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Inno alla pioggia


lepracauno

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Siamo lì.

Tra il suolo più fetido e il cielo più plumbeo. Non ci rimane altro. La pioggia è il nostro dono che ci offrono gli dei. Le mosche in quel mentre spariscono, anche loro atterrate dalle gocce che cadono così come noi veniamo squassati dalla loro presenza.

Siam diversi, lo sappiamo. Valiamo meno di niente e lo vediamo. Siam in prima linea quando si muore e siamo all'ultimo posto quando la fortuna dispensa i suoi beni.

Veniamo da ogni luogo possibile, da ogni angolo del mondo conosciuto. Alcuni di noi han visto cose che nessuno potrà mai rivedere ma altri vedon cose che non esistono con il semplice aiuto del male alcolico. Siam semplici, ci accontentiamo di resistere al tempo unica nostra padrona (e che Loki venga assoggettato) e alla fame nostra tiranna.

Siam diversi, lo si vede. Con i colori della terra, quella più fetida e putrida ci vestiamo. Fango, terra, polvere e sudore. Siam diversi, lo si vede.

Ma ogni tanto piove. Gli dei, alti e unici, ci vedono lo sappiamo e ci mandano la pioggia; la pioggia che ci scaccia le mosche, che ci rende per quel mentre bagnati come tutti.

Non importa più se sei sporco, Ella ci pulisce. Non importa se sei alto o basso, Ella ti ricopre e neanche se sei magro o grasso.

In quel frangente, in quel momento che tu sia a terra o in piedi, che tu stia fermo o a lavoro che tu sia un maledettissimo riccone o un fratello miseria, in quei momenti, siamo tutti uguali.

Grazie pioggia, noi miserabili affamati corrotti, ti adoriamo perchè ripulisci la nostra sporcizia, che rendi umana la nostra esistenza e umile quella dei facoltosi. Grazie pioggia che distruggi la nostra società che rendi uguale le nostre differenze pulendoci e facendo notare ciò che rimane coperto per tutto il resto del tempo: anche i re più re noteranno che anche noi abbiam due gambe, si magre ma sempre due gambe, che abbiamo due braccia anch'esse troppo magre, che due occhi che guardano il nostro cielo li abbiamo, infossati ma ci sono.

Grazie pioggia che ci rendi giustizia e fai notare che anche noi esistiamo.

Mancano un po' di virgole e non mi risulta chiara la costruzione sintattica delle frasi sottolineate.

Per di più non capisco una cosa: chi parla? Chi sarebbe il soggetto delle vicende narrate? dei poveri disperati?

ci accontentiamo di resistere al tempo unica nostra padrona (e che Loki venga assoggettato) e alla fame nostra tiranna.

Non sarebbe al tempo nostro padrone?

Ps mi sono permesso di riportare qui perché il fondale del sito che hai postato rende difficile la lettura.

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