abituati a combattere con quei mostri. Le dimensioni delle creature abbattute però provocano qualche reazione, mista tra il preoccupato e l'incredulo: si sà che i cacciatori di mostri spesso esagerino. Infine i problemi interni sembrano essere di ordine pubblico. Piccole azioni violente verso privati, saccheggi di attività commerciali, rapine. L'ultimo fatto preoccupante è il linciaggio di due guardie da parte di una piccola folla riunita dopo il tramonto davanti a un panificio, anche se le motivazioni della riunione e del linciaggio restano sconosciute.
  8. Code "Lenny" Ashtrayer
  9. Eldon accetta senza remore di finire la guardia. "Ci penso io" dice grave osservando i corpi delle creature ormai quasi scomparsi. "Non riuscirei comunque a dormire. E poi mi basterà pregare all'alba per essere di nuovo in sintonia con Urogalan, che vegli sempre sul nostro sonno." Detto ciò aiuta Jebbeddo nel ripulire al meglio lo scempio e quindi si piazza di guardia. La notte passa senza nuove sorprese anche se il sonno del gruppo è comunque disturbato dai versi di animali che si avvicinano alla taverna proprio a causa dei resti del cavallo sbranato. Si tratta però di saprofagi selvatici che non hanno intenzione di disturbare creature viventi ma solo di cibarsi dei resti organici che la fortuna gli fa trovare sul loro cammino. Keidros in particolare è tormentato anche da sogni in cui le creature appena affrontate continuano ad arrivare senza sosta, mentre lui sfinito dalla lotta continua a combattere. Il mattino porta finalmente giovamento a tutti, con la luce del sole che è benvenuta da sospiri di sollievo e anche qualche sorriso. La giornata si preannuncia fredda ma senza pioggia, il che aiuta il morale. Si mettono presto in viaggio e, di buon passo, raggiungono la città poco prima dell'imbrunire. Edwin trova nuovamente posto per loro in una taverna, cambia i cavalli e ne acquista altri due per i carichi ed altri eventuali intoppi durante il viaggio. Dai primi discorsi con i locali, il gruppo apprende che la sera vige una specie di coprifuoco: porte della città sbarrate, ronde intensificate, divieto di feste serali. Ultimamente attacchi esterni e anche qualche strano evento interno alla città hanno obbligato il governatore a imporre queste misure eccezionali fino a data da destinarsi.
  10. Jebbeddo trova una breccia nella carne del mostro e affonda lo stocco fino all'elsa mentre la falce cala dall'alto conficcandosi nel cranio del nemico e i due incantatori scaricano raggi di energia contro la bestia. Con un ultimo verso stridulo la creatura crolla a terra in un lago di liquido blu scuro. Subito anche questa comincia ad emettere vapori mentre l'altra continua a dissolversi senza lasciare traccia. "Erano due Ferus" dice Edwin "Più grandi del solito e insolitamente aggressivi, per essere isolati dal gruppo. È raro attacchino in inferiorità numerica, anche se questi erano davvero pericolosi. Abbiamo rischiato grosso." Eldon si sofferma a guardare lo strano fenomeno legato ai corpi e Edwin spiega:"Evaporazione. La chiamiamo così. Una volta uccisi i loro corpi si disfano in pochi minuti in un valore blu scuro, senza lasciare traccia. Anche per questo non si riesce ad avere una zoologia approfondita su queste creature." Detto questo il mago chiede di poter continuare a riposare, anche se ormai gli incantesimi sono persi. Eldon intanto si prodiga a ristorare le ferite dei suoi amici. Keidros venendo investito da un refolo di vapore fuoriuscito dalla creatura vicina, ha una fugace visione di un sogno dimenticato, come quando un profumo ci ricorda un preciso istante del passato. Nel sogno il tiefling è davanti a una creatura enorme e potente che fuoriesce solo in parte da un Cerchio di Vuoto di dimensioni sconfinate. La creatura ha la testa simile a quella di un polpo, con tentacoli che sferzano il cielo strappando il tessuto stesso di cui è composta la realtà e lasciando intravedere qualcosa di caotico aldilà di essa.
  11. Lo stocco di Jebbeddo cozza su una scaglia del mostro senza ferirlo, mentre Keidros penetra le difese e infilza un arto della creatura. Eldon invoca la morte sul nemico, facendo risuonare ancora le campane a morto nell'aria, seguita dalla falce eterea che si abbatte sulla schiena del mostro aprendo un nuovo squarcio dal quale gocciola icore bluastro. Edwin compiaciuto scaglia un altra saetta di energia oscura verso il nemico, colpendolo ad un arto che inizia ad avvizzirsi, quasi prosciugato dall'interno. Il mostro, pazzo di dolore, si scaglia sui nemici con tutta la sua furia, agitando gli artigli e le zanne in ogni direzione, colpendo sia Jebbeddo che Keidros nella foga. Intanto la creatura morta a terra continua a fumare, quasi come stesse evaporando, decomponendosi a una velocità impressionante. Già la pelle si è ritirata in poi punti mostrando la muscolatura che pian piano si sgonfia e atrofizza.
  12. Con un'abile mossa Keidros infilza lo stocco in profondità nella gola mostro proprio mentre questi ha la bocca spalancata dal dolore per il colpo subito da Jebbeddo. La creatura si accascia con un gorgoglio e subito dal suo corpo inizia a fuoriuscire del vapore blu scuro, impalpabile e inodore. Eldon capisce che lo gnomo potrebbe avere bisogno di aiuto e subito si avvicina per curarlo. Edwin intanto dirige la falce verso il nuovo nemico che ha già sbranato un cavallo e ora pone la sua attenzione verso il gruppo. L'arma spirituale cala dall'alto e squarcia in profondità la schiena del mostro, che si contorce per il dolore emettendo un suono raccapricciante. Intanto dalle mani di Edwin scaturisce una tempesta di energia violacea che crepitando si scarica sulla creatura, lasciandogli profonde bruciature sul volto che restano leggermente luminose. Accecato da rabbia e dolore, il mostro si scaglia prima sull'arma spirituale ma, una volta capito che quell'entità è completamente immune dai suoi danni, si lancia verso Keidros.
  13. Jebbeddo, anche grazie ai compagni che fiancheggiano l'avversario, riesce a perforare i fianchi del mostro, ferendolo gravemente. La creatura urla e tenta quasi di ritrarsi dagli attacchi, accecata dal dolore.
  14. Jebbeddo si sposta ed evita agilmente l'attacco della creatura. Una volta giunto alle sue spalle riesce a ferirlo alle spalle lievemente, ma quel tanto che permette anche a Keidros di attaccare e ferire l'avversario. Eldon indietreggia per sfuggire ai lunghi arti del mostro, quindi solleva in alto il suo simbolo sacro e invoca la morte sul nemico. Campane risuonano a morto nelle orecchie di tutti, ma solo la creatura sembra subirne un effetto negativo, stringendo e scrollando al testa per il dolore. Edwin si sposta vicino ad Eldon e scaglia un raggio di energia crepitante in direzione del mostro, colpendolo in pieno petto e lasciando su di lui una bruciatura molto ampia e fumante. La falce eterea continua ad attaccare ma questa volta non sembra danneggiare in nemico, colpendolo ma senza riuscire a penetrare la spessa pelle corazzata. Il mostro continua ad attaccare, tentando di morsicare Jebbeddo che agilmente schiva le fauci. Purtroppo però lo gnomo non riesce ad evitare una delle zampe artigliate che lo colpisce squarciandogli vesti e carne. Alle spalle del gruppo, dall'apertura della porta, un'altra creatura simile a quella che stanno combattendo fa capolino, ma si accanisce sul cavallo più vicino facendolo velocemente a brandelli.
  15. Code "Lenny" Ashtrayer
  16. Eldon si alza e si avvicina al fuoco, pronto per combattere la creatura con la sua arma, anche se senza armatura. Edwin si alza e afferra un monile che tiene al collo, mormorando qualche parola mentre questo si illumina fiocamente. A pochi passi dalla creatura si materializza dal nulla una falce, eterea e fumosa come se fatta di puro spirito. Una volta completamente formata si abbatte sul nemico, aprendo un profondo squarcio sul suo fianco e strappandogli un verso spaventoso. Con stupore e preoccupazione, un suono del tutto simile arriva dall'esterno della casa, sul lato che dà sulla via principale. Il mostro non si scoraggia e si scaglia verso il fuoco, attaccando tutti i suoi nemici. Colpisce Keidros di striscio con una zampata, manca per un soffio Jebbeddo con un morso e infilza gli artigli su un braccio di Eldon, che urla di dolore.
  17. Code "Lenny" Ashtrayer
  18. Il dardo schizza nel buio, sfiorando per un soffio la creatura ma andandosi a perdere nell'oscurità. Le urla di Keidros agitano i cavalli e svegliano i compagni. La creatura, con tutta la sua mole, entra nello stabile emettendo suoni spaventosi. E' una bestia alta almeno quanto un troll con sei zampe artigliate con le quali si muove veloce. Ha un bulboso corpo pieno di scaglie, spuntoni e bargigli, due arti anteriori muscolosi con quello che sembrano mani ma con decine e decine di mollicce dita simili a tentacoli e una enorme testa, con zanno affilati e occhi malvagi. Nessuno ha mai visto nulla di simile. I cavalli, impazziti dal terrore, scalciano e sbuffano cercando di allontanarsi dalla bestia.
  19. Jebbeddo torna a dormire lasciando Keidros di guardia, le bestie adesso calme. Si mette comodo e resta vigile mentre la tempesta continua ad allontanarsi. La temperatura continua a scendere e il tiefling deve spesso aggiungere qualche pezzo di legna per tenere il fuoco acceso e mantenere al caldo sè e i suoi compagni di viaggio. Qualche ora dopo l'inizio del suo turno di guardia Keidros vede, dal suo punto di osservazione, qualcosa muoversi all'esterno della struttura. Una figura scivola nel buio là dove la parete è crollata, andando verso sinistra. Si muove cauta e silenziosa, senza emettere nessun suono udibile al di sopra del vento. Si sta avvicinando lentamente all'apertura tenendosi bassa e restando sotto vento. I cavalli infatti non sembrano essersi accorti di nulla. La creatura, qualcosa di mai visto da Keidros e difficilmente distinguibile fuori, al buio e nascosta tra le macerie, annusa l'aria e guarda nella direzione dei cavalli. Sicuramente è grossa più di un cavallo e con molti arti.
  20. Code "Lenny" Ashtrayer
  21. I cavalli si tranquillizzano con la vicinanza di Jebbeddo, ma restano sull'attenti, voltando spesso la testa e cercando di allontanarsi dalla finestra per quanto glielo concedano i finimenti che li legano sul posto. Il vento e i tuoni lontani coprono tutti i rumori dall'esterno della casa e lo gnomo, sebbene in allerta, non sente nulla di strano. Il tempo passa e arriva il turno di Keidros.
  22. Il gruppo consuma un pasto al caldo e all'asciutto e il morale è abbastanza alto. Eldon racconta qualche storia strampalata, Edwin ogni tanto dice qualcosa su di sè o sulla città, ma niente di troppo specifico. Dopo un pò tutti si preparano per il riposo, mentre Jebbeddo monta di guardia. La notte è buia e fredda, il vento ancora abbastanza forte, ma ha smesso di piovere. Poco prima del cambio di guardia, i cavalli iniziano ad agitarsi. I due vicini alla finestra scrollano le schiene e nitriscono sommessamente mentre anche tutti gli altri iniziano a sbuffare e soffiare dalle narici. Lampi lontani illuminano brevemente il cielo, seguiti dai tuoni della tempesta che si allontana.
  23. La preparazione del campo è faticosa ma tutto sommato dopo qualche imprecazione Keidros riesce a mettere all'asciutto e al caldo i suoi compagni, usando anche i cavalli come riparo e fonte di calore. Il debole fuoco scoppietta e fuma vista il combustibile utilizzato, in gran parte legna umida, ma dopotutto il gruppetto può dirsi fortunato e passare una notte non esageratamente scomoda. Eldon è d'accordo sul far riposare Jebbeddo che sembra aver particolarmente subito gli effetti della tempesta. Edwin dal canto suo aiuta come può, evidentemente non avvezzo alle scomodità della vita da avventuriero ma abbastanza orgoglioso da non lamentarsi mai. Utlizzando qualche trucchetto asciuga come può un pò gli equipaggiamenti e un pò di legna, così che possano avere luce e calore per tutta la notte. Si propone anche per qualche ora di veglia visto che non ha un bisogno impellente di studiare i suoi scritti e incantesimi. La tempesta continua violenta per gran parte della notte. Fare la guardia non è semplice poichè i rumori sono completamente annegati nella furia del vento, ma fortunatamente niente disturba i viaggiatori nelle ore di buio. Solo poco prima dell'alba il vento si placa e la pioggia diminuisce di intensità. Un'alba grigia sorge sul Thay. Jebbeddo ha riposato a sufficienza e si sente perfettamente in grado di proseguire. Il gruppo si rimette presto in marcia per recuperare il tempo perso ma su una strada molto fangosa e difficile da percorrere. La pioggia leggera continua tutto il giorno e fortunatamente nessun evento disturba il viaggio fino all'arrivo, poco prima dell'imbrunire, a un rudere affianco alla strada, forse una vecchia locanda abbandonata. Edwin propone di fermarsi lì e li informa che sono ad una giornata da Tyraturos.
  24. La decisione è presa e tutti concordano che sia il caso di cercare riparo. Si trovano su un altopiano brullo e con molti punti scoperti, ma Keidros ha intravisto poco prima una formazione rocciosa che potrebbe darvi sufficiente riparo. Dopo un po' di marcia in senso contrario, il gruppo lascia la strada e si dirige a nord, verso rocce scoscese e molto ripide. La tempesta sta peggiorando e avanzare è difficile. Ormai sono tutti completamente zuppi e infreddoliti e anche i cavalli iniziano ad essere insofferenti. Purtroppo la ricerca non è così facile, ma finalmente dopo qualche tentativo andato a vuoto trovano un gruppo di rocce che forma quasi una copertura naturale abbastanza grande da permettere a tutti di restare al riparo dalla pioggia battente e magari accendere un fuoco. Subito ci si organizza per allestire un campo e presto le ombre iniziano ad allungarsi, mentre la temperatura continua a scendere.

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