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Capitolo Zero: Fuggitivo


Messaggio consigliato

Mi lascio coinvolgere totalmente dal movimento dei nostri corpi, potremmo essere in mezzo ad una piazza o in un prato e comunque non mi renderei conto della differenza.

Mi godo le attenzioni e le carezze che Elle mi dedica, ai suoi gesti rispondo con una presa salda, accompagnandola nel movimento e approfittando della vicinanza dei suoi capezzoli per stuzzicarli con la bocca.

Vengo interrotto dai baci, quando uno più lungo ed intenso degli altri mi impone di dedicargli le attenzioni che merita, tanto che ci metto qualche momento per rendermi conto che la ragazza si é fermata a mezza altezza, liberandomi del suo seppur esile peso, per permettermi una maggiore libertà di movimento.

Mi prendo qualche secondo ancora, continuando a baciarla con trasporto, poi mi sistemo meglio e comincio a muovermi con maggio vigore e velocità, ancorandomi a lei con le zampe dietro le sue ginocchia e mettendo in atto una specie di ponte per poter avere la rigidità necessaria ad affrontare la scalinata verso il paradiso.

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Piccole lacrime rimangono appese alle ciglia anziché rotolare sulle guance, cadendo come pioggia ogni volta che vengo scossa dal vigore di Deneb, catturando la luce in milioni di sfaccettature di colore, minuscoli arcobaleni che brillano a portata di mano, reali quanto effimeri. Invadono la mia vista ogni volta che gli occhi lasciano il viso del Tabaxi, permeando di gioia e meraviglia gli insignificanti spazi della mente non colmi dal piacere dell'amplesso. Mi sta mandando in visibilio quel suo martellare ostinato, rubandomi il fiato e la parola ogni volta che si spinge in me. Sento la pelle formicolare appena, e mi accorgo che ho difficoltà a capire dove finisce il mio corpo e comincia il suo: un pensiero al tempo stesso terrificante e magnifico, subito scacciato da un'ondata di piacere seguita da un'altra più intensa, un'assalto ai sensi sopraffatti dagli stimoli. Lo abbraccio, le braccia strette al collo e la testa china su di esse, appena al di là della sua spalla, a cercare riposo dal peso dei pensieri. E in un attimo tutto si cancella, un bianco accecante e poi tutto rosso, un feroce, caldo e bollente rosso esplosivo, quando un nuovo orgasmo mi squassa, facendomi vibrare come la corda pizzicata di una cetra, ogni muscolo in fiamme, ogni recettore in tilt per sovraccarico di informazioni, e tutte che portano lo stesso messaggio: sto godendo. Involontariamente, tento di fuggire lontano dall'assalto del corpo di Deneb, ma non c'è dove scappare: è sotto di me, attorno a me, in me. Le gambe spingono spasmodicamente in direzioni diverse, specialmente verso l'alto, quando, sopraffatte, perdono le forze, piombandomi nuovamente a peso morto su di lui e causandomi un'altra accecante esplosione che dal ventre si propaga dovunque, travolgendo ogni resistenza. Non riesco a sollevare la testa dalle braccia. Non riesco a reggere le braccia al collo di Deneb, mi sembrano pesanti come macigni. Le gambe rifiutano di muoversi, schiacciate dal peso di cosce diventate di piombo. Come in sogno, sento la mia voce pronunciare parole che le mie orecchie non riescono a credere Bravo cucciolo mio... bravo... ancora... una volta... non smettere mai... il mio piccolino... in un tono talmente sommesso e soffocato che se ne perde il significato. 

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Continuo ancora e ancora, mentre piccole gocce d'acqua scivolano giù dalle guance di Elle.
I gemiti si fanno più forti, veloci e ravvicinati, i muscoli si tendono, tutto lascia presagire un altro imminente orgasmo e così è. 

La sento volare in alto, quasi fisicamente allontanarsi da me, quindi perdere il controllo dei muscoli, lasciandosi andare completamente.
Proprio quell'ultimo intenso e profondissimo affondo, mi porta in cima alla scalinata, all'apice del piacere.
Con l'ultima sferzata di energia, portata dalla scarica di adrenalina, controllo la discesa dei nostri corpi, garantendoci il supporto del letto nel nostro dolce naufragare.

Dopo che tutto si è acceso, quasi tutto si spegne, lasciando però un generale, piacevolissimo lungo e godurioso senso di pace, appagamento e soddisfazione.
La guardo, sommerso da quella marea di riccioli rossi, ramati e con altre mille sfaccettature date dal sole che filtra tra di essi.
Accolgo le sue parole con un misto di soddisfazione, piacere e gioia. Era dalla mia rocambolesca fuga che non mi sentivo così in pace con me stesso, per un momento tutto il peso delle decisioni e delle responsabilità spariscono.

Ricaccio in un angolo il senso di fame che comincia a farsi sentire, ora non ho alcuna intenzione di farmi distrarre da nulla, concentrandomi sul piacere che sto provando.
Un coro di fusa e mormorii accompagna questo mio stato di rilassamento, come un tacito ringraziamento per queste sensazioni.

Modificato da Redik
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Rimango abbracciata a quel corpo, aggrappata come un naufrago ad un tronco, la differenza nell'estasi che pervade mente e membra. Rimango accoccolata al suo petto, ascoltando i battiti dei cuori, percependo gli ansiti che lentamente tornano a farsi respiri, le fusa e le ondate di piacere che come marea defluiscono. A occhi socchiusi, guardo il gioco di luce sulla mia pelle sudata, un'ammaliante arcobaleno sullo sfondo di pelliccia di Deneb. E persa in questo incanto rimango ferma finché i rumori della strada non invadono nuovamente la stanza, o meglio, finché i suoni della strada riprendono il sopravvento sugli altri sensi, reclamando la nostra presenza negli eventi del mondo. Sospiro, un vago senso di tristezza aleggiante sull'animo: ho paura di dar voce ai miei pensieri, di dover dire quelle parole che in nave, con un equipaggio di Solyst, non servono perché scontate, ma che con genti di altre parti del mondo diventano necessarie. Rassegnata, sospiro ancora e nascondo la testa nel petto di Deneb, non ancora pronta Dobbiamo andare, cucciolo... si sta facendo tardi... Bacio il pelo e sollevo lo sguardo, fissandolo in attesa di qualcosa che mi ispiri. Purtroppo, i suoi occhi giocondi non sono sufficienti a raccogliere la mia determinazione. Lo bacio appena sulle labbra e mi alzo delicatamente, trattenendo la sensazione di dolore e piacere che mi scatena il gesto. Rapida, mi avvicino alla vasca e senza cocendermi il tempo di pensarci mi immergo nell'acqua gelida. 

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Rimango sdraiato, ricambiando sguardi ed attenzioni. Sospiro, accusando un lieve senso di perdita, quando la ragazza rompe il legame che per questo lasso di tempo ci ha unito.
Porto le zampe sotto la testa, restando sul letto, mentre Elle raggiunge la tinozza e si immerge, mi godo quest'ultima visione delle sue chiappe sode che si allontanano da me. Decido quindi di risponderle, seppur con un ritardo da missiva " Direi che è valsa la pena di sacrificare questa colazione... " attendo quindi che abbia lasciato la vasca per darmi una veloce sciacquata a mia volta. 

Rapido mi preparo e recupero le mie cose, andando a recuperare il messaggio di fianco ai pantaloni e rileggendolo rifletto ad alta voce " Dovremmo informarci sulla strada da seguire e su dove prendere qualcosa da mangiare strada facendo... inoltre verificare che la tua barca sia ancora li dove l'abbiamo lasciata, nelle condizioni in cui l'abbiamo lasciata "

Torno a guardare la ragazza, alle prese con il vestiario " Risolto il problema con il tuo top? " le chiedo alludendo alla maglia e tornando a schernirla " Altrimenti dovremmo rassegnarci all'idea di dover girare per la città con un codazzo di gente alle calcagna... "

Aspetto che anche lei sia pronta per poi precederla nel corridoio, pronto a proseguire questa nostra avventura.

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Lo guardo ad occhi socchiusi, uno sguardo tagliente e freddo, ma senza replicare: un angolo della mia mente immagine una scena ridicola dove scappo a gambe levate, chiappe all'aria, mentre un centinaio di maschi allupati mi rincorrono; un'immagine più adatta e consona a ragazzini che agli adulti, salvo considerare che tutti i maschi non crescono mai oltre la pubertà. Sospiro, alzando gli occhi al cielo, quindi infilo camicia, corsetto e gonna, legando la spada alla cintura. Tengo invece il maglione tra le mani, guardando sconsolata ancora una volta il bordo sfilacciato. Sospiro ancora, scrollo le spalle e infilo il maglione nella sacca; quindi mi rivolgo allo specchio, legando i capelli in una coda alta con un pezzo di nastro. Mi volto e lo guardo uscire con uno sguardo beffardo stampato in volto Rassegnarci? Sembri preoccupato... paura di perdere ciò che hai trovato o della competizione? sorrido a mia volta, mettendogli all'orecchio una pulce. Riprendo la mia rapida toeletta e allo stesso tempo, sputo il rospo che mi pesa sul petto Giusto che siamo in argomento... è meglio che tu sappia una cosa... è complicata... dalle mie parti non c'è bisogno di spiegare... tutti sanno che è così... ma fuori, bé... ecco... il resto del mondo è... è... complicato, ecco. Sospiro ancora una volta, ripiegando la toeletta e cacciandola nella sacca con tutto ciò che ho sparso in giro durante la notte. Ad ultimo, infilo i sandali a cui sono così poco abituata, rimpiangendo il piancito liscio dei ponti di una nave. Esco, richiudendo la porta e avviandomi alle spalle del Tabaxi Dalle mie parti... una donna è... libera. Libera di fare scelte... lo fisso con sguardo di pietra ...anche scelte di letto... in piena autonomia. Niente biasimo. Niente gelosie... se dovessi fare un esempio, ci comportiamo come gli uomini fanno nel resto del mondo... Non sto dicendo che non tengo a te aggiungo affrettatamente ma dalle mie parti, non leghiamo sempre sesso e amore. Ci permettiamo il lusso... e la gioia... di godere i piaceri della carne senza doverli per forza accompagnare a rapporti sentimentali. Tiro su col naso, cercando di farmi forza e andare fino alla fine della cosa Voglio che tu lo capisca subito, prima che ci facciamo male, fraintendendoci. Non sono una proprietà... né un'esclusiva... fino a che non mi conquisti... o ti conquisto. Ecco. E' tutto... credo... Mi sento più leggera ora che ho detto tutto, ma la parte cinica di me stessa sa che l'ho fatto per egoismo: tutto il mio altruismo ripiegato e ridotto alla necessità di proteggermi; e quando questo pensiero mi colpisce, mi stringo nelle spalle sentendomi piccola e spaventata, un brivido gelido lungo la spina dorsale. Sospiro ancora, scendendo le scale verso la sala della taverna dove sentiamo l'oste indaffarato.

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Sono sulla porta, con la zampa sulla maniglia mentre la osservo " Concorrenza? " alzo il sopracciglio, guardandola ed inclinando leggermente la testa " Non credo di dover aggiungere altro no... " tossisco un paio di volte ammiccando verso la vasca ed il letto.

La vedo che continua a prepararsi, pochi piccoli semplici gesti, dietro cui sembra quasi nascondersi, mentre in maniera un po' stentata cerca di intavolare un discorso necessario ma non troppo ed effettivamente complicato se non si sa come affrontarlo e con chi " Non tutto il resto del mondo lo è... o comunque io non mi ritengo complicato "

Accenno in risposta alla prima parte della questione, poi vedendo che Elle ha raccolto tutte le sue cose e si avvia verso la porta, mi avvio nel corridoio pensando che abbia finito il discorso.
Quando altre parole rompono il momento di silenzio, mi fermo voltandomi e trovandoci a pochi passi uno dall'altra subito fuori dalla porta, ascoltando quanto ha da dirmi quindi le sorrido, questa volta in maniera bonaria " Te l'ho detto che non sono complicato, anzi dovresti averlo capito oramai... puoi stare tranquilla e anzi se posso dirti, sono più sollevato anche io di sapere che tu la pensi in questi termini.

Condivido il tuo pensiero di libertà... di non proprietà... E' quello che è stato. Una serata molto piacevole e che spero si possa ripetere, ma da qui a considerarti di mia proprietà.. "

La abbraccio, vedendola stringersi nelle braccia, come se avesse paura di una mia reazione " Andiamo su che ho fame sul serio adesso! " le do un buffetto sul naso precedendola per le scale.

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Il sollievo è palese sul mio viso. Gli occhi si fanno appena lucidi quando mi abbraccia, ma le orecchie rimangono aguzzate a cogliere la delusione o la menzogna nelle sue parole. Non ne colgo, per questo il sollievo si fa ampio e palese, e mi godo la coccola e anche il vezzeggio.  Tiro su col naso in maniera impercettibile Bene. È la prima volta che succede. O meglio, spero che sia così. Lo guardo di sottecchi, un velo di sospetto ancora aleggiante negli occhi limpidi. Che carino, hai fame veramente adesso... avresti potuto portarci la colazione a letto, invece di affrontare nuove fatiche... Il tono è sarcastico, ma la critica non è graffiante, la voce ancora piena delle moine e dei sospiri emessi tra le lenzuola, il corpo rilassato dall'eco del piacere, i muscoli ancora indolenziti per la lotta e l'orgasmo. Avanti, dove mi porti? 

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" Non c'è niente da sperare, le cose stanno così come te le sto dicendo " sorrido anche se lei non mi può vedere, visto che siamo abbracciati. Mi distacco quel tanto che basta per guardarla negli occhi. Alla sua nuova stoccata sorrido, incasso e rispondo " Difficile, visto che qualcuno era avvinghiato a me ed insisteva per saziare altri appetiti... "

Non le do il tempo di rispondere, dandole le spalle e imboccando le scale " Dimentichi che è anche la mia prima volta qui... comunque dove ci porta il naso "
Aspetto che mi raggiunga nella sala comune, saluto l'oste, quindi esco in strada, puntando il porto, per la nostra prima tappa. Mi guardo intorno, con il giorno la città assume un aspetto diverso, la mia curiosità prende nuovamente il sopravvento. Guardo le persone, i loro vestiti, i loro modi di fare, impaziente di scoprire tutto o quasi quello che di nuovo c'è da vedere.

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Schivare è una qualità, dovresti saperlo replica da qualche parte nella mia testa una voce cinica. Al passo col pensiero, contrappongo la qualità di cui ho ricevuto buona dose con l'abilità del Tabaxi a evitare di farsi incastrare, almeno a parole; a fatti, ahimè, si è fatto incastrare volentieri al limite dell'entusiasta. Sorrido soddisfatta all'idea, eccitata e compiaciuta, un intenso calore che dal basso ventre invade il mio petto risalendo dalla panciaSpero che il tuo naso sappia il fatto suo... e per fatto suo intendo frutta fresca, panna... focaccine dolci e marmellata... una tazza di tè forte... Sorrido ancora soddisfatta, ignorando gente e case e cogliendo invece quei segni così importanti nella vita di un marinaio da essere registrati in maniera quasi istintivamente: la mattina calda  e soleggiata, la debole brezza umida che arriva stancamente dal mare, segno che la giornata è iniziata da parecchio per i comuni mortali. Tutto però è coperto, avvolto e mescolato ad un turbine di rumori e odori, forme e colori che da tempo non assalgono in maniera così estrema i miei sensi: se di notte, al nostro arrivo, la stanchezza e il buio hanno ovattato i sensi, ora vengono di colpo a contatto con la frenesia di una città di mare, l'intensa attività di migliaia di persone, l'estrema richiesta di attenzioni per un'inutile quantità di dettagli. Non permetto loro di scalfire la mia corazza di felicità e appagamento, lasciando che mi attraversino senza fare resistenza, concentrandomi su quello che posso capire e apprezzare. Prendo la zampa di Deneb, la stringo con forza e mi lascio guidare E se tutto lo trovi nella strada per il porto, tanto meglio... Gli mando un bacio giocoso quando si volta a guardarmi, sperando che, almeno lui, non si senta spaesato come me. 

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Il 11/11/2019 alle 20:34, Bellerofonte ha scritto:

Diciottesimo giorno del IV mese, anno 1492, ore 11:30

Capo Ventura || Brezza leggera da sudest, cielo terso

Uscite dalla taverna del Cigno che a quest'ora ospita solo una decina di persone, tra i quali riconoscete una banda di avventurieri appena arrivata in procinto di sistemarsi ad un tavolo per discutere di faccende che ignorate. La luce entra dalle finestre opache di sporcizia nel piano terra della bettola, e illumina le pagine di giornale in mano ad un omino coi baffetti totalmente immerso nella lettura. Non vedete Barut, probabilmente a sbrigare altrove le sue faccende quotidiane, così uscite alla volta della città.

Capo Ventura è finalmente sveglia. Ora che è giorno, i colori e gli odori sono ben diversi da quelli del vostro primo approccio. L'azzurro del cielo e del mare sono diversi da quelli delle vostre rispettive isole, più...piccoli, in un certo senso. Anche se sarebbe lecito chiedersi come il cielo può rimpicciolirsi da una città all'altra, la risposta a questo atroce dilemma è che forse è il resto che è più grande, come i palazzi: alcuni arrivano a più di dieci metri d'altezza - tre piani! Roba mai vista! Via dei Mercanti è davvero immensa, anche se le bancarelle hanno preso possesso di buona parte della sua larghezza; non da meno è la Piazza del Governatore alla vostra sinistra, che intravedete alla fine della strada e Piazza della Loggia al lato opposto, il vero centro cittadino nella quale si intersecano le strade che portano in ogni luogo possibile, porto incluso.

Potreste fermarvi per strada ad acquistare biscotti dalla figlia del mugnaio, che ha ogni sorta di forme di pane; oppure miele, carne essicata, pesce, olive, lattuga, spezie, pentolame, mobilio, vasi, soprammobili, profumi e acchiappasogni in una miriade di banchetti uno appiccicato all'altro, tutti dotati di un mercante particolarmente incline ad urlare la bontà dei propri prodotti e una serie di aiutanti proporzionali alla quantità e alla ricchezza della merce offerta.

La zona commerciale si ferma prima che arriviate a Piazza della Loggia, il cui pavimento di mosaico a forma di bussola indica le direzioni da poter percorrere: Nord è da dove provenite, Sud verso il porto vecchio e le catapecchie fuori città; Ovest porta all'entroterra capoventurese e ad Est avete l'ingresso della Loggia. Dovete spostarvi in continuazione per evitare il flusso di persone che entra ed esce dal portale dinnanzi a voi, e a momenti rischiate di essere travoti dal carretto di un mercante drow trainato da uno spaventoso troll di caverna. "Largo! Lasciate passare!" vi intima, allontanandosi in fretta verso settentrione.

Alcuni halfling messaggeri parlottano fumando erba pipa a pochi passi da voi, e l'odore acre si diffonde rapidamente stuzzicandovi le narici. Un paio di ragazzini sventolano copie del giornale locale: "Cronache di Capo Ventura! Cinque monete di rame! Edizione speciale!" e un signore dall'aria distinta ne prende una copia lanciando dell'argento al ragazzino, che lo morde prima d'ogni altra cosa, anche se non per tastarne il sapore. A popolare la piazza sono inoltre i Pionieri appena arrivati in città o che partono dal torrione alla volta di luoghi inesplorati. Un mezzelfo e un goliath si allontanano parlottando ad alta voce tra loro, chiedendosi quando diavolo finirà l'ondata di criminalità goblin in città; una compagnia di nani più chiassosa ancora, sta salutando familiari e parenti alla vigilia di una partenza.

Il porto è proprio al di là della cinta muraria costiera, nel cui golfo sapete che si annida la carena riservata ai brigantini della Loggia, luogo di appartenenza del capomastro Iver.

 

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Sono frastornata dalle voci, dal traffico, dalla ressa: sembra il mercato del pesce di Solyst, moltiplicato un centinaio di volte. E gli edifici, che sovrastano le strade, rubando la luce, convogliando il vento in canali che trasportano forti odori di cibo, di umanità, di sporcizia, fino a coprire l'odore di mare, talvolta. Stritolo la mano di Deneb, a disagio e al tempo stesso eccitata dal quell'esplosione di attività. Dopo aver superato i primi momenti di panico, mi muovo al seguito del Tabaxi, un pò più nei suoi panni di me, mentre ci avviciniamo al banchetto del fornaio, dove le focacce spandono un caldo profumo di farina e promettono gioia ad ogni morso. Un suono ovattato, nascosto dal rumore tutt'attorno, si propaga dalla mia pancia; il crampo invece, ben più allarmante, indica una decisa propensione per l'assalto al banchetto, senza indugio. Porto la mano libera ad accarezzare il pancino nudo tra la cintura e il seno, guardandolo sconsolata e divertita Adesso ci pensiamo esclamo pacata e felice Se ha  quelle al burro, abbiamo fatto tombola. Deneb mi rivolgo finalmente a lui, anzichè a me stessa quelle focacce sono perfette per colazione. Avviciniamoci aggiungo, facendo resistenza alla sua guida, l'acquolina in bocca diventata crisi d'astinenza nel giro di pochi secondi.

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Nonostante sia cresciuto in uno snodo commerciale, la luce del sole rivela quello che la notte aveva coperto e ammantato con il suo velo, le dimensioni di questa città.
Non solo gli edifici maggiori, come la chiesa o la loggia, ma anche i palazzi comuni rivaleggiano in altezza gli uni con gli altri. L'immensa via sembra un fiume in piena, tale è la massa di persone e mezzi in movimento.

Mi ci vuole però poco per abituarmi a tutto questo, lasciandomi estasiare dai profumi, i suoni e i colori che riempono i miei sensi. Sorrido ad una spaesata Elle, tirandola un po' dietro di me, sfruttando la sua stretta sulla mia zampa, per essere sicuro di non perderla. Riusciamo a trovare un punto leggermente meno di passaggio, di fianco ad un gruppo di halfing intenti a fumare erba pipa, ma abbastanza vicino ad una bancarella di un fornaio.

Il profumo delle prelibatezze, riesce a contrastare l'odore acre e pungente del fumo e non sono il solo ad accorgermene. Vedo la ragazza parlare con il suo stomaco, quindi con me. Prima che me ne possa accorgere, i ruoli si sono invertiti, ora è Elle che mi sta tirando. La seguo ridacchiando " Che ti dicevo, il mio fiuto non sbaglia mai! " ridacchio e la seguo facendomi spazio fra le poche persone che ci separano dalla nostra colazione.

" Che ne dici se dopo prendiamo anche il giornale? Non sarebbe sciocco farsi un'idea della situazione qui in città... che ne dici? " finisco di dire prima che la mia attenzione sia calamitata dalle prelibatezze esposte sul banco cercando qualcosa ripieno alla crema e qualche biscotto glassato al cioccolato.

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Mmm...va bene. La voce dubbiosa sottolinea l'assoluta mancanza di fiducia in tale mezzo d'informazione. Ed in effetti, su Solyst le notizie corrono di bocca in bocca, esattamente come tra i marinai. Comunque sia, tutta la mia attenzione è ora sul banco del fornaio, il cuore sciolto dalla fragranza di farina che aleggia tutt'intorno. Con entusiasmo indecente mi faccio dare quattro pagnotte, due salate e due dolci. Spargo a piene mani denari per pagare la signora fornaio, quindi punto il ragazzetto dei giornali Tieni qualche moneta, vai a prendere il giornale. Io guardo se trovo marmellata e acciughe... sussurro a Deneb, rapita dalla gioia degli acquisti... e chiedigli se sa dove fanno il miglior caffè della città gli urlo dietro, allontanandosi canticchiando

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Non posso fare a meno di sorridere vedendo l entusiasmo genuino di Elle di fronte al banco del fornaio, quasi come una bambina. Lascio che sia lei a scegliere quello che preferisce, aggiungendo però quello che cercavo, ovvero una crostatina con crema e pinoli e qualche biscotto con le gocce di cioccolato.

Mi avvio poi con gli spicci necessari dallo strillone, prendendo una copia del giornale e chiedendo quanto suggerito dalla ragazza. Con tutte le informazioni, cartacee e verbali, torno da quella simpatica riccia che mi sta aspettando con le mani piene di delizie " Da quella parte mia cara " le dico indicando nella direzione suggerita dal ragazzo. 

Recupero dalla busta uno dei biscotti, infilandomelo in bocca, quindi prendo le altre buste e masticando felice cerco di proseguire nella folla " Bolefhi paffare da qualfhe alftra pafte? "

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Il 21/11/2019 alle 15:25, Bellerofonte ha scritto:

Diciottesimo giorno del IV mese, anno 1492, ore 11:45

Capo Ventura || Brezza leggera da sudest, cielo terso

Per cinque monete di rame Deneb ottiene la sua copia del giornale cittadino in edizione speciale, mentre con altre quattro riuscite ad acquistare abbastanza dal forno per fare una colazione decente. La vostra passeggiata diurna può continuare sotto il sole tra le strilla dei bambini e il rumore dei carretti.

@Deneb

Spoiler

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Mando giù un boccone di pane dolce e mi volto verso Deneb. Trovo buffo il suo parlare a bocca piena, come pure la fontana di briciole che l'accompagna. Andiamo a bere il caffè, poi da Incubo. Non mi interessa il resto... per ora... mugugno le ultime parole, adocchiando un negozietto di sartoria dove sete e drappi fanno bella mostra. Al pensiero delle spese necessarie per rimettere in sesto il mio guardaroba mi si stringe lo stomaco; il gelo viene dopo, quando si aggiunge la lista infinita di Incubo. Sbuffo, scacciando il pensiero negativo, e mi concentro sulla strada. 

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Con il giornale sotto braccio, le mani occupate e la bocca piena, annuisco alle parole di Elle, proseguendo verso il posto indicatomi dagli halfing, mentre curioso come un gatto continuo a guardarmi intorno.

Sorrido a lei a chi incrocio per strada, ora come ora le cose sembra che vadano alla grande.

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Mastico piano il dolce, fragrante pane, camminando lenta, rapita dall'ondata di odori, colori, suoni e profumi. Sento però sempre più pressante l'esigenza di una bevanda, così mi lascio trascinare dal mio accompagnatore, ormai guida, lungo strade serrate da pareti alte come alberi di fregate, a chiudere il cielo e convogliare traffico e vento in correnti tumultuose. Ormai non tengo più il conto di quante cose strane, nuove o semplicemente impressionanti nelle loro dimensioni mi vengono agli occhi, mi limito a tenere l'espressione stupefatta a bada, staccando distrattamente morsi di pane, unica maniera di trattenere la mascella dal cadere ai miei piedi.

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Il 30/11/2019 alle 16:09, Bellerofonte ha scritto:

Diciottesimo giorno del IV mese, anno 1492, ore 12:00

Capo Ventura || Brezza leggera da sudest, cielo terso

Sembrate proprio dei turisti in visita! Attraversate la piazza e vi accorgete della colonna di fumo e del battere dei martelli nel palazzo diametralmente opposto all'ingresso della Loggia, la cui insegna "Forgia del Mastro Armiere Floim" campeggia fiera in un Comune scritto con evidente calligrafia nanica.

Oltre le mura cittadine la darsena della Loggia vi accoglie con un fortissimo odore di pece e legna bagnata; i mezzorchi e gli uomini tatuati con bandane in testa a coprirli dal sole trasportano grossi pacchi e assi di legno su e giù per le navi. Ammassi di corde chilometriche, spesse come il braccio di un uomo, sono gettate ai lati della banchina insieme a reti dismesse e rifiuti d'ogni tipo sulla quale i gabbiani si avventano incuranti della presenza umana. In fondo, una struttura di legno più grande delle altre, una sorta di casupola con un lato completamente aperto funge da base operativa e magazzino.

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