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Seleyes

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9

Punti Esperienza

  1. Seleyes

    Prologo: Il Concilio

    ☽ ♫ Cassandra ♬ ☾ Bardo - Umano Scheda Personaggio Locanda "Stella d'inverno", quartiere centrale - tramonto. Spalanco gli occhi, enfatizzando il terrore provato che volevo render ancor più palese, mentre mi rivolgo a lui con voce tremula. "I-i-io cosa ho visto? C'era un uomo riverso a terra, in una pozza di sangue, accanto a lui due figure parevano stare scontrandosi. Non ho visto i volti, ma poco prima di fuggire ho notato il loro scagliarsi l'uno contro l'altro con una ferocia disumana. Sembravano posseduti. Son corsa subito via, preda della paura." faccio una pausa, lo sguardo ora fisso nel vuoto, un lungo sospiro "Sono solo un umile Bardo delle terre del Nord. Mi dispiace non poterle essere di maggiore aiuto, mi creda. Non potevo rimanere oltre, ne sarebbe andato della mia vita. Di tutte le sere proprio quella in cui avrei voluto offrire i miei servigi a un meritevole buonuomo per l'evento di domani. Il fato ha preferito mostrarmi morte." concludo con voce flebile, una lacrima scende delicatamente sul mio viso, rendendo impeccabile l'interpretazione. Mi ricompongo, gli occhi di nuovo su di lui, abbozzo un sorriso "V'è altro che posso fare per voi? Spero di essermi rivelata d'aiuto, sebbene le scarse informazioni fornitevi. VI chiedo perdono per il cedimento avuto prima, sono molto scossa e la stanchezza non sembra esser certamente una buona compagna in tutto ciò."
  2. Seleyes

    Prologo: Il Concilio

    ☽ ♫ Cassandra ♬ ☾ Bardo - Umano Scheda Personaggio Locanda "Stella d'inverno", quartiere centrale - tramonto. Decido di tornare alla Locanda. Devo ottenere quell'invito, probabilmente vi è ancora parte del pubblico precedente. Si tratta dell'ultimo tiro di dadi. Che gli Dei mi assistano. Dipingo un'espressione innocente e lievemente preoccupata sul volto mentre spalanco la pesante porta. Mi dirigo subito al bancone, esclamando con tono udibile da buona parte dei presenti "Un boccale, ve ne prego. Stavo passeggiando amabilmente quando i miei occhi si sono posati su di uno spettacolo così SPAVENTOSO. Tre uomini, uno di loro accasciato a terra, in una pozza di sangue. Sembravano posseduti da qualcosa. Demoni? Stregoni? Son corsa via prima di scoprirne di più. Avrei voluto aiutarli, ma cosa può una donna, seppur dotata di lama, contro magia di tale livello?" interpreto la parte della donzella in difficoltà, un classico. Mi siedo, ansimante per la corsa mai intrapresa. Una mano sul petto, il respiro affannoso. Osservo i presenti mantenendo quella figura da fragile cerbiatta. Cerco di incrociare lo sguardo giusto. Probabilmente l'invito è fra loro, stolti ed ignoranti benestanti. Uno di loro. Sprofondate in questa farsa, cadete nella mia trappola. Do il via al ritmo con il piede, mentre fingo tremori, per poi intonare una melodia senza parole. Quasi volta a calmarmi. Che teatrino meraviglioso sa esser la vita. Si alzi il sipario, ancora!
  3. Seleyes

    Prologo: Il Concilio

    ☽ ♫ Cassandra ♬ ☾ Bardo - Umano Scheda Personaggio Quartiere centrale - tramonto. Scatto in direzione del pugnale. Veloce. Devo prenderlo e fuggire, incamminarmi altrove, lasciarmi abbracciare dalle ombre. L'oscurità mia complice onde evitare d'esser riconosciuta da eventuali testimoni non previsti. Svelta, tiro sù il cappuccio e mi riparo dietro al primo angolo. Rimango immobile, fisso la bestia. "Che abbia intenzione di divorarlo?" la domanda sorge spontanea nella mia mente. Certo, non posso negare ne sarei divertita ma...il rischio d'esser notati ad ora è così elevato! Emetto un fischio, le labbra socchiuse. Quasi a volergli far intendere d'arretrare. Dargli una direzione. Un ringraziamento in risposta di quell'aiuto inaspettato, seppur non necessario. Fatto ciò mi volto, incamminandomi a passo svelto verso vie meno popolate. "Necessito tranquillità e assenza di sguardi sconosciuti. Troppo trambusto e ancora nessun invito, eccezion fatta per quelli appena declinati, sporchi però di un sangue che non desidero sulle mie mani. Chissà cosa era accaduto alle menti di quegli individui. Vero, le mie capacità sono indubbiamente elogiabili e ambite ma al punto tale da giunger alla violenza?" penso, un passo dopo l'altro. Sospiro. "Ah, l'arma, quasi me ne dimenticavo!" esclamo fra me e me, un sorriso soddisfatto mi compare sul volto. Estraggo l'arma, la osservo, rigirandola fra le mani, analizzandone ogni dettaglio. "Che sia di valore? O abbia qualche attributo magico? Sarebbe interessante portarla a qualcuno avente maggiori nozioni in merito. Rischioso a dir poco...A chi potrei chiedere? Alla locanda? Avrei bisogno di una storia però sul come ne sia venuta in possesso. Uhm." rifletto, mentre continuo quella passeggiata come nulla fosse. Accompagnata da quella timida luce al tramonto comincio ad intonare una melodia, nessuna parola, solo note. Saltello, di tanto in tanto, persa nella musica e nei pensieri.
  4. Seleyes

    Prologo: Il Concilio

    ☽ ♫ Cassandra ♬ ☾ Scheda Personaggio Quartiere Centrale - Tramonto Rimango stupita dalla reazione dei due. Ero quasi certa avrebbero optato per un allontanamento, spaventati dall'incombente pericolo, o quanto meno si sarebbero rivolti alla bestia, e a lei soltanto. Il lupoide sembra stare mirando all'assassino, quindi almeno uno di loro non sarebbe stato un problema per la sottoscritta, per ora. Il secondo, d'altro canto, eccolo estrarre un pugnale ricurvo. Dannazione. A vederlo sembra di pregiata fattura, non di certo un'arma che chiunque potrebbe permettersi. Riesco a udire il suo bofonchiare qualcosa sul possedermi, ad ogni costo. Ancora. Colta alla sprovvista da quel figuro che mi si avvicina, braccia protese, attendo sia a portata dei miei arti inferiori. La verità è che non sapendo chi sia non posso permettermi un attacco diretto, avrebbe potuto significare conseguenze imprevedibili in base all'identità di lui, ripercussioni che non posso prevedere. L'utilizzo della spada è da scartare. Inoltre preferirei stordirlo, chissà che nel caso non riesca a investigare su cosa sia accaduto a lui e agli altri, quel comportamento è sospetto e desidero raccogliere maggiori informazioni in merito, se possibile. Ergo: mi serve vivo. E quel pugnale, perché no, si intonerebbe benissimo ai miei occhi, dai toni violacei sotto le fonti di luce. Un interessante bottino. Non appena sufficientemente vicino mi accovaccio e con la gamba sinistra compio un movimento circolare, rasente il suolo, con l'intento di fargli perder l'equilibrio, concedendomi in caso di riuscita tempo per organizzarmi le idee e decidere il da farsi.
  5. Seleyes

    Prologo: Il Concilio

    ☽ ♫ Cassandra ♬ ☾ Scheda Personaggio Quartiere centrale - Tramonto Non faccio in tempo a valutare il da farsi in questo contesto così ambiguo che ad un tratto odo un ringhio, poco lontano da me. Mi volto di scatto nella direzione di provenienza di quel suono raggelante e noto quello che parrebbe un lupoide, dalla stazza atipica. Sembrerebbe puntare a loro e loro soltanto. Che situazione bizzarra, come se già non fosse una stranezza il comportamento di quegli uomini, quasi ossessionati dalla mia persona. Eseguo un balzo indietro, la mia risata scoppia inaspettata. "Se non è questa scena degna d'una canzone! Violenza chiama violenza, miei cari. Che non sia forse l'animale del messere da voi ucciso? Non spiegherei in altra maniera questa sua aggressività nei vostri riguardi. Per quanto poco lucide le vostre menti dubito vogliate intraprendere una lotta con una bestia di tali dimensioni...ed essendo io una creatura poco credente nel caso dichiaro dunque chiuse le trattative per i miei servigi. Certa sono che qualcuno li otterrà e domani presenzierò al di lui, o lei, fianco, altrettanto sicura mi sento di dir che non sarà nessuno fra voi." un rapido inchino a chiuder quel teatrino insulso, mentre abbasso il capo un sorriso di scherno mi si dipinge in volto. Torno ad osservarli, a testa alta, in attesa di una loro decisione. La guardia non posso abbassare, non ancora, rimango vigile. Nella mente cominciano a balenar diversi quesiti. Avevo mentito su quella figura canina, dubitavo si trattasse di un qualsivoglia essere di compagnia, men che mai di un figuro così squallido. Perché questo intervento? E perché puntare soltanto loro? Che l'avesse inviato qualcuno? Un altro nobile desideroso delle mie capacità? Molteplici le domande, eppur debbo attendere per dei responsi. Prima devo aver la certezza d'esser al sicuro.
  6. Seleyes

    Prologo: Il Concilio

    ☽ ♫ Cassandra ♬ ☾ Scheda Personaggio La vista del sangue non mi tocca in alcun modo particolare, la violenza in questo caso non suscita altro che sdegno, in quanto gratuita. Avevo chiesto, garbatamente, un comportamento consono, e invece eccoci qua. Fisso con espressione impassibile il volto di quel soggetto così violento. Non aveva riflettuto nemmeno un secondo prima di togliere la vita al suo rivale di trattativa...chi poteva garantire non avrebbe esercitato azioni similari anche nei miei riguardi? O quanto meno, non ci avrebbe provato? Noto un altro di quei figuri farsi avanti, con una mano alla ricerca di qualcosa all'interno della sua blusa. "Ti prego, non un'altra arma. Maledette bestie, togliersi la vita per un bardo. Spero vi sia una motivazione superiore ad aver portato a ciò." penso, infastidita. Mi metto in posizione eretta, con tono fermo comincio a parlare, prima che qualsivoglia parola fuoriesca dalla bocca di quell'irruento sconosciuto. "...noto con dispiacere come la mia richiesta sia stata completamente ignorata " volto lo sguardo verso il corpo esanime, la pozza di sangue che si espande fino a quasi toccarmi le calzature, fiumiciattoli purpurei prendono vita fra i ciottoli, diramandosi visibilmente " e ciò non mi aggrada né invoglia in particolar maniera ad offrire i miei servigi. Voi, di cui ignoro il nome, immagino vi siate sentito scaltro nell'eliminare la concorrenza. E voi " mi rivolgo all'uomo che trafficava nei propri abiti " confido non stiate per estrarre un'arma. Vi è già stata una vittima di troppo, questa sera, per il mio personale gusto. Esponete il perché di tali azioni o la mia figura, le mie abilità, mai potranno esser concesse, a nessuno di voi. " concludo, la mente pronta ad ogni possibile esito; nel mio immaginario calcolo le tempistiche necessarie a sfoderare la spada, posizionata sulla mia schiena, fra le scapole in posizione obliqua, sotto la mantella che ne lascia fuoriuscire parte dell'elsa, la sagoma visibile nonostante il tessuto. Attendo. Altro sangue verrà versato sotto questo splendido cielo? Altro sangue risultato dal desiderio di uomini stolti e spinti dalla semplice bramosia?
  7. Seleyes

    Prologo: Il Concilio

    ☽ ♫ Cassandra ♬ ☾ Scheda Personaggio “Bene, bene, bene...un responso così rapido non ero riuscita a prevederlo nemmeno io. Che menti suggestionabili...deboli. Hanno ceduto subito, pare.” penso fra me e me, un sorriso compiaciuto affiora mentre li osservo incuriosita. “ Oh miei Signori ” intervengo verbalmente con timbro vellutato "...vi prego di non perder la lucidità compiendo gesti sgarbati. Riesco a cogliere il valore elevato d'ognuno anche solo posando su di voi lo sguardo.” avanzo con il tessere la mia tela, delicatamente, senza che se ne accorgano “ Possiate però concedermi il dono della conoscenza dei vostri nomi e titoli, presentatevi assieme alla richiesta che vorreste realizzarsi da parte di quest'umile bardo del Nord.” concludo chinando lievemente il capo, in segno di rispetto. Tornando in posizione eretta mi rivolgo al primo di loro, partendo dalla mia sinistra. Una mano poggiata sul fianco, mentre con l'altra compio un piccolo roteare nella sua direzione. “ Vogliate cominciar voi, messere, per poi proseguire in successione? ” le labbra socchiuse, leggermente arcuate, lo sguardo intenso a poggiarsi su di ognuno, nell'ordine che avevo appena proposto. I miei occhi, scuri come la notte, fissi in quelli di colui che doveva esordire. L'avrei fatto con ognuno, al proprio turno. Un gioco che tento sempre all'avvenire di nuovi incontri, un gioco che vinco sempre, tristemente; finivano tutti per distoglierlo, chi prima chi dopo. Chi di loro sarebbe stato il mio lasciapassare per il giorno seguente? Chi il miglior offerente? Nel mio animo non v'è intenzione alcuna nel cercar compagno, men che mai fra un signorotto di quelle terre. Fragile, vuoto, indegno. Né nutro interesse in gesti fisici, carnali, a prescindere dalla cifra messa sul piatto. Baci, carezze, il semplice toccarsi per me non appartengono alla categoria delle merci di scambio, devono sempre essere una scelta. Una mia scelta. Chi fra loro avrebbe avuto al suo fianco, il giorno dopo, Cassandra, il bardo dai capelli di luna? Su chi avrebbe scritto gesta, intonato canzoni, suonato melodie? La risposta è proprio qui, di fronte a me, e sono a un passo dal farla emergere.
  8. Seleyes

    Prologo: Il Concilio

    ☽ ♫ Cassandra ♬ ☾ Scheda Personaggio Locanda "Stella d'inverno", quartiere centrale - Un’ ora al tramonto Poggiandomi al lungo bancone di legno e pietra attiro l’attenzione di Mircella con un delicato, ma altresì visibile, cenno della mano. Lascio che intraveda il mio volto, rivolgendomi un pizzico più vicina ad una delle candele accese alla mia destra, così che la mia espressione possa farle cogliere la gentilezza dei miei modi. Fissandola intensamente per una frazione di secondo ecco che lascio un accenno di sorriso affiorarmi in viso e con tono deciso scandisco lentamente le singole parole. “ La bella Mircella, quale rincuorante visione sa esser sempre ai miei occhi, ristoro per l’animo dopo una lunga giornata in cammino e ricerca... ” una breve pausa durante la quale mi sposto nuovamente, celandomi nell’ombra del cappuccio, ancora a coprirmi il capo “...oserei troppo nel chiederti una porzione di quel pesce in crosta di sale? L’appetito è infine giunto a bussare e a breve un’esibizione vorrei elargire. Animo e corpo saranno entrambi soddisfatti, nutritisi della tua bellezza e del buon cibo frutto delle capacità dell’ abile Liroi. ” La gentilezza non era d’obbligo ma pur sempre gradita, solitamente equivaleva a porzioni abbondanti e sorrisi in grado di scaldare il più gelido dei cuori, come nel caso di Mircella; ella apprezzava assai i modi garbati, che fossero nel verbale o gestuale. Nel tempo non mi era risultato difficile comprendere come identificare l’approccio ideale con le diverse figure facenti parte del personale di taverne e corti. Grazie al mio ruolo non era necessario utilizzassi il conio per vitto e alloggio (mossa di classe) ma informazioni, riguardi e, perché no, delizie anche di natura carnale erano tutti suppletivi che potevano significare una certa differenza. Il giovane rampollo a cui avevo concesso la precedenza nell’esibirsi sta per concludere l’ultimo ripetersi del ritornello, indubbiamente capace e senz’altro scaltro in quel suo puntare alla suddetta cortigiana del Conte Elettore dell'Ovest, Markus Von Klain. Un sorriso asimmetrico mi nasce spontaneo. Per noi bardi questa serata di esibizioni si rivelerà cruciale, una sfida di tattiche psicologiche, capacità musicali, abilmente camuffate da canti e strumenti. In palio l’esser invitati al Concilio dei Governanti. Devo assicurarmi un posto. Accarezzo pensierosa la custodia poggiata sulle mie gambe, il cuoio ruvido sotto le dita. Il ricordo di Lei. Di casa. “Il momento è giunto” penso con una certa solennità “Mi guiderai, sarai al mio fianco nella conquista dei loro sguardi, delle loro attenzioni?” Non vi era giorno in cui non lo accordassi. Doveva esser sempre pronto, in caso l’ora fosse propizia. Ebbene, quell’ora era giunta. Una lieve agitazione mi si fa strada da dentro, il dubbio del fallimento, del non esserne degna. La scaccio con la determinazione che mi aveva portata fin qui. Quella determinazione nata dal miscelarsi d’amore, dolore, vendetta. Sollevo le doppie chiusure a incastro. Espiro. Impugno il violino dal manico ostentando sicurezza mista a un profondo rispetto, aggiungendo poi alla medesima presa l’archetto. Alzandomi slaccio la mantella, porgendola con un inchino a Mircella, la quale noto arrossire in maniera quasi impercettibile. Poco prima di scendere nella sala comune avevo deciso di scioglier le trecce, lasciando la lunga chioma ondulata cadermi sugli abiti sgargianti; una pallida cascata lunare a sposarsi romanticamente su quei tessuti color del tramonto. Riportando il capo in posizione eretta lascio che parte dei capelli si libri in aria per una frazione di secondo, quidata dallo scatto appena fatto con la testa. Mi incammino, con passo ondeggiante, verso il focolare, ove il fanciullo aveva appena concluso il proprio pezzo. Uno scambio di sguardi fra me e lui lascia intendere il rispetto reciproco, accompagnato dalla sfida altresì presente nella stanza. A differenza di lui non ho un obiettivo specifico, li bramo tutti. Avrei avuto la loro attenzione, avrei attirato il loro desiderio, curiosità, volontà di avermi presente fra loro il giorno seguente. Sarebbero stati miei. Una piroetta, un salto. Che lo spettacolo abbia inizio. “Un saluto a voi tutti, nella locanda presenti, Mi espongo ordunque, Cassandra son io. Confido che il canto vi renda contenti E vi rechi nell’animo di emozioni un turbinio. Al Nord il mio sangue appartiene il cuore invece al continuo viaggiare Musica da sempre scorre nelle mie vene quindi lasciate che con essa vi possa allietare.” Un sorriso compiaciuto mentre li guardo uno ad uno negli occhi. Poggio lo strumento in posizione, le palpebre socchiuse, lascio che la magia abbia inizio. Intono le prime note, una melodia dolce sull’iniziare, per poi crescere di ritmo, forte e vivace. Un brano antico, traboccante passione e sangue, ma anche riposo e pace. La storia di una combattente unica superstite, figlia della guerra e del dolore; a incrociar la di lei vita Hantore, il Dio del Riposo Eterno, in viaggio sulla terra sotto mentite spoglie, incuriosito dall’umanità e le sue molteplici sfaccettature. Movimenti sinuosi, di danze ormai dimenticate, accompagnano i momenti strumentali, il violino quasi divenuto un’estensione del mio arto, parte di me. Quando giungono le parole mi placo, sfumando quel muovermi quasi ipnotico in una posa eretta, il solo movimento delle anche a scandire il tempo insieme all’intonarsi della mia voce. Eccola infine. L’ultimo ritornello. L’ultimo passo. Un profondo inchino a chiudere l’esibizione che avrebbe dato i suoi frutti da lì a breve. Un invito cartaceo? O per passaparola? Ero davvero riuscita ad inquadrare quel pubblico estraneo, dando loro ciò che sarebbe risultato nel raggiungere il mio scopo? La notte è ancora lunga e un po’ di mistero al concludersi di una prova come quella è sempre una scelta manifestante curiosità nello spettatore. In fondo ero unica nel mio genere. Non provenivo da scuole pregiate, né famiglie di generazioni e generazioni di cantori di professione. Avevo un dono e un’origine di luoghi lontani. Prendo indietro il mio capo da Mircella, regalandole un gesto di gratitudine, una fugace carezza sul dorso della mano. Per la prima volta l’avevo suonato. Il violino di mia madre. E si sa, nulla è casuale a questo mondo. Mai. Posatolo nei miei alloggi esco per due passi. Le stelle visibili in cielo mi accompagnano, l’aria fresca sul volto divertito. Chissà cosa avranno in serbo per me gli Dei oggi? Domani? Mi districo in quelle piccole vie nascoste, pensierosa, ormai prive di segreti dopo i giorni passati a conoscerne ogni singola crepa, ciottolo, anfratto.
  9. Seleyes

    Topic Organizzativo

    1) Sei tremendamente brava in qualcosa di apparentemente inutile per un avventuriera. Che cosa è? 2) Ci hai messo anni a saperne di più e non è stato facile. Le armature degli uomini che portarono via tua madre appartengono ad un ordine imperiale piuttosto famigerato dedito alla magia arcana. Forse non t'interessa indagare oltre, ma intanto parlamene. 3) La tua casa, o meglio quella che era dei tuoi genitori, si erge difronte ad un mare. Quello del nord. Parlami della regione, delle sue tradizioni e del perché è così diversa dal resto dell'impero.
  10. Cassandra [ Bardo ] Età: 21 Aspetto La statura di lei ridotta combinata con quegli abiti da viaggio dalla vestibilità larga andavano a mascherare un corpo ben allenato, inaspettato per una fanciulla della sua età ed esercitante la professione di Bardo; gli occhi ardenti del colore della tenebra celavano riflessi violacei ogni qualvolta esposti a fonti di luce, il taglio di essi leggermente allungato faceva supporre un albero genealogico di provenienza mista; la chioma raccolta in due spesse trecce non risultava visibile a primo impatto, coperta dal pesante cappuccio della sua morbida, seppur manifestamente consunta, mantella dei toni del mare; ogni dì, al sorger del sole, era consueta praticare lo stesso addestramento da ormai più di un lustro, durante il quale intonava la medesima melodia, ancora ed ancora, fino al quasi completo esaurirsi delle proprie forze; ed era solo nei pochi minuti successivi a ciò, che risultava possibile scorgerne le lunghe onde, del pallore della luna nelle notti più limpide, mentre sorridendo malinconicamente le pettinava con dolcezza, per poi procedere con l’intrecciamento, fissandole infine sul capo, accennanti forme serpentine, sovrapponendosi più volte; talvolta, per la fretta dovuta ai lunghi cammini ad attenderla, dimenticava fini ciocche nella parte frontale, rimanenti ad incorniciarle il viso, spigoloso, vissuto, facilmente riconoscibile a causa di una cicatrice ormai appartenente al passato; probabilmente quella che doveva esser stata una ferita da taglio, partiva da sotto la narice destra, trapassandole entrambe le labbra carnose, superiore e inferiore, terminando qualche cm dopo quest’ultimo; la carnagione olivastra di chi non temeva i caldi abbracci del sole, contornata da diversi segni, simili a pennellate, presenti sugli arti, in particolar modo sulle zone corrispettive ai metacarpi. • ∙ • ∙ • ∙ • ∙ • ∙ • ∙ • ∙ • ∙ • ∙ • Dolci note di violino provenivano da quella piccola abitazione che dava sul mare, isolata, immersa nella natura; gli strumenti a riprodurle erano due, perfettamente in armonia, madre e figlia unite da quel dono in grado di incantare le menti più ferme. La fragranza di pane appena sfornato pervase l’aria. “Che ne dite di una piccola pausa?” esordì il compagno, e padre, facendo la sua entrata nella stanza musicale reggendo un vassoio colmo di soffici pagnotte al miele con un braccio, con l’altro, in un piatto, una montagnola di fragole raccolte quella mattina vicino casa e un panetto di burro morbido. Un sorriso radioso sul volto di lui quando scorse la piccola reagire con entusiasmo, saltellandogli intorno, il minuto violino ancora in una mano, l’archetto nell’ opposta. Uno scoppio improvviso, proveniente dall’ingresso, tramutò le espressioni gioiose in maschere grottesche pervase dal terrore. La coppia riuscì a trovare la lucidità e, in quello che fu un battito di ciglia, mentre lei prese la figlia di peso e la nascose in un grosso baule sotto la finestra, lui corse nella stanza accanto, lanciò una spada in direzione della donna, stretta invece nella sua mano sinistra una pesante ascia. La piccola ad osservare il tutto, lo sguardo impaurito da quel cassone socchiuso. Sembrò durare un’eternità, eppure fu tutto così rapido. Uomini dalle armature scure come la notte irruppero, una figura avvolta in un mantello color del sangue spiccò fra di essi, pronunciando parole incomprensibili, soffiò uno strano pulviscolo violaceo in direzione di suo padre che, dopo diversi cambi repentini d’espressione, perse i sensi. La madre corse a sorreggerlo in tempo ad evitargli una caduta improvvisa sulla pavimentazione di pietra dura, sussurrò qualcosa all’orecchio di lui, per poi appoggiare il suo corpo dolcemente a terra. Si voltò di scatto in direzione della cassa celante la figlia, un sorriso accompagnato da lacrime incontrollate. Un sorriso di chi sapeva, di chi amava. Neanche un secondo e si rivolse nuovamente verso quegli uomini, la spada cominciò a brillare e caricò. La rabbia divenne forza, la fede divenne scudo. Non bastò. Tre vennero trapassati dalla lama di luce, due feriti. Una risata ruppe il cozzare delle armi, cadde a terra quel rosso drappo e fu visibile. Una donna, bellissima eppur spaventosa al contempo, accompagnò la risata con un plauso. “Asteria, inarrestabile come sempre, proprio come ricordavo.” esordì con tono divertito, fece una pausa per poi concludere, con viso di colpo austero “Ti sei però indebolita, a differenza mia, vecchia compagna.” Asteria non fece in tempo a trafiggersi con la sua stessa arma che la maliarda alzò le mani ossute, stringendole con fermezza, a mezz’aria. “Oh no, tu verrai con me. Il tuo animo non ti apparterrà più, così come il tuo stesso corpo. Voi, prendetela! Non potrà muoversi per un paio d’ore, legatela stretta nel caso dopo opponesse resistenza o volesse ritentare il suicidio. Sarà un lungo viaggio.” Fu l’ultima volta che Cassandra la vide. Il padre si risvegliò ore dopo. Scoppiò in un pianto struggente. La lucidità lo raggiunse nuovamente e corse verso il baule, tirò fuori la bambina, stringendola forte a sé. “Andrà tutto bene, ritroveremo la mamma.” mentì mentre le rimboccava le coperte. “Adesso riposa.” disse scoccandole un bacio sulla fronte. Il giorno dopo, quello che ricordava esser stato il suo dolce padre aveva lasciato il posto a un’ombra cupa, rabbiosa, aggressiva. A tratti Cassandra poteva scorgere quel suo sguardo bonaccione, confuso, guardarla e sorridere ma durava pochi minuti. L’ombra tornava, più forte di prima. Passarono gli anni e il padre riaffiorava sempre più di rado, ricordando sempre meno di ciò che accadeva quando non era in sé. Quando giungeva a casa e la trovava nella stanza musicale a suonare il violino le conseguenze sfociavano in punizioni corporali terribili. Peggioravano gradualmente. Le prime volte Cassandra pianse. Non capiva. Col passare del tempo imparò a sopportare in silenzio e a farsi scoprire sempre meno. Divenne cauta. “Ti ho detto di smetterla eppure eccoti di nuovo qua a suonare quel maledetto strumento. E’ TUTTA COLPA TUA. LO CAPISCI? ORA DEVO FARLO.” Lo frantumò a terra. “NON BASTA.” la strattonò per l’esile braccio. Prese delle cinghie, fissò le mani di lei al tavolo. “COLPA TUA. SOLO COLPA TUA. DEVO.”. Uno ad uno le ruppe i metacarpi. Le grida squarciarono l’aria per i primi tre, dopo solo il silenzio di chi non sentiva più nulla. Quella sera l’uomo rinsavì. Non capitava da mesi? Nemmeno rammentava l’ultima volta. Notò il piccolo strumento musicale distrutto, pezzi di legno frantumato sparpagliati per la stanza. Andò da lei, le guardò le mani e in silenzio gliele medicò, confidando in una pronta guarigione vista la giovane età. Le spiegò cosa fare e cosa non, mentre lei lo fissava, le lacrime in quei grossi occhi di fanciulla. “La mia piccola volpe.” le disse accarezzandole la testa, nomignolo che le aveva affibbiato anni prima a causa dello sguardo dalla forma allungata e intenso, simile a quello dell’omonimo animale. Lei lo sentiva. Lo sapeva. Sarebbe stata l’ultima volta. Lo abbracciò. “Ti voglio bene, piccola mia. Perdonami.” Tornò dal salone adiacente con una custodia in mano, gliela porse delicatamente. “So che le renderai onore. Custodiscilo. E non dimenticarla, mai. Sarà con te, in ogni nota. Ogni melodia. Sempre.” fece una pausa “Anch’io lo sarò.” Cassandra lo sentì uscire, i passi allontanarsi. Aveva 15 anni. Non sapeva cosa le avrebbe riservato il futuro, però quei volti li ricordava bene. Li sognava ogni notte. Sarebbe divenuta forte. L’amore e la sofferenza a carburare quella determinazione. Il suo viaggio sarebbe cominciato presto, e lei sarebbe stata pronta a narrarne la conclusione. • ∙ • ∙ • ∙ • ∙ • ∙ • ∙ • ∙ • ∙ • ∙ • Canzone d'accompagnamento al profilo di Cassandra: https://www.youtube.com/watch?v=krKhWyyHK5A Scheda pg Sele - Cassandra - Bardo.pdf
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