L'idea del paladino è quella del cavaliere senza macchia. IMHO adatta a un gioco eroico e fiabesco dove bene e male siano privi di sottigliezza, e naturalmente il party stesso funziona quando ricalca degli archetipi adatti. Non è necessario che tutti siano buoni e collaborativi; l'importante è che si accetti il conflitto che ne potrebbe venir fuori, che insomma tutti i giocatori siano d'accordo su uno stile melodrammatico dritto in faccia.
Se si introduce qualche sottigliezza o "addirittura" 😄 un approfondimento di teologia e etica, diventa dura giocare il paladino, almeno nella sua versione archetipica. Per dargli senso in questo contesto probabilmente bisogna essere disponibili al conflitto interiore e a far sì che la parabola stessa del PG sia una qualche metafora sull'etica. Anche in questo caso, se siamo tutti d'accordo ne verrà fuori un gran divertimento - il conflitto sarà una parte importante di questo divertimento. Penso ad esempio a Sir Barristan Selmy.
I problemi sorgono quando non c'è accordo tra i giocatori sul tono del gioco e sul tipo di moralità rappresentata. Peggio ancora quando il giocatore dà al suo paladino delle vaghe idee di giustizia sociale prese di peso dalla cultura pop e del tutto estranee all'idea del mondo di gioco condivisa dagli altri giocatori. E' lo stesso problema del druido vegetariano che spiega come la carne faccia aumentare il colesterolo e come l'intestino umano ha un'evidente filogenesi frugivora e impedisce agli altri PG di organizzare un barbecue.