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Tolman

Circolo degli Antichi
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Messaggi inviato da Tolman

  1. Non ti rendi conto di quanto ho dovuto faticare per far entrare nella zucca di una paio di studentelle che:

    a)nel Cenacolo il personaggio accanto al Cristo è S. Giovanni, non la Maddalena;

    B) quella fantomatica "mano in più" con il coltello è solo la destra di S. Pietro.

    E solo perché, nella loro gagliarda insipienza, davano retta a Brown!

    Comunque il tuo resoconto mi dà speranza, almeno per tua sorella più piccola. Chi legge Orwell difficilmente cede alla Meyer o a Moccia (maledetti entrambi).

  2. ma non quello che dice su Leonardo o sul Cenacolo. Comunque, più che di tradizioni cristiane, io parlerei di teorie complottistiche di matrice absburgica (basti pensare al motivo per cui Sauniere era stato spedito a Rennes-le-Chateau, e ai ricchi quattrini che aveva ottenuto dai circoli monarchici) miste a bufalate alla Giacobbo. Ma tornerei a parlare degli eredi di Gary Glitter. Diceva, a suo tempo, Gamberetta (ragazza che ammiro tantissimo): "Se vedessi la Meyer appesa per i polpastrelli al cornicione di un palazzo, le schiaccerei le dita". Ed argomentava questo desiderio omicida con una chiara disamina di Twilight (aargh! Ho pronunciato quel nome!), ovvero un libro con personaggi piatti, che fanno quello che fanno (molto poco, in verità) solo perché l'autrice ha deciso così, senza una motivazione interna, ed in cui fondamentalmente per centinaia di pagine non succede assolutamente nulla, eccetto i vaneggiamenti di una ragazzina lobotomizzata incentrati sulla perfezione (incessantemente enunciata, mai spiegata) del suo bel vampiro ignavo e luccicante, oltre che stalker con la morale di un mormone, ed i resoconti dei loro noiosissimi appuntamenti. Se cose del genere fanno sognare le ragazzine, stiamo messi maluccio.

  3. Mia opinione:

    la persona che non legge, che la ritiene una perdita di tempo, etc. può ritrovarsi, anche per caso, a prendere in mano un libro. Oltrettutto è molto più probabile che tale persona non legga semplicemente perché non acquista libri, che per partito preso. A meno che non sia un filisteo assoluto propugnantore dell'analfabetismo, un libro, anche solo a capitoletti in fascicolo, glielo si può, con un po' di buona volontà, far leggere. In fondo, quel minimo di senso di colpa che uno prova dopo aver rigettato la lettura può essere sfruttato per convincerlo a prendere in mano un libro, poco per volta. Ed essendo questa persona del tutto scevra di pregiudizi particolari (in fondo dice che tutti i libri gli fanno schifo, no?) l'educazione al piacere della lettura potrà partire con materiale di buona qualità. È un lavoro lento, ma può funzionare. Oltretutto si tratta quasi sempre di casi limite, perlopiù gente scioccata dalla scuola, che magari da piccola è stata costretta alla lettura forzata. Ed è comunque recuperabile. In fondo, l'essere umano è per sua natura curioso, e si nutre di storie quanto di cibo.

    Invece, chi si è abituato a leggere porcherie questa fame di storie l'ha già saziata, e non si sente in colpa. In realtà si tratta dello stesso tipo di persone, che hanno passo un passo in più... ma nella direzione sbagliata. No si può far leva sull'orgoglio o sull'accusa di ignoranza, perché loro sono, in buona fede, convinti di essere già dei cultori della lettura. Il pattume librario fa loro da alibi ed annulla il loro buongusto, come il cibo-spazzatura riempie lo stomaco ed azzera le papille gustative.

  4. Visto che, giustamente, non possiamo intasare una discussione semiseria di gioco con discorsi letterari, mi sono preso la libertà di aprirne una in questa sezione. Se già qualcosa del genere esisteva sperduto in qualche angoletto buio del forum, chiedo venia.

    Ma torniamo a bomba.

    Il personaggio del vampiro con sprazzi di umanità e di sofferenza per la sua condizione non è un'invenzione della Meyer. Anzi. ha dietro di sé almeno 34 anni, con la pubblicazione di "intervista col vampiro" di Anne Rice. E forse anche di più, se si considera che anche Varney il vampiro (Preskett-Priest/Rymer, metà dell'ottocento) ogni tanto pare che si dolga della sua condizione. Quindi quello che ha fatto la Meyer è solo l'ennesima rifrittura. O forse qualcosa di nuovo l'ha fatto. Già, ha trasformato l'angoscia di un essere condannato ad una non-vita nella classica teen angst di migliaia di altri romanzetti per adolescenti. I vampiri glitterosi sono solo una declinazione pseudo-horror del classico "bel tenebroso" che non è mai passato di moda dall'epoca del giovane Werther, ma che dico, di Amleto. Con la differenza che questo nuovo "bel tenebroso" è un bamboccio imbelle buono solo a farsi *** mentali, e la sua bella una scimunita. In pratica, due esempi stereotipati del peggior modello di adolescente immaginabile. Spiderman (che in realtà tanto stereotipato non è, è il primo esempio di "supereroe con superproblemi") è mille volte più credibile, anche se si arrampica sui grattacieli. Batman, con la sua sete di vendetta sublimata, idem. Come modelli letterari sono lontani anni luce. Non sto nemmeno a esaminare personaggi come gli X-men, o gli (anti)eroi di Alan Moore. Il confronto sarebbe troppo impari.

    Un'ultima considerazione. I romanzi della Meyer non sono importanti perché letti. Sono dannosi. L'abitudine alle buone letture è come un esercizio fisico. Se un atleta si abitua fin dall'inizio a fare un movimento sbagliato, sarà molto difficile che impari a fare quello giusto. Lo dicevano anche i maestri di musica greci, che prendevano il doppio dagli allievi che avevano avuto altri insegnanti, per lo sforzo di togliere loro le cattive abitudini apprese. Allo stesso modo, un adolescente che si abitua a leggere pattume non passerà automaticamente a leggere Kafka o Maupassant, tenderà invece a restare ad un livello di lettura infimo, a meno che non venga rieducato alle buone letture, ed è dura. Lo dico come insegnante, che ha dovuto combattere per togliere dalla mente dei suoi studenti le fesserie pseudoleonardesche di Dan Brown (altro bel tomo che prenderei volentieri a schiaffi). Gli adolescenti sono di bocca buona e non hanno ancora sviluppato del tutto lo spirito critico, proprio per questo ritengo che far loro ingurgitare del letame con la scusa "almeno leggono" sia criminale. A quel punto meglio che non leggano proprio.

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  5. Pratchett, Pratchett, Pratchett. In trentasei libri autoconclusivi (è così che vanno scritti, 'orco mondo, non in saghe interminabili!) non ha mai perso un colpo. È esilarante, oltre che geniale. In lingua originale più che mai.

    Vedo difficile la conclusione della Ruota del Tempo... l'autore mi risulta sia morto. E se non si dà una mossa pure G.R.R.R. Martin potrebbe lasciarci senza finire le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, maledetto vecchio panzone, se solo non fosse così bravo...

    Paolini è un plagiario con le idee confuse. Non va incoraggiato. E nemmeno gli italiani, escluse pochissime lodevoli eccezioni (chiedete a Zwei, colleziona fantatrash, conosce tutti i libri da non leggere, e di conseguenza, per esclusione, quelli leggibili). Va da sé che fra queste eccezioni non sono contemplate né la Strazzulla né la Troisi.

  6. via, un po' è migliorata. Ora si azzarda addirittura ad usarne termini quali "adontare" trattando con Enrico, gli risponde con ironia e sarcasmo, lo psicanalizza senza pietà, gli fa da contraltare morale. Del resto lo stesso Enrico, da semplice talpa miope, un po' frustrata, compagnona e provinciale, è diventato un vile intrallazzatore con le mani in pasta dovunque, nevrastenico, paranoico e megalomane. E pure erotomane, anche se la sua fissa per la signorina Silvietta risale a vecchia data.

    Ci sono due strisce che evidenziano il cambiamento: in entrambe Enrico, tornando affamato dal lavoro, chiede cosa ci sia per cena. Nella più vecchia Cesira risponde garrula "Kofta Punjabi!" e poi viene fuori che la ricetta l'ha rifatta con ingredienti caserecci, e quindi somiglia al vero Kofta Punjabi quando Michael Jackson somigliava a Nelson Mandela. In quella più recente risponde "lo sai benissimo, imbecille." E risulta poi che Enrico, in un raptus di follia cinefila, si è comprato un barattolo grande di popcorn, che occupa mezza cucina. E ora gli tocca mangiarselo tutto.

  7. Premetto una cosa: il film non l'ho visto, anche perchè dalle mie parti nemmeno lo davano al cinema. Quindi posso commentare solo sugli stralci recepiti in giro e sui racconti originali, che invece ho letto.

    Mi pare molto, molto strano che un idividuo come Solomon Kane, nato e cresciuto nell'Inghilterra protestante, si richiuda in un monastero, che è tipicamente un'istituzione cattolica, e quindi "papista". All'epoca una commistione del genere sarebbe stata quasi inconcepibile, i due fronti si guardavano costantemente in cagnesco, e puritani e calvinisti in particolare detestavano tutto ciò che avesse a che fare con Roma. Concordo con chi parlava di "dannazione o salvezza a prescindere dalle opere" che è uno dei punti fondamentali della dottrina della predestinazione tipica della mentalità protestante e puritana cui appartiene Kane. I Templari appartengono ad una diversa dottrina e ad un'altra epoca. A questo punto però mi domando che storia si siano inventati per metterci Solomon Kane, che nelle storie di R.E. Howard è fondamentalmente un sociopatico con manie religiose che se ne va in giro per il mondo a fare il Don Chisciotte armato pesantemente, ammazzando bucanieri, schiavisti, vampiri, lupi mannari, uomini uccello, assiri redivivi, zombie e tutto l'armamentario tipico del romanzo pulp d'avventura anni '30. Ed il tutto senza mai mettere minimamente in dubbio il fatto di essere nel giusto, anche i suoi dubbi sul fatto di farsi aiutare da un bokor africano vengono immediatamente tacitati dai risultati. Ma quello del film è davvero Solomon Kane o solo un omonimo? Lo chiedo a chi ha visto il film e ha letto i racconti.

    A proposito: John Constantine, così com'è stato concepito, è un bastardo con pochissimi principi morali, quindi dargli addosso perché cerca fino all'ultimo di fare i propri interessi è come lamentarsi se un Caotico Neutrale non aiuta gratis le vecchine ad attraversare la strada.

  8. Questa volta niente roba ruolistica, a meno che qualcuno non abbia voglia di interpretare una ragazzina viziata e scontrosa di dodici anni nell'Inghilterra dei primi del Novecento... Avevo voglia di sperimentare un po' l'ultima versione di ArtRage. Che secondo me è uno spettacolo, per inciso.

    misselthwaithe2.jpg

    Per la cronaca, la ragazzina in questione si chiama Mary Lennox, ed è una dei protagonisti del "Giardino Segreto" di Frances Hodgson Burnett. Sì, quella del Piccolo Lord.

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