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esahettr

Circolo degli Antichi
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Messaggi inviato da esahettr

  1. Kirsten

    Gli occhi di nessuno, gli occhi di nessuno;

    e i fratelli maggiori dispersi vecchi

    verbi uomini amari urlati ed

    esauriti negli zigomi delle loro madri infedeli

    per quell'unico istante di giustizia di vite

    come case scricchiolanti irrimediabilmente

    stritolate dalla notte senza ore.

    Il dopobarba di papa';

    quanto era alto! Le corse

    in montagna la resina le ragazze

    di un tempo quando piangevano per

    un bacio perche' e' gia' ora di tornare

    a casa per amore perche' erano brutte e

    mio padre mio padre che spegneva la candela

    con un soffio dolce, come per scusarsi,

    e poi la notte, amen.

  2. Ho adorato la trilogia al punto di rileggerla 5 volte (e, quest'inverno - che' questi son libri da buio alle cinque e alberi senza foglie e neve - una sesta rilettura in lingua originale non me la toglie nessuno). Avevo anche aperto un topic a riguardo un paio d'anni fa. il mio nickname viene da questa storia.

    Il film mi ha indignato. Non so proprio se andro' a vedere i prossimi (cioe', certo che andro', ma e' per farvi capire il giramento che mi viene a parlarne).

  3. Viaggiavo l'aria gelida,

    gli empty stores,

    vuoto grigio senza vederlo,

    occhi che serrano il cielo d'erba

    alla finestra, nel sudore

    dolce delle barbe.

    Sgrano un dollaro fra le dita,

    gli occhi pomi maturi

    fingendo di piangere,

    fingendo di essere altrove.

    Non funziona se sputi

    nel limbo che il cuore abbia denti:

    tetri e gelidi i tempi

    i passi umidi, che le sbarre smussano

    contro il cuscino. I camion

    di burro, e' l'alba; nubi

    inesistenti. Ti chiedo le case

    soffuse perche' sono cresciuto.

    E alle palpebre, a liberta'

    minuscole, a sillabe

    che sono larve ridero' col mondo

    le mie viscere di gorgo,

    aggrappato a quei giorni d'insalata marcia: e

    il mondo si slabbrera' ridendo.

  4. A chi viene, a chi va...

    Ai pomeriggi smaglianti e alle notti livide...

    Il suonatore Jones - Fabrizio De Andrè

    In un vortice di polvere

    gli altri vedevan siccità,

    a me ricordava

    la gonna di Jenny

    in un ballo di tanti anni fa.

    Sentivo la mia terra

    vibrare di suoni, era il mio cuore

    e allora perché coltivarla ancora,

    come pensarla migliore.

    Libertà l'ho vista dormire

    nei campi coltivati

    a cielo e denaro,

    a cielo ed amore,

    protetta da un filo spinato.

    Libertà l'ho vista svegliarsi

    ogni volta che ho suonato

    per un fruscio di ragazze

    a un ballo,

    per un compagno ubriaco.

    E poi se la gente sa,

    e la gente lo sa che sai suonare,

    suonare ti tocca

    per tutta la vita

    e ti piace lasciarti ascoltare.

    Finii con i campi alle ortiche

    finii con un flauto spezzato

    e un ridere rauco

    ricordi tanti

    e nemmeno un rimpianto.

  5. Per colpa di quel mona di Aerys che vuol farmi piangere, prima di partire mi sa che una fotina ve la devo mandare. Non l'avevo mai fatto - un po' per pigrizia: un cellulare che fa le foto ce l'ho da giugno e praticamente ancora non ne ho fatta una; un po' perchè il mio cervello è a compartimenti stagni e a volte ho la sensazione che ciò che è virtuale è giusto che così rimanga: pippe. Probabilmente ormai pensate quasi tutti che soffra di qualche inguardabile menomazione fisica... In effetti... :-D

    Queste due le ha fatte una mia amica (che compare anche nella seconda foto: la terza ragazza da sinistra) in gita a York. Erano i primi di marzo. Dell'ultimo periodo ne ho davvero pochissime, così ho scelto 'ste due.

    In questa ci siamo io (sono quello non-biondo) e il mio amico Max. Dalla foto si evince che ce l'abbiano fatta in pullman, ma io proprrio non me la ricordo.

    http://img369.imageshack.us/my.php?image=y1piveqrmjvlbch5yn3lrtyjp9.jpg

    Qui invece serata downtown. Io sono il primo maschio a destra.

    http://img356.imageshack.us/my.php?image=y1pudipvjebn0xwajhpbcpqtv4.jpg

    L'altro ieri sera. Io sono quello dall'aria distinta e con la maglietta azzurra.

    http://img172.imageshack.us/my.php?image=y1ptgzsmeftdbtw5jqpu7vwyo5.jpg

    Vi lascio con l'epilogo della prima festa di Bailo. Quello sono io.

    http://img180.imageshack.us/my.php?image=y1pyyqxk1vwgw1tid4bsmxchr4.jpg

    Attendo la mia dose di 'gava', ora... :-p

  6. Questo è l'incubo per cui tutti hanno pagato,

    giarrettiera di punti impossibili

    dove tutto è esaudito.

    Mostrami il rumore dei ricordi

    nascond-insegui la stele dei singulti.

    Le mosche intoccabili sul ciglio si accendono.

    Parliamo per ore di gente che non esiste.

    Saprai soccorrere

    i miei occhi colpevoli,

    quando ogni teschio verrà giudicato -

    credo - per l'intensità

    della sua incandescenza?

    Là c'è un fiammifero acceso in eterno,

    ogni cosa è impossibile,

    sono belle le notti cobalto

    e nel gesto satanico della bottiglia

    una colomba che veglia gli insonni.

    Ieri ho visto il Padre

    sommergere il mondo

    con manciate di pianto gelato.

    I futuri, nei bozzoli,

    son vizzi e ammuffiti.

    (Cristianamente - disse

    carezzandole i capelli ossigenati).

    Nessuno sopravvisse

    alla propria nudità.

    I nostri passi bambini nel tempo,

    candela demente. Il riso

    infinito dei baratri;

    il mio nome nel fiume di fuoco,

    come un numero sempre mancante.

    (Ma tagliare quella pizza convulsa. Eredi.)

    Brinda alla notte attutita:

    serpenti commossi

    morderemo la gente.

    Cresceremo figli tragici

    per guardarli decomporre,

    uccelli migratori.

    Nel lungo esilio dell'infanzia

    stretti in un guscio di noce

    ridemmo blu.

    (Mio Dio - non sono

    mai riuscito a commuoverti).

    Cercateci in un'ombra come una ballata dolente,

    nel vagito d'orrore dei giorni. Bocca

    che sogna di bere

    (la morte), corpo che freme

    nell'erba di sperma, muro di mani

    che non si toccano.

    Cuore tetragono

    postumo

    blues.

  7. Dispiace anche a me. Ci sono cresciuto, con Superquark.

    Mi ricordo che quando ero proprio piccolo piccolo potevo guardare solo il primo servizio (che due volte su tre riguardava il complesso rapporto leoni-antilopi nel parco del Serengeti :-D), e poi c'era il commento di Mainardi, l'entomologo con la r moscia...

    Vabè...

  8. un matrimonio

    io e mio padre

    sudando i vestiti scuri

    nel sole di paese

    mia madre tirata

    come una trentenne

    soffoca i tacchi nell'asfalto fuso

    e dopo la salita l'attesa

    della sposa fuori dalla chiesa

    in rovina per colpa del pd

    il fiato marcio degli sconosciuti

    la paura dietro i sorrisi

    sono l'unico senza cravatta

    tranne un cretino di arredatore pisano

    e mia zia robbosa di tranquillanti

    gli occhi vuoti commossi

    come una tortora zoppa si aggrappa

    a quel suo marito padrone gentile

    fascista kitsch con un immenso cuore

    che ha sposato a vent'anni

    per fuggir dalla madre

    dentro la chiesa

    è una povera chiesa consunta

    da cent'anni di comunisti e perdono

    e come conviene

    la sposa arriva in ritardo

    in un turbine di campane

    trasfigurata dal vestito bianco

    vergine come prima del verbo il cielo

    dodici anni nel suo averne trenta

    e sua madre con un cappotto rosa osceno

    untuoso e idealista

    un prete venuto da varese

    benedice il dolore

    e negando nietzsche

    ritorna al dio-tutto

    mia madre legge san paolo

    e l'annamaria massacra il vangelo

    (gli uomini e il tempo ti pioveranno addosso, biondo:

    ama i bastardi che ti ammazzan di botte

    marchiali a fuoco

    quei loro cuori minuscoli

    perchè ancor più piccolo è il tuo)

    sono ancora potenti

    le vecchie preghiere

    se dette all'unisono

    mano nella mano

    fanno ancora vibrare

    le formule arcane

    il mondo fino alla radice

    io e mio padre, gli atei

    pietre nel torrente

    piangiamo in silenzio

    perchè la vita senza mantra

    è solitudine e l'estate

    un morto futuro

    e gli sposi davanti all'altare

    gli sposi in ginocchio

    in questa casa dell'uomo in ginocchio

    fra queste mura di pianto dolente

    mio cugino lo sposo

    che diceva di non essere nervoso

    che ha vissuto a new york

    e lavora a zurigo

    fa sì con la testa

    a ogni frase del prete

    prima che il prete

    abbia finito di dirla

    il coro incendia un alleluia

    per l’antico mistero del sangue

    guardo le vecchie appassite

    che con labbra spossate

    prendono l'ostia dalla mano del prete

    senza toccarla

    guardando gli sposi

    con un misto d’invidia e speranza

    pensando all'odore di giugno

    negli anni sessanta

    scambio di anelli

    giuramento

    (giuro

    ruberemo il costato al salvatore

    per dare l'oro ai poveri)

    e intanto le offerte

    mio padre buon'anima

    che dà un cinquantone

    la nostra chiesa così povera

    dice il vecchio parroco

    - nessuno lo ascolta -

    speriamo che il signore ci dia i soldi

    ma è già bella così

    in un pioggia di riso

    il sagrato pieno di americani e lombardi

    il sagrato brillante di flash

    come un unico fiore

    fatto di mille fiori

    zoppi per il troppo sole

  9. A Gid, questa.

    Dormono Sulla Collina - Fabrizio De Andrè

    Dove se n'è andato Elmer

    che di febbre si lasciò morire

    Dov'è Herman bruciato in miniera.

    Dove sono Bert e Tom

    il primo ucciso in una rissa

    e l'altro che uscì già morto di galera.

    E cosa ne sarà di Charley

    che cadde mentre lavorava

    dal ponte volò e volò sulla strada.

    Dormono, dormono sulla collina

    dormono, dormono sulla collina.

    Dove sono Ella e Kate

    morte entrambe per errore

    una di aborto, l'altra d'amore.

    E Maggie uccisa in un bordello

    dalle carezze di un animale

    e Edith consumata da uno strano male.

    E Lizzie che inseguì la vita

    lontano, e dall'Inghilterra

    fu riportata in questo palmo di terra.

    Dormono, dormono sulla collina

    dormono, dormono sulla collina.

    Dove sono i generali

    che si fregiarono nelle battaglie

    con cimiteri di croci sul petto

    dove i figli della guerra

    partiti per un ideale

    per una truffa, per un amore finito male

    hanno rimandato a casa

    le loro spoglie nelle barriere

    legate strette perché sembrassero intere.

    Dormono, dormono sulla collina

    dormono, dormono sulla collina.

    Dov'è Jones il suonatore

    che fu sorpreso dai suoi novant'anni

    e con la vita avrebbe ancora giocato.

    Lui che offrì la faccia al vento

    la gola al vino e mai un pensiero

    non al denaro, non all'amore né al cielo.

    Lui sì sembra di sentirlo

    cianciare ancora delle porcate

    mangiate in strada nelle ore sbagliate

    sembra di sentirlo ancora

    dire al mercante di liquore

    "Tu che lo vendi cosa ti compri di migliore?"

  10. Cosa si può dire? Le parole sono completamente inutili. Meglio il silenzio.

    Le persone vicine, anche virtualmente, ti sembrano tutte immortali, poi un giorno...

    Ciao, addio, arrivederci forse... Chissà dov'è, se è...

    Grazie.

  11. i vecchi

    chiuso in casa

    che brucia il cielo

    ma il corpo

    che cos'era il corpo

    un lume fradicio alieno

    dal fetore candido

    cervello rancido dissolve terra

    in viscide pantofole

    e volerla ammazzare

    grasso insetto

    insensati guarda i vecchi film

    il pomeriggio su rete 4

    voliamo su banchi usati di singhiozzi

  12. Malinconia, Giulietta!

    Nemmeno il coraggio di trascinare

    i nostri incubi nella piazza!

    Chi più di noi sapeva mendicare,

    incurante del tempo rompere un boccale

    sui banchi del mercato color suicidio?

    E ti schiudevi come un'ostrica

    - la mia metafora migliore! -,

    come un’illusione alla luce, lo sentivo,

    allo scoccare della mia abulia...

    Non è da noi fiorire in eterno, Giulietta!

    Ti ricontavo i capelli col tuo silenzio

    che mi setacciava gli occhi alla vana ricerca

    di un luccichio che meritasse il nome di rimpianto,

    del più piccolo germoglio, di un qualsiasi soffrire;

    poi storcevi la bocca, - bruciato- dicevi,

    prima di piangere, tu, e diventare così brutta,

    con quelle lacrime di fondotina

    giù per le guance a scavarti amare.

    E a nulla serviva violentarti di carezze: che sì,

    bruciato lo ero stato e un po’ lo sono

    - ma le tue mani con quello smalto osceno,

    per quelle tue mani un giusto prezzo e niente più

    la crepa tremante, il rimorso

    del cielo fatto grembo alieno

    Te lo ricordi il vento nei campi di soffioni, Giulietta?

    Lo ripareresti ancora il mio cuore,

    con le promesse e i chiodi?

    E i vecchi meli sorretti dai sostegni,

    rotti di nostalgia futura? - Lasciamo stare...

    Era un maggio nevoso, e con voce incoerente

    bestemmiavamo le stelle.

  13. Fa cagare, ma è una merdosità in endecasillabi, perlomeno.

    La luna d'estate

    Chi ha svegliato la luna d'estate?

    Non sai, Giulia, tu innamorata

    eterna delle notti argentate,

    di chi è lo sguardo che l'ha chiamata?

    E' il tempo dei fiori del vate,

    di bianchi fuochi sull'erba ramata,

    e gravide stelle, ninfe svestite

    han tratto da sè la luna rinata.

    Come i morti van nelle correnti,

    fra nebbie di sacro e di profano

    mille giorni si perdon nei venti:

    con la luna viaggeremo lontano

    come folli bambini innocenti

    in un sogno purpureo di grano.

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