nabdonosor

"Hai detto Paruk?!" dice Morn mentre si avvicina al ragazzo per terra. "Quel maledetto è il motivo per cui sono qui".

Morn esamina il ragazzo esanime, cercando di capirne le condizioni generali

"Come dice il buon Jebbeddo, tu sembri conoscere molto bene questo posto. Hai qualche idea per uscire? Magari potremmo unire le forze"

"Ora che ci penso Paruk era legato a questo posto... Maledetto a lui..." esclama Morn riflettendo tra sé e sé sulle parole pronunciate dal mezzorco. Poi, come trasalendo, dice al mezzorco: "Quando parli di spettacoli e carne di macello, intendi combattimenti in un'arena?"

E poi, senza attendere le parole dell'umanoide nella cella di fronte, si rivolge a Jebbeddo: "Dobbiamo andarcene! Tu hai qualche idea? Magari questo ragazzo ci può dare una mano"

"Il mio nome è Morn, sono un sacerdote della Grande Madre Chauntea, piacere di conoscerti. Tu hai qualche idea su come..." ma Morn non fa in tempo a finire la frase che un trambusto alle sue spalle lo interrompe a metà. Incuriosito, osserva la processione che si svolge davanti a lui. Alla richiesta dei due figuri ammantati di arretrare vicino al muro, Morn si muove lento, ubbidendo ma replicando: "Si può almeno sapere dove ci troviamo e come mai siamo qui?".

Morn si risveglia di soprassalto, tutto intontito. Si guarda rapidamente intorno e non riconoscendo l'ambiente intorno a sé si alza di scatto "Ma che diavolo..."

Seppur intontito, realizza ben presto di ritrovarsi in una cella. La sua mente ripercorre rapidamente gli ultimi ricordi. I tre tizi nella casa del vecchio... Quel gesticolare, i petali di rosa... e poi il sonno...

"Ma certo! Mi avranno fatto qualche maledetta fattura! Che stupido farsi cogliere impreparato!"

Ad un certo punto, viene estratto dai suoi pensieri da una voce vicina che lo fa trasalire. Solo in quel momento si accorge dello gnomo rinchiuso nella cella insieme a lui. Impiega un momento a realizzare bene la situazione, complice anche il senso di stordimento che ancora lo pervade

"Io ricordo solo che stavo affrontando tre uomini per difendere un vecchio con due figli e che poi tutto è divenuto buio. Da quel momento non ricordo più nulla. E poi mi sono svegliato qui, ma non capisco. Dove ci troviamo? Deve centrare quel dannato Paruk? Tu conosci uno strozzino di nome Paruk?"

Parlando, Morn riacquista un po' di lucidità e ad un tratto, accorgendosi di non avere più i suoi averi, esclama di colpo senza attendere la risposta dello gnomo: "Dannazione! Le mie cose!"

All'avanzare dei due malintenzionati, Morn afferra istintivamente la mazza. "Non ti voglio fare del male. Non mi costringere. Dimmi solo quanto ammonta il debito di Gargar e magari possiamo trovare una soluzione"

Estraggo la mazza e mi metto sulla difensiva se posso

"Paruk, non c'è necessità di venire alle mani" dice Morn osservando il trio serio e protendendo le mani in avanti come a cercare di calmare la situazione. "Ti propongo un affare. A quanto ammonta il debito di Gargar? Te lo ripago io una volta per tutte, ma poi tu lasci in pace questa famiglia per sempre"

Se può servire, posso eventualmente fare una prova di diplomazia o per contrattare?

Morn studia attentamente l'uomo appena entrato. Dopo qualche secondo di silenzio, dice "Io mi chiamo Morn, immagino tu sia Paruk". Dopo poco aggiunge: "Ho sentito parlare di te. Sei venuto qui a spremere ancora una volta questa povera gente?"

Morn sente la rabbia montargli progressivamente man mano che il vecchio Gargar racconta la sua storia.

Come si può essere così crudeli con persone così umili?!

Dopo aver tratto un profondo respiro per recuperare la calma, dice "Va bene, grazie per la tua storia. Lo aspetterò insieme a te e cercherò di trovare un modo per pagare una volta per tutte il vostro debito" e successivamente cercando di cambiare tono ed argomento per non agitare il vecchio "Ho solo una curiosità: cosa sarebbe il Diadema di Rame? Una locanda? Io sono nuovo qui in città e non conosco bene i posti"

Morn segue Niv all'interno dell'edificio. Lo sconforto cresce ad ogni passo, man mano che sale le scale.

Che posto è mai questo?! Come si fa a vivere in un luogo del genere??

Giunto all'ultimo piano, segue Niv all'interno del piccolo appartamento. Un misto di ribrezzo e compassione lo investe alla vista delle scarse condizioni igieniche del posto e del povero vecchio adagiato sul tavolo, coperto da un minimo cencio. Quasi con imbarazzo, non trovando le parole, dopo un silenzio di qualche secondo ma all'apparenza eterno, dice: "Messer Gargar... mi chiamo Morn, sono un sacerdote della vicina chiesa di Chauntea... vostra figlia mi ha spiegato un po' la situazione... sono qui per aiutarvi". Senza cercare di agitare il povero vecchio, rivolgendosi anche a Niv, aggiunge: "Potete raccontarmi qualcosa di più riguardo a questo Paruk? Che tipo è? Quando dovrebbe arrivare?"

"Portami da tuo padre, possiamo parlare con Paruk insieme e trovare una soluzione ragionevole" dice Morn alla ragazza. Dopo pochi istanti trasale come colto da un pensiero improvviso: "Io comunque sono Morn, sacerdote della Grande Madre Chauntea. Tu invece come ti chiami?" e mentre dice questo allunga la mano per presentarsi

"Questa cosa è inaccettabile!" dice Morn indignato all'udire questa cosa. Poi recuperando la calma, guarda la ragazza e le dice: "Non ti preoccupare, stai tranquilla. Verrò con te e parlerò con questo Paruk e vediamo di risolvere la questione. Però prima di andare aspetta un istante, che finisco qui".

Morn si volta verso la copia di anziani che stava accudendo un momento fa e rivolgendosi al vecchio Gideon dice: "Allora Gideon, io devo andare, passerò nei prossimi giorni per vedere come và la fasciatura. Mi raccomando, nel frattempo fai il bravo" e poi rivolto verso la donna "e tu Beth controllalo, che non faccia come nei giorni scorsi. Nel frattempo pregherò la Grande Madre affinché ti dia dei gerani rigogliosi come quelli dell'anno scorso".

Fatte le ultime raccomandazioni, si rivolge verso la ragazza: "Fatto, possiamo andare"

Morn è intento ad aiutare i bisognosi dei Bassifondi come ormai accade da un paio di giorni. "Venire a Baldur's Gate è stata la scelta migliore, qui posso davvero essere utile al prossimo" pensa tra sé e sé mentre fissa le bende al povero fabbro che ha davanti.

"Gideon, mi raccomando, tieni la fasciatura pulita e rinnovala domani come ti ho fatto vedere. Poi domani passerò di nuovo a controllare che vada tutto bene. Come diceva fratello Piath: "fascia pulita è principio di vita!" e aveva ragione. Tu non sai quante volte..."

Non fa in tempo a finire la frase che una ragazza lo interrompe richiamando la sua attenzione ed implorando il suo aiuto.

"Calma, ragazza mia, calma. Prendi un bel respiro e raccontami tutto. Farò quel che posso per aiutarti"

Dopo qualche decina di metri, giri attorno alla grossa aiuola circolare al centro della via. Nella penombra scorgi due figure avvinghiate, una più alta ed una più bassa: una tiene stretta l'altra che nel frattempo cerca di dimenarsi e di divincolarsi dalla presa. Avvicinandoti, noti un bagliore all'altezza della gola della figura più bassa.

Ad ogni passo che compi, la scena diventa sempre più chiara.

Ehi! non avvicinarti di più o la faccio fuori!

Nella luce fievole, un uomo ti fissa mentre sta puntando un coltello alla gola di una donna che tiene ferma con l'altro braccio

A terra intorno a te giacciono i tre teppisti che hanno provato a sfidarti. Malconci, cercano di spostarsi trascinandosi per terra ed emettendo gemiti di dolore. Nel frattempo, una voce giunge dall'oscurità, dalla stessa direzione in cui è corso via il quarto teppista che non ha partecipato allo scontro.

Ehi! Dove vai?! Torna subito qui!

Pochi istanti dopo, un urlo sommesso giunge dalla stessa direzione.

Incurante del colpo appena subito, scivoli accanto al bandito con la mazza da baseball e gli assesti un gancio deciso che lo colpisce al braccio sn. La forza del colpo lo scaglia lontano un metro, lasciandolo disarmato e privo di sensi. Il bandito che si era tenuto in disparte con la guardi alzata, vedendo l'evoluzione della situazione si volta e fugge a gambe levate.

Nel frattempo, il bandito che prima era armato di spranga riprende i sensi, mentre quello che prima era armato di coltello, con un gemito cerca di trascinarsi via.

Nel tentativo di recuperare la posizione dopo aver sferrato il calcio, abbassi la guardi. Il bandito accanto a te, sfruttando il momento, ti sferra un colpo con la mazza da baseball e ti colpisce al torace. Nonostante l'impatto, la tua pelle attutisce il colpo senza farti subire alcun danno.