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Dungeoncrawl Backgruond


Nork

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Sonya Shira

Lei racconta in giro di come l'avere coem padr eun vampiro l'abbia segnata fin nel profondo... e questa è l'unica cosa vera che racconta, poi le parte con al fantasia triste-romantica raccontando di infanzia maltratta, povera a vnedere poche cose d'inverno pe rpoter guadagnare i soldi necessari pe rcurare la amdre malata, ma essendo lei uan dhampir veniva solo insultata e maltrattata. Di come venne ingannata da un presunto principe pe runa proposta di matrimonia ma che in realtà voleva solo schernirla...

La realtà è diversa. Benestante è sempre stata ben voluta sia in famiglia che nella sua cittadina, anche per costituzione non poteva fare tutto ciò che facevano gli  altri bambini. Tuttavia si sforzava di e di andar eoltre i suoi limiti pe rpoter giocare assieme  agli altri a fare l'avventuriera... poi decise di farlo veramente, inizialmente ancora per gioco, ma si acocrse che la sua vera infanzia non faceva presa sui chi offriva avventure, nè su chi cercava compagni di avventure, quindi si inventò un'altra infanzia. Riuscì così a partecipare alle prime missioni, che, pe rsua sfortuna, si rivelarono tutte contro non morti, ma poi vennero anche quelle più serie, inclusa una piccola guerra. In questa occasione si avvicinò al culto di Arqueros divenendo una sacerdotessa, am senza abbandonare la spada, e il piacere dello scontro. meglio se impari e disperato.

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Marek Cuor di Viverna

Tor Viverna venne edificata espressamente per essere un carcere per creature "speciali", in particolare come luogo di detenzione per extraplanari, esterni e creature elementali. La madre di Marek venne qui imprigionata pochi mesi prima che lui nascesse, per cui si può dire che il piccolo ifrit crebbe in cattività.

Quando la madre morì Marek aveva cinque o forse sei anni; ritenendo che mettendolo in mezzo ad una strada, inevitabilmente prima o poi sarebbe tornato a Tor Viverna in catene, o al peggio avrebbe finito col farsi ammazzare, le guardie decisero di adottarlo e prendersene cura. In realtà Marek fu impiegato da prima come sguattero, poi come stalliere e aiuto cuoco, ma quando raggiunse l'età giusta per essere considerato adulto entrò anch'egli a tutti gli effetti a far parte del corpo di guardia.

Nonostante il suo forte legame con la Torre, con il passare del tempo lo spirito indomito, irrequieto e ribelle tipico della sua razza ebbe il sopravvento e non appena seppe che una compagnia mercenaria di passaggio reclutava nuove leve, Marek colse l'occasione e partì in cerca di avventura.

Sebbene nel corso degli anni la nostalgia per quella che nel bene o nel male poteva chiamare casa tornasse spesso a farsi sentire, per un motivo o per l'altro Marek non ebbe mai modo di tornare a Tor Viverna, fino a quando non gli giunse voce che qualcosa di malvagio aveva preso possesso della torre.

Marek non esitò un istante ad unirsi alle forze accorse per liberare la torre e riprenderne il controllo e più volte guidò personalmente l'assalto contro l'entità misteriosa e imperscrutabile che si annidava come un parassita tra i corridoi.

Nonostante l´ardimento ogni tentativo fu però vano: quando i comandanti delle forze di liberazione decisero che l'unica soluzione rimasta era abbattere la torre con tutti i suoi occupanti, Marek si lanciò con un pugno di alleati in un ultimo, disperato assalto.

Il manipolo riuscì a penetrare più in profondità di quanto non avessero mai fatto, aprendosi la strada tra elementali corrotti e extraplanari non morti, fino quasi a raggiungere le sale dove risiedeva la forza maligna, ma il costo fu comunque troppo alto: quando Marek, ultimo superstite rimasto, varcò la soglia dell'ultimo portale, stramazzò al suolo, ormai privo della pur minima fiamma vitale, con lo sguardo che si spegneva lentamente ma inesorabilmente puntato sull'ombra minacciosa di una misteriosa figura umana.

 

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Arveene Tallstag

 Arveene nacque in un villaggio marittimo da una famiglia di mercenari che si stabilirono in quel piccolo villaggio per non far affrontare alla piccola pericolosi viaggi. L'onore era il fondamento del loro credo, così ormai impossibilitati a seguire le richieste della popolazione i due genitori decisero di unirsi alle guardie cittadine, distinguendosi come ottimi soldati. Con il passare del tempo insegnarono questi valori anche alla figlia, insieme alle loro arti. La madre era abile nell'utilizzare armi pesanti, spesso con l'ausilio di altrettanto pesanti scudi, indossava pesanti armature e non aveva paura di nulla, il padre, invece, prediligeva armi leggere, spesso da usare a distanza, odiava il peso delle armature, elogiando l'importanza della rapidità in battaglia. Arveene si addestrava in entrambi gli ambiti, ma riusciva meglio nell'utilizzo di armi possenti. All'età di quasi 17 anni il padre morì per una brutta malattia, dovette quindi trovare un lavoro per sopperire alla mancanza dei soldi presi dal padre come guardia, decise quindi di arruolarsi anch'ella, e per suo volere, venne affidata a combattere a fianco della madre. Con il tempo i due si sincronizzarono sempre più, fino a diventare un'arma da guerra devastante. È in questo periodo che una nota banda di truffatori arrivò al villaggio via mare, riuscendo in un colpo di stato fulmineo. Le due donne si schierarono dalla parte della “legge” combattendo contro gli uomini del Teschio Azzurro, ossia la banda criminale. Purtroppo il più delle rimanenti guardie si schierò dalla parte nemica, obbligando le due, e l'ultimo gruppo in rivolta ad andarsene dal villaggio, tornando alla vita da mercenari. Le due donne, però, non si scoraggiarono e facendo da porta voci per il gruppo riuscirono a creare un'alleanza con una cittadina vicina, tornando al villaggio con gli alleati, pronte a riprendere il controllo del territorio. Le due, pur essendo guardie, non erano abituate alle situazioni di guerra, così si ritrovarono in una battaglia incasinata, potendo contare solo sull'altra. Seppur alla fine la battaglia portò alla vittoria Arveene subì un durissimo colpo, la madre infatti era stata gravemente ferita al petto da una lancia nemica, e poco dopo morì. La ragazza decise quindi di andarsene dal villaggio, vagando di terra in terra senza una reale ragione di vita, nascosta all'ombra del suo dolore. Così pian piano iniziò a parlare con se stessa, e ben presto questa parte di se' prese una propria personalità ed un proprio carattere, estremamente simili a quelli della madre, coraggiosa ed impavida, mentre la ragazza era una migliore osservatrice ed ideatrice di tattiche. Arveene, senza accorgersene, stava creando una copia della madre in mente, in quanto non poteva sopravvivere senza. Questa parte della sua personalità divenne pian piano sempre più forte, fino al giorno in cui, durante una battaglia contro un piccolo gruppo di malviventi, che spesso incontrava nei viaggi, che la ragazza stava per perdere, quella parte della personalità prese il sopravvento sul controllo del corpo, portandola ad un immenso coraggio, che le permise di eseguire una fantastica azione che mise in fuga il gruppetto, portandola ad una sofferta vittoria. Senza accorgersi di nulla quella parte della sua mente diventò la sua nuova compagna di avventure, esattamente come lo era la madre ai tempi, e gli diede lo stesso nome, in quanto arrivata al punto di vederla come la sua anima fusa al proprio corpo. Questo ha portato la ragazza ad essere vista come pazza agli occhi degli altri, ed effettivamente è così.  dopo alcuni anni, in una delle sue avventure, si trovò in un piccolo paese dove risiedette per alcuni giorni. quando fu pronta a partire uscì dalla locanda e davanti a lei vide qualcosa di totalmente inaspettato, passava una carrozza che portava sul legno il simbolo del Teschio Azzurro. rientrò immediatamente in locanda, e dopo aver pagato per qualche altro giorno una stanza iniziò a seguire la carrozza che faceva ogni giorno lo stesso percorso, e pagò un gruppo di mercenari per aiutarla.circa tre giorni dopo si appostò in un punto strategico con i suoi uomini, poco dopo passò la carrozza che venne attaccata immediatamente dal gruppetto. scesero alcuni uomini armati, facilmente eliminati dai mercenari, ed infine dalla carrozza uscì un uomo coperto totalmente da una lunga tunica azzurra, con rifiniture d'oro, quest'ultimo alzò il braccio verso la ragazza, che prese immediatamente l'arma, pronta a combattere. in quel momento iniziò a sentirsi disorientata, pian piano perdeva l'equilibrio, si guardò attorno e vide i suoi uomini cadere uno ad uno a terra senza sensi, diede un'ultima occhiata all'uomo, non vedeva nulla, il più era coperto dalla tunica, ed il resto dalle ombre create dalla stessa tunica. Cadde, infine, anch'ella senza sensi a terra.

Modificato da Ottaviano
(avevo dimenticato la parte dell'uomo misterioso)
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Eldhelgir Ragnarsson

Eldhelgir nasce nelle Terre dei Mammuth lord, nel lontano nord dell'Avistan. Era un bambino strano, diverso dagli altri. La sua pelle era più ramata, quasi abbronzata, e i suoi occhi riflettevano il fuoco in maniera diversa, come se fossero abituati a quelle fiamme. Crescendo, gli anziani decretarono che la sua nascita era qualcosa di raro, una benedizione dagli dei, e sarebbe cresciuto una formidabile creatura da quel ragazzino con gli occhi vispi e una parlantina capace di impressionare anche i cantastorie del villaggio.

Con gli anni, divenne un uomo forte, con un fisico temprato dal freddo e dagli sforzi fisici, senza disdegnare gli insegnamenti degli anziani e le leggende a lui tramandate, leggende di grandi guerrieri e di grandi mostri. Ne fece tesoro, rimanendone incantato, arrivando anche ad allontanarsi dal villaggio per raggiungere altri centri abitati, narrando queste storie, sentendone di altre e aumentando la sua esperienza sia fisica che spirituale, unendosi persino ai Pathfinder, viaggiando con loro per tutto l'Avistan.

Gli anni passavano, e la sua crescita fisica rallentava. Lo avevano previsto gli anziani. Il suo sangue era diverso, e avrebbe vissuto più di molta gente con cui era cresciuto. Questo lo spinse ad allontanarsi dalle persone comuni, per evitare di stringere legami "brevi" con loro.
Cominciò quindi a viaggiare da solo, cominciando a combattere con quello che aveva imparato negli anni dai guerrieri e dalle persone con cui aveva viaggiato, diventando un possente guerriero che usa una lama di fuoco e un bastone che colpisce come fosse di ferro, viaggiando per il continente per diventare un giorno una leggenda che verrà tramandata ai posteri.

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add on... (avevo dimenticato la conclusione dle bg..!!)

Un giorno, al termien dell'ennesima avventura, in una locanda Sonya vide un uomo strano, la cosa che la spaventò fu il fatto che più lo fissava e meno dettagli percepiva, l'uomo divenne sempre più sfumato, finoa  divenire una figura indistinta e lei perse i sensi acasciandosi sul tavolo.

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Riff-Raff

Un goblin e' un goblin lo si sa. E' una feccia, una creatura da sfruttare perche' inferiore quindi incline ad essere umiliata, servile, manipolata e piegata alla volonta' degli usurpatori. Non che tutto questo Riff-Raff non lo sapesse, anzi aveva capito bene come girava il fumo. Ebbe coscienza di cio' sin da piccolo, quando fu costretto a lavorare in fabbrica ad intrecciare corde per un pezzo di pane duro. I genitori non li conobbe mai. L'unica consolazione erano gli occhi di Bessa. Anche lei prigioniera e collocata in un'altra ala della fabbrica; forzata ad utilizzare le sue piccole mani per ricamare merletti elaborati per il mercato della capitale. I due incrociavano gli sguardi quando lasciavano il dormitorio per ritrovarsi la sera. Non esistevano festivi. 

La guerra era alle porte e loro gia' ragazzetti ebbero nuove mansioni... lui forgiare armi e scudi,  lei ad attorcigliare maglie di ferro. Poi un giorno qualsiasi, un potente stregone li acquisto' per un paio di monete d'oro. Infatti il loro padrone aveva gia' pensato di disfarsene perche' adulti e piu' voraci da sfamare.

Lo stregone li aveva trasferiti nel suo laboratorio e messi in un'unica gabbia: troppo stretta per starci in due. Lo studio era pieno di ampolle, libri, formule accennate su fogli ingialliti e quant'altro. I goblin goffamente stipati nella celletta assistevano ogni giorno agli esperimenti dell'uomo. Esso cercava di evocare o riprodurre qualcosa di malefico cui puntualmente falliva. Riff-Raff capi' le intenzioni del vecchio matto, da uno schizzo ben disteso sul piano-studio: esso rappresentava un goblin. Quella stessa notte Bessa fu separata dal suo amato e legata su un tavolo. Senza alcuna anestesia, lo stregone provvisto di una lama incideva la scatola cranica della poveretta che strillava e piangeva. Mori' dissanguata, non resistette all'intervento. Il cervello, tral'altro era impossibile da utilizzare perche' lordato di sangue e sfatto. La disperazione colpi' Riff-Raff, che da creatura mansueta e codarda divento' una bestia che chiedeva vendetta. 

La notte seguente, lo stregone pronto a rinnovare il suo esperimento, si trovo' morso sul dito appena tento' di afferrare il goblin dalla gabbietta. Quest'ultimo si svincolo', salto' e raccolse il bisturi. Infieri' sullo stregone con quanta forza aveva in corpo, riducendolo ad una poltiglia.  Il cadavere fu trovato scarnificato; il volto non era piu' riconoscibile,  brandelli di carne erano appesi sul teschio come un addobbo. Le viscere erano finite sul lampadario e le mura sudavano plasma color cremisi.

Riff-Raff lascio' l'antro e svani' nelle nebbie.

 

 

Modificato da Blues
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Rylath Heluvan

Rylath nato da un padre drow, mai conosciuto, e da una madre cartomante umana non ebbe un'infanzia facile, principalmente per il suo retaggio.
A metà tra una creatura dell'oscurità e un umano dimostrò fin da subito un potente intelletto, ma in compenso è sempre stato debole fisicamente.
Imparò dalla madre come leggere le carte, e una volta diventato ragazzo gli donò il suo vecchio mazzo. Grazie ad esse poteva sapere di più sul futuro, anche se in modo spesso limitato.

Viaggiavano con un circo itinerante, e sua madre faceva da divinatrice per chiunque fosse disposto a pagare la giusta somma.
Era raro che provasse a passare del tempo con i suoi coetanei, spesso sbeffeggiato o insultato fu costresso ad una giovinezza di solitudine, finché non conobbe Victoria.
Victoria era una giovane umana, potevano avere la stessa età, e a contrario dei suoi coetanei non sembrava aver alcun problema con lui. Fu allora, grazie a lei a capire, che non era suo padre il problema, non era il suo sangue mezzo oscuro, bensì i pregiudizi altrui.
Passò un'estate fantastica con Victoria, finì per innamorarsi di quella semplice umana, figlia di qualche ricco mercante, ma non sempre tutto va per il verso giusto.

Il mercante, scoprì i due e ordinò a dei suoi servitori di dare una lezione al ragazzo. Rylath, incapace di difendersi finì facilmente a terra.

Dopo qualche ora si riprese, la colluttazione oltre ad averli abbassato l'autostima risvegliò qualcosa in lui: una potenzialità che era chiusa nel suo cervello, ma che finalmente si manifestò.
Tornò a casa, e senza dire nulla decise di consultare le carte. Victoria era stata data come sposa il prossimo mese nella metropoli vicina.

Capì che era ora di mettersi in gioco, e di smetterla di farsi mettere i piedi in testa. Si preparò per partire e salutò la madre, promettendogli che sarebbe tornato.
Partì per la metropoli, ci mise quasi un mese a piedi, e durante il viaggio affinò al meglio le sue capacità psichiche, risvegliando però un'altra metà. Oscura e crudele.
Quando si concentrava troppo e voleva ferire in modo particolare qualcuno essa emergeva, rendendo i suoi incantesimi ancora più forti, e sanguinosi.


Quando finalmente raggiunse la città, ma in ritardo arrivò giusto per vedere i due sposi uscire dal tempio di Desna.

Rassegnato, se ne andò e provò ad incontrarla ancora una volta, sfruttando le sue capacità magiche per raggiungerla.
Purtroppo però venne rifiutato. Victoria ormai era sposata e non poteva avere certezza con lui, se ne andò, senza però notare le lacrime sul viso di lei.


Questa breve avventura però servì ad ispirarlo e a farlo crescere. Sulla strada, era libero, e presto sarebbe stato in grado di fare di tutto.
Quindi decise di riprendere il viaggio, verso nessuna meta, tornando di tanto in tanto dalla madre, e guadagnandosi da vivere come avventuriero, conoscendo nuovi compagni e nuovi nemici e facendo passare gli anni, divenendo una persona più sicura e fiera.
Finché un giorno, non trovò un compito troppo grande per sé: un castello infestato da ripulire, ma non si aspettava che una figura umana lo attendesse e riuscisse ad avere la meglio sulle sue difese magiche, quindi cadde svenendo.

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Scusate l' immenso ritardo, l' avevo finito di scrivere l' altro ieri, ma purtroppo l' ho cancellato tutto per un errore stupido e ieri è stata un giornata super impegnata. 

Sozin 

Sozin nacque da una famiglia di mercanti Kitsune, due ricchi e intraprendenti imprenditori che si guadagnavano da vivere portando i beni di lusso degli Imperi del Drago da Tian Xia alle nazioni dell’ Avistan, attraversando il periglioso Sentiero di Agathei. Sozin venne quindi fin da piccolo esposto a un’ enorme varietà di popoli e culture diverse, una diversità che il piccolo Kitsune trovava affascinante. Questo stile di vita non favoriva certo legami stabili, ma il piccolo kitsune era l’ ultimo di 3  fratelli e  2 sorelle, quindi la solitudine non era certo un problema.

Sozin crebbe velocemente, imparando dalle moltissime persone provenienti da ogni angolo del mondo che viaggiavano insieme alla carovana per sicurezza e compagnia. Di natura profondamente curiosa e ribelle, diede il suo bel’ ammontare di grattacapi ai suoi genitori durante tutta l’ adolescenza, ma la sua sciolta di solito gli permetteva di  far risolvere ogni problema da lui causato senza troppi rancori.

Fu proprio durante uno di questi viaggi che incontro’ l’ uomo che gli avrebbe cambiato la vita: Durin Alenken, inquisitore di Cayden Cailean proveniente da Alkenstar. Quest’uomo allegro, sempre pronto a condividere un boccale anche con i membri più solitari della carovana, si era unito a loro come guardia durante il viaggio di ritorno verso Tian Xia, dicendo di essere un esploratore per conto della sua chiesa, desiderosa di avere esperienza di prima mano sui favolosi Imperi del drago.

Sozin, ormai cresciuto, rimase affascinato da quell’ uomo, che gli portava storie di dove persino lui non si era mai spinto, al di là dell’ Avistan. Durin accettava di buon grado la compagnia, e i semi della fede in Cayden trovarono terreno fertile nell’ animo del giovane kitsune, che apprezzava i suoi dettami di libertà e avventura. Senza contare la curiosa arma che portava sempre al fianco, la prima pistola che Sozin avesse mai visto. L’ unicità di quell’arma lo affascinava almeno tanto quanto la sua letale efficienza.

 Fu quindi una sorpresa  quando, in una notte quasi alla fine del loro viaggio di ritorno, Sozin si accorse che Durian si stava preparando a lasciare la carovana da solo, senza avvisare nessuno. In particolare perché erano arrivati a uno dei tratti più pericolosi, molto vicini al confine col tirannico regno di Chu Ye. Colto sul fatto, Durin si scuso’ con Sozin e gli rivelo’ la verità: la sua non era una missione di esplorazione, ma di infiltrazione. La sua chiesa lo aveva mandato a indebolire il regno degli Oni dall’ interno, per aiutare a cancellare quell’ abominio dalla faccia di Golarion.

Sozin conosceva vagamente quel regno, uno dei pochi in cui i suoi genitori non avevano mai fatto affari, ma le storie che Durin li racconto’ quella notte andavano oltre ogni sua più fervida immaginazione. La schiavitù di umani, kitsune e altri umanoidi  era la componente fondamentale della società di Chu Ye, e questi schiavi erano trattati con una crudeltà che solo esseri inumani come gli Oni potevano avere.
 

Fu in  quel momento che Sozin fece la scelta che gli avrebbe cambiato la vita. Spinto dalla sua nascente fede e da una buona dose di imprudenza giovanile decise di seguire quello che negli anni a venire sarebbe diventato il suo mentore nella sua missione, non prima di aver scritto una lettera alla sua famiglia, in cui gli spiegava le ragioni del suo gesto.

Furono anni duri per Sozin, poco abituato alla vita da spia, ma con ogni schiavo che liberavano dalla tirannia degli oni, con ogni schiavista che lui e il suo mentore lasciavano senza vita e con un proiettile in fronte,Sozin sentiva di star facendo la cosa giusta. Ogni timore e fatica era cancellato in quei momenti, c’ era solo spazio per la soddisfazione del Bene.

Purtroppo il regno di Chu Ye si rivelo’ ben più difficile da destabilizzare di quanto sembrasse. Una sera, Durin si fiondo’ nel loro rifugio, ferito a una gamba. Purtroppo, lui e tutta la rete di spie erano stati scoperti dai letali vigilanti di Chun Ye. Con la copertura saltata, ormai non c’ era più speranza per loro nel regno degli Oni. L’ unica speranza per loro era la fuga.

Durin imploro’ Sozin di correre via,di fuggire almeno lui che poteva. Sozin era ovviamente riluttante a abbandonare il suo maestro, ma Durin non volle sentire ragioni. Caiden era il dio dell’ eroismo, non del del sacrificio inutile gli disse, e Durin poteva ancora coprirgli la fuga. Così Sozin, con la morte nel cuore e le lacrime agli occhi, si trasformo’ in volpe e fuggì senza guardarsi indietro. Corse per quelle che gli sembrarono ore, senza mai fermarsi, fino a trovare rifugio in una piccola caverna. Lì stramazzo’ al suolo, esausto, troppo stanco per scappare ancora. Riuscì solo a intravedere l’ ombra di una figura umana che si avvicinava, prima di perdere i sensi e sprofondare nell’ oblio.

 

Modificato da Theraimbownerd
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