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Capitolo 22: Tanto tempo fa... In una galassia lontana lontana...


Kursk

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GIORNO 238: TANTO TEMPO FA...

È passato molto tempo da quando i nostri eroi si sono conosciuti ed hanno accettato la loro prima missione come “gruppo”; quel relitto nei pressi del pianeta Ithor ormai è lontano e gli eventi hanno diviso e cambiato i nostri eroi. Cosa riserverà ora per loro il destino (o lo spacemaster)?

Tutto ricomincia su Tatooine dove, mentre i quattro (più una) “cacciatori di taglie” sono ancora in hyperdrive alla volta del pianeta, Paul viene coinvolto in un “problema imperiale”.

I soli splendono alti nel cielo ed il nostro jedi, svegliatosi da poco dopo un addestramento notturno si ritrova da solo. Ha delle commissioni da fare in città (Mos Esley) per conto dell'amico Ben e non perde tempo... si veste, prende la sua fida spada laser (ben nascosta dalle pieghe della tunica e del mantello) e si incammina fuori di casa.

Uscendo dalla casa del vecchio Ben, il nostro jedi si trova circondato da ben otto trooper che lo dichiarano in arresto semplicemente in quanto “conoscente di Ben”; a nulla valgono i trucchi mentali che Paul prova a mettere in atto, gli avversari sono troppi e più di uno non si fa trarre in inganno.

L’uomo viene trascinato in un hangar di Mos Esley dove due inquisitori imperiali lo tempestano di domande sulla sua vita, sul suo rapporto con Ben e su qualsiasi cosa frulli loro in testa. Il colloquio, anche se non proprio amichevole, potrebbe anche andare bene per il povero Paul se non avesse la malsana idea di dire il suo vero nome; infatti non appena i due inquisitori si rendono conto della taglia sulla sua testa (e soprattutto della motivazione – “presunto jedi”) decidono di trasportarlo su uno star destroyer in orbita attorno al pianeta dove sarà sottoposto ad un nuovo interrogatorio da parte del “capitano”.

Dopo un breve viaggio in navetta il buon Paul si ritrova in una nuova cella a bordo di uno “star destroyer” in orbita, e lì viene rinchiuso; non appena è da solo prova a saggiare con la spada laser (nessuno lo ha perquisito) la resistenza delle pareti e della porta della cella: niente da fare tutto sembra troppo resistente. Non resta che attendere gli interrogatori.

GIORNI 239 – 240: IN ATTESA.

Due giorni di attesa… per tutti.

Paul resta in cella con poco cibo, poco sonno, pochi contatti umani ed un solo colloquio/interrogatorio con i suoi carcerieri. Durante uno dei colloqui la sua spada laser viene sequestrata.

Gli altri sono in hyperdrive alla volta di Tatooine; durante il volo Nova ed Hope fanno degli strani sogni premonitori sul destino di Paul.

GIORNO 241: NOVITA’.

Mentre il gruppo arriva su Tatooine alla ricerca di un modo per avere i crediti guadagnati con la cattura del baro, Paul si trova coinvolto in un nuovo pericoloso interrogatorio.

Lasciati Geego-Gin e Nova sulla Exxodus per sicurezza (meglio essere pronti a partire “al volo”), gli altri scendono per cercare soldi e notizie (anche sul loro ex compagno di viaggio disperso).

Ci vuole tutta l’abilità del jawas sia a parole sia con le pistole per ottenere i contati giusti per incassare la taglia. Dapprima un “bruto” si pone sulla strada del gruppo ed impedisce chiacchiere utili con il barista del caso: nessun problema, un colpo di blaster ed il bruto è morto (ora bisognerà disfarsi del cadevere).

Tuttavia sembra che anche questo genere di "incontri" possa aprire qualche porta speciale in questo mondo di frontiera.

Prima i nostri eroi riescono ad incontrare un “burocrate” al servizio degli Hutt e di conseguenza ritirano la taglia. Subito dopo investono parte della taglia per mantenere buoni rapporti con lo stesso burocrate in cambio di informazioni preferenziali su alcune taglie (tra cui quella su Paul), venendo così a scoprire che il vecchio jedi è stato catturato dagli imperiali.

Dopodiché, in un altro locale, il piccolo jawas diventa di nuovo protagonista sfoderando tutto il suo fascino per sfruttare una procace e disinibita cameriera per riuscire a fare quattro chiacchiere in sicurezza con un rodian (chiamato Shogo) dall'aspetto pericoloso. Una volta intavolato un discorso scoprono che anche Shogo è al servizio degli Hutt; il rodian quindi ha tutto il tempo di raccontare ai nostri eroi alcuni ultimi brutti accadimenti avvenuti sul pianeta di recente (ad esempio lo sterminio di un gruppo di mercanti jawas).

Alla fine vengono a sapere che per sbarazzarsi dell’ingombrante cadavere causato da Jere Mee Kohlson nella breve sparatopria nella prima locanda, basta contattare (e pagare) Spork: un gamorrean che gestisce l’inceneritore di Mos Esley.

Nel frattempo tra le stelle…

Paul viene finalmente prelevato dalla sua cella per il colloquio con il comandante. Viene condotto sotto scorta in una strana sala completamente bianca arredata solo con un grande tavolo e due sedie. Paul entra appena e la porta si chiude alle sue spalle.

Qualche minuto di attesa… a Paul sembra un’eternità.

All’improvviso una porta si apre sul fianco della stanza (Paul è talmente agitato che non ne aveva nemmeno notato l’esistenza) e…

FFFFFF-WOSH!

FFFFFF-WOSH!

Un umano molto alto (circa due metri) vestito di nero e con una vistosa armatura che sembra, almeno in parte, robotica entra nella sala e comincia subito ad interrogare con foga il malcapitato Paul.

Ebbene sì! È proprio il simpaticissimo Darth vader.

Le risposte del nostro jedi non lo convincono sebbene continui a negare di essere uno jedi con tutte le sue forze. A questo si aggiunga l'infelice frase "I jedi sono solo feccia!" pronunciata come ultimo tentativo di scagionarsi. (NdSM: :banghead: )

L’interrogatorio non è lungo ma è faticoso per il nostro eroe tant’è che alla fine sviene (o meglio viene stordito dal suo interlocutore).

GIORNO 245: UN BRUSCO RISVEGLIO.

Paul si risveglia in una nuova cella. Anche questa è grigia e senza finestre ma le sensazioni che arrivano al nostro eroe sono diverse: si sente “solo e lontano” ed anche i suoni e le “vibrazioni” che gli giungono dalla nuova prigione gli suonano strani: non crede più di essere su uno star destroyer, ma non ha la più pallida idea di dove può trovarsi.

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