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Capitolo II: Questione di Fiducia


Bellerofonte

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Giorno -363, ore 13:20

Laboratorio di Naesala

"Non provo alcun tedio, mia cara" ti dice, mentre fai già per andartene. La vecchia signora si alza con le mani giunte. "Contessa, io…" qualcosa le si blocca in gola. Poi ti sorride. "Semmai aveste bisogno di parlare con qualcuno, mi trovate sempre qui." 

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Sandrine Alamaire

"Madonna... c'è forse qualcosa che desiderate dirmi? Qualcosa d'altro?", domando, sorpresa da quella frase abbandonata nell'aria, vittima di un'improvvisato, colpevole, rumoroso silenzio. 

"Invero, purtroppo, le occasioni di discorrere tranquillamente - e sinceramente - sono poche e rare, tra queste mura fatte di orecchie tese e spergiuri.

Parlate, mia signora, perché è mio desiderio apprendere tutto ciò che voi avete la gentilezza di condividere. Ché nessun altro, nella città delle mille voci, sa ammantare di meraviglia la saggezza e la poesia della parola e della realtà. Voi mi siete maestra e modello, mia signora. 

Vi prego, quindi, di non celarmi mai alcunché di ciò che avete in serbo per me!" 

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Giorno -363, ore 13:25

Laboratorio di Naesala

Attendi una risposta, ma i suoi occhi ti hanno già detto di sì. Naesala si sente solo troppo a disagio per parlartene apertamente, ed in piedi di fronte a te graffiarsi le unghie non fa che esitare in silenzio sorridendoti nervosamente. Poi si volta, fa qualche passo, si ferma. Poi continua, insicura come non mai verso un cassetto nascosto nella sua scrivania.

La vedi che prende qualcosa, un cofanetto.

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Te lo porge tra le mani e dopodiché pronuncia un'unica parola: "Edward" e senti un "clak" che preannuncia lo sblocco di un qualche meccanismo interno. Naesala ti fa cenno di aprirlo, e al suo interno trovi una cartolina dipinta magicamente, di un uomo in alta armatura - la riconosci: è quella dei paladini di Heironeous. Dietro il dipinto, un appunto scritto a penna:

Cita

Dio lo vuole, perciò aspettami

E. Blake

"Dio lo vuole." Deus Vult. Il motto della Maestrale Quarta, la nave gemella della Zephira partita all'inseguimento di Kilagas un anno dopo il tradimento. Non ci sono dubbi, quello in foto coincide spaventosamente con Edward Blake, il suo capitano.

Naesala continua a torturarsi le unghie. "E' strano…" sorride nervosa, guardando il basso "Ho come un déjà-vu di questa situazione, solo che al tuo posto, molto tempo fa, c'era la figlia di Kerberos." sospiro. Quanto è difficile parlare, per lei? E quanta ansia ti mette, il suo continuo esitare? "Presto partirete. Quest'uomo...mi era caro. Molto caro. Non so se è ancora vivo, non so più nulla di lui da trent'anni ormai, ma..." - Naesala si blocca, mordendosi le labbra - "Ora che ci penso non so esattamente cosa chiederti. Come vedi non sei l'unica sciocca." L'elfa è in parte imbarazzata e in parte malinconica, e riprende dalle tue mani il cofanetto e il dipinto soffermandosi su quest'ultimo per qualche momento. Poi lo rimette a posto, e quando il cofanetto si chiude, senti di nuovo quel "clak" di prima.

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Conoscenze (Nobiltà) (passiva): 15

 

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Sandrine Alamaire

Guardo la mia interlocutrice. La osservo e la vedo, finalmente, con occhi diversi. Risveglia in me quel senso mai sopito di estasi e di passione per la bellezza del mondo, che a malapena soffoco, per rispetto nei confronti di un simile momento. Questa donna, misteriosa come il cielo stellato, antica più delle querce secolari nel giardino privato di Chateaux-Blanc, sta provando ad intaccare la maschera di algidità e freddezza che lei stessa ha costruito, per offrire a me, perfetta nessuno, uno squarcio del suo cuore. 

Prendo le sue mani tra le mie e faccio un cenno ďassenso con la testa: "Lo cercherò, Lady Naesala. 

Ho... motivo di credere che percorreremo quelle rotte...", lascio andare la sua mano sinistra per portare il mio indice a tagliare la linea del mio volto, tra labbra e naso. "Ssshhh... no, no, purtroppo non c'è nulla di definito e non posso avanzare promesse o rivelarvi come mai lo penso, ma...

lo cercherò, madonna, e farò l'impossibile per scoprire ogni traccia del suo passaggio. 

Sarà il nostro segreto condiviso, mia signora", sussurro, mentre, in maniera simile ma significativamente diversa da quanto successo con Barbara, prendo le sue bianche dita, sottili ed armoniose, e me le porto al petto. 

Ancora una volta, il mio cuore, insaziabilmente goloso di emozioni vere, accelera il battito, scoppiando di condivisione.

"Non abbiate timore. Le parole dette in questa stanza resteranno qui. 

Vi sono grata dell'onore che mi avete dato: questa vostra fiducia in me è un regalo pari a pochissimi altri nell'interezza della mia vita. 

Sappiate che io non parto per non tornare. Attendetemi, mia signora. 

Perché Capo Ventura rivedrà la Settima Spedizione nel corso di questa vita mortale!".

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Giorno -363, ore 13:30

Laboratorio di Naesala

Naesala si lascia prendere la mano e portare dove vuoi tu, ed infine sorride, trasformando quel piccolo gioco di gesti in una carezza. "Vedo molto di Kilian in te, sai? Entrambe indipendenti, entrambe bellissime, capaci oltre ogni immaginazione. Manca a tutti, qui, soprattutto a Kilash." quello che Naesala non sapeva era che Kiltus si era unito alla Settima proprio per riportarla indietro; se suo padre lo fosse venuto a scoprire, avrebbe mormorato qualcosa del tipo "troppo coinvolgimento emotivo, non sei pronto per partire" ma se non è l'emozione, allora quale altra motivazione può spingere un uomo o una donna a dare la propria vita per la Loggia?

"Grazie contessa. Dal profondo." qualcosa scatta nello sguardo dell'elfa; come se si fosse immediatamente ricordata di qualcosa che doveva fare e che aveva invece dimenticato. Mette un indice sul mento e guarda con circospezione i numerosi scaffali, alla ricerca di qualcosa...eccolo! Da una mensola piena di libri appena accanto all'entrata un oggetto le viene portato telecineticamente e si ferma a mezz'aria proprio di fronte a voi.

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Non sembra si tratti di qualcosa di magico, eppure quelle incisioni non sembrano essere messe a caso.

"Un Pioniere me lo portò da Saramar trecento anni fa, mi disse che era un portafortuna. Proprio qui, dove siamo sedute noi adesso, lo regalai a Kilian ma lei lo rifiutò. Diceva che non credeva nella fortuna, che ognuno si crea la propria." Naesala sorride ancora. "Quest'oggetto è rimasto a farmi compagnia per tutti questi anni, anche se non ne ho mai compreso la sua vera natura. Non voglio fargli prendere altra polvere, però. Ti prego, accetta questo dono."

L'oggetto ti si deposita su una mano, perdendo l'antigravità magica.

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Sandrine Alamaire

"Anche io sono convinta del fatto che siamo noi stessi a plasmare il nostro destino. Ma non vedo alcuna difficoltà nel dare una piccola spinta al fato!", accetto il dono, con il tocco lieve di un sorriso. 

"Dama Naesala, io... so che rischio di apparire insoddisfatta ed inopportuna, eppure... mi auguro che da oggi voi possiate mettermi a parte di un altro dono, ben più grande...", comincio, guardandola con un po' di fanciullesca timidezza negli occhi. "Spero di poter avere il privilegio di chiamarvi e considerarvi amica!", accenno un inchino, mentre oso la richiesta e, presa da uno dei miei incontenibili afflati, mi spingo ancora oltre, senza nemmeno aspettare una risposta che ho l'ardire di ritenere ovvia. 

Stringo istintivamente in un abbraccio, tra l'amichevole ed il filiale, questa Elfa che ha visto le ere del mondo scorrere sotto i suoi occhi; io, che ho nient'altro che una mera briciola dei suoi anni e che, pur, oggi mi sono sentita messa dolcemente quasi pari ad ella. 

Lascio che il suo profumo delicato e misurato mi riempia di nuovo le narici e sussurro, questa volta padrona di me: "Prima ho parlato a vanvera, ma...

Non l'ho mai conosciuta, però, se avessi potuto scegliere, avrei certamente voluto che mia madre vi assomigliasse, anche soltanto un poco.

Grazie, mia dolce signora".

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Giorno -363, ore 13:35

Laboratorio di Naesala

La donna non è evidentemente preparata per un tipo di dimostrazione d'affetto del genere, e sulle prime la trovi fredda e spiazzata; ma quando le accenni ai suoi istinti materni, qualcosa scatta in lei - probabilmente la figlia che ha sempre desiderato e mai avuto - e ti stringe anch'ella accarezzandoti i capelli.

"Oh, mia cara…!" giureresti che è perfino sul punto di commuoversi, se solo la sua veneranda propensione alle formalità le impedisse di versare lacrima alcuna in presenza di altre persone (a parte rare eccezioni, s'intende); l'abbraccio è stretto ma esile come le sue braccia, e si conclude con il suo sincero sorriso. "Grazie a te, Sandrine." 

Ti ha perfino chiamata per nome! 

Qualcuno bussa alla porta che si apre in automatico lasciando entrare i capelli arruffati di Kilash: "Naesala, sono arrivate le prime conferme da parte di...ho interrotto qualcosa?" ha le braccia stracolme di pergamene, diari e avvisi d'ogni genere, alcuni dei quali gli cadono maldestramente ma di cui non sembra molto preoccuparsi. "Oh? Kilash, avevo dimenticato la consultazione…" la dama viola ti guarda dispiaciuta. A quanto pare, gli impegni burocratici segnano la fine del vostro tenero incontro.

 

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Sandrine Alamaire

"Non temete, ser Fuinur, non avvete arrecato alcun disturbo. Mi stavo giusto congedando da lady Naesala", intervengo, i miei occhi, grati e riconoscenti, ad un tempo accesi della luce degli Alamaire e della sfumatura unica dei Lòreman.

"E voi, madama, non angustiatevi, ché non è mio desiderio impedirvi di svolgere il vostro dovere: sono ben certa, d'altronde, che avremo modo e tempo ulteriore per approfondire la nostra conversazione odierna. 

Vi auguro una buona giornata, madonna, come ne auguro una altrettanto piacevole a voi, messere. 

Gli dei vi custodiscano!", auguro loro, a mo ' di saluto, riservando un ultimo caloroso sorriso per ľElfa.

Appena prima di uscire, mi rammento della pergamena ancora sigillata di Von Trier e la raccolgo, con l'intento di leggerne il contenuto solo una volta giunta nelle mie stanze. 

Prima un ultimo passaggio dalle segrete per accertarmi che il pirata sia ancora dove deve essere e, preferibilmente, di nuovo in isolamento, poi, finalmente, farò ritorno ai miei appartamenti, per concedermi il lusso di un altro, eventuale, dolore. Questa volta senza testimoni. 

Modificato da Ghal Maraz
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Giorno -363, ore 13:40

Laboratorio di Naesala

I due membri del consiglio rispondono al saluto e ti osservano mentre fai un passo nel vuoto nel pozzo antigravitazionale proprio di fronte all'ingresso del laboratorio, che si chiude magicamente. Vieni accompagnata dolcemente in volo fino al piano terra, dove prendi subito il percorso per le segrete; nel frattempo srotoli il bigliettino di Ulrich, che altro non è che un messaggio scritto in una calligrafia insicura - quella di un bambino, forse? - che recita:

Cita

Grazie per avermi salvata signora dei tulipani

Mia von Trier

Segue un disegnino della casa che va a fuoco e di uno stickman che letteralmente vola via dalla finestra.

Quando arrivi nelle segrete, Nero è ancora lì e sta discutendo con le guardie di come la rivoluzione sia alle porte, e che presto sia i nobili, sia i circoli magici, sia i chierici verranno spazzati via dal malcontento popolare e dalle tecnologie nascenti. Intima loro che il mondo per come lo conosciamo sta per finire, e che l'era della magia e del classismo sociale è prossimo. "Discutere" è una parola grossa: Nero sta praticamente parlando da solo, e per come si comporta di solito, quasi non noti la differenza.

La strada fino ai tuoi alloggi è libera - ma data l'ora, sarà forse il caso di fare una visita a Randal, al secondo piano? Dolore a parte, un buon piatto risolleva l'umore di chiunque.

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Sandrine Alamaire

Ripiego con la massima cura il biglietto e lo infilo nella tasca interna della redingote, quella poggiante proprio sul cuore. 

Recito una preghiera per quella povera, coraggiosa bambina e mi riprometto che rivederla, forte e cresciuta, è un altro valido motivo per ricondurre, infine, la Eurus alla fonda di Capo Ventura. E con questo - faccio il conto - siamo già almeno a tre. Soltanto per quanto mi riguarda. 

Rintuzzo la fame, persa nei miei pensieri, ma poi decido che saltare il pranzo, dopo una mattinata così, sarebbe una sciocchezza. 

Mi sistemo i capelli, correggo l'inclinazione del cappello sulla testa e mi avvio verso il pasto, più o mena perfetta come piace a me. 

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