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Gibran


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Kalil Gibran era 1 scrittore cristiano libanese vissuto a cavallo del 1800 e del 1900.

Scrisse molti libri, ma ora in libreria troverai sicuramente solo 1: il profeta

Parla di Almustafà di Orfalese, un saggi oche è stato molti anni in una città di porto. Dop oche perse la speranza arriva una nave per riportaro a casa e tutti gli chiedono di parlare loro su diversi argomenti perchè era saggio. Il libro è diviso in argomenti che tutti gli rivolgono e le sue risposte. C'è poi il seguito, quando lu itorna nella sua partia, ma questo è una altro libro. Altro scritto interessante è "Gesù Figlio di Dio", ma non penso tu lo trovi in libreria...

cmq ti consigli odi leggere aualcosa di lui...

Eshaettr, ho visto che leggi Gibran

http://www.dragonslair.it/forum/showthread.php?t=8126&page=2

che te ne pare?

Qual'è la parte o il discorso che ti piace di più?

p.s.: cosa stai leggendo di lui? Solo "il profeta"?

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  • 1 mese dopo...

Per ora, solo Il Profeta.

Mi piace molto. Dirò un'oscenità, ma mi sembra un "William Blake mediorientale". E' un mistico, assolutamente un mistico, una di quelle figure che trascendono quasliasi inscatolamento, che fuggono a qualsiasi definizione. Mi piace davvero molto. Di più, per il momento, non posso dire.

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Attenzione: Blake era 1 artista poliedrico: disegnava e scriveva... quello che vedeva (direi quasi pazzoide, ma tutti gli artisti lo sono). Gibran scrive e pittura, ma lo fa con tratti differenti dal modo in cui noi occidentali siamo abituati a farlo, questo per ovvie influenze mediorientali oscure a 1 pubblico italiano e soprattutto perchè mischia stili occidentlai cristiani (lui era infatti cristiano libanese) a forme espressive nettamente ... delle sue parti.

Ma iletto niente di Omar Khayyam? Ti posso mandare qualcosa...

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Sono quartine (Robayyat), Sono semplici e ... da leggere da ubriachi. Eccole

9

Dell'Eterno né tu né io conosciamo i Segreti

E questo enigma del mondo né tu né io conosciamo.

Il nostro incontro è nascosto da un velo:

Quando il velo cadrà, né tu né io rimarremo.

11

Molto vagammo intorno a villaggi e città.

Intorno agli orizzonti vagammo e vagammo:

Mai udimmo alcuno far ritorno da questa via.

Una via nel percorrer la quale il viandante non torna.

12

Coloro che ora sono vecchi e questi giovani ancora

A uno a uno vanno inseguendo l'Arrivo.

E questo vecchissimo mondo a nessuno rimane in eterno.

Andarono, e vanno e altri verranno e andranno.

13

Allorché recideranno il virgulto della mia vita,

Le mie parti saranno sparse lontane una dall'altra.

Se dal fango mio allora modelleranno una brocca,

Fatela colma di vino e io tornerò alla vita.

14

Dicono: "Paradiso, hûrî e Kauthar ci saranno,

Ruscelli di vino, latte, zucchero e miele".

Offri una coppa in memoria di quelli, o Coppiere!

Moneta contante è meglio di mille cambiali!

19

Poiché non sono verità e certezza in nostro possesso,

Non si può con speranze dubbiose aspettare tutta la vita.

Il palmo della mano non deve lasciare la coppa del vino:

In tanta ignoranza dell'uomo che importa esser sobri o ebbri?

27

Coppiere, riempi il mio ed il tuo cristallino bicchiere

Con un medicamento soave, fragrante e lucente,

Prima che il nostro corpo in cenere sia offerto nei mercati

Sotto forma di giare e di coppe.

30

Poiché non possiamo fare più lunga o più breve la vita

È inutile affliggere il cuore col "più" e col "meno".

Non possiamo plasmare il nostro destino

Come fosse tenera cera e come l'animo nostro vorrebbe.

32

È il tempo della giovinezza e bere è la cosa migliore.

Abbi compagno un vino lucente e un volto splendente.

Questa ruota che gira è solo rovina, e deserto.

Se ci vivi con la testa fatta deserta dal vino, è meglio!

33

Non ricordare il giorno trascorso

E non perderti in lacrime sul domani che viene:

Su passato e futuro non far fondamento.

Vivi dell'oggi e non perdere al vento la vita.

37

Coppiere! Il mio dolore è diventato straziante

E la mia ebbrezza ha superato ogni misura.

Seppure canuto sono lieto, perché quel tuo vino

Riportò a giovinezza la mia testa e alla primavera del cuore.

39

Non rimpiangere il giorno che è stato e non temere quello che viene;

Non affidarti ai tuoi desideri, a quello che c'era o che ancora deve arrivare;

Non far scomparire i tuoi giorni nel nulla.

Fa' in modo che l'oggi sia fonte di gioia e spensieratezza.

40

Non posso nascondere il sole con un pugno di polvere,

Non posso svelare il segreto del Destino nascosto,

La sapienza ha pescato per me nel Mar dei Pensieri

Una perla che, per timore, io non posso infilare.

41

Non c'è vita per me senza vino purissimo,

Non posso il corpo portare senza quel vino,

Tutti i miei averi darei in cambio dell'attimo in cui

Dice il coppiere: "Prendi ancora un bicchiere" e io, ebbro, non ce la faccio.

44

Peccato essersi invano consunti

E, col capo chino alla falce del cielo, essere polvere.

Solo dolori e rimpianti per il tempo di uno sguardo:

E senza mai arrivare allo scopo, svanimmo.

49

Come acqua di ruscello e come vento di pianura

Un altro giorno se n'è andato dalla vita mia e dalla tua:

Finché vivrò di due giorni non dovrò patire il triste pensiero:

Del giorno non ancora venuto e di quello che è andato.

50

Per un po', fanciulli, frequentammo il Maestro,

Per un po', della nostra sapienza, ci sentimmo allietati.

Guarda, alla fine, che cosa è rimasto per noi:

Come acqua venimmo e come acqua siamo andati.

51

Questo cielo mi sovrasta come falce che colpisce con furia.

Poveri, siamo poveri che abbracciano il nulla,

E non sanno godere la gioia dell'attimo

In ogni singolo attimo di vita.

56

Un giorno verrà, sappilo, che dall'Anima sarai allontanato

E per sempre sarai oltre il velo del Nulla.

Bevi, bevi, poiché non sai da dove venisti

E sii lieto poiché non sai dove un giorno andrai.

57

Fino a quando avrai la Fronte corrucciata da tristi pensieri?

Non è dato trovare la Via con l'essere triste.

La mia vita e la tua sono estranee al nostro potere.

Rassegnati quindi al Destino, è questa la vita del Saggio.

64

Se sono sobrio la gioia mi è nascosta da un velo,

Ma la mia Mente perde coscienza se bevo.

C'è un attimo solo fra sobrietà e ubriachezza

Per cui tutto darei. È quella la Vita!

65

Non disperare di colui che ti fece,

Neanche se fossero immensi il tuo delitto e la colpa.

Se oggi il sonno ti coglie e tu sei ebbro,

Egli saprà perdonare alla cenere delle tue ossa.

67

Allorché sarò morto immergete il mio corpo nel vino

E per rito funebre datemi un canto di vino purissimo.

Se poi nel Giorno del Giudizio vorrete trovarmi ancora vivo,

Tornate a cercarmi nella polvere delle taverne.

69

Se non apprezzi il vino, non biasimare gli ebbri

E non pensare ad astuzie e a inganni.

Non essere fiero di non bere vino,

Tu ingoi cento bocconi dei quali il vino è solo umile servo.

76

Finché saprò sopportare, o no, la pena che ho

E questa vita in contentezza di cuore saprò vivere o no,

Fai piena la coppa del vino, giacché non è chiaro

Se questo respiro che accolgo potrò, o no, mandar fuori.

83

Al chiarore della luna radiosa

Una voce gentile mi chiamava dalla taverna:

"Vieni folle sbandato, riempiamo coppe di vino

Prima che il fato ricolmi le coppe della nostra vita".

84

Fino a quando dovrò patire le pene che ho

Tra ricchezza, miseria, quiete e impazienza?

Dammi una coppa colma di vino maturo.

Vivrò da ignorante, senza sapere quanto mi resta di vita.

93

Nessuno ha mai messo la mano su una guancia di rosa

Senza che il Fato gli mettesse una spina nel cuore.

Come il pettine: se non è cento volte tagliato,

Non può toccare i riccioli di una bella fanciulla.

97

Versa del vino: la vita è questa in eterno.

E questa è la natura del tempo della giovinezza,

Del fiore, del vino e degli amici ebbri.

Sii felice per un attimo, la vita è questa.

99

Quelli che andarono, o coppiere,

Dormono ora nella polvere di vane speranze.

Prendi del vino e ascolta la verità che ti dico:

È vento tutto ciò che hanno detto, o coppiere.

100

Poiché la vita non andrà secondo il nostro volere,

Il nostro pensiero e l'impegno quando mai gioveranno?

Senza sosta indugiamo nell'amaro pensiero che

Ieri venimmo e andare un giorno dovremo.

101

Molti di noi più non saranno, ma il mondo sarà.

Non rimarrà il nostro nome, né un segno,

Prima di ora non fummo e laccio di danno non portammo alla terra.

Dopo, poiché più non saremo, sarà proprio lo stesso.

104

Quando la mano del fato mi strapperà dal giardino e tornerò cadendo sui sassi,

Con la mia argilla modellate una brocca.

Può darsi che un giorno verrà riempita di vino

E io, profumando l'aria, tornerò a vivere.

112

O cuore, non chiedere al tempo il segreto del bene

E del continuo girar delle epoche non volere le regole.

Cercare il farmaco aumenta il dolore,

Accogli la pena e non desiderare rimedio.

120

Dov'è un iniziato a cui io possa spiegare

Che cosa fu l'uomo dal primo momento?

Nacque in affanni, fu impastato di polvere di dolore,

Vagò poco tempo nel mondo, e poi levò il passo.

124

O cuore, non arrivi a comprendere le cose importanti,

E non arrivi a sottigliezze da ingegnosi sapienti.

Costruisci qui il tuo paradiso di vino rubino,

Sia che tu, dove è il paradiso, vada o non vada.

128

Io sono alla ricerca di vino vecchio e nuovo,

Tu di un senso alla tua vita:

Mi chiedi dove andrai dopo la Morte.

Portami del vino e poi va' dove vuoi.

133

Ieri passavo ubriaco accanto a una taverna notturna

E ho visto un vecchio ebbro portare sulle spalle una giara.

Gli ho chiesto: "Non hai vergogna dinanzi al Signore?"

Ha risposto: "Dio è generoso, bevi, bevi, vino".

140

Il mio ultimo alito di vita è il gesto del coppiere.

Nessun segno è rimasto del rapporto con gli uomini.

Del vino di ieri più di una coppa non resta,

E non so quanto mi resti di vita.

146

Offrimi quel vino che per me è alimento dell'anima,

Dammi di quello anche se il capo mi duole,

Metti nel mio palmo la coppa, perché è tempo di favole

E questa vita fugge via come vento, dammi del vino!

147

Non devi seguire altra via che quella delle Taverne.

Non altro cercare che la coppa, la musica e la compagnia di un amico.

Devi avere nel palmo la coppa del vino e sulle spalle una botte.

Sorseggia del vino e non parlare invano.

148

È la stagione dei fiori, delle rive del ruscello e delle labbra.

Con uno, due, tre novelli rubacuori, di celestiale natura,

Attingi la coppa, perché i bevitori di vino dell'alba

Sono liberi dalle moschee ed estranei ai templi.

149

Gioisci, mio cuore, intona con me le note dell'arpa,

Beviamo del vino e roviniamo la fama sull'infamia.

Vendiamo il tappeto da preghiera per una coppa di vino.

E questa vita di fama e infamia rompiamola su un sasso.

151

Abbiamo gettato il saio da monaco sulla coppa del vino,

L'abluzione abbiamo fatto con la polvere della Taverna.

Forse in quella polvere ritroveremo

Gli anni di vita inutilmente perduti in convento.

152

Mi si rimprovera l'amore per te: non provo vergogna.

Di questi argomenti sublimi non parlo a un ignorante,

Questo filtro d'amore è la medicina degli uomini.

Colui che è vile e non è uomo, non ha sul suo volto il colore di quel calice.

153

Hai spezzato la mia brocca di vino, Signore.

Mi hai chiuso la porta del piacere, Signore.

Io bevo ma sei tu che sembri ubriaco.

Polvere sulle mie labbra! Sei forse ebbro, Signore?

156

Dedica te stesso al bere, non pensare ai precetti.

Dividi con gli amici il tozzo di pane che hai,

Non desiderare la vita e gli averi altrui:

Con questo meriterai il Cielo. Portate dunque del Vino!

158

Ogni notte la mia mente è stupita e afflitta

E ogni notte io colmo il mio petto di perle di pianto.

Eppure la coppa della mia testa non è mai colma:

Come può essere piena una coppa creata a rovescio?

161

Né lo scettro né il castello abbagliano il mio cuore

E non nutro nostalgia per il canto dell'usignolo.

La mia vita alberga nei piaceri, nei canti

E nel sorseggiare un vino fragrante.

162

Non fare della tua testa un deposito di passioni impossibili.

Bevi tutto l'anno la coppa ricolma,

Godi la figlia della vite e concediti tutte le gioie.

Una figlia illegittima vale più di una madre legittima.

163

Poiché la vita passa, che importa se è dolce, se è amara?

Quando è piena la coppa, cos'è Baghdad, cos'è Balkh?

Bevi, perché dopo di me e te molte lune verranno

Dal primo all'ultimo quarto e dall'ultimo al primo.

165

Siedi e prendi la coppa: è questo il regno di Mahmud.

Ascolta il suono del liuto: è questo il Canto di Davide.

Non pensare a ciò che è venuto e a ciò che è andato.

Vivi in letizia il tuo tempo, perché è questo il Disegno.

166

Oggi è tuo il potere, domani non lo sarà.

Pensare al domani non è che tristezza.

Non perdere un attimo solo se è desto il tuo cuore,

Di quanto resta di vita, non è chiaro il valore.

167

Oh! Volesse Iddio che avessimo un luogo per riposare

O che a questo lungo cammino vi fosse un arrivo.

E dopo cento e mille anni ancora, dal cuore della terra,

Come un prato, speranza di rinascere alla vita vi fosse!

169

Bere vino ed essere felici: è questa la mia regola.

Libero da miscredenza e fede: questa la mia religione.

Ho detto alla sposa del Destino: "Qual è la tua dote?"

Rispose: "Il tuo cuore felice è la mia dote".

177

Non si può respingere l'amaro destino:

L'uomo afflitto naufraga tra la noia e la mestizia.

Se in afflizione trascorri la tua vita,

Nulla aggiungi a ciò che ha scritto il Calamo.

180

Ieri passando da una bottega

Ho visto il vasaio modellare l'argilla in modo crudele.

Ho scorto ciò che non ha visto nessuno:

la sabbia dei miei avi tra le mani del vasaio.

182

Khayyam, guarirai provando l'ebbrezza del vino

E abbracciando una bella dalle guance di rosa.

Se l'esistenza è segnata dall'inevitabile fine,

Allontanala per un attimo vivendo e bevendo di gioia.

183

Spegni la fiamma del tuo cuore con un vino inebriante ghiacciato.

I giorni sono come candide nuvole passeggere.

La nostra vita è come l'ombra.

Cogli i tuoi desideri prima che la tua giovinezza voli via...

184

Corre veloce il carro della vita!

Alzati, approfittiamo d'un attimo di ebbrezza.

Lascia le cure del domani a chi naviga nei sogni.

O coppiere, servi del vino prima che la notte scompaia.

185

Coloro che sono partiti per l'Aldilà

Giacciono assonnati nelle fosse dell'orgoglio.

Bevi e accetta dalla mia bocca questa verità.

Tutto ciò che ci hanno raccontato sono frottole.

186

O amici miei, avete dato

Appuntamento ad un'attraente fanciulla

E il coppiere porta coppe infuocate di vino,

Ricordatemi in ogni sorso, ricordatevi di me.

187

Il mio pensiero ha svelato ogni segreto dell'universo,

Ha compreso la terra e più elevate comete.

Ha schiarito ogni trucco e ogni mistero

tranne quello del Destino.

188

Sotto la Cupola del Vero

Siamo come pedine sulla scacchiera della vita.

Una volta finita la partita

A uno a uno finiremo nel cassetto del nulla.

189

Oh coppiere, affrettati a colmare il mio bicchiere

Prima che l'alba sopraggiunga.

L'esistenza è una veglia notturna:

Presto svanirà, come il carro della mia vita.

190

Ogni dì desidero il perdono

Quando la notte mi raggiunge offrendomi coppe di vino.

È arrivata la stagione dei fiori.

Oh Dio, invoco il tuo perdono.

191

Oh mio Creatore, benevolo donatore, generoso coi viventi e coi morenti,

Signore dei cieli e degli astri splendenti,

Se io ho un peccato, qual è la mia colpa?

Fosti tu a modellarmi con sapienza!

192

Non c'è vita per me senza un limpido nettare,

Non sopporto alcun peso se l'ebbrezza non mi pervade.

Se, quando il Coppiere mi porge la coppa,

Le mie mani non hanno la forza di prenderla.

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Era 1 matematico inventore, chimico e alchemico (per quanto nel medioevo potesseo esserlo). Viste le sue particolari predilezioni del vino e dei piaceri terreni e i cionsigli che dava sul trascurare i precetti della religione x dedicarsi a questi... è ipotizzabile una sua brutta fine da coma etilico o per mano di fanatici

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  • 1 mese dopo...

Bellissime davvero le quartine del Rubayat di Khayyam . Io ne ho una bellissima edizione tascabile , veramente ideale per una lettura prima di dormire.

Consigliato anche Rabindranath Tagore, nel suo Il Giardiniere ci sono poesie veramante eccezionali , come la seguente:

Il mio cuore,

uccello del deserto,

ha trovato il suo cielo nei tuoi occhi.

Essi sono la culla

del mattino, essi sono

il regno delle stelle.

I miei canti si

perdono nella loro profondità.

Lascia che io spazi

in quel cielo,

nella sua solitaria

immensità.

Lascia che io squarci

le sue nuvole

e stenda le ali

al suo sole.

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  • 2 settimane dopo...

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