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  1. Horace de Vere

    Horace de Vere

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Contenuti visualizzati con la più alta reputazione il 16/12/2012 in tutte le aree

  1. Se è ancora possibile buttare qualche idea ne avrei una: Notte d'estate, un uomo nel suo studio-scantinato sta cercando di scoprire cosa sia la non-morte, e di riportare in vita un corpo assemblato con i pezzi migliori. In questo scenario la non morte non è mai apparsa, nessuno sa neanche cosa sia, tantomeno si può immaginare. Lo studioso ritiene che tutte le genti potranno averne dei privilegi se riesce a capire come tornare dalla morte. Solo che nessuno lo comprende, tutti lo perseguitano, anzi, sono fuori dalla sua proprietà armati di torce e forconi e vogliono dargli la morte. Si interrompe la scena, un fulmine si abbatte sul cadavere. Buio. Il cadavere apre gli occhi. Buio. Fuori urlano e picchiano, riescono ad attraversare il cancello e ad entrare. Ritorno alla stanza, lo studioso è eccitatissimo. Finalmente ce l'ha fatta... Buio. I popolani attraversano le stanze, danno fuoco, rubano e distruggono tutto ciò che incontrano. Arrivano nella stanza dell' uomo. Trovano un accozzaglia di parti di corpi diversi che si muovono, ridono e puzzano all'inverosimile. Accanto allo zombie c'è un corpo privo di testa e aperto per lungo. Ancora rigetta sangue dappertutto, mentre l'esperimento mastica con fare meccanico quello che si direbbe l'intestino. C'è chi urla, chi vomita, chi si prepara alla lotta e chi tenta di scappare; ma in quella calca la sorte è uguale per tutti. Buio. Lo scenario avanza di 10 anni. Il mondo è decisamente cambiato. Ora la società è organizzata in base al grado di intelligenza da non morto. A comandare in maniera assoluta c'è un individuo di cui non si conosce nè il volto nè il nome. Subito sotto ci sono lich, vampiri, a scalare da intelligenza maggiore a quella minore. Gli zombie vengono utilizzati come animali da compagnia o, in caso di dimensioni o poteri ragguardevoli, come guardie del corpo. Gli scheletri vengono considerati niente, infatti rappresentano per lo più dei giochi per insegnare il valore delle cose a bambini-non morti superiori o come sentinelle (per via dell'alto numero) mandate in giro per il mondo. Ci sono ancora dei piccoli nuclei di esseri umani, i quali restano rinchiusi all'interno delle mura, tranne gli adepti chierici, i quali sono incaricati di fare da avanscoperta. Inutile dire che 9 volte su 10 non tornano. Il sogno degli esseri umani è liberarsi dei non-morti, solo che nessuno di loro conosce il nome del "Dio" non-morto, nè come sia potuta accadere una cosa del genere. Questo era tipo incipit. L'idea comunque dovrebbe essere quella di una società non-morta dominante sul territorio e stratificata dove il numero di non morti è in costante aumento, per via di una o più di queste ragioni: - Il re/dio zombie conosce il rito per trasformare da vivi a non-morti o da morti a non-morti (nel caso in cui conosca il secondo fai attenzione, che se fai due righe di conti ti trovi TROPPI non morti); - Il re/dio zombie conosce un veleno o ha il potere di contagiare la popolazione viva con la non-morte; - Alcuni individui vivi, con il miraggio di trasformarsi in vampiri/lich o comunque di occupare un livello alto della società potrebbero farsi corrompere e nel migliore dei casi uccidersi e risorgere come zombie-lich-scheletro, nel peggiore vendere intere città per diventare uno scheletro schifoso C'è anche la possibilità che anzichè usare gli zombi come animali da compagnia o guardie del corpo si utilizzino gli esseri umani... Sarebbe una cosa bellissima, umani trattati alla stregua di cose da non-morti, però mi sembra tutto sommato complesso.... Potresti farlo solo in determinati luoghi, con i nostri eroi che travestiti da non-morti per una missione di infiltrazione devono vedere esseri umani presi a calci, gattonanti e lerci... Non sarebbe male ^.^ Comunque a te rimane sviluppare al meglio la cosa^.^
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  2. Cheremone era cresciuto senza genitori nel villaggio di Rab’adak, entrambi erano morti di febbre alta quando lui era ancora neonato. Era stato allevato da uno dei saggi della tribù Goldor: l’anziano Musadari; egli si era preso cura di lui come se fosse stato realmente suo figlio e lo aveva fatto crescere forte e sano senza fargli mai mancare niente. Cheremone trascorreva molta parte del suo tempo, con la figlia del capo villaggio, era più giovane di lui di qualche anno e gli confidava i suoi più intimi segreti, da mesi ormai era innamorata di Neom’erak un giovane ragazzo della sua tribù ma suo padre, avendo già in mente un matrimonio con qualcuno di ben più importante, non lo accettava e faceva quanto in suo potere per impedire i loro incontri. Cheremone nutriva un profondo affetto per Aglavia e per quanto difficile, aveva fatto il possibile per assecondare i suoi desideri. Mancavano pochi giorni al matrimonio che il capo villaggio Rahid aveva programmato per sua figlia, così Aglavia decise di scappare sulle montagne con il giovane ragazzo che amava. Cheremone aveva il compito di distrarre le sentinelle che circondavano l’accampamento permettendo così ai due ragazzi di scappare. In verità il piano non era ben congegnato e i tre si fecero raggiungere dalla squadra di ricerca che il padre aveva organizzato, la notte stessa. La condanna che dovettero subire fu tremenda, il giovane ragazzo venne pesantemente frustato il giorno seguente e Aglavia costretta a rimanere nella tenda fino al giorno del matrimonio. La condanna che doveva subire Cheremone fu lungamente discussa per giorni fino alla notte in cui Aglavia, realizzando che non avrebbe più potuto realizzare il suo sogno decise di togliersi la vita. Trafugò “Istmeor”: il pugnale rituale della tribù che suo padre, in qualità di capo villaggio tramandava di generazione in generazione. Il suicidio della giovane ragazza complicò irrimediabilmente tutto, fortunatamente per lui, il giovane Neom’erak era già stato frustato e poté così scampare la morte in quanto la legge della tribù non permetteva che un uomo potesse essere condannato due volte per lo stesso crimine. Le cose rischiavano invece di volgere al peggio per Cheremone che da giorni aspettava un giudizio, era stato confinato e non poteva farsi vedere al villaggio se non scortato da due guardie quando andava a trovare il vecchio Musadari. Nei giorni immediatamente successivi alla fuga dei ragazzi, l’anziano uomo fu costretto a rimanere a letto per via di un’improvvisa e debilitante malattia, non poche persone iniziavano a pensare che per l’anziano fosse venuto il momento di ricongiungersi alla terra. Fu finalmente emesso il giudizio che condannava in modo inappellabile Cheremone all’esecuzione capitale per decapitazione, il capo del villaggio aveva individuato in lui la persona da accusare per aver organizzato la fuga della figlia Aglavia con il giovane, la fuga che aveva successivamente portato al suicidio della stessa e per la quale non si poteva lasciare che tutto passasse senza che qualcuno fosse giustiziato. Al di là delle accuse formali che furono mosse durante il consiglio degli anziani, non esisteva nessuna ragione plausibile per cui si dovesse responsabilizzare Cheremone dell’accaduto, la sua uccisione non avrebbe riportato in vita la giovane e non rispondeva a nessun ideale di giustizia, ma era l’unica iniziativa che Rahid riteneva plausibile, non per compiere la sua vendetta, ma unicamente per coprirsi dalla vergogna derivante dalla disobbedienza della sua unica figlia, perché avrebbe dovuto altrimenti ammettere che la situazione gli era sfuggita di mano e che aveva sbagliato nel non prestare prima la dovuta attenzione alle richieste della ragazza. Musadari era ormai prossimo a spirare, non era questo però che lo preoccupava: aveva avuto una vita lunga e piena di soddisfazioni, aveva cavalcato insieme agli altri grandi guerrieri Goldor combattendo coraggiosamente ogni volta che si era reso necessario, da anni era entrato a far parte del consiglio dei saggi ed era diventato un punto di riferimento per tutti i giovani, il suo unico rammarico era di non essere riuscito a strappare alla morte la sua giovane moglie colpita dalla peste parecchi anni prima, per essere rimasto solo e senza un figlio a cui poter trasmettere la sua conoscenza. Aveva adottato Cheremone e adesso nel giovane raccolto al suo capezzale vedeva la sua discendenza, egli che in tutti gli anni trascorsi insieme non aveva mai smesso di imparare, di far tesoro dei consigli dell’anziano tutore, ora era condannato a morte dal consiglio della tribù e questo lo angosciava terribilmente. Solo l’ultimo desiderio di un anziano destinato a morire poteva salvarlo, e così fu. Musadari chiese infine che fosse concessa salva la vita al giovane come atto di clemenza verso il ragazzo e soprattutto di riconoscenza verso di lui, tutto il consiglio compreso il capo dovettero loro malgrado accettare quell’ultima richiesta e fu quindi ordinato a Cheremone di abbandonare l’accampamento Rab’adak per non poterci tornare mai più. Solo lontano dalla processione avrebbe potuto assistere al funerale del benamato padre adottivo e da quel momento non avrebbe più fatto parte della tribù dei Goldor. Non era più uno di loro, da quel momento sarebbe stato solo cenere nel vento. Windashes.
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  3. http://bit.ly/VI7kut
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  4. Be una soluzione potrebbe essere una cdp creta in questo forum da un'utente chiamata posseduto dai molti,questo è il link: http://www.dragonslair.it/forum/threads/58675-D-amp-D-3-5-Classe-di-prestigio-Posseduto-dai-Molti
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  5. Volendo potresti utilizzare le regole di droga e dipendenza per quanto riguarda il mangiare anime, con CD e tempi di ripresa elevatissimi. Se il monaco supera la dipendenza, diviene in grado di utilizzare il ki anziché le anime per sostentarsi, magari cambiando qualche potere della CdP per manifestare l'avvenuto cambiamento. Mi sembra una soluzione sensata e che accontenta tutti, il monaco perché si tiene la classe e deve comunque avere a che fare con le difficoltà che comporta essere un divoratore di anime, ma in più ha la soddisfazione di poterne uscire e ritrovarsi in uno stato mentale illuminato; il paladino perché può davvero trovare una cura per lo stato del suo amico, e aiutarlo a guarire; il master, perché non deve forzare nessuno dei PG a cambiare allineamento permanentemente o uccidere l'altro. Che ne dici? EDIT: durante il periodo di dipendenza il monaco sarebbe comunque malvagio, ma il paladino potrebbe notarlo e tentare di "riabilitarlo", invece che ucciderlo. Una volta imparato a nutrirsi di ki, il monaco diverrebbe poi neutrale, in quanto non dovrebbe per forza annientare creature per vivere.
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