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Ji ji

Circolo degli Antichi
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Commenti al blog inviato da Ji ji

  1. L'idea del paladino è quella del cavaliere senza macchia. IMHO adatta a un gioco eroico e fiabesco dove bene e male siano privi di sottigliezza, e naturalmente il party stesso funziona quando ricalca degli archetipi adatti. Non è necessario che tutti siano buoni e collaborativi; l'importante è che si accetti il conflitto che ne potrebbe venir fuori, che insomma tutti i giocatori siano d'accordo su uno stile melodrammatico dritto in faccia.

    Se si introduce qualche sottigliezza o "addirittura" 😄 un approfondimento di teologia e etica, diventa dura giocare il paladino, almeno nella sua versione archetipica. Per dargli senso in questo contesto probabilmente bisogna essere disponibili al conflitto interiore e a far sì che la parabola stessa del PG sia una qualche metafora sull'etica. Anche in questo caso, se siamo tutti d'accordo ne verrà fuori un gran divertimento - il conflitto sarà una parte importante di questo divertimento. Penso ad esempio a Sir Barristan Selmy.

    I problemi sorgono quando non c'è accordo tra i giocatori sul tono del gioco e sul tipo di moralità rappresentata. Peggio ancora quando il giocatore dà al suo paladino delle vaghe idee di giustizia sociale prese di peso dalla cultura pop e del tutto estranee all'idea del mondo di gioco condivisa dagli altri giocatori. E' lo stesso problema del druido vegetariano che spiega come la carne faccia aumentare il colesterolo e come l'intestino umano ha un'evidente filogenesi frugivora e impedisce agli altri PG di organizzare un barbecue.

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    L'amore, diversamente che nella vita reale, si può comandare, almeno nel gioco di ruolo. Siamo noi a decidere ciò che fanno i nostri personaggi, cercando di muoverli nel modo più logico possibile (almeno, spero). 

    Non è detto che possiamo decidere chi i nostri personaggi amino. Ci sono giochi dove l'innamoramento è gestito con delle regole e bisogna muoversi all'interno di esse. In GURPS potremmo scegliere di avere un Dependent e giustificare il nostro attaccamento a esso con l'amore. In Polaris potremmo accettare di innamorarci per veder concretizzare la nostra ultima proposta ("ed inoltre ti innamori di Siria", "e così fu") o persino esserci forzati ("ed inoltre ti innamori di Siria", "questo non accadrà!", tiro di dado fallito). 

    Così possiamo giocare la vita amorosa dei personaggi in modo differente a seconda del gioco che scegliamo.

     

  3. La mia esperienza di giochi da tavolo è diversa. Se penso alla mia infanzia negli anni '80 ricordo subito una sezione dell'armadio dei giocattoli dedicata ai giochi da tavolo. C'erano Monopoli, Crack, Scotland Yard, Affonda la flotta, Action Vietnam, Incognito, Heroquest, Labirinto Magico, Ave Cesare, Brivido, L'allegro chirurgo, Easy Money, Hotel e tanti altri. Gli amici avevano ulteriori giochi: Isola di fuoco o Dieta selvaggia o Risiko o Risiko+ o Scarabeo eccetera. Si giocava spesso.

    D&D invece non era nell'armadio, stava su uno scaffale. Curioso pensare che ancora oggi a casa mia i boardgame stanno nell'armadio e i GdR sul loro scaffale.

    In anni più recenti si sono aggiunti giochi nuovi come Games of Throne, Formula De, Runebound, Civilization, oltre ai giochi di carte come Bang e Munchkin. La maggior parte dei giochi vecchi ancora li usiamo. Non ho partecipato alla megamaratona di Heroquest fatta dai miei amici due estati fa.

    Ci sono moltissimi giochi da tavolo che voglio provare, Puerto Rico, Catan, Contagio.

    Questo commento lo ho scritto per dire che secondo me i boardgame e i GdR sono culture diverse da tanti anni. Negli anni '80 c'erano già decine di boardgame diversissimi tra loro che offrivano esperienze di gioco per tutti i gusti: brevi o lunghissimi, semplici o complessi, strategici o aleatori.

    Nello stesso tempo, i GdR erano molto meno vari. Io ho giocato per vent'anni solo a D&D (in diverse edizioni) e a GURPS, con qualche puntata in sistemi casalinghi Master Driven. Poi appena ho scoperto che esistevano nuovi giochi che non erano né D&D e i suoi mille cloni né GURPS con il suo approccio simulativo né giochi IMHO poco convincenti come CoC, mi ci sono buttato a pesce. Sono corso in ludoteca e sono tornato a casa con Polaris, AiPS e Shock. E volgio che sia chiara una cosa: io non sono assolutamente uno di quei giocatori che si sono buttati su dei giochi "diversi" perché fossi insoddisfatto dei GdR che usavo prima. E' proprio che... beh, se c'è un gioco nuovo lo provi e di solito è figo.

    C'è però una differenza molto grande. Quando avevo otto anni prendevo un nuovo boardgame (di quella generazione) leggevo le regole e giocavo. Con tanti boardgame nuovi non funziona così. Penso al mostruoso La guerra dell'anello, con un manuale di trenta o quaranta pagine e una plancia enorme su cui mettere decine di blocchi di miniature e numerosi mazzi di carte e segnalini sui counter eccetera. Ecco, questa è una cosa che cambia un po' il tuo approccio al gioco nuovo, lo vuoi provare ma sai che richiede un investimento di tempo importante. Che dire allora di "provare" AW o Mouse Guard con i loro regolamenti di 300+ pagine? Penso che questo sia un elemento molto significativo.

    Chi imparava a giocare a D&D 3ed passava mesi prima di padroneggiare le regole sull'occultamento, le liste di incantesimi, le possibili build di classi base e CdP. E' un capitale, un investimento di tempo e risorse che fatichi ad abbandonare. L'idea del gioco per intenditori che premia il superesperto probabilmente ha avuto questo effetto che - sono convinto - non era stato previsto. E se era previsto i designer della terza edizione sono davvero dei geni del marketing. Dopo un tale impegno di apprendimento, sei dieci volte più restio a provare un regolamento nuovo, soprattutto quando il marketing fatto in casa di questi nuovi giochi te li propone non come nuove esperienze ma come i giochi che ti faranno abbandonare D&D e quindi buttare nel cesso tutto l'investimento fatto su di esso.

    E' come dire a un maestro di scacchi con anni di studio alle spalle che il mah jong è molto più figo. Ammesso che fosse vero, chi me lo fa fare di passare da maestro a niubbo dopo tanti anni?

     

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