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filmleo

Ordine del Drago
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  1. Mi manca. Ne ho sentito parlare molto: so che fu girato dapprima in 16 mm con una troupe di 4 persone come saggio collettivo di recitazione improvvisata e poi in 35 mm ed ha uno stile molto anticonvenzionale...
  2. filmleo

    Cellular

    Lo spunto iniziale è interessante: a quanto pare però, gli sceneggiatori e il mediocre regista David R. Ellis (noto per aver diretto il pessimo “Final destination 2”) non vi hanno creduto molto e quindi hanno infarcito il film di gag, di macchiette, delle solite scene rocambolesche viste e riviste in tanti telefilm: il risultato è che assistiamo a due lavori diversi in stridente contrasto tra loro. Le scene con la sequestrata ad alta tensione drammatica, le scene con il salvatore divertenti (?) e ironiche(?). Il tono leggero delle seconde viene distrutto dalla serietà delle prime, la suspense di queste annacquata dalla frivolezza di quelle: un gran pasticcio insomma. C’ è il continuo movimento senza sosta di “Speedy”, c’è il thriller drammatico alla “Seven”, ci sono le situazioni umoristiche alla “Indiana Jones” (e si potrebbe continuare all’infinito) ma il tutto non si amalgama e lascia il pubblico interdetto che non riesce a capire cosa sta vedendo: l’unica certezza è che è un film che furbescamente vorrebbe attirare varie tipologie di spettatori ma che finisce con lo scontentare tutti.
  3. Chi più chi meno, tutti i film di Cassavetes sono meritevoli. Tra quelli che ho visto mi hanno colpito particolarmente: Gli esclusi del 1962: al centro del film vi è il problema dei bambini handicappati. Con la Rowlands, Burt Lancaster e una strepitosa Judy Garland. Minnie e Moskowitz del 1971: incontro tra due solitudini, una love story tra un brutto e rozzoguardiamacchine e una bella e colta impiegata. Grande prova di attori. Una moglie del 1974: primo grande successo di Cassavetes, Oscar per la Rowlands, impietoso ritratto del malessere della società americana vista attraverso la famiglia e la coppia. La sera della prima del 1978: altra grande prova di G. R.; vita, teatro, fantasia o allucinazioni si intersecano per dimostrare che si recita nella vita quotidiana, mentre il teatro diventa il momento liberatorio della verità.
  4. filmleo

    La donna di Gilles

    Il film è in proiezione nelle sale, in edizione doppiata. All’inizio scene con lunghi silenzi che sembrano inutili e invece sono di capitale importanza per capire la storia e il suo significato. Ma tutto il film è caratterizzato dalla presenza di poche parole, del tutto superflue: il racconto va avanti per immagini, inquadrature (inquadrature che sembrano quadri), gesti, espressioni… ed è tutto chiaro, lineare, scorrevole. E’ la storia di una donna tradita che vuole sapere e non per vendicarsi ma perché "sapere" è meglio che vivere nell’incertezza, e che addirittura diventerà "complice" del tradimento. Sembra quasi che nel film non accada nulla ma poi ti accorgi che non puoi distogliere un attimo l’attenzione: ogni dettaglio è importante in questo racconto in cui tutti sono colpevoli, nessuno è colpevole (sembra che i personaggi non abbiano alcun controllo sui propri sentimenti, sulle proprie emozioni). Alla fine nulla sarà più come prima.
  5. Sicuramente il più bel film francese visto quest’anno, sicuramente uno dei più bei film dell’intera stagione. Uno stupendo ritratto di donna, una donna che si lascia ferire ma che vive il suo amore in maniera eroica. Una donna in apparenza fastidiosamente debole e accondiscendente; in realtà forte e determinata nel proteggere quello che crede il suo diritto, nel difendere la vita che ha finora sempre vissuto ma che poi… (vietato dire altro!). Un profondo conflitto interiore reso con enorme bravura da Emmanuelle Devos: una prestazione straordinaria la sua, una performance che la colloca di diritto tra le grandi dello schermo (l’avevamo già apprezzata in "L’avversario" e soprattutto in "Sulle mie labbra"). Un particolare encomio alla regia di Frederic Fonteyne (quello di "Una relazione privata"). Un capolavoro forse non per tutti i gusti ma che, a mio parere, è un dovere vedere per chi ama il cinema, per chi dal cinema pretende molto.
  6. Rivisto recentemente (terza o quarta volta) Gloria. Tutto funziona alla perfezione: dai titoli di testa (bellissime e suggestive le immagini) al ritmo (incalzante ma non nevrotico), dalla sceneggiatura intrigante al massimo ai dialoghi mai banali, dal nostro coinvolgimento alla nostra immedesimazione nei protagonisti. Realizzando un film psicologico sotto le spoglie dei film d'azione, un ritratto amaro del malessere e della solitudine nella metropoli, John Cassavetes dirige nuovamente sua moglie (1980), dopo gli splendidi "Minnie e Moskovitz" (1971), "Una moglie" (1974), "La sera della prima" (1978): una Gena Rowlands in versione gangster, una Humphrey Bogart al femminile, sempre con la sigaretta in bocca e la pistola in mano. Magnifica come non mai, conferma di essere una delle migliori attrici del mondo (un delitto di lesa maestà non averle dato l’Oscar). Uno dei più bei ruoli femminili che siano stati mai scritti nell’intera storia hollywoodiana, un ritratto eccezionale di donna per una attrice eccezionale.
  7. filmleo

    Be cool

    “Be cool” vorrebbe essere il ritratto sarcastico, ironico e spietato di quel mondo popolato di squali che è l'industria musicale americana. Probabilmente andrò controcorrente, viste le gran risate degli spettatori all’anteprima, ma a me il tutto è sembrata una fredda e calcolata operazione a tavolino (mettiamo un po’ di questo e un po’ di quello e il successo è assicurato...), cosa usuale nel cinema americano, ma qui troppo scoperta e per di più non riuscita. Regia lenta e statica, trama quasi inesistente (la stessa situazione è ripetuta all’infinito), personaggi eccessivamente caratterizzati che finiscono col sembrare macchiette tipo avanspettacolo, vicenda che stenta ad andare avanti essendo ogni scena uno sketch a sé stante e allungato a dismisura. Per quanto riguarda gli attori… John Travolta è equilibrato e misurato ma a me pare che si limiti a rifare se stesso (Travolta è alla ricerca di una nuova rinascita: lavora tanto, è vero, ma da qualche tempo di grandi successi non ne centra più). Harvey Keitel e Vince Vaughn interpretano ruoli per loro insoliti e se la cavano con dignità, ancora meglio The Rock. James Woods mi è sembrato esageratamente sopra le righe e la presenza di Uma Thurman perfettamente inutile: non capisco cosa l’abbia attirata per partecipare a questo film e ad interpretare un ruolo inconsistente e del tutto superfluo (forse ballare nuovamente con John Travolta tanti anni dopo “Pulp fiction”? Effettivamente nella scena del ballo tanto reclamizzata, del buon John si vede solo il viso, tutta l’attenzione della macchina è concentrata sul di-dietro della Thurman).
  8. Tra i film non recenti mi piace ricordare Pomodori verdi fritti. Un perfetto equilibrio di commedia-dramma-giallo ma anche ritratto impietoso dell’arretrato Sud degli Stati Uniti degli anni '30. Il film parla di vite difficili evidenziando sì gli aspetti negativi ma anche la forza dei personaggi nell’affrontare i loro problemi, soprattutto grazie all’amicizia (valore in grado di legare gli esseri umani oltre la morte). Un film che resta dentro per molto tempo, che sapientemente miscela risate e lacrime, ironia e sentimento (non sentimentalismo). Questo film, un inno alla vita e alla sua imprevedibilità, è del 1992. Mi entusiasmò allora, mi entusiasma ora rivedendolo. La regia di Jon Avnet è perfetta, veramente prodigiosa la prestazione delle quattro attrici, in una vera e propria gara di bravura (Kathy Bates, Mary Stuart Masterson, Mary-Louise Parker, Jessica Tandy ). mi sono iscritto da poco e quindi un saluto a tutti!
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