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Viene prima il Regolamento od il Master?


Aranar

Messaggio consigliato

riporto in quest'area più appropiata una discussione partita su altro thread. Cerco quindi di riportare le parti salienti della discussione:

- Passando al discorso sul realismo, come sempre se qualcosa sembra irrealistico non bisogna cambiare la regola, ma le assunzioni della propria narrativa. Le regole ci dicono quale narrazione è corretta, perché la narrazione corretta non è irrealistica mantenendo le regole come sono: non il viceversa.

- non per scatenare una flame, ma posso dissentire? credo che la mia capacità di pensare e decidere cosa sia giusto e cosa no sia quello che mi distingue da una macchina, altrimenti tanto vale farsi arbitrare da Alexa o Siri..

- Certo che puoi dissentire! Anche se onestamente credo che sia più che non ci siamo capiti, perché la questione di Alexa non c'entra molto con quello che sto dicendo. In entrambi i casi è il DM che decide, utilizzando il suo giudizio e il suo pensiero astratto superiore, semplicemente quello che sostengo è il primato delle meccaniche sulla narrazione che il DM pensa sia corretta nel prendere le decisioni. Perché le meccaniche sono oggettive e condivise, mentre ognuno può avere un'interpretazione diversa della narrazione corretta.

Questo deriva da varie discussioni avute in questo forum in cui un DM diceva sostanzialmente "Io non lo permetterei perché per me è irrealistico", per poi rendersi conto che "irrealistico" significava "non conseguente da come mi sto immaginando io i vostri personaggi", ma apparentemente conseguente da quello che si stavano immaginando i giocatori.

Lo scopo del DM è far divertire i giocatori e farli sentire i protagonisti e registi di una storia, non di farli sentire le pedine della storia del DM. Se il giocatore si immagina i nemici che non riescono a seguire gli spostamenti del proprio personaggio nella mischia, e che nel vortice del combattimento l'halfling riesca a nascondersi in mezzo ai personaggi più grandi, e il regolamento glielo permette, non c'è davvero motivo per cui il DM, che si immagina la situazione in modo diverso, dica sia irrazionale e glielo impedisca.

In quest'ottica sostengo la mia frase. Non è che il DM sia sostituibile con Alexa, ma neanche l'estremo opposto è corretto, con i giocatori ridotti a esecutori di quello che il DM decida sia corretto. Ci sono spazi per creare la storia per tutti, il DM ha un ruolo, i giocatori un altro. Il regolamento determina le situazioni di contrasto, ed è importante sia così perché è oggettivo e condiviso. In questo senso il DM dovrebbe abituarsi ad adattare la sua narrativa al regolamento, e non viceversa.

Il DM mantiene un ruolo asimmetrico, perché è giudice del regolamento nei casi in cui questo non basti o non sia chiaro o nei vari gradi di libertà che il regolamento stesso gli concede. Ma dovrebbe cercare di sfruttare il meno possibile questi suoi gradi di libertà per imporre la propria narrazione sulle scelte dei giocatori sul proprio PG, per limitare il loro spazio per raccontare la propria storia, ma in caso sfruttarli per far risuonare il mondo con la storia che i giocatori vogliono raccontare.

 

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Riprendo da questo punto, ho sempre visto il DM come arbitro imparziale che può deliberare però anche in merito al regolamento (forse perchè provengo da regolamenti che erano davvero ostici) purchè vi sia coerenza; cioè qualora si rilevi una situazione ove il regolamento non è chiaro o non è corretto può modificarlo (dopo averne discusso con i giocatori visto che si tratta di applicazioni del buon senso) e da lì in poi la modifica sarà sempre valida per tutti. Faccio un esempio: in D&D 5e estrarre l'arco ed incoccare la freccia viene considerato parte dell'attacco ma considerando che quando un personaggio giocante o meno sta girando non preparato ad un attacco porta l'arco sulle spalle senza la corda in tensione parlando con i giocatori abbiamo concordato che preparare l'arco costa 1 azione.

Su un'altro punto non mi trovo d'accordo: "Lo scopo del DM è far divertire i giocatori..." ricordiamoci che il DM non è un entità esterna pagata per far divertire il gruppo ma è membro del gruppo stesso. Ci dev'essere pertanto equilibrio fra i giocatori (che se non sono soddisfatti del gruppo non si presenteranno più alle sessioni) ed il master (che se non trova soddisfazione dall'arbitrare smette di arbitrare per diventare giocatore a sua volta od addirittura abbandonare il gruppo)

Proprio per questo non potrò mai concepire l'attività dei master a pagamento...

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1 hour ago, Aranar said:

Riprendo da questo punto, ho sempre visto il DM come arbitro imparziale che può deliberare però anche in merito al regolamento (forse perchè provengo da regolamenti che erano davvero ostici) purchè vi sia coerenza; cioè qualora si rilevi una situazione ove il regolamento non è chiaro o non è corretto può modificarlo (dopo averne discusso con i giocatori visto che si tratta di applicazioni del buon senso) e da lì in poi la modifica sarà sempre valida per tutti. Faccio un esempio: in D&D 5e estrarre l'arco ed incoccare la freccia viene considerato parte dell'attacco ma considerando che quando un personaggio giocante o meno sta girando non preparato ad un attacco porta l'arco sulle spalle senza la corda in tensione parlando con i giocatori abbiamo concordato che preparare l'arco costa 1 azione.

Tecnicamente, in base alle regole, incoccare la freccia è parte dell'attacco (e questo non lo hai cambiato, mi sembra), mentre estrarre l'arco no, è un'azione a parte, anche se essendo una "interazione con oggetto" può essere fatta gratuitamente nel limite di una volta per turno.

Detto ciò, nel tuo caso hai voluto introdurre un elemento di realismo nel tuo immaginario (l'arco che viene trasportato senza corda in tensione, cosa coerente con la realtà storica ma non con il tipico fantasy di azione che si vede in film, libri e serie TV). C'era accordo al tavolo, quindi anche l'immaginario dei giocatori si è allineato a questo realismo. In questo caso hai fatto benissimo.

 

Non credo che @bobon123 volesse dire che le regole sono sacre e intoccabili, e credo che siano ben pochi su questo forum i DM che non ne hanno mai cambiata una (io addirittura le cambio quasi tutte).

Il concetto che ha espresso, secondo me, è un altro, e cioè che in condizioni normali è buona norma aspettarsi che qualunque immaginario coerente con le regole sia ammissibile, anche se non è l'immaginario preferito del DM.

Naturalmente:

  • Si può decidere di escludere un certo immaginario, nonostante sia coerente con le regole, perché non lo si ritiene appropriato per l'ambientazione e/o il tono della campagna.
  • Si può decidere di cambiare proprio le regole per adattarle ad un determinato immaginario con cui, di base, non sarebbero coerenti.

Entrambe le cose, però, dovrebbero essere frutto di una discussione esplicita al tavolo, come giustamente hai detto e fatto anche tu. Possibilmente una discussione anticipata: almeno l'ambientazione e il tono della campagna, e le eventuali regole personalizzate, andrebbero introdotti (e accettati dai giocatori) prima che si cominci a giocare. Un giocatore che interpreta un arciere, ad esempio, la questione dell'arco che si trasporta con la corda non in tensione e richiede un'azione per essere approntato gradirebbe saperla prima di farsi il personaggio: se la scoprisse "in corsa" sarebbe comprensibile se avesse delle rimostranze, e se la giustificazione "ma è realistico!" non gli bastasse.

Dovrebbero anche essere motivate in modo solido. Ad esempio: l'altra discussione, di cui questa è uno spin-off, verteva se non ricordo male sull'interpretazione dell'ira barbarica; beh, diverse interpretazioni dell'ira barbarica possono tranquillamente coesistere nella stessa campagna, in teoria. Per "bocciarne" una (coerente con le regole) ci vorrebbe una ragione un po' più sostanziale del semplice fatto che il DM si immagini l'ira in un altro modo.

Infine, nel secondo caso, cioè quando si vanno a toccare le regole per adattarle a un certo immaginario, le modifiche andrebbero anche soppesate attentamente dal punto di vista dell'equilibrio di gioco. Nel senso che normalmente le regole (anche quelle irrealistiche, anzi, soprattutto quelle irrealistiche) ci sono per una ragione; cambiarle non è proibito, ma è bene chiedersi quale sarà l'impatto, e se il maggiore realismo (o, in ogni caso, la maggiore aderenza ad un certo immaginario) sia un beneficio che vale il rischio.

 

 

 

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Come dicevo, si usa il buon senso anche perché in caso contrario ci si ritrova senza giocatori o senza master 😞 avendo sinora giocato con persone che conosco non abbiamo dovuto definire la tipologia di gioco visto che già la sapevamo

Faccio fatica a seguire il concetto di "immaginario" potresti definirlo?

Sull'ultima parte uso qualche cautela: sempre più giocatori parlano di build del personaggio e questo è indicativo (come dissi in altri thread) di un'atteggiamento da videogioco che non amo applicato ai giochi di ruolo. Ai miei giocatori chiedo di raccontare il loro personaggio ignorando completamente le regole (e con tristezza noto che diversi non ci riescono, trasportando in racconto delle regole) proprio perché vorrei che giocassero un personaggio indipendentemente dai bonus/malus al regolamento

Analogamente, seppur apprezzi l'utilità del grado di sfida della 5e per i bilanciamenti, non tutti gli incontri debbono essere equilibrati. Ci saranno quelli in cui con poca fatica si spazzano via gli avversari ma ci sono anche quelli che si possono vincere solo evitandoli o scappando, in caso contrario i giocatori si aspetterebbero sempre e comunque incontri equilibrati

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56 minutes ago, Aranar said:

Faccio fatica a seguire il concetto di "immaginario" potresti definirlo?

In altri punti di questo forum è stato chiamato anche fiction o fluffa. Intendo la stessa cosa che tu hai chiesto ai tuoi giocatori: la descrizione della realtà fittizia così come appare nel mondo immaginario del gioco, al di là delle meccaniche e del regolamento.

 

56 minutes ago, Aranar said:

Sull'ultima parte uso qualche cautela: sempre più giocatori parlano di build del personaggio e questo è indicativo (come dissi in altri thread) di un'atteggiamento da videogioco che non amo applicato ai giochi di ruolo. Ai miei giocatori chiedo di raccontare il loro personaggio ignorando completamente le regole (e con tristezza noto che diversi non ci riescono, trasportando in racconto delle regole) proprio perché vorrei che giocassero un personaggio indipendentemente dai bonus/malus al regolamento

In linea teorica concordo (infatti non ho detto niente che andasse contro questo). Mi sembra però che il tema che tu ponevi fosse un altro, cioè se e come il DM ha la facoltà di alterare le regole.

 

56 minutes ago, Aranar said:

Analogamente, seppur apprezzi l'utilità del grado di sfida della 5e per i bilanciamenti, non tutti gli incontri debbono essere equilibrati. Ci saranno quelli in cui con poca fatica si spazzano via gli avversari ma ci sono anche quelli che si possono vincere solo evitandoli o scappando, in caso contrario i giocatori si aspetterebbero sempre e comunque incontri equilibrati

Non parlavo di bilanciamento degli incontri. Parlavo di equilibrio di gioco in generale. Nello specifico, ad esempio, la regola sull'arco che tu descrivevi tende a scoraggiare / sfavorire l'uso dell'arco in favore della mischia: questo, di fatto, favorisce certi PG e sfavorisce altri PG, rispetto a come sarebbe stato senza quella regola. Non c'entra il bilanciamento degli incontri.

 

1 minute ago, Maxwell Monster said:

se togli le regole , bene o male puoi sempre giocare .

se cavi il DM , ti attacchi .

Su questo, credo che non ci sia una sola persona al mondo che dissentirebbe.

Modificato da Bille Boo
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Credo che le regole determinino la "fisica" del mondo immaginario, da cui tutto parte. Adottando un sistema ne adotti la fisica. Poi il master (prima o durante) può modificare la fisica e così i giocatori. Prima se leggendo il sistema qualcosa non piace per vari motivi. Durante se durante il gioco ci si accorge che qualcosa non piace. In entrambi i casi è importante che la nuova fisica rimanga costante (a patto che la nuova meccanica non soddisfi appieno il tavolo).

Alcuni sistemi hanno una fisica più semplice (il "senza DM ti attacchi" di @Maxwell Monsterl, altri più complessa (come la terza edizione di D&D in cui tutto o quasi è ordinato dalle regole). 

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Secondo me c'è un'incomprensione di fondo, le regole sono il contratto sociale che lega i giocatori (DM incluso), generalmente si considerano coincidenti con il regolamento in questione, ma se il gruppo decide di appartare varie ed eventuali HR quelle divenano LE regole. Per me le regole hanno sempre la precedenza perché sono l'accordo tra tutti intorno al tavolo, piegarle o modificarle per qualunque ragione, da parte sia del DM che dei giocatori è una violazione di tale accordo.
Se si vuole che determinate cose vadano in maniera differente da quanto accordato o lo si propone prima come HR, o se ne discute durante l'azione (cosa che sconsiglio di fare a "caldo") oppure si prosegue con le regole che si sono sempre usate ed al termine della sessione si discute se inserire la nuova regola.
Per quanto mi riguarda il master dovrebbe essere il narratore e l'arbitro delle regole, un giudice equo ed imparziale, non uno che piega o altera il contratto con gli altri giocatori a proprio piacimento.

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Direi che la definizione di DM come narratore ed arbitro unita a quella di regole come contratto al tavolo che non necessariamente coincide perfettamente con il libro delle regole taglia la testa al toro. il problema si pone solo se si vede il DM come entità contro i giocatori

p.s. abbiamo già finito la discussione? 😞

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4 ore fa, Aranar ha scritto:

Su un'altro punto non mi trovo d'accordo: "Lo scopo del DM è far divertire i giocatori..." ricordiamoci che il DM non è un entità esterna pagata per far divertire il gruppo ma è membro del gruppo stesso. Ci dev'essere pertanto equilibrio fra i giocatori (che se non sono soddisfatti del gruppo non si presenteranno più alle sessioni) ed il master (che se non trova soddisfazione dall'arbitrare smette di arbitrare per diventare giocatore a sua volta od addirittura abbandonare il gruppo)

Proprio per questo non potrò mai concepire l'attività dei master a pagamento...

se un DM si propone a pagamento ,

dovrà metter da parte il suo divertimento personale ( che potrebbe pur sempre esserci) ,

ed il 1 ° linea il dover soddisfare il gruppo .

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La questione è che il titolo del post non è quello che volevo dire con il mio post. Non stavo assolutamente dicendo che il master (o i giocatori) non possa cambiare il regolamento, o che il regolamento sia sacro e intoccabile. Come per @Bille Boo, non ho mai usato un regolamento non modificato, anche in modo esteso, o da me o da altri. Credo ci siano in realtà due domande più pertinenti, che insieme fanno l'argomento e creano quella tensione apparante tra master e regolamento che @Aranar ha percepito nel mio post.

Qual è il ruolo del DM rispetto ai giocatori nel decidere la storia? Qual è il ruolo del regolamento in tutto ciò?

Per guidarci nel ragionamento, prenderei il tuo esempio dell'arco a tracolla: modificare il regolamento per mettere che costi un'azione estrarre l'arco, come per lo scudo e a differenza di altre armi.

Partiamo da una ovvietà: non c'è una risposta oggettiva se sia meglio o peggio.
 

Spoiler

 

Non c'è neanche una risposta ovvia e oggettiva se sia storicamente realistico. Sicuramente non è ovvio come alcuni libri hanno fatto sembrare: un cacciatore non rimuove la stringa durante la caccia, un soldato la rimuove durante gli spostamenti, quale caso dobbiamo guardare? Una corda d'arco viene cambiata ogni due/tre anni, lasciarlo teso quanto la fa durare in meno? Il gruppo sta considerando anche tutti gli altri fattori che fanno durare meno una corda (ad esempio l'umidità è devastante)? Quanto costa cambiare una stringa, o un arco, che ha perso tensione perché è rimasto teso? Cambiare arco ad ogni missione risolverebbe il problema? Se veramente un arciere viene sorpeso con la corda smontata, la rimonta con un'azione, i.e. pochi secondi (spoiler: sicuramente no)?

Non c'è sicuramente una risposta oggettiva se sia più o meno divertente. Se è abbastanza realistico da non rompere la sospensione di incredulità, e la discussione di cui sopra e le varie fonti letterarie in cui l'arco è pronto immediatamente ci fanno propendere per quella soluzione, a quel punto non credo sia importante fare archeologia sperimentale per provare a dare un'improbabile soluzione oggettiva e scientifica all'aspetto simulativo. Si discute se sia equilibrato, se ricopre un ruolo meccanico/strategico nel gioco (il fatto che la rimozione dello scudo costi un'azione ad esempio è legato a evitare si possa usare arma a due mani per attaccare e passare poi a arma una mano e scudo per difendersi), se il gioco dell'arciere è più divertente, se è più divertente il gioco di tutti gli altri (i.e. se è bilanciato). Perché tante parti del regolamento sono decise necessariamente solo per bilanciamento, non per realismo (perché un arco lungo fa 1d8 danni?), e cambiando alcune condizioni può essere necessario ribilanciarne altre.

 

Esclusa l'ipotesi che una delle due scelte sia "meglio", cambiare questa regola è una scelta di una narrativa. Una narrativa in cui l'arciere gira con l'arco accordato se pensa vi sia pericolo - e questo spiega perché se colto di sorpresa non può agire nel suo turno di sorpresa - e una narrativa in cui l'arciere gira sempre con l'arco scordato, per riaccordarlo solo alla necessità. In un libro potrei leggere entrambe le possibilità senza alzare un sopracciglio, e probabilmente quale mi sembrerebbe migliore dipenderebbe dal tono del libro e dallo stile. Quale preferire dipende dalle scelte del gruppo, del DM, del giocatore che gioca il personaggio in questione.

Come e quando viene fatta questa scelta è il problema. Il mio post si riferisce al caso in cui il regolamento scelto (che non necessariamente è il regolamento base di D&D) dice che una certa narrativa è possibile, ma il DM decide di no perché, in quel momento e data la narrativa e gli esempi letterari che gli vengono in mente, gli sembra meglio altro. In questo caso, suggerisco fortemente al DM di tornare sui suoi passi, e gli suggerisco di evitare di usare termini come "è irrealistico" per rivestire di una patina di finta oggettività una scelta naturalmente soggettiva.

Non mi riferivo assolutamente al caso in cui questa scelta venga fatta (dal gruppo o dal DM a seconda dei meccanismi interni del gruppo) nel momento in cui si definisce il regolamento, sia questo all'inizio o tra una sezione e l'altra. Se si gioca a D&D 5E, il regolamento ci dice che la prima narrativa è accettabile. Se si decide per una homerule, o si usa un altro sistema, il regolamento determinerà quali narrative sono accettabili e quali no. Dato il regolamento, ognuno - giocatori e DM - costruiranno nella loro mente la loro narrativa.

La domanda non è quindi se il master sia più o meno importante del regolamento, ma come il regolamento sia il modo in cui DM e giocatori cercano di definire in termini oggettivi quali narrative siano accettabili e quali no nella storia che stanno scrivendo insieme. È lo scopo del regolamento, e cambiare il regolamento durante la partita è quindi un errore tecnico di masterizzazione: il DM e il gruppo lo hanno scelto proprio per ovviare a queste situazioni in cui io ho in mente una storia e tu un'altra, e dobbiamo definire un punto di incontro.

Spoiler

Si può fare un paragone azzardato con la divisione dei poteri in uno stato, in particolare giudiziario e legislativo, perché non vi sia una percezione di ingiustizia. Il giudice applica la legge, il che non vuol dire che non debba usare il suo giudizio, ma che lo deve usare senza andare in contraddizione con la legge. La legge è decisa dal potere legislativo, ma è importante che le leggi siano scritte senza essere applicate a casi presenti, ma ai principi generali. Il DM può essere entrambe le cose (anche se personalmente preferisco avere i giocatori come parte integrante del potere legislativo), ma non deve essere entrambe le cose nello stesso momento. Può decidere le regole, ma una volta decise le deve applicare.

Un appunto finale sulla questione del divertimento di DM e giocatori. Le due cose non sono in contraddizione, non c'è da scegliere. Da DM, mi diverto se i giocatori si stanno divertendo. Non ricordo casi in cui io mi stavo divertendo mentre i giocatori erano annoiati. La scelta di imporre la propria narrativa sui giocatori non castra solo il divertimento dei giocatori, ma anche quello del DM. Non rispettando l'accordo comune si crea un ambiente conflittuale e non si diverte nessuno, a meno di fantasie tossiche di potere. Dire che il DM può imporre la sua storia perché così si diverte di più secondo me è un approccio molto errato alla masterizzazione. Se il DM impara a lasciare i giocatori liberi di narrare i propri personaggi nei limiti del regolamento e non trasforma la sessione in una sequenza di "No" e di imposizioni della sua volontà, si diverte molto di più anche lui, e soprattutto si stressa meno.

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4 hours ago, Aranar said:

sempre più giocatori parlano di build del personaggio e questo è indicativo (come dissi in altri thread) di un'atteggiamento da videogioco che non amo applicato ai giochi di ruolo. Ai miei giocatori chiedo di raccontare il loro personaggio ignorando completamente le regole (e con tristezza noto che diversi non ci riescono, trasportando in racconto delle regole) proprio perché vorrei che giocassero un personaggio indipendentemente dai bonus/malus al regolamento

Il mio PG è un ufficiale medico. E' bravissimo come medico e chirurgo, inoltre ha buone capacità come leader e come tattico. E' competente nelle armi come ogni buon soldato. Inoltre ha grandi conoscenze di filosofia e psicologia (interesse personale) ed è un campione di scacchi.

Le sue capacità mediche sono fondamentali in qualunque party, in un mondo gritty dove non esistono cure magiche e una ferita non trattata può portare alla morte per dissanguamento o setticemia.

2 hours ago, Aranar said:

Direi che la definizione di DM come narratore ed arbitro unita a quella di regole come contratto al tavolo che non necessariamente coincide perfettamente con il libro delle regole taglia la testa al toro. il problema si pone solo se si vede il DM come entità contro i giocatori

Per me il DM non è un arbitro. Spesso la sua opinione sull'interpretazione delle regole ha più peso di quella di un altro giocatore; ha senso, perché il DM lavora di più ed è più difficile da rimpiazzare. Quindi avrà un maggior peso nelle discussioni. Ma non ha uno speciale diritto a decidere arbitrariamente. Se come DM voglio cambiare una regola lo propongo, non lo impongo. Tutti gli altri giocatori diranno la loro e ci accorderemo.

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48 minuti fa, Ji ji ha scritto:

Se come DM voglio cambiare una regola lo propongo, non lo impongo. Tutti gli altri giocatori diranno la loro e ci accorderemo.

esatto .

così si creano le basi di  un gruppo di gioco .

nel altro caso ,

si hanno persone che stanno insieme finchè il contatore che si innesca ,

non scade .

 

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Uhm, la nostra differenza di vedute è sottile ma presente. Innanzitutto, tranne conclamati problemi di regole, la discussione sulla regola da modificare mi è sempre capitata durante le partite in situazioni a cui non avevamo pensato, o per aspetti che non avevamo considerato, insomma normalmente ci accorgiamo del problema perché ci capitiamo in mezzo.

Mi sembra siamo d'accordo sul fatto che vi dev'essere comune accordo nel gruppo (in caso contrario non esisterebbe un gruppo) ma personalmente ho sempre arbitrato e giocato in gruppi ove il problema può essere sollevato da un giocatore o dal DM, se ne discute assieme ma la decisione finale viene presa dal DM e tutti la rispettano. Per fare un paragone con Star Trek è una gestione alla Picard, non alla Kirk

@Ji ji non capisco la prima parte del tuo messaggio

 

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2 minuti fa, Aranar ha scritto:

la discussione sulla regola da modificare mi è sempre capitata durante le partite in situazioni a cui non avevamo pensato, o per aspetti che non avevamo considerato, insomma normalmente ci accorgiamo del problema perché ci capitiamo in mezzo.

 

esatto .

questo serve a far presente che il DM non cambia le regole per capriccio , ma per  esigenza .

ovvio che esistono anche quelli che lo fanno per sfizio ,

ma in quel caso rischiano di far deragliare il gruppo .

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45 minutes ago, Aranar said:

non capisco la prima parte del tuo messaggio

Quello è un PG di GURPS e ha senso con quel sistema di regole. Un PG simile non si potrebbe giocare con soddisfazione in D&D. Non si può costruire un PG a prescindere dalle regole.

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3 ore fa, Ji ji ha scritto:

 

Quello è un PG di GURPS e ha senso con quel sistema di regole. Un PG simile non si potrebbe giocare con soddisfazione in D&D. Non si può costruire un PG a prescindere dalle regole.

Io procedo così: dalla descrizione che citavo cerco nei millemila manuali di AD&D i vari kit od opzioni, località ed NPC che più si adattano. Li propongo al giocatore chiedendo magari alcune opzioni, lui mi risponde su cosa gli va bene e cosa no e così via in un palleggio giocatore-DM finchè non arriviamo ad un personaggio che rispetti le regole (magari potrei anche cambiare qualcosa) e che gli vada bene

Partendo dalla storia invece che dal regolamento si focalizza sul background invece che sul bonus. Purtroppo alcuni giocatori non riescono ad astrarsi e pensano alla storia con in mente i bonus del regolamento 😞

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23 ore fa, Aranar ha scritto:

Sull'ultima parte uso qualche cautela: sempre più giocatori parlano di build del personaggio e questo è indicativo (come dissi in altri thread) di un'atteggiamento da videogioco che non amo applicato ai giochi di ruolo. Ai miei giocatori chiedo di raccontare il loro personaggio ignorando completamente le regole (e con tristezza noto che diversi non ci riescono, trasportando in racconto delle regole) proprio perché vorrei che giocassero un personaggio indipendentemente dai bonus/malus al regolamento

Parole sante.

Quando faccio presente al giocatore che "questa combinazione è al limite, potresti voler fare qualcosa di più coerente" e lui mi risponde "no, no, è perfettamente logico come l'ho descritto io", e poi uso la stessa coerenza in-game per portare alla luce tutti lati negativi di una build assurda (non per dispetto, sia chiaro!), la gente mi viene a dire che "Punisco i giocatori per i loro PG."

Questo è l'esempio perfetto di Master VS Regolamento.

Le regole dicono che puoi farti un super-mega-personaggio con MdL+0 che è straforte (ma anche assurdo, a vedersi), io ti faccio notare che nel mondo sei alla stregua di un essere mitologico e hai sempre qualche mago folle/padrone di un circo/collezionista di rarità che ti vuole catturare e mettere in una bolla di vetro accanto a un feto di drago con due teste o una medusa con lumache al posto dei serpenti in testa.

Chi ha ragione? La risposta ve la siete già data. Anzi, noto che il 90% delle discussioni di questo stampo finisce sempre con:

  1. La giocata zero è sacra. 
  2. Se va fatto un cambiamento in-medias-res, si parla e si vota.
  3. Se i giocatori (o il master) sono dei ca**oni e pretendono l'assurdo, la campagna è meglio concluderla adesso prima di ritrovarsi di nuovo nella stessa situazione e finire anche peggio.
  4. Senza divertimento non c'è gioco.
Modificato da Bellerofonte
EDIT: questi quattro punti li inserirei nelle FAQ del DL, anzi, nel Manuale del Giocatore, ANZI, come appendice al MANUALE DELLA VITA, se ne esistesse uno.
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