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Atto I - Tensioni a Shinano
Alla fucina. Il fabbro sembra impressionato dal piccolo dono: si inchina, ti rigrazia infinitamente ("Arigatou gozaimasu, nanbanjin-dono!") e poi viene tutto assorbito dal piccolo ma pregiato ricamo. Mosso da una curiosità che l'etichetta non sembra riuscire a uccidere, il piccolo anziano chiede se può osservare più da vicino i vestiti che porti e le armi che hai a tracolla. In breve, è tutto preso a girarti attorno e prendere appunti e misurazioni con uno zelo che ha del febbrile. Indaga, annusa, palpa ogni fibra della tua giubba ognivolta commentando tra sé e sé("Mmmh! Naruhodo, Naruhodo!"), ti chiede di fargli vedere le tue bisacce, di impugnare le tue armi e di assumere la tua "posizione di guardia". Guarda con interesse lo strano simbolo che hai appeso al collo (un rosario cristiano, immagino), e studia con attenzione i calzari esotici che indossi. In generale ti sembra di subire una perquisizione militare in piena regola, ma Sasori -per quanto assorto nel suo compito- è molto attento a non essere molesto e si scusa ogni volta che sta per toccare qualcosa. Infine chiede di poter esaminare le pistole e vedere come le alloggi sulla tua veste. Se acconsenti a tutto questo strazio, il volto del piccolo uomo torna a esprimere una gratitudine e un entusiasmo famelici, quasi ridicoli a tuo parere. "Arigatou, nanbanjin-dono." ripete per l'ennesima volta. "Ora che questi occhi cisposi hanno visto abbastanza, lascerò giudicare ai vostri quel che le mie mani produrranno in questi giorni." Al castello. Il capo degli ashigaru prende in esame il piccolo foglio di carta di riso, ma la sua espressione cambia di botto quando vede il sigillo reale di Shingen. Fa per dire qualcosa, quando alle sue spalle un dignitario vestito in uno sfarzoso kimono color turchese lo chiama senza alcun onorifico. Il nuovo arrivato è un tipo di mezz'età con un paio di baffetti appena accennati a cingergli una bocca spiacevole e una calvizia ormai palese. Porta il lungo cappello nero, come proprio dei consiglieri di corte, e giurereste che si sia rasato le sopracciglia. Quando parla i suoi denti sembrano anneriti da una qualche sostanza. "Isshiki Jotaro-sama." lo saluta la guardia, inchinandosi profondamente e ricevendo come risposta un'occhiata sdegnosa. "Questi uomini vengono da Kai per vedere la Signora." "Questi... straccioni?" commenta il nobile incredulo facendosi aria con un piccolo ventaglio. La sua voce è stridula e spiacevole. "Non credo proprio. Ora fate il vostro lavoro e buttateli fuori. Non accetto di calpestare lo stesso terreno di simile plebaglia." La guardia sembra irretita. "Ma... mio eccellentissimo signore, queste persone hanno una lettera dal grande Shingen." "Idiota insolente!" mastica il consigliere con una smorfia di disgusto. "Come ti permetti di contraddirmi? Dovrei chiedere la la tua testa per questo. Guardali: questi qui? Mandati dalla Tigre del Kai? Ma per favore. Terra e Cielo si sono forse scambiati? E ora muoviti e fai il tuo dovere." La guardia e i suoi amici non sembrano sapere più che pesci pigliare...
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Atto I - Tensioni a Shinano
Per una volta, Giorgio sa esattamente cosa dire e il suo discorso risulta pulito ed educato, tanto da sconcertare persino i suoi compagni ("Ma sa parlare! Ci ha forse presi in giro tutto questo tempo?"). Giorgio riesce ad azzeccare non solo tutti gli onorifici del caso, ma anche ad esprimersi secondo le metafore tanto care alla popolazione nativa, presentandosi e narrando di sé esattamente come l'etichetta impone. Nel momento in cui addirittura metti la mano davanti alla bocca quando porti il té alle tue labbra, il fabbro sembra andare in brodo di giuggiole. "Ma certo, nobile straniero! Lasci fare a Sasori!" replica con un profondo inchino. Il discorso sulla bellezza della sua arte e il tuo desiderio di esporla presso il tuo popolo devono averlo toccato nel cuore, perché va subito a prendere carta di riso e pennello, pronto ad accogliere le tue richieste con zelo e allegria. In breve ti tempesta di domande sulle tue preferenze in merito: ti chiede dell'emblema della tua casata, di quali colori incontrano il tuo favore, di come vorresti che la tua maschera venisse modellata, che forma dare all'emblema dorato posto sull'elmo, e così via. Le sue domande durano per la quarta parte di un'ora, mentre tu rispondi sempre più incredulo del loro numero e lui traccia sorridente i suoi strani simboli per prendere appunti. Una volta finito, aggiunge: "Aspettate e vedrete, nobile straniero! Sasori vi porterà un piccolo capolavoro." Poi il suo volto si incupisce per un momento. "Per quanto riguarda l'armatura Takeda invece, temo di aver bisogno il permesso per iscritto dalla governatrice... Sono costernato, ma senza non posso procedere, senza commettere un atto contro la mia signora." Una volta finito il piccolo colloquio nella "fucina", Sasori si alza cordiale e vi augura una splendida giornata. In breve siete di nuovo in marcia nelle trafficate vie di Ueda. Come dicevo, mano mano che vi dirigete verso il castello, la città sembra trasformarsi. Labirintici viottoli e architetture caotiche fanno posto a strade larghe e lastricate, i suonatori ambulanti agli angoli della strada spariscono, così come le yado di terza categoria e le bische di han-cho. Al loro posto figurano invece distinti dignitari e commercianti abbienti, intenti a godersi il vento del meriggio sulla veranda della loro lussuosa abitazione o a sostare soddisfatti sulla soglia di rinomate attività commerciali. Bancarelle e venditori ambulanti sono scomparsi del tutto ormai: qui nell’Ichijo, ci sono solo i migliori artigiani della città. E’ da poco passata l’ora maggiore della capra, quando le mura che cingono l’honmaru del castello si mostrano a voi in tutta il loro candido splendore. Si tratta di una costruzione imponente: grossi tetti spioventi coprono la postazione di guardia appena sopra un cancello a doppia porta, ospitando un numero di feritoie lungo tutto il complesso militare. A sovrastare tutto, il tenshu - il torrione centrale - getta la sua ombra cupa e guardinga dall’alto dei suoi tre piani. Un manipolo di una mezza dozzina di ashigaru sembra svolgere le mansioni di guardia presso la cancellata. Come il piccolo gruppo si fa avanti, i due più vicini alla soglia incrociano le lance, mentre quello che sembra essere il capo vi viene incontro. Si tratta di un uomo giovane, che non ha visto più di venti inverni, di bassa statura e dagli occhi sporgenti. Quando parla, la sua voce porta con sé l’accento di uno hyakushonin, ma il tono è rispettoso. “Benvenuti, viaggiatori.” Comincia un breve inchino, rivolgendosi direttamente al ronin. “Devo informarvi l’accesso al castello non è consentito, a meno che se non abbiate un invito ufficiale o un permesso scritto.”
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Atto I - Tensioni a Shinano
La bottega che si aspettava di trovare Giorgio, ha tutto meno che l’aspetto di un officina di un mastro armaiolo. Si tratta invece di un maniero signorile, con tanto di piccolo giardinetto interno. A differenziarlo da una qualunque altra residenza è il piccolo noren che sventola pigramente sulla soglia e un’elegante insegna che l’uomo dell’ovest riesce più o meno a decifrare a modo suo. Come il nanbanjin entra assieme ai suoi due compagni, un ometto canuto e arzillo, anche se piegato dal peso degli anni gli si fa incontro con un ampio sorriso. “Benvenuto, benvenuto, nobile straniero!” esordisce allegro, mentre accorre subito con un bicchiere di té caldo per tutti. “Venite, venite, sedete e ditemi cosa il vecchio Sasori può fare per voi.” L’interno dell’abitazione è ampio e maniacalmente ben tenuto. Appesi alle pareti sono alcune opere di calligrafia su cui difficilmente puoi esprimerti, ma nelle rientranze degli angoli è chiaramente messa in mostra l’arte del suo residente: quattro armature, ognuna molto diversa dalle altre è esposta ai quattro angoli della casa. Mentre osserva questi capolavori, uno più bello dell’altro, Giorgio sente già il profumo dei danari occidentali scivolargli in tasca. Una in particolare sembra cogliere la sua attenzione...
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Atto I - Tensioni a Shinano
Beh, ciò che avete trovato fuori dalle mura potrevbbe suggerire il contrario. Nessuno di voi è davverio pratico della città, ma chi ha vissutto abbastanza sulle sponde nipponiche sa che la forgiatura di un'armatura familiare è qualcosa richiesto solo dai più abbienti della casta guerriera. Probabilmente, l'artigiano locale si trova da qualche parte nei quartieri alti, ovvero quelli comunque più vicini alla vostra meta: il castello.
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Atto I - Tensioni a Shinano
NELLE PUNTATE PRECEDENTI... Il monaco Shigeuji, il ronin Kato Yukishige e il misterioso e maleodorante nanbanjin Jorujou Ruokku De Mocenigou (come per lo meno avete inteso il nome), hanno deciso di comune accordo di viaggiare insieme verso nord in quanto sembrano diretti alla stessa meta: la città castello di Ueda, capoluogo di regione sotto il controllo del clan Takeda. Purtroppo, il soggiorno a una yado non distante dal confine tra le regioni di Kai e Shinano non è stato dei migliori: come alle volte accade, sopratutto in quelle taverne troppo isolate, un gruppo di banditi si sono intrufolati nella taverna, apparentemente non visti dai vigili ronin assunti dal locandiere. Dopo un rapido ma violentissimo scontro, terminato con il decesso di due dei tre malviventi, la compagnia riprende il viaggio verso nord, varcando senza troppi problemi il posto di guardia eretto al confine. Le terre di Shinano, per come hanno sentito dire alcuni di voi, non godono esattamente di tranquillità. Voci parlano della morte del signore di quelle terre, un tempo grande nemico e poi vassallo di Takeda, ma sopratutto narrano della sua bella quanto ambiziosa moglie, che ora sembra tenere il potere del marito ben stretto tra le sue mani, senza però aver ottenuto in nessun modo il riconoscimento dell'autorità che ora esercita dal potere centrale. Non sono poche le voci che parlano di alto tradimento, alcune pure di assassinio dato che la morte del vecchio daimyo sembra essere avvenuta per cause misteriose. Come se non bastasse già questo, una terribile ribellione si è scatenata proprio in quelle terre, una sommossa che ha distrutto interi villaggi e che sembra decisa a non retrocedere nemmeno di fronte alle forze armate del posto. A parte però una certa tensione, frutto dell'assenza di viaggiatori e di mercanti ambulanti per le strade del feudo, la provincia di Shinano non sembra poi essere messa così male: i pochi villaggi che avete passato sembrano prosperare e i campi di riso e di daikon già danno i primi segni di una estate calda, rigogliosa e produttiva (siamo ora nel dodicesimo giorno di Utsuki, Aprile). Sulla via avete però incontrato anche qualche segno negativo: poco distante dalla strada, quello che sembrava un coinvoglio formato da una mezza dozzina di soldati e da altrettanti attendenti sembra essere stato attaccato e distrutto con ferocia inaudita. Avete notato che i soldati indossavano armature, cosa insolita nei tempi di pace, e che malgrado il carico del carro che il convoglio scortava fosse vuoto, monete armature e altri oggetti di valore non erano stati rimossi dai cadaveri. L'ultimo dettaglio notato dal monaco è poi stato la presenza di corde tagliate, che lo ha portato a supporre che la natura del carico trasportato riguardasse criminali o ribelli fatti prigionieri. Ripromettendosi di raccontare tutto alle autorità, la compagnia riprende il suo viaggio verso il castello di Ueda, dove arriva pochi giorni dopo. Anche lo stato della città non sembra per niente aderire con quanto narravano le voci giunte ai vostri orecchi. Nei vicoli sterminati e labirintici dei quartieri bassi così come nelle strade ricche e ampie più vicine al castello sembra esistere una certa serenità: nessun segno di irrequietudine né di malcontento, nessun segno di repressione violenta o tentativo di ribaltare l'ordine costitutivo...
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Atto I - Tensioni a Shinano
Prova di Will[Successo]: Le tue parole escono chiare, il tuo tono fermo. Takeda Shingen sembra dapprima irrigidirsi, probabilmente poco abituato a sentire qualunque risposta non sia un semplice "Sì, mio signore!". I suoi occhi si socchiudono come per misurarti meglio. Infine, annuisce con un sorriso gentile sulle sue labbra. "Hai parlato bene, giovane Aoki." dice approntando un paio di bicchierini. "Il clan Oda potrà essere nostro alleato sulla carta, ma gli Asakura meritano una risposta. Fa questo per me, e e hai la mia parola che intercederò in favore del tuo clan." “Molto bene.” scandisce il daimyo porgendoti un dei minuti bicchieri contenente un liquido cristallino. “Ora bevi. Le grandi imprese non si compiono da sobri.” *** E’ lo scalpiccio di persone su strade lastricate a svegliare Aoki. Intorno a te è lo spazio angusto di una kago, una portantina trasportata da un paio di popolani sudaticci. Attraverso le fessure scorgi il sole alto nel cielo: non deve essere passata più di un’ora (due ore nella nostra concezione del tempo) dal tuo “sonno improvviso”. In fondo alla strada, si scorge l’ombra imponente del Tsutsujisai, il maniero-fortezza dei Takeda, dove un certo fermento sembra aver luogo. Fai per massaggiarti le tempie e alleviare il tuo feroce mal di testa, quando solo adesso ti accorgi che non sei solo. L’altro passeggero è un uomo alto, dallo sguardo fermo, vestito nei sobri ma eleganti abiti dei buke, casta guerriera. Non l’hai mai visto in volto, ma riconosci i suoi occhi: si tratta di Maeda Keishi, il soldato che ti ha rivolto la parola al tempio di Hirokuji. “Sei sveglio.” afferma annuendo. “Bene. Tra poco verrai presentato al gruppo che seguirai nelle terre di Shinano. Ora lascia che ti spieghi cosa ti è richiesto.” Il nobile Keishi inizia quindi ad illustrare il piano dei dettagli: la tua missione sarà quella di viaggiare assieme a un gruppo di stranieri e giungere assieme a loro a Ueda-jo, la città castello capoluogo di Shinano. Sarà tuo compito sorvegliare e comunicare sulle azioni e il comportamento della moglie di Sanada Yukitaka, ora autofregiatasi del titolo di ‘Dama Scarlatta’, che è sospettata di tradimento, omicidio, e possibilmente di essere in combutta con i ribelli o i nemici dei Takeda. Aoki dovrà inoltre assicurarsi che il contratto con gli stranieri vada a buon fine e che il carico sia consegnato al generale Akiyama presso Fukushima, in modo da armare i soldati Takeda contro la ribellione. Durante la tua permanenza a Ueda dovrai indagare e riferire quanto scoperto sul gruppo delle maschere e in generale quanto di rilevante colgono i tuoi occhi. Poi lo sguardo del guerriero si addolcisce un poco. “Il mio signore sa essere duro, ma non è un ingrato. Anche se non appartenete a queste terre di nascita, il fatto che il maestro Morisawa-sama vi abbia preso sotto la sua ala prova quanto la vostra volontà di abbracciare i nostri costumi e il nostro credo sia genuina. Per questo motivo, non sarete tenuto ad agire in prima persona né a fare qualunque cosa contravvenga ai vostri dettami, anche in caso di emergenza. Tutto quello che vi è richiesto è di essere gli occhi e le orecchie del vostro signore. Sarete libero di agire come credete, fintanto che ciò non comprometterete la vostra posizione e quella della vostro clan.” Keishi fa una pausa. “Avete qualche domanda, Shigeuji-dono?”
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Atto I - Tensioni a Shinano
Takeda Shingen annuisce lentamente. "Ci sono momenti nella vita di un uomo dove ci si guarda indietro e ci si chiede dove si ha fallito. Cosa si farebbe in modo diverso." Fa un breve respiro, poi continua parlando più a sé stesso. "Morisawa-sama e io non eravamo sempre d'accordo. Lui credeva che io non pensassi che alla guerra e io che non avesse la volontà di agire per apportare i cambiamenti di cui parlava nella sua dottrina. Quando seppellii i Murakami, gli dissi che aver unificato Kai nel sangue era qualcosa di cui non mi pentivo, ma governarla nel sangue è qualcosa a cui non sarei arrivato. Ora Shinano ha perso il suo governatore e io un'altro amico: sua moglie sembra aver preso il potere e messo in discussione la sua lealtà verso il clan. Sento rapporti di sommosse e di spargimenti di sangue, e il fetore del tradimento ovunque. Potrei raggiungere Shinano in pochi giorni e schiacciarli sotto gli zoccoli come ho fatto in passato, ma sono un uomo di parola e prima voglio essere sicuro che non vi siano altre opzioni. Ho bisogno di uno strumento che sia i miei occhi e le mie orecchie in quelle terre, che si assicuri che la mia volontà venga rispettata e che mi informi nel momento in cui la guerra fosse inevitabile." La tigre del Kai per la prima volta si gira verso di te, scrutandoti con uno sguardo impenetrabile. "Aoki Shigeuji, voglio che tu sia quello strumento."
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Atto I - Tensioni a Shinano
Shingen resta a lungo in silenzio prima di proferir parola. "Mi è giunta voce che tu fossi il miglio allievo di Morisawa Hiroshi No Kami." mormora pacato. "Parlami di come è morto." Nella mente di Aoki riemergono i ricordi di due anni addietro, quando Morisawa era tornato dal suo viaggio al Nord, dopo che per qualchetempo si era assentato in un lungo pellegrinaggio. La fine di Morisawa come la ricordi tu è stato un lento e a tratti sofferto declino verso la fine. Nei suoi ultimi giorni debole e stanco lo sembrava di certo, ma dopotutto chi non lo è prima che la propria morte sopraggiunga? Il suo corpo lo stava fallendo e lui ne era cosciente, ma il suo placido sorriso non aveva abbandonato le sue labbra un solo istante. Forse è anche per questo che lo chiamavano un uomo illuminato.
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Atto I - Tensioni a Shinano
Maeda Keishi scuote la testa in risposta al monaco, misurandolo lentamente con lo sguardo. Smonta quindi da cavallo, prima di mollarlo ad un Inata sorpreso e di aggiungere: “Venite con me.” Il samurai ti conduce attraverso il cortile del tempio, oltre la bellissima biblioteca situata a nord, dove il Kongo Sanmai-in prosegue la sua tranquilla esistenza fuori dal tempo, all’ombra dei rododendri. Sotto lo sguardo curioso di tutti gli astanti, Shigeuji si fa strada fino alle porte dell’edificio centrale. “Entra. Ti sta aspettando.” dice quindi il guerriero indicandoti la soglia. Le porte vengono aperte e così l’ampio salone centrale del tempio a te familiare ti si presenta davanti in tutta la sua placida bellezza. Unica nel suo genere, la pagoda del Kongo Sanmai-in è una delle ultime rappresentanti dello stile Tahoto, caduto in disuso dopo l’epoca Heian. Costruita su due piani, con il tetto inferiore ricurvo alle estremità e il tetto superiore a forma piramidale, è interamente costituita di legno di hinoki. All’interno della grande sala, Aoki scorge le statue lignee che rappresentano i cinque buddha della saggezza (dhyani bouddha), e un hibutsu (buddha segreto). Alla loro destra, sorge il salone della pittura dalle fusuma ornate con decorazioni floreali su fondo dorato. Al centro di questo posto senza tempo, davanti alla statua centrale che torreggia nell'abside, una Tigre del Kai seduta a gambe incrociate sembra darti le spalle, apparentemente assorta nella meditazione. “Vieni.” ti viene intimato dopo qualche istante. La sua voce rimbomba negli antri ancestrali del tempio, ma il daimyo non sembra nemmeno voltarsi. “Siedi assieme a me.”
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Atto I - Tensioni a Shinano
Aoki si mette in fila come da ordini, ma il suo sguardo non vaga a lungo tra i nuovi ospiti. Come le prime figure cavalcano le soglie del tempio, i monaci crollano in ginocchio, faccia a terra, senza nemmeno osare sollevare lo sguardo. In testa alla coorte di cavalieri cremisi, un uomo con le sembianze di demone guida il corteo. Si tratta di una figura imponente persino tra gli uomini dell'Occidente, la cui sola presenza fa correre un brivido lungo la schiena del giovane nanbanjin. Un haori scarlatto copre grossi spallacci di acciaio temprato, il cuoio è riccamente decorato da colori roboanti dove il rosso, l'oro e il turchese fanno da padroni assoluti. Una criniera bianca esplode dal retro del kabuto quasi fosse la chioma di uno yokai selvaggio, coronando un maedate in oro zecchino recante il simbolo del clan. Occhi impassibili scrutano dietro i lineamenti demoniaci della maschera, uno sguardo che nessuno ha la temerarietà di incontrare. Aoki Shigeuji non ha mai visto quell'uomo eppure scopre di sapere bene che cosa aveva appena varcato la soglia del tempio. La Tigre del Kai, Takeda Shingen, non aveva mai avuto bisogno di presentazioni. Il sojo Inata inspira profondamente. Sembra mettere su la sua migliore faccia da lacchè, poi avanza in un gesto conciliante. Spiccica quindi qualche parola di circostanza, su quale onore sia avere il signore del clan fra le sue mura e a cosa deve la fausta occasione. Il discorso ha vita breve. Il daimyo si toglie la maschera… ...e l’occhiata che rivolge al monaco basta a congelargli la lingua. Inebetito il sojo si fa da parte, mentre il sovrano passa oltre senza più degnarlo di uno sguardo. Non è la prima volta che il daimyo onora il tempio Hirokuji della sua presenza, Aoki aveva sentito di un’altra visita recente, il giorno del funerale del suo pianto maestro. Morisawa Hiroshi No Kami era stato uno dei pochissimi uomini ad avere pubblicamente la stima della Tigre e fu lo stesso monaco che gli fece prendere i voti. Le voci narrano che Shingen abbia vegliato tre giorni e tre notti sul corpo del defunto amico, prima dare l’ultimo saluto. Ovviamente Shigeuji non aveva partecipato alla cerimonia, Inata lo aveva fatto assegnare a qualche lavoro di circostanza, sancendo così l’inizio del nuovo trattamento riservato allo straniero. Lo squadrone di cavalieri passa oltre, muto come il loro comandante prima di smontare e lasciare che i monaci si occupino di portare i cavalli nelle stalle locali. Aoki sta per fare lo stesso, ma viene fermato. Un membro della guarnigione, che non è ancora smontato da cavallo, gli si para davanti. Una voce baritonale esce dal kabuto mascherato, apostrofandolo con cortesia marziale. “Il mio nome è Maeda Keishi, cavaliere del sangue di Takeda Shingen. Siete Shigeuki-dono, vero?”
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Atto I - Tensioni a Shinano
Novantatreesimo anno Sengoku Jidai (1560 d.C.), Nono giorno di Utsuki - Provincia di Kai, Tempio Hirokuji. E' detto comune che cinquanta anni di vita sono lunghi quanto un sogno, ma nessuno mai spiega quanto doloroso possa essere il risveglio. Aoki Shigeuji aveva iniziato a sognare tardi, a migliaia di ri dal suo luogo natale, su coste aliene e sconosciute che non potevano far altro che considerarlo altrettanto. Eppure, proprio in quel mondo straniero, la sua indole aveva trovato quella pace unica del sapersi a casa, in una comunità che aveva saputo sostituire la svilente routine cristiana con gli aromi e l'eleganza del lontano Oriente. Ma nessun sogno è perfetto e Aoki già era giunto al suo secondo risveglio, ormai: il primo, tre anni addietro, quando i fuochi della guerra avevano minacciato l'Echizen. Era stato costretto a partire, lasciandosi alle spalle chi lo aveva accolto e istruito, per proferire parole dove non sarebbero state ascoltate e soggiornare non voluto in un posto che non gli apparteneva. Relegato in un tempio lontano dalla capitale, Shigeuji era stato costretto a vivere come la nuova fede gli comandava, in isolamento assieme a coloro che al mondo vi avevano rinunciato per davvero. Ma proprio quando la malinconia del Vecchio Mondo pareva raggiungerlo persino sulle sponde nipponiche, egli conobbe la persona che diede inizio al secondo sogno. Morisawa Hiroshi No Kami, sojo di Hirokuji, lo aveva accolto come un figlio, dove altri in quella provincia sconosciuta avevano deriso le sue origini e ridicoleggiato la sua presunzione di potersi emancipare. Sotto la sua guida eccelsa, Aoki ha avuto modo di dare alla sua vita una nuova direzione, attraverso la via del Buddha e della meditazione. Essere lo studente prediletto di un Maestro dalla fama leggendaria aveva però un suo prezzo. L’attenzione di uomo sapiente e illuminato, riverito perfino dalla Tigre del Kai, era un privilegio da molti agognato e aveva causato l'invidia di una quantità di residenti al tempio, ma nessuno si era mai permesso di esternare alcunché sotto lo sguardo vigile, seppur accomodante del sojo. Ora, tre inverni più tardi, anche quest'ultima guida era venuta meno. Il suo viso bonario o l'inseparabile piccola volpe che aveva al seguito erano spariti nelle trame nel passato, esattamente come aveva fatto la sua routine. Non più meditazioni nelle ore mattutine e studi filosofici sulla veranda al tramonto: il nuovo sojo, Inata, dal basso del suo rancore abissale aveva trovato in lui una vera e propria vocazione per la pulizia delle latrine, perché i compiti più umili gli temprassero nello spirito le virtù del Buddha. L’abate del resto non aveva più tempo per certe cose, troppo occupato nel far valere la nuova posizione e a confermare agli occhi di uomini e kami di come nulla avesse capito di cosa la veste che portava significasse realmente. Tre mesi erano seguiti: novanta lunghissimi giorni di angherie, umiliazioni e nessun contatto con l'esterno, persino quelli epistolari gli amici nell'Echizen avevano cessato di colpo. Ma, ancora una volta, le cose erano destinate a cambiare… C’è una leggera brezza quando il gong suona l’ora minore del drago (7am). Un Aoki assorto nel suo compito sente nell’aria il rumore di zoccoli in avvicinamento e nei passi febbrili dei monaci intorno a lui il sapore della novità. Qualcosa sta per accadere, ma difficilmente lo può riguardare. Si sorprende infatti, quando sente la presa ferma del sojo prenderlo per una spalla e trascinarlo sgraziatamente assieme agli altri verso i cancelli torii. A salire i 168 gradini, il giovane monaco scorge venti uomini in armatura scarlatta, recanti il sigillo dei signori dei cavalli… “Mettiti in riga.” sibila Inata, degnando il nanbanjin convertito di un’occhiata sprezzante. “Farai meglio a ricordarti il tuo posto.”
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House Rules e Schede Personaggio
House Rules 1) Non c'è alcun incremento del danno fatto con un'arma oltre la propria DC. Al contrario per applicare la DC di un'arma bisogna avere almeno un punteggio di STR pari a quel valore. In caso contrario si applicherà una DC pari alla forza. Es: Kotaro Minkiabbau ha Str 4 e attacca con una katana (DC 4) sua moglie Astucazzu Makie perché non ha pulito bene la cucina e si ostina a dire che è meglio votare PD o Lega Nord. Nel caso la colpisca (e la colpisce perché nel mio mondo la giustizia divina esiste), farà quindi 4D6 danni. Se avesse avuto STR 5, ne avrebbe fatti sempre 4D6, mentre se avesse avuto STR 3 ne avrebbe fatti solo 3D6. Con Str 2 ne avrebbe fatti solo 2d6 e così via. 2) Se invece si possiede un punteggio di STR minore di quella minima richiesta da un'arma si otterranno delle penalità al tiro per colpire: -1 se si ha un punteggio di STR inferiore di un punto rispetto al prerequisito, -3 se di due punti minore, -6 se di 3 punti minore, -10 se di quattro punti minore e così via. 3) Le armature valgono come damage reduction e vengono calcolate i tre quarti del valore espresso dal libro arrotondati per difetto. 4) Per dare l'idea che tutto si svolge in pochissimi istanti durante un combattimento, PRIMA si dichiarano le intenzioni e poi si tira l'iniziativa, e come va va! 5) Inoltre per me i Tanto hanno DC 2 e le Nodachi AW -1. Schede Personaggio Rodrigo: https://docs.google.com/document/d/1A4rGVvctgnL8TedPx6yM6bWuExNRsZ44WXDSZ2Q1DuM/edit Giorgio: https://docs.google.com/document/d/1QSIdf_lwVixxdO8SCyZEvG4rRvfeFsXnV4c8vThu9KA/edit Shigeuji Aoki: https://docs.google.com/document/d/1kJZx__g9Eci4PYw6QOonFPt1iR4LRw8K3prH84rNMck/edit Regole di Narrazione Testo in terza persona, tempo presente. Prove, metagame, discorsi al master vanno in spoiler. Niente grassetti per dialoghi o strane formattazioni, le virgolette ("") bastano e avanzano.