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esahettr

Circolo degli Antichi
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Commenti al blog inviato da esahettr

  1. Grosso!

    Io stanotte dovrei farmi Giobbe, nel senso che ieri notte ho finito i Maccabei. Sto gia' praticamente sbavando.

    La Bibbia spakka, c'e' poco da dire. O meglio, da dire ci sarebbe tantissimo, ma non se stai postando di sgamo durante l'ora di traditional government, mentre sei supposed to do stuff.

  2. Come giustamente hai rilevato tu, il perno della non realtività del Male (e quindi anche del Bene) è il libero arbitrio. Quindi il nocciolo della questione è: la condizionale esistenziale, di qualsiasi genere essa sia, contempla o non contempla la scelta, frutto della pura volontà individuale? E, se sì, da dove prende le mosse la volontà individuale?

    Io mi concentrerei su questo.

    Mi rendo conto che non c'entra un ca*** con ciò che chiedevi, ma vabbè...

  3. Due piccole critiche:

    - troppi aggettivi (come tutti i dilettanti)

    - ho avuto l'impressione, come in altri tuoi scritti, che alcuni periodi si sarebbero potuti condensare di più, rafforzando l'impatto delle immagini.

    Per il resto, scrivi molto bene. Anche questo, che non credo ti sia costato uno sforzo particolare, è una piccola perla.

    Brava!!!

  4. Io la sto cagando dibbrutto, se mi passi il termine. Le ho lette tutte.

    Imho più che con l'idea platonica (o il 'concetto' di Socrate, che alla fine ne è il germe), la magia potresti identificarla con una sorta di impulso immanente della materia a perfezionarsi, l’anelito primordiale dell’emanazione divina a tornare materia in stato di creazione, a uscire dal circolo di perenne trasformazione di ciò che è. Una sorta di nostalgia per l’atto erotico della creazione. La materia inconsciamente ricorda la creazione e modifica se stessa nel tentativo di tornare a quel grado di purezza, di completezza. In questo modo ti potresti ricollegare vagamente al mito della metempsicosi… Sai, l’anima che riconosce le cose nel mondo solo perché negli intervalli fra la morte e la rinascita ha potuto osservare le idee nell’iperuranio.

    Non mi è chiara una cosa: se Velthune ha solo ‘infuso la vita’, chi ha creato il ‘guscio vuoto’ dell’universo? Probabilmente sono io che ho capito male, però da lettore ti avverto che non è chiarissimo…

    Sulla forma... Io le riscriverei, oppure le editerei un pochino... Devi asciugare lo stile, direi. Cioè, per un altro tipo di narrazione andrebbe alla grande, ma qui c’è bisogno di scavare nel cuore dell’universo. Sicuramente avrai letto dei passi della Bibbia: dovresti scrivere così (sempre imho, chiaro). Asciutto, laconico, con periodi semplici o comunque paratattici. Non devi stupire, non devi convincere nessuno: è roba sacra, questa, è puro Verbo. Rinuncia del tutto alla finalità esplicativa, non risolvere nel comprensibile ciò che è appannaggio dell’alterità. Non spiegare perché, a causa di cosa, come. Non cadere nell’errore di rendere troppo umani gli dei. OK, ti appoggi a un pantheon pagano e nella versione che passa oggi quel genere di dei sono considerati ‘uomini immortali quasi onnipotenti e onniscienti’, ma non credo fosse così semplice…

    Ah, altra cosa: gli dei non ‘decidono di’. Lo fanno. Eviterei pure di fare loro ‘constatare che’. Toglile quelle parti. Oppure usa il verbo ‘vedere’, se proprio vuoi sottolineare che se ne rendono conto dopo.

    Alcuni punti invece sono perfetti, hanno una loro potenza mistica frutto di alchimie linguistiche pressochè perfette che è sempre meglio non ritoccare.

    Lo so, non ti ho detto molto, ma come inizio spero che basti. :-D

    L’idea è mostruosamente grande. Se la porti a termine, ti assicuro che avrai sempre qualcuno che ti considera uno con gli attributi quadrupli. Il sottoscritto. :-D

  5. Sono d'accordo con te riguardo a ciò che dici di Voldemort, ma non di Silente (se dai uno sguardo retrospettivo ti accorgi che qualcosa di irrisolto in lui c'è sempore stato) e soprattutto non di Piton. Imho è il personaggio più riuscito della saga, un archetipo perfettamente calibrato della condizione umana in bilico fra Peccato Originale e redenzione, il vero capolavoro della Rowling.

    I cambiamenti imho sono tutt'altro che fini a se stessi - tuttalpiù li definirei risolti in modo un po' macchinoso - perchè hanno il preciso valore di restituire a personaggi più emblmatici della saga un'incontestabile dignità umana che prima sembrava loro mancare, in virtù della quale possiamo ammirarli per la prima volta in tutta la loro tormentata grandezza.

    Harry ha covaro risentimenti per anni, però ha sempre agito da buono (anche troppo). Non importa chi sei, ma ciò che fai, è la frase chiave di HP, e direi che il finale la rispetta alla grande.

    Poi, penso anch'io che se Harry fosse riuscito a uccidere Nagini prima e poi fosse morto per la comunità estendo sull'umanità intera la protezione che Lily aveva posto su di lui, azzerando di fatto i poteri magici di Voldemort, sarebbe stato più bello.

    Nemmeno a me ha fatto impazzire, comunque, il libro in questione - finale a parte - ma per altre ragioni.

    Mi piacerebbe continuare a discuterne... E' così difficile trovare qualcuno con cui parlare di HP non dico dal punto di vista filologico, ma almeno introspettivo... :-p

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