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Ruolare o recitare: cosa è meglio per giocare?


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Mi sono avvicinato da poco e per caso ai GdR, a 36 anni suonati, perché ho trovato in loro una palestra di creatività attrezzatissima e utilissima per chiunque si muova nel campo della scrittura/narrazione. Ho studiato un minimo il manuale della 5e e ho iniziato a fare qualche oneshot tra ludoteche e server vari, ma più gioco e più mi attanaglia un dubbio atroce: per poter giocare (e divertirsi) è davvero necessario recitare e mettere in scena tutto il repertorio della cinematografia fantasy? Non potrebbe essere sufficiente limitarsi a ruolare e fare in modo che il nostro personaggio "prenda vita" e sia protagonista delle meccaniche che il gioco gli mette a disposizione? Cerco di spiegarmi meglio con un esempio: fuori dal combattimento (nella mia poca esperienza) ho visto tirare davvero pochi dadi; immaginiamo di trovarci davanti a un cane randagio, in nessun modo minaccioso, all'imbocco del vicolo dal quale dobbiamo passare, e immaginiamo che il nostro PG non voglia perdere l'occasione di interagire con lui. Ecco, in questo scenario per me è RECITARE se il nostro PG tira fuori dalla tasca un osso e ammonisce il cane con un "ehi sacco di pulci che hai da guardarmi così?! Oh non avrai creduto che fosse per te..." e da buon nano burbero e grassottelo si mette a sgranocchiare l'osso davanti alla bestiola costringendo il master a imboccare il party col motivo per cui ha messo quel cane in quel vicolo, diversamente diventa RUOLARE se il nostro PG tenta un tiro su addestrare animali (e allora magari facciamolo fare a chi del party se la cava meglio) per attirare l'attenzione del cane, poi il più atletico lancia l'osso e il cane corre e correndo notiamo che zoppica e allora facciamo un tiro su medicina per analizzare la sua zampa e così via all'infinito. Forse la maturità mi ha portato a sfrondare un po' dappertutto, in generale, ma se la battuta in-game del mio compagno di party non è accompagnata da un'azione il cui successo dipende dalle meccaniche di gioco tendo ad annoiarmi, perché vedo un po' dissolversi la componente ludica del momento, non fosse altro che per il fatto che il gioco mette a disposizione una quantità tale di regole che ti permettono davvero di giocare (a dadi contro la sorte e la mente del master) qualunque azione tu voglia fare, senza sacrificare necessariamente la componente goliardica. Finora ho faticato a trovare party che condividano questo approccio "meno blablabla, più rollrollroll" ma non penso (o forse sì, aiutatemi anche in questo) che ciò faccia di me un powerplayer con la fissa della kill, forse semplicemente sotto ancora sotto l'effetto dell'innamoramento da dadi. In fin dei conti quindi? Perché recitare? Perché invece soltanto ruolare?

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Salve, dal mio piccolo provo a darti una mia interpretazione del "problema":

Correggimi se sbaglio, tu stai separando il "recitare", che intendi come tutta la componente interpretativa ma che non innesca un tiro di dado, dal "ruolare", che intendi come la componente interpretativa che innesca un tiro di dado; fin qui ho capito bene?

Secondo me queste due non sono separate, e sta alla singola situazione essere risolta con o senza chiamare in ballo i dadi; per riprendere l'esempio del cane randagio: entrambe le sequenze (pura interpretazione senza tiri/sequenza di tiri di dado), vanno benissimo entrambe, dipende dal gruppo e da come il master intende giocare la scena, ma nessuna delle due può essere definita "errata". Se il master intende vederla come una semplice scenetta, che non avrà alcun collegamento con la trama principale e non si collegherà a nulla, allora è normale che la faccia risolvere senza tiri di dado, che potrebbero rallentare la sessione; viceversa, se dal tiro dei dadi può nascere un fallimento o un successo che porti a nuove diramazioni della trama o ne inneschi una secondaria, credo sarebbe giusto usare i dadi, ma anche in questo caso il tuo master potrebbe non essere d'accordo 

Per quanto riguarda la voglia di tirare dadi, non credo che questo faccia di te un powerplay o un cattivo giocatore, semplicemente tendi a preferire un tipo di gioco in cui vuoi attivare sempre l'azione specifica usando le abilità della scheda

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Secondo quello che tu descrivi sono due approcci diversi altrettanto legittimi, anche se sul "roll roll roll" io metterei un distinguo: è vero che il tiro di dado rappresenta la capacità del personaggio nella fiction ma è anche vero che dovrebbe essere accompagnato da una qualche spiegazione in fiction tale da giustificare l'attivazione della capacità. Il caso classico è lo scrigno con trappola: non c'è niente di male nel limitarsi a dichiarare di voler cercare trappole sullo scrigno e poi tirare il dado; l'importante è che l'azione venga dichiarata e non sia data per scontata. Nel caso del cane più che limitarsi a dire "uso addestrare animali" sarebbe preferibile "cerco di Intimidire il cane rosicchiandogli un osso davanti, Tiro addestrare animali". Addirittura potresti limitarti a dichiarare le azioni, con il master che ti dice cosa tirare.

PS: anche il "recitare" puro ha i suoi limiti. Se applicato a tutti i livelli del gioco, combattimento compreso, passiamo dal gioco di ruolo al "facciamo finta di" dei bambini. 

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10 ore fa, MrDenni ha scritto:

Mi sono avvicinato da poco e per caso ai GdR, a 36 anni suonati, perché ho trovato in loro una palestra di creatività attrezzatissima e utilissima per chiunque si muova nel campo della scrittura/narrazione. Ho studiato un minimo il manuale della 5e e ho iniziato a fare qualche oneshot tra ludoteche e server vari, ma più gioco e più mi attanaglia un dubbio atroce: per poter giocare (e divertirsi) è davvero necessario recitare e mettere in scena tutto il repertorio della cinematografia fantasy? Non potrebbe essere sufficiente limitarsi a ruolare e fare in modo che il nostro personaggio "prenda vita" e sia protagonista delle meccaniche che il gioco gli mette a disposizione? Cerco di spiegarmi meglio con un esempio: fuori dal combattimento (nella mia poca esperienza) ho visto tirare davvero pochi dadi; immaginiamo di trovarci davanti a un cane randagio, in nessun modo minaccioso, all'imbocco del vicolo dal quale dobbiamo passare, e immaginiamo che il nostro PG non voglia perdere l'occasione di interagire con lui. Ecco, in questo scenario per me è RECITARE se il nostro PG tira fuori dalla tasca un osso e ammonisce il cane con un "ehi sacco di pulci che hai da guardarmi così?! Oh non avrai creduto che fosse per te..." e da buon nano burbero e grassottelo si mette a sgranocchiare l'osso davanti alla bestiola costringendo il master a imboccare il party col motivo per cui ha messo quel cane in quel vicolo, diversamente diventa RUOLARE se il nostro PG tenta un tiro su addestrare animali (e allora magari facciamolo fare a chi del party se la cava meglio) per attirare l'attenzione del cane, poi il più atletico lancia l'osso e il cane corre e correndo notiamo che zoppica e allora facciamo un tiro su medicina per analizzare la sua zampa e così via all'infinito. Forse la maturità mi ha portato a sfrondare un po' dappertutto, in generale, ma se la battuta in-game del mio compagno di party non è accompagnata da un'azione il cui successo dipende dalle meccaniche di gioco tendo ad annoiarmi, perché vedo un po' dissolversi la componente ludica del momento, non fosse altro che per il fatto che il gioco mette a disposizione una quantità tale di regole che ti permettono davvero di giocare (a dadi contro la sorte e la mente del master) qualunque azione tu voglia fare, senza sacrificare necessariamente la componente goliardica. Finora ho faticato a trovare party che condividano questo approccio "meno blablabla, più rollrollroll" ma non penso (o forse sì, aiutatemi anche in questo) che ciò faccia di me un powerplayer con la fissa della kill, forse semplicemente sotto ancora sotto l'effetto dell'innamoramento da dadi. In fin dei conti quindi? Perché recitare? Perché invece soltanto ruolare?

Ciao, per come la vedo io, entrambe gli approccio hanno pro e contro, e probabilmente (come spesso accade) la via di mezzo è "la via".

Il concetto chiave è: cosa si vuole ottenere dalla scena con il cane?
Le opzioni possono essere molteplici:
- voglio semplicemente caratterizzare un minimo il mio PG, ad esempio far vedere che ci tiene agli animali (gli allungo un po' di cibo, perchè lo vedo magro magro". Oppure di contro come sia cinico (gli allungo un pezzo di cibo, e all'ultimo glielo tolgo e me lo mangio, dicendo "tiè sporco cagnaccio, muori di fame!)
- voglio ottenere qualche vantaggio in fiction. Es: voglio provare a farmi il cane amico, per addestrarlo e portarmelo sempre dietro con me

L'approccio imo "corretto" varia da caso a caso.
Nel primo caso, non c'è nessuna necessità di tirare dei dadi, andrebbero solo ad appesantire la scena, per delle azioni che sostanzialmente non hanno un rischio / pericolo insito.
Nel secondo caso, sebbene il primo step possa essere gestito in modo uguale "mi avvicino al cane, e gli porgo / lancio un pezzo di cibo" senza dover tirare, poi se voglio farmelo amico e portarmelo dietro, ci sta da parte del DM chiedere un tiro iniziale di addestrare animali per vedere come va la scena.

In entrambi i casi però, fare ad esempio un tiro per lanciare il cibo è totalmente inutile e contro anche quanto dice il manuale. Non c'è nessun rischio insito nella scena, e appesantisce solo il tutto

Chiudo dicendo che "ruolare" non implica per forza un riscontro meccanico, anzi, tanto è vero che esistono gdr dove la parte meccanica è ESTREMAMENTE ridotta. 
E "recitare" è un'altra cosa ancora, che non viene applicata al gdr (ma al teatro), dove di solito c'è uno script da seguire (un attore recita partendo da uno script, nel gdr non esiste tale script. è una differenza sostanziale).

Quindi nel tuo esempio, il primo caso è ruolare il proprio PG, tirare i dadi per applicare una meccanica NON è ruolare, ma è appunto applicare una meccanica. Un gioco da tavolo non ha ruolo, ma solo meccanica.
Infine, in dnd ti ricordo che i giocatori, da manuale, NON chiamano mai i tiri di dado (se non in combat in certi casi), ma sono chiamati a ruolare la scena, e sarà poi il dm eventualmente se lo ritiene opportuno a chiamare il tiro di dado
 

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Non c'e' una risposta univoca - dipende molto dal gruppo.

In generale, non e' necessario recitare per interpretare il personaggio. Per "interpretare un personaggio" intendo "agire all'interno di un mondo fittizio in modo coerente alla personalita', background e motivazioni del personaggio". Si puo' tranquillamente fare questo narrando le cose in terza persona, senza doversi lanciare in estenuanti monologhi in prima persona o descrizioni dettagliate ogni volta che il personaggio vuole fare qualcosa. Es. "il mio personaggio si avvicina al cane e tenda di distrarlo lanciandogli un osso". Questo va benissimo.

In alcuni gruppi tuttavia c'e' un po' la cultura del dover parlare in prima persona/recitare, per cui ogni azione viene descritta in dettaglio, e c'e' l'aspettativa che ogni cosa venga accompagnata da dialogo in prima persona. Ci sono gruppi dove e' addirittura "vietato" parlare out of character. Non c'e' niente di male se il gruppo si diverte cosi'.

 

11 hours ago, MrDenni said:

Finora ho faticato a trovare party che condividano questo approccio "meno blablabla, più rollrollroll" ma non penso (o forse sì, aiutatemi anche in questo) che ciò faccia di me un powerplayer con la fissa della kill, forse semplicemente sotto ancora sotto l'effetto dell'innamoramento da dadi. In fin dei conti quindi? Perché recitare? Perché invece soltanto ruolare?

Recentemente ho lanciato un sondaggio per cercare giocatori per una campagna di 5E, e ho ricevuto circa 30 risposte - di queste, il 90% delle persone ha risposto che considera recitare come sinonimo di interpretare il personaggio, il che mi fa pensare che l'approccio di cui sopra sia molto piu' diffuso rispetto al primo tipo di approccio.

Personalmente con il tempo sono diventato sempre piu' insofferente verso l'approccio recitato. Quando ho iniziato come DM (ormai tanti anni fa, circa 20!) avevo l'abitudine di ruolare ogni minuto di gioco o quasi.  Del tipo, se un giocatore voleva andare in taverna a farsi una birra, descrivo la taverna, l'oste, e facevo una piccola scenetta dove il giocatore e l'oste recitavano l'ordine della birra.

Oggi come oggi un gioco del genere mi farebbe cascare le palle dalla noia. Tendo a descrivere scene del genere in modo molto rapido in modo da passare all'azione in modo piu' rapido possibile, e non raramente cerco di risolvere intere scene con un tiro di dado per poi passare oltre. Oggi come oggi tendo anche ad usare uno scene framing piu' aggressivo, come descritto in questo post che ho scritto qualche anno fa.

Devo dire che devo ringraziare soprattutto i giochi Powered by the Apocalypse (come Dungeon World e Apocalypse World) e Forged in the Dark (come Blades in the Dark) per questo cambio di approccio. Sospetto che l'approccio che ti piace sia molto piu' diffuso tra i gruppi che giocano questi giochi rispetto a quelli che giocano D&D 5E. 

Il mio consiglio? Espandi un po' i tuoi orizzonti, e vedi se riesci a giocare ad un gioco pbta o forged in the dark, credo che troveresti lo stile di questi giochi piu' affine al tuo 🙂

 

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14 ore fa, MrDenni ha scritto:

 Ecco, in questo scenario per me è RECITARE se il nostro PG tira fuori dalla tasca un osso e ammonisce il cane con un "ehi sacco di pulci che hai da guardarmi così?! Oh non avrai creduto che fosse per te..." e da buon nano burbero e grassottelo si mette a sgranocchiare l'osso davanti alla bestiola costringendo il master a imboccare il party col motivo per cui ha messo quel cane in quel vicolo, diversamente diventa RUOLARE se il nostro PG tenta un tiro su addestrare animali (e allora magari facciamolo fare a chi del party se la cava meglio) per attirare l'attenzione del cane, poi il più atletico lancia l'osso e il cane corre e correndo notiamo che zoppica e allora facciamo un tiro su medicina per analizzare la sua zampa e così via all'infinito. 

Queste 2 distinzioni che dai, non sono corrette. 

Ruolare è un "sotto insieme" del recitare, nel senso che chi recita sta sicuramente ruolando, ma si può ruolare senza recitare.

In entrambi i casi si può o meno attivare il lancio dei dadi.

In teoria ogni giocatore dovrebbe descrivere (recitando, interpretando in terza persona, descrivendo semplicemente, ecc) ciò che il suo personaggio vuole fare (interagire con il cane) e non dire cosa vuole fare lui (tirare il dado).

Infatti il voler  tirare i dadi in una certa situazione non è  una scelta del giocatore, ma una indicazione del master in risposta ad una azione dichiarata.

 

Modificato da Casa
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Ciao @MrDenni, l'argomento è molto interessante, infatti l'ho trattato in modo piuttosto insistente nel tempo 🙂.

Ti hanno già detto molte cose valide.

Aggiungo però tre link che, se hai tempo, ti potrebbero interessare. E, anzi, mi farebbe molto piacere il tuo parere, se li leggessi.

 

https://dietroschermo.wordpress.com/indice/home-page-della-serie-guida-allinterpretazione/

(il mio punto di vista su cosa significhi, e come funzioni, "ruolare" un personaggio in D&D e giochi simili)

 

https://dietroschermo.wordpress.com/mettiamoci-in-gioco/dd-e-teatro/

(la sezione "D&D e teatro" del mio speciale di un mesetto fa)

 

https://dietroschermo.wordpress.com/mettiamoci-in-gioco/conclusione-di-mettiamoci-in-gioco/conclusione-di-dd-e-teatro/

(la conclusione di quella sezione dello speciale, dove tiro le conclusioni sull'argomento dal mio punto di vista)

 

Modificato da Bille Boo
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Voglio premettere che è stato un giorno di lettura immersiva e appassionante, ringrazio davvero molto chi ha risposto (e lo farà) perché nessun contributo è stato banale ed anzi ho trovato molto costruttivi gli spunti ricevuti. Penso di aver trovato la risposta ai miei dubbi nel post sul recitazionismo di Dietro lo schermo, ma ciò che ho ritrovato diffusamente (e mi ha fatto meglio comprendere la mia posizione sull'asse "power player - drama queen") è la distinzione tra "vocine" e "interpretazione", dove le prime sono forse figlie del tempo in cui (anche causa pandemia) molte sessioni sono andate live e hanno portato alcuni giocatori a voler emulare nei party domestici quel particolare tipo di interpretazione - permettetemi, in alcuni casi davvero molto - plateale, ignorando le logiche e dinamiche che governano la messa in onda di un contenuto d'intrattenimento. Porto a casa molti spunti utili, primo tra tutti il desiderio di ampliare i miei orizzonti esplorando altre realtà (grazie @greymatter, sono già alle prese con Dungeon World) ma soprattutto porto a casa la voglia di dare maggiore voce ai miei personaggi (poveri disgraziati, se lo meritano), per i quali spendo tipicamente molto tempo a immaginare un background coerente e consistente, di cui altrettanto tipicamente lascio trapelare troppo poco in-game, incalzato dal desiderio di "fare presto". Da novizio quale sono mi riconosco il diritto di accettare il compromesso dei 5 secondi di "ehm, fatemi pensare..." se la ricompensa è un'azione introdotta e contestualizzata dall'interpretazione del pensiero e della voce del mio personaggio.

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Ho letto il blog che ha linkato @Bille Boo (in maniera veloce quindi può essermi sfuggita la considerazione che sto per fare):

Ruolare o rollare?

Mi ripeto dicendo che giocare di ruolo significa far compiere al PG delle scelte in base a degli input del DM e questo può avvenire in tanti modi appunto recitando, narrando, descrivendo, dando indicazioni schematiche, ecc.

Per mia esperienza il recitare il PG può mettere in difficoltà altri giocatori al tavolo meno avvezzi ad affrontare il gioco in quel modo, quindi sarebbe bene stabilire nella sessione degli intenti come affrontare la questione. (Io stesso a volte mi trovo in difficoltà e parlo del mio pg in prima o terza persona con discorsi indiretti)

 

Poi leggo sempre nel blog di @Bille Boo (cito)

"Lo voglio affermare con forza: il principio dell’idea di personaggio condivisa, e/o che l’interpretazione di un giocatore sia tanto migliore quanto più è aderente a un’idea di personaggio preesistente, è inutile (quando va bene) o foriero di guai (quando va male). Abbandoniamolo"

 chiedo all'autore in base a cosa assegna l'ispirazione ad un pg.

Se non sbaglio il manuale (in questo caso mi riferisco a dnd 5e) suggerisce di assegnarla quando un giocare interpreta i tratti caratteriali del pg soprattutto se il farlo lo mette in una situazione non ottimale.

 

Comunque d'accordissimo sul fatto che non deve più esistere il master "giudice" del giocatore, ma non nego il mio stupore (ma anche di tutto il resto del tavolo) quando un pg buono ha tagliato la testa ad un png che si era appena arreso! Ovviamente come dm non l'ho impedito.

 

Modificato da Casa
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@Casa, nel sistema pesantemente homebrew con cui gioco normalmente non esiste l'ispirazione. Questo mi porta spesso a dimenticarla anche quando gioco in D&D 5e, come in effetti è avvenuto nella nostra giocata in PbF: è un errore di cui mi scuso.

Quando mastero 5e e mi ricordo di usare l'ispirazione, tendo ad assegnarla come fa The Angry GM: se ti comporti in un modo che ti svantaggia o mette a rischio più del dovuto, ma è coerente con uno qualunque dei tuoi tratti di personalità, prendi ispirazione; e, di converso, puoi usare l'ispirazione solo quando invochi uno dei tratti di personalità per "supportare" l'azione che stai compiendo.

Sinceramente non amo la meccanica dell'ispirazione proprio perché cozza con il mio modo di vedere il ruolare: non credo che spetti a me, DM, dare un giudizio sulla qualità dell'interpretazione di un giocatore.

In riferimento al tuo ultimo esempio: per me l'allineamento è conseguenza delle azioni compiute, non il contrario, quindi se un PG compie un'azione malvagia semplicemente significa che non è buono; ne prendo atto, nessuno stupore.

 

A @MrDenni mi permetto di dare un ultimo consiglio: oltre, giustamente, ad esplorare Dungeon World e altri giochi più "narrativi", se ti sono congeniali, magari prova una volta, come mero esperimento, a giocare a D&D un personaggio con una backstory di una o due frasi, non di più; o senza backstory del tutto. Secondo me potresti sorprenderti di quanto viva e concreta sarebbe l'identità del personaggio che verrebbe ad emergere dopo un paio di sessioni. Con molto meno stress. 🙂

Modificato da Bille Boo
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25 minutes ago, Bille Boo said:

A @MrDenni mi permetto di dare un ultimo consiglio: oltre, giustamente, ad esplorare Dungeon World e altri giochi più "narrativi", se ti sono congeniali, magari prova una volta, come mero esperimento, a giocare a D&D un personaggio con una backstory di una o due frasi, non di più; o senza backstory del tutto. Secondo me potresti sorprenderti di quanto viva e concreta sarebbe l'identità del personaggio che verrebbe ad emergere dopo un paio di sessioni. Con molto meno stress. 🙂

@Bille Boo Concordo pienamente con tutto quello che scrivi riguardo al giocare con un background leggero (anche io incoraggio i miei giocatori a NON scrivere background dettagliati e a non creare personaggi "da romanzo" la cui personalita' e' rigida e immutabile), pero' credo che questa questione del background c'entri solo parzialmente con la questione sollevata da @MrDenni, che,  per come l'ho capita io (OP mi correggera' se sto semplificando troppo) sostanzialmente riassumerei con:

Mi e' capitato di giocare con alcuni gruppi dove si parla tanto, si descrive tanto, dove i giocatori si lanciano in descrizioni fantasmagoriche di quello che i personaggi fanno, tanti monologhi appassionati neanche fossero nuovi Shakespeare - ma poi alla fine della fiera, dopo tutto questo narrare, descrivere, recitare ecc., giochiamo poco con le meccaniche di D&D 5E. Insomma, come dire - tanto fumo e poco arrosto. E il sistema dov'e'? 

Questo problema specifico (che per come la vedo io, capisco benissimo come sia correlato al problema dei background "ingombranti", ma la vedo come una questione separata) viene affrontato specificamente dai giochi pbta e forged in the dark, che sono strutturati in modo tale da scoraggiare la narrazione libera durante la quale il sistema non viene "attivato" dai giocatori (per molti versi, li vedo come una reazione al "recitazionismo", se cosi' vogliamo chiamarlo). Un esempio che illustra quello che intendo e' dato da "how to ask nicely in Dungeon World". ( @MrDenni, se ti interessa DW ti consiglio di partire dalla guida a dungeon world - qui trovi altri link utili)

42 minutes ago, Bille Boo said:

Sinceramente non amo la meccanica dell'ispirazione proprio perché cozza con il mio modo di vedere il ruolare: non credo che spetti a me, DM, dare un giudizio sulla qualità dell'interpretazione di un giocatore.

Io ultimamente ho adottato la regola opzionale presentata nella DMG in cui i giocatori si assegnano ispirazione tra di loro.

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Il 30/10/2021 alle 12:43, greymatter ha scritto:

Recentemente ho lanciato un sondaggio per cercare giocatori per una campagna di 5E, e ho ricevuto circa 30 risposte - di queste, il 90% delle persone ha risposto che considera recitare come sinonimo di interpretare il personaggio, il che mi fa pensare che l'approccio di cui sopra sia molto piu' diffuso rispetto al primo tipo di approccio.

 

Nella mia esperienza, a voce la maggiorparte delle persone risponde così ma nella pratica, dopo qualche sessione, la maggiorparte usa l'altro approccio. Sarà perchè Critical Role ha lanciato una moda a cui tutti vogliono appartenere?

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