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Consent in Gaming di Monte Cook Games


Messaggio consigliato

6 minuti fa, Sir Daeltan Fernagdor ha scritto:

Arrivo a un paio di giorni dall'ultimo messaggio, ma perché ho letto d'un fiato tutta la discussione, e l'ho trovata estremamente interessante, specialmente perché la mia impressione mi sembra diversa da quanto detto finora. Ovvero, mi pare che questo manuale, così come molto del "politically correct" di stampo americano, sia di fatto un tentativo di sì incoraggiare la comunicazione, ma solo superficialmente: in particolare, mi stupisce vedere, in questo come in altri ambiti, un tentativo di codificare nel dettaglio i comportamenti umani, al fine di delimitare nettamente ciò che si può e non si può fare, si può e non si può dire. Insomma, trovo questo sistema molto deresponsabilizzante: delega a una serie di codici e convenzioni pregresse l'esercizio di empatia e sensibilità, da un lato facilitando chi si trova a disagio (permettendogli di indicare a priori quali argomenti vorrebbe evitare) ma, dall'altro lato, mi pare che sia molto mirato a sollevare i singoli dalla responsabilità di esercitare la propria sensibilità e la propria empatia nei confronti dell'altro.

Insomma, se sono personalmente abituato all'idea che il contratto sociale, in fondo, si adatta continuamente, sulla base dell'osservazione e del dialogo continuo, e considero mia responsabilità, almeno in parte, accorgermi di quanto avviene intorno a me, mi sembra che un simile codice di comportamento, come quello descritto nel manuale, magari adatto a contesti peculiari, come sessioni tra sconosciuti, vada nella direzione della codifica impersonale. In soldoni, io dico cosa si può e non si può fare, gli altri idem, e finché si sta entro quei confini si può fare tutto, al di fuori di essi niente: così ho la coscienza a posto e non mi devo preoccupare di offendere la sensibilità di nessuno, perché sono stato entro i limiti. Forse ho estremizzato un poco, e forse sono stato confuso nello spiegarmi... Ma sono l'unico ad aver avuto questa impressione?

Capisco il tuo punto di vista ma ti invito a riflettere su alcuni punti:

1) L' empatia ed il senso di responsabilità spesso mancano sopratutto in certi ambienti, come il gioco, dove si vogliono allentare le normali regole di convivenza civile per scaricare meglio lo stress. E questo può essere accentuato molto se si è in un ambiente che si ritiene familiare dove si pensa di sapere quali sono i limiti. Per esperienza personale a volte si scherza pesantemente e non succede nulla, poi si sbaglia l'argomento e qualcuno, dal niente, si mette a piangere. In questo caso si pecca di empatia perchè si ritiene che in quell'ambiente se ne possa usare meno.

2) Empatia e senso di responsabilità possono essere merce rara, sopratutto tra adolescenti.

3) A volte si canna in pieno una valutazione anche facendoci attenzione perchè le persone sono complicate. Quindi, in assoluta buona fede e pur facendosi caso, si tralascia qualcosa di importante e non si capisce quanto una reazione ad uno stimolo possa essere forte.

In tutti e tre questi casi avere delle regoli che forniscano supporto a chi si trova a disagio aiuta. Se vuoi si cerca di istaurare un sistema fail safe, in cui in caso di fallimento si minimizza il danno senza bisogno dell'intervento umano.

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