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Sapere la vostra opinione... farebbe piacere


Selvaggio Saky

Messaggio consigliato


Per ora ho letto giusto l'inizio, per farmi un'idea dello stile. Quando avrò tempo, mi dedicherò con attenzione.

Mi piace devo dire, hai uno stile particolare, arcaico ma non troppo, con qualche concessione a espressioni tipo "puzza" che danno idea comunque di non volerti tenere troppo al di sopra del lettore. Come dire: fanno apparire naturale il tono piuttosto sostenuto del resto. L'io lirico sembra un erudito, più che un altezzoso.

A volte, qualche leggero intoppo per la lettura, tipo "ed a dire il vero", con quelle due "d" così vicine che cozzano un pochino tra loro e frenano bruscamente la scorrevolezza.

Però non mi dispiace per ora. ;-)

IMHO

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Non c'è assolutamente bisogno che te smetta. Sei abbastanza chiaro ed abbastanza descrittivo. L'unica cosa che tende a far rimanere un po' spaesati sono i d'innanzi... non usarne troppi. Magari qualche davanti, di fronte renderebbe più fluidi i periodi. Per il resto non saprei come consigliarti, io non mi ritengo un luminare anzi. Spero che il mio copmmento possa esserti stato d'aiuto.

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  • 1 anno dopo...

Ho letto il primo file che hai postato. L'ho trovato una lettura molto piacevole, soprattutto per la cura che hai riposto nella costruzione di un mondo, con i suoi rituali, i suoi personaggi, la sua geografia, i suoi problemi, eccetera.

Tuttavia, credo che abbia bisogno di una pesante rilettura, soprattutto per quanto riguarda la punteggiatura (ti consiglio un maggiore utilizzo del punto e dei due punti). Se vuoi, ho fatto alcune correzioni direttamente sul tuo file, quindi posso postarlo o mandartelo via mp, come preferisci tu.

Inoltre ti consiglio di approfondire alcuni aspetti, come l'asta o l'episodio in cui il generale compra lo schiavo destinato ai giochi. Ci sono alcuni passaggi che mi sembrano un po' frettolosi e su cui invece potresti decisamente soffermarti per renderli più "cruciali" nell'economia della storia.

Spero di riuscire a leggere quello postato oggi entro il pomeriggio, in caso aggiorno il mio post.

:bye:

edit: Letto anche il secondo. Devo dire che mi è piaciuto molto, divertente e sufficientemente folle da volerne leggere un possibile seguito. Anche in questo caso, ma già lo sai, è da rileggere e sistemare in alcune parti, però veramente interessante. Spero sinceramente non ti fermerai qui, perché ci sono dei buonissimi presupposti: la storia è originale, i personaggi delineati un po' stereotipati ma assolutamente in linea con lo stile semi-grottesco che hai dato al tutto. Insomma, bene, bravo, bis! :bye:

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Ho letto solo le prime 2 pagine del primo racconto, con un po' più di calma leggerò il resto.

Non mi esprimo su storia o altro perchè non ho ancora gli elementi, di getto però voglio scriverti questo: la descrizione della città mi è sembrata fredda, un elenco di cose quasi slegate fra loro. La strada qui, il mercato che si è spostato, le mura di là, ecc... Non so se riesco a spiegarmi, in fondo è una sensazione mia che ho avuto.

Per catturare di più la mia attenzione di lettore che non ti conosce dovresti cercare di farmi sentire su quella strada, il mio sguardo che spazia a destra e sinistra e vede tutto ciò che hai descritto. Come fare non saprei nemmeno io... Volevo solo segnalarti questa "freddezza" che ho percepito.

Altra cosa ho avuto anche io l'impressione che tu abbia scritto di getto (positivo perchè fissi subito ciò che hai in mente), quindi dovresti cercare di migliorare la sintassi e sforzarti di trovare termini e parole più "piacevoli". Per esempio mi ha fatto rabbrividere "strada più PENDENTE". Corretto in italiano ma a mio parere bruttino... potevi usare "più ripida", più in pendenza...

Posterò ancora appena finite le letture ;-)

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Grazie del tempo che hai speso e delle considerazioni, ne prenderò atto^^

ora un racconto che ho scritto questo pomeriggio, il tutto nato dalla prima frase dello stesso (che non so come mi sia venuta in mente, enjoy

(A)normalità

Jaque era nato sano e perfetto, una disgrazia per la sua famiglia e la comunità.

In un ambiente come il suo non essere speciale portava alcune controindicazioni. Si sentiva fuori posto ed il più delle volte veniva trattato come un ospite poco desiderato.

Mai una volta al centro della pista, mai una foto, mai un boato di stupore o ribrezzo dato dalla sua normalissima presenza.

Suo padre era chiamato “Uomo Lupo”, la persona più pelosa sulla crosta terrestre, la madre era alta due metri e sessantasette detenendo il primato di donna più alta del mondo. Nonostante la coppia fosse fuori da ogni schema di normalità, per la maggior parte dell’umanità, ed alla faccia della genetica, aveva dato la luce ad un noioso, ordinario figlio da sfamare.

Jaque seguiva la famiglia per tutta l’America del Nord fungendo da inserviente sul carro itinerante del circo i “Fenomeni di Smile”, dimora dei tre.

Non che non fosse amato dai suoi genitori, il problema era un altro: non era amato per quello che era, ma per quella strana legge che porta gli essere umani, chi più chi meno, ad amare i propri figli.

La prima scintilla di cambiamento, nella vita e nel ruolo ricoperto nella comunità, scaturì in una gioiosa sera primaverile in una cittadina chiamata Onlyfield.

La carovana si era fermata alle porte della città, Mr. Smile era andato a parlare con il sindaco per organizzare uno spettacolo l’indomani e per fare rifornimento di viveri.

Un occasione questa che Jaque non perse.

Mischiato a quelli come lui si trovava a suo agio, percorreva le strade del centro a cuor leggero ed il suo sguardo incrociava volti sorridenti e rassicuranti. Nell’aria aleggiava un profumo di arrosto, minestra e torte appena sfornate, mischiato al lezzo degli allevamenti fuori città conferiva all’ambiente un’ aura di normalità, molto rara da riscontrare all’interno della sua collettività.

Vociare di conoscenti fuori dai bar, richiami di mamme premurose per andare a tavola e risate di ragazzi che tornavano da scuola come sottofondo, ma un suono ben distinto lo attirava più del resto.

Dall’interno di un camion cassonato, ricoperto da uno sgualcito telo verde che recava la dicitura “McPhinn Farm – Il mais naturale”, proveniva la voce intonatissima di un ragazzo che cantava una vecchia canzone di Bob Dylan. La voce era accompagnata da una chitarra, suonata alla perfezione, i due finirono il brano e Jaque applaudì.

Una voce ringraziò ed i due si misero a suonare un altro brano.

“Posso unirmi a voi” Chiese.

“Certo” In risposta”Conosci il pezzo? Cosa suoni? O canti?”

Senza rispondere Jaque riprese la canzone da dove era stata lasciata suonando la sua armonica a fiato.

Dopo alcuni istanti una mano pelosissima si appoggiò alla spalla del ragazzo facendogli quasi ingoiare lo strumento per lo spavento.

“Quante volte ti ho detto che non devi farti vedere in giro? Ora a casa, tua madre è preoccupatissima e Mr. Smile più che nero” La voce era del padre, ma smorzata dalla bandana bianca con motivo floreale che teneva per nascondere il viso. Portava un cappello a tesa larga sulla testa e vestiva con un impermeabile stile detective lungo fino alle caviglie. Il classico abbigliamento di chi non vuole essere visto.

“Ma padre...”

“Silenzio!!! Mettiti la maschera e fila a casa” Dalla tasca estrasse un passamontagna variopinto e senza interrompere il movimento lo infilò sulla testa del figlio.

“Si fermi, lei, cosa sta facendo a quel ragazzo” un esile uomo sulla sessantina arrivò con una corsa reumatica spingendo il padre di Jaque contro il camion.

Il cappello dell’uomo lupo cadde e la bandana scese sulle spalle dell’assalito.

“Come si permette? Questo è mio figlio e non dovrebbe trovarsi qui, lei non si immischi in affari che la riguardano” si rialzò quindi da terra fissando l’anziano con fare minaccioso.

“Mi perdoni, avevo capito male la situazione”si chinò a raccogliere il cappello e dopo averlo sbattuto dalla polvere con l’altra mano lo porse al proprietario.

“Non ha altro da dire?” la voce del padre di Jaque era stupita.

Si rendeva conto di essere a volto scoperto e vedeva che attorno alla scena la gente iniziava a mormorare ed allontanarsi da quello che sembrava un mostro, uno scherzo della natura.

“Non le faccio ribrezzo o paura?”

“Siete del circo che si è accampato fuori città suppongo. Non mi fa ribrezzo, tanto meno paura. Sono consapevole che certi, come dire, fenomeni genetici possono capitare.” Gli occhi di McPhinn divennero lucidi e scusandosi ancora si mise alla guida ed accese il motore. “Se posso, vorrei incontrare il vostro boss questa notte. Mi piacerebbe parlare con lui riguardo, diciamo, una nuova star all’interno del vostro circo.” Chiuse la portiera e si allontanò con una scia di fumo nero.

Jaque corse dietro al camion gridando “Suoneremo ancora assieme!!! Promesso?”

La notte scese, Mr. Smile aspettava all’ingresso del tendone allestito nelle ore precedenti ed in lungo e largo, all’interno dell’accampamento, i preparativi per lo spettacolo del giorno seguente erano in atto.

Il camion di McPhinn illuminò il proprietario del circo che sfoggiò il sorriso che gli aveva dato il nome, duecentoventi denti di sorriso da orecchio ad orecchio.

“Buonasera Mr McPhinn, le porgo i miei più cordiali saluti ed un benvenuto nella nostra umile casa” inchino con relativo svolazzamento del cappello cilindrico portata alla perfezione da anni di allenamento e sorriso smagliante.

“Buonasera a lei” occhi sgranati alla vista della dentatura “grazie per aver accettato l’appuntamento. Spero che il vostro dipendente non se la sia presa troppo per oggi. E’ possibile scambiare due parole con lui ed il ragazzo dopo la nostra riunione?”

“Certamente, ma parliamo della sua presenza qui e della “star” che vorrebbe presentarmi” iniziò ad incamminarsi verso il centro del capannone circense “Mi segua”.

Dopo diversi minuti girovagando per l’accampamento, saluti e presentazioni di diversi “fenomeni” del circo, il giocoliere Mike dalle quattro braccia, la donna senza ossa, grande contorsionista, e altri, i due si strinsero la mano.

“Ora mi faccia conoscere le star!” disse Smile riaccompagnando il coltivatore verso il camion.

Mentre il telone veniva aperto Jaque ed il padre si avvicinarono e McPhinn fu più sorpreso di vedere che il ragazzo era normale, rispetto a tante stranezze della natura incontrate in una sera.

“Potete uscire, qui nessuno vi prenderà un giro, promesso” dopo un minuto di attesa “Luke, Dave, fidatevi di me, vi sentirete a vostro agio qui, ne abbiamo parlato prima......coraggio”

“Arriviamo” dissero all’unisono con voce incerta.

Jaque fremeva, non aspettava altro dall’incontro e dalla suonata improvvisata di poche ore prima.

Finalmente avrebbe conosciuto i suoi nuovi amici, gli unici e, a capire la situazione, probabilmente si sarebbero uniti al circo in maniera duratura.

Due teste comparvero dal buio del telone verde, erano gemelli, uno un poco più in carne dell’altro, ma gli occhi chiari, i capelli rossi pettinati alla stessa maniera e le lentiggini non davano alcuna possibilità di errore. Tutti i presenti rimasero di sasso quando al seguito delle due teste scese dal camion un corpo solo, con una chitarra in mano.

Ecco come Jaque trovò i suoi migliori amici, come il circo lo prese in considerazione come nuovo talent scout tra la gente normale e come la (A)normalità sia relativa, basta vederla con gli occhi aperti a quello che si cela dietro ed al contesto in cui si guarda.

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Quest'ultimo, come ti ho già detto è gradevole, scritto in un italiano corretto..non vedo particolari errori nè forme cacofoniche. Certo è un racconto particolare, ma non più di quanto possano esserlo i miei, quindi per me va più che bene. Ho appena letto anche il primo e anche quello è scritto correttamente, a parte alcune espressioni che non userei, come "arrivooooooo! è apertoooooooo!" ma non è per nulla grave, è solo per rendere l'idea del tono, suppongo...per il resto anche quello è gradevole...anche se un pò lungo :-p:lol:

Continua con i racconti, serve un pò di materiale valido.. ;-)

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  • 2 settimane dopo...

Come promesso a Lucca, eccomi a leggere (A)normalità. In alcune considerazioni, devo ripetermi: il racconto è più che piacevole, presenta inoltre un tema piuttosto importante (normali tra anormali, anormali tra normali), scritto bene ma poco sviluppato. Dici tu stesso che è tutto nato dalla prima frase (che tra l'altro mi aveva fatto pensare a uno sviluppo diverso) e forse dovresti tornarci su (anzi, probabilmente già vorrai farlo).

Scendendo un po' nel dettaglio, tutta la prima parte è molto scorrevole e bella da leggere. Tra l'altro, ci sono delle immagini o considerazioni veramente azzeccate.

Non che non fosse amato dai suoi genitori, il problema era un altro: non era amato per quello che era, ma per quella strana legge che porta gli essere umani, chi più chi meno, ad amare i propri figli.

E se invece di "legge" fosse "abitudine"? Comunque, bel periodo!

La seconda parte, invece, a iniziare dalla centrale con il primo incontro interrotto dal padre, la trovo un po' più confusionaria. Forse è quella maggiormente da rivedere. A ogni modo, adoro questa presentazione (però togli la "d"):

Il camion di McPhinn illuminò il proprietario del circo che sfoggiò il sorriso che gli aveva dato il nome, duecentoventi denti di sorriso da orecchio ad orecchio.

Continua così, devo dire che il tuo stile tra il grottesco e il profondo mi intriga non poco. Spero troverai prima o poi il tempo (e la voglia) di rimettere mano alle tue creazioni, magari per svilupparle. Bè, ora sei un "lettore", quindi sarai più o meno obbligato a farlo. ;-)

:bye:

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Ho letto il capitolo 1 "Mattino ad Imporian" del libro 1 (il primo .doc di questo thread). Mi fermo per un commento prima che "scada il tempo a mia disposizione" :-) (che purtroppo è sempre poco, infatti scrivo di fretta scusa se posso apparire brusco)

Per prima cosa sono doverosi i complimenti: emerge subito una grande coerenza e cura del dettaglio. Il mondo che descrivi è interessante e "vivo". Ci sono molte buone idee e si intuisce la potenzialità narrativa legata all'ambientazione. Queste sono tutte cose difficili da fare. Si vede anche che sei bravo a scrivere quello che hai in mente, riesci a far vedere al lettore quello che vedi tu.

Come vedi non ho fatto sconti sui complimenti, e lo stesso vale per le critiche :-D però sempre costruttive.

La prima critica riguarda i contenuti. Questo capitolo 1 è molto descrittivo. Quasi tutto il testo è una descrizione dell'ambientazione, la città di Imporian, che armi hanno le guardie, come si vestono le persone, chi va e chi viene e perché; il tutto descritto da un punto di vista assoluto. Ora, sono tutte cose interessanti. Qui sul forum DL trovi molti lettori (me compreso) appassionati di abientazioni e che, se non sono attratti principalmente dell'ambientazione, sono come minimo avvezzi a leggere tomi di descrizioni socio-storiche-geografiche di interi mondi fantasy. Il "lettore medio" però troverebbe questo capitolo sicuramente lento e potenzialmente noiso, perché non succede quasi nulla. ;-)

Quindi il mio consiglio è (per il primo capitolo) più azione e personaggi, meno informazioni sull'ambientazione. Descrivere solo le immagini principali, anche con tanto dettaglio per ottenere un buon "colpo d'occhio", e lasciare molte altre informazioni per momenti successivi della storia può azzerare il "rischio noia" nel primo capitolo. Se ti prefiggi di scrivere un testo lungo, gli altri dettagli troveranno sicuramente spazio di volta in volta.

La seconda critica riguarda i dialoghi. Uno scambio del tipo:

“Vedo che qualche volta riesci ad alzarti prima che il sole sia perpendicolare”

“Mi alzo così tardi, di solito, per cercare di sentire i tuoi assurdi consigli il meno possibile!”

Non è un dialogo realistico tra due persone, ma un modo del narratore per descriviere i personaggi. Purtroppo il lettore si accorge che suona "costruito". Il mio consiglio è di stare attento all'effettivo contenuto delle frasi scambiate, ed evitare di dare informazioni forzando la "voce" dei personaggi. (infodump)

Per quanto riguarda lo stile, non ho critiche rilevanti da fare. Noto delle imprecisioni, ma tutte cose che vanno a posto da una semplice revisione. Ti dico solo di stare attento a quelle che io chiamo "doppiette" di aggettivi (o sostantivi, o verbi), che usi troppo spesso, e rallentano molto il ritmo. Per farti capire di cosa sto parlando te li evidenzio come esempio nel primo paragrafo.

La piazza dei nobili questa mattina era stranamente silente, sgombera da quel carosello di tende e carri che si usava trovare ogni giorno ancor prima dell’alba.

Il mercato era stato trasferito nel quartiere borghese. Lungo strade più strette e pendenti del solito i venditori cercavano di individuare il posto giusto, meno coperto e accessibile ai più. Su e giù per la lunga e dritta via che portava al gran tempio di Eternal e per tutte le sue diramazioni, s’incontravano mercanti di ogni sorta, qua un vecchio uomo seduto su un carretto trainato da un ancor più vecchio cavallo che vendeva ornamenti di legno scolpito, là nani che portavano ceste sulla schiena piene di gemme e pietre di poco valore, contadini e allevatori che arrivavano dalle regioni adiacenti Valminia offrivano il frutto del loro duro lavoro e ovunque c’era rumore e confusione.

Sarebbe meglio scegliere l'aggettivo/sostantivo più preciso e in molti casi usarne uno solo dove ora ce ne sono due.

Ciao e ancora complimenti.

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