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Capitolo II: Segreti Notturni


Bellerofonte

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Giorno -364, ore 02:03

Capo Ventura, stanza di Sandrine

Toc-toc-toc-toc. Toc. Toc.

In lieve ritardo, come si addice alle prime donne. La proclamazione di stasera ha riconfermato il sospetto che ce ne siano molte più di quanto avevi immaginato, anche tra quei Pionieri che a differenza di te hanno attributi maschili.

Di fronte la porta, Kiltus ancora vestito di tutto punto, con le inseparabili Dionisie attaccate dietro la schiena. Si guarda i piedi e sembra mentalmente ripetere qualcosa, come quando si sta andando all'interrogazione e si spera di ricordare a memoria tutto quanto ripetendo fino all'ultimo secondo - ahimè quando capitava a me, alla fine non ricordavo niente comunque.

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Puoi descrivere la tua stanza come ti pare, se ti va, o allegare immagini, o disegnarla, o fare insomma quello che vuoi. Come avrai capito gli alloggi sono nei piani intermedi tra il terzo e il settimo (inclusi). Il forte della Loggia ha otto piani.

 

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Sandrine Alamaire

Sento il bussare scandito come da codice.

Una manciata di minuti di ritardo... ma una manna dal cielo per me!

Doversi fare bella per stordire l'interlocutore senza risultare eccessiva o lasciva; acconciarsi i capelli in maniera apparentemente disordinata e naturale senza sembrare troppo sciatta o palesemente impostata; scegliere la giusta camicia da notte, che faccia risaltare le forme ed il décolleté, senza trasmettere un messaggio di volgarità; eliminare tutto il trucco in maniera maniacale, lasciandone giusto un'ombra attorno agli occhi, che metta in risalto il colore e l'intensità delle pupille, ma trasmettendo nell'osservatore l'incertezza sulla origine di quella sfumatura graffiata sulla pelle... tutto questo mi ha richiesto ogni istante del tempo intercorso tra il mio ritorno in camera e l'arrivo di Kiltus. E nemmeno mi sono azzardata a sfruttare la magia. 

Il dono di mamma è uno strumento invero potente e prezioso, ma richiede accortezza, precisione, pazienza e razionalità nell'uso... tutte doti di cui purtroppo tendo a scarseggiare nei momenti di confusione, eccitazione, rabbia od esaltazione, ma che riesco a modulare quando mi scrollo di dosso l'emotività e l'empatia.

La chioma nera è ancora graziosamente arricciata in seguito alla piega impressale dai legacci e dagli intrecci della acconciatura scelta per la Proclamazione.

Le iridi si sono, gentilmente e generosamente, impregnate di quel viola innaturale che aveva fatto impazzire papà. Quel rapido tocco di ombretto - lo ammetto - ha, in qualche maniera, contribuito...

Le due gocce di essenza di fiori esotici ed aromi lontani, spruzzate sapientemente una decina di minuti prima dell'ora prevista, sono oramai evaporate sulla mia pelle, mischiando il loro afrore alla fragranza pastello del mio collo nudo.

Appena prima di aprire la porta, sistemo la scollatura: nè troppa, nè troppa poca. Il desiderio, vera debolezza dell'uomo, va nutrito, non soffocato od ingozzato.

Lo guardo, fermo sulla porta, un bambino colto in flagranza di marachella, indeciso se fidarsi o meno. Incerto su quanto possa o voglia dire.

Spero che sia andato davvero a meretrici. L'aspettativa di vedere me, mentre prendeva loro. La certezza che ogni paragone non avrebbe retto. La speranza illusoria che, forse, la parte più buia della nottata avrebbe regalato un piacere proibito unico inaspettato. Spero l'abbia fatto.

Solo gli stolti sono incapaci di mantenere i segreti senza forte sollecitazioni. Ed io non sono una sgualdrina.

"Accomodatevi", gli dico, facendomi da parte, svelando la mezza maschera di un sorriso.

 

Modificato da Ghal Maraz
Dimenticato lo spoiler con la camera da letto.
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Giorno -364, ore 02:05

Capo Ventura, stanza di Sandrine  

Il tuo invito viene colto con una manciata di secondi di ritardo dal cervello di Kiltus, che lo ha lasciato in panne a metà strada tra la scollatura e l'ombretto. Ingoia con gli occhi spalancati di chi ha visto qualcosa di terribile, a momenti impaurito dal tuo modo di porti. Hai fatto colpo contessa. No, ma che dico? Hai fatto molto più che colpo, cazzarola! Rimasto imbacuccato sulla porta, a un certo punto sbatte rapidamente le palpebre e il suo stordimento raggiunge l'apice, sussurrando energicamente: "Silenzio!" al suo interlocutore immaginario. Resosi conto dell'effettivo silenzio che aleggia nel corridoio in penombra, si schiarisce la voce ed avanza qualche passo chiudendosi la porta alle spalle, correggendosi: "Ehm, volevo dire...grazie, contessa."

Si guarda attorno. Il primo sgabello/sedia/poltrona libera che avesse trovato, ci si sarebbe fiondato su. "Avete due belle...narici, contessa." eh? Cosa? L'ha detto davvero? Quando se ne rende conto è già troppo tardi e sta maledicendo otto pantheon contemporaneamente; ma non gli basta, ed invece cercando di salvarsi in extremis, continua a scavarsi la buca. "Voglio dire...sono molto...proporzionate, sì...già." guarda la porta da dove è entrato, con il desiderio passeggero di concludere questo spettacolo pietoso ed abbandonare la stanza. Ma ahimè il motivo - quello vero - per il quale è qui lo trattiene inchiodato al sedile. 

Fortuna che l'incontro era segreto! Se avesse detto a chiunque di aver avuto un incontro notturno con la contessa e non averci fatto assolutamente nulla, sarebbe stato lo zimbello dei suoi amici alla taverna del Cigno!

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Sandrine Alamaire

"Vedo che vi siete messo a vostro agio, Kiltus... mi fa piacere. È inutile essere vittima delle formalità quando si parla tra persone... ragionevoli", lo schernisco gentilmente, gironzolando per la stanza con la seta che svolazza morbida attorno alle mie gambe.

"Vino, capitano? Ma certo, che domande... vino", parlo quasi tra me, soffocando la mia ilarità. E dire che non è certo un bambino e di donne ne deve avere avute a decine, almeno... Considerato poi quanto è amato, qui, a Capo Ventura!

Gli passo accanto, la vestaglia che gli carezza il viso intontito. Recupero i due calici e la bottiglia di bordeaux marchiata col nome del mio principato cittadino.

Casa. Perduta, lontana, abbandonata. Mai dimenticata.

Casualmente, la bottiglia poggiava sul tavolino vicino al baldacchino. Casualmente.

Sorrido a Kiltus di sottecchi, ingegnandomi affinchè la luce soffusa della candela aromatizzata riverberi sul violaceo dell'occhio.

Mi avvicino con un paio di studiate falcate, muovendo la camicia da notte in modo che scopra copra - senza soluzione di continuità - la sagoma vagamente eburnea delle mie gambe. Chissà come ci sarà finita, una doppia spaccatura, in questa veste?

È ora del colpo di grazia.

"Datemi un vostro parere, Kiltus, ve ne prego, prima di qualsiasi altra questione... volevo sperimentare una nuova fragranza, prima di coricarmi. Un buon profumo, estratto da piante delicate, irrora la pelle durante il sonno. Ma non vorrei risultasse eccessivamente forte, considerate le mie... narici... ben proporzionate", concludo, passandomi il polso destro sul collo, per porlo poi al mio ospite, mettendoglielo appena sotto il naso.

 

Modificato da Ghal Maraz
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Giorno -364, ore 02:15

Capo Ventura, stanza di Sandrine   

Se potessi descrivere a dovere il disagio esistenziale di Kiltus e quello che sta accadendo in questo preciso momento all'interno delle sue braghe, sarebbe senz'altro un racconto pieno di disagio, lussuria e un velo di terrore che gli attanaglia il cuore. Osserva la donna in abiti provocanti dondolargli intorno col suo fare provocatorio ed al contempo innocente - una di quelle che ci sa fare, una di quelle a cui Kiltus...non può semplicemente resistere! La sua bocca si è aperta qualche minuto fa senza il suo permesso e non ne vuole sapere di chiudersi. Le labbra secche reclamano il contenuto del bicchiere (ed anche un altro paio di cose) e il mezzelfo strappa via di mano il boccale alla donna calandoselo tutto in un sorso, aggrappandosi al contenuto come unica ancora di salvezza in quell'oceano di paralisi facciali e figure di mèrda. Il sapore del liquido gli scivola in gola come una carezza calda: Vino! Sia ringraziato il cielo! 

La danza della donna si fa più intraprendente, e nuovamente il ragazzo viene avvolto negli occhi violacei e infine dal profumo dolcissimo che pervade ogni suo senso. Il polso così delicato, morbido e liscio...lì, proprio davanti a lui. Qualcosa nella sua mente manda a quel paese tutto il resto, ed ecco che il suo sguardo cambia all'improvviso: da preda a predatore. Con gentile fermezza prende l'avambraccio della donna con la mano destra ed il polso con la sinistra, avvicinandoselo pericolosamente alle labbra senza mai distogliere lo sguardo dagli occhi di Zefiro.

Ad un attimo dal fatidico bacio con la sua pelle, le sue spade si sguainano all'improvviso ma con velocità sovrannaturale Kiltus le blocca a metà fodero, lottando contro di loro con considerevole sforzo cercandole rimetterle al loro posto. "State buoni..." e dopo pochissimi secondi di lotta, finalmente l'elsa di entrambe ritorna al loro posto. "Le mie più sentite scuse." il mezzelfo si slaccia i foderi e li lascia cadere dietro la sedia, dopodiché si alza in piedi e fa un passo in direzione della contessa. "Il vostro odore è caldo come il pomeriggio d'estate e dolce come il miele d'autunno." e poi un altro passo "E vorrei sentirlo meglio, se possibile. Molto accuratamente. Per non sbagliare giudizio, si capisce." restituisce così un mezzo sorriso alla contessa mentre si avvicina con rinnovata pericolosità al suo viso. Il fascino del capitano...avrà effetto, stavolta? 

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Sandrine Alamaire

'Finalmente! Allora reagisce', penso, mentre già calcolo la prossima mossa. Non posso negare che Kiltus abbia il suo fascino, ma...

"Capitano! Messer Kiltus!!! E come potreste sbagliare giudizio?", rido, mentre scivolo all'indietro con la grazia di un passo di danza. 

"Ma sta bene, capisco il vostro desiderio di certezza... siete uomo avveduto, capace e responsabile", volteggio con le parole attorno alla sua ritrovata intraprendenza, mentre mi schernisco, coprendomi la parte inferiore del viso con un ventaglio. 

"Dovete però ben capire che siamo all'inizio di una - spero! - proficua e duratura collaborazione... sarebbe un errore non valutare attentamente i rischi connessi ad una... annusata... troppo approfondita. 

Che non si vadano a sbilanciare i futuri rapporti dell'equipaggio. Capitano".

E trangugio il mio calice. 

 

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Giorno -364, ore 02:15

Capo Ventura, stanza di Sandrine 

Alcuni considerano Kiltus come il miglior ballerino di Capo Ventura, altri dell'intero Est continente. Non si è mai decretata una sfida di tale proporzione per sapere chi tra gli uni o tra gli altri abbia ragione, ma di una cosa sei sicura: quel tipo ci sa davvero fare. Con un passo di danza vero e proprio si avvicina nuovamente a te per cingerti il fianco con un braccio; con l'altra mano invece accompagna la tua mano che tiene il calice. Un sorso più tardi, ti fa fare una piroetta a dir poco perfetta che termina con lui che ti è decisamente più vicino di come lo era prima. Il bicchiere non ha versato nemmeno una goccia di liquido, ed anzi è perfettamente placido, nemmeno un'increspatura. 

"Vi piace giocare col fuoco, madama. Lo leggo nei vostri gesti, voi come pochi altri siete affascinata da qualcosa di più che frasi ben costruite e cumuli di monete d'oro."

La sua voce si fa più carica di tensione, ti accarezza come farebbe una mano voluttuosa e quasi la senti sulla tua pelle. Un altro rapido movimento del suo gomito e senza che quasi tu possa opporti, ti lasci guidare in un volteggio che ti disarma sia del calice che del ventaglio. Ti ritrovi di nuovo tra le sue braccia, in un improvviso casquè che lascia alla gravità tutti tuoi capelli sciolti. I suoi occhi color legno si perdono nei tuoi violacei, ma noti che accanto al viso di Kiltus emergono lentamente le sue spade: entrambe levitano con la punta rivolta verso l'alto, ognuna delle quali regge miracolosamente il bicchiere di vino ancora pieno ed il ventaglio.

"Vi lasciate sedurre dal vero potere." - quello di far fare a chiunque ciò che volete che faccia, per capirci. Ti riporta in piedi e commenta, sarcastico: "Un tocco di limone in più non guasterebbe." mentre ti lascia andare e ti restituisce entrambi gli oggetti. Le spade tornano nel fodero per terra che a sua volta, con un cenno, levita e si aggancia alle spalle del mezzelfo.

Kiltus torna a sedersi, tirando fuori dal nulla una pipa piena di verdeggiante felicità, accendendola con la punta rovente del suo dito indice.

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Vuoi sapere quanto ha fatto Kiltus a Intrattenere (Danza)? 40, ergo non ti ho dato possibilità di sottrarti, capiscimi.

 

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Sandrine Alamaire

"No, messere.

Mio capitano", lo contraddico, in questa nostra infinita schermaglia di prime donne, solo apparentemente volubili.

"Vi sbagliate. Non è un grande errore, non ve ne preoccupate. E, da come mi sono portata in questa lunga giornata, non posso biasimarvi per avere frainteso. 

Vedete, Kiltus... non è semplicemente il potere, per quanto vero, a sedurre la Contessa di Vaudemont. È qualcosa di più immenso, di più indecifrabile, di più eternamente effimero. 

È il brivido. La gioia incontenibile del momento. Lo sguardo rapito nel pubblico. L'eccitazione. La passione. 

La bellezza profonda e trascendentale della vita, libera da ogni fragile incertezza. 

È il fruscio del ventaglio nel silenzio del teatro gremito, quando tutte le voci sono ammutolite.

È l'ultimo riverbero di un arpeggio in si bemolle nella ouverture di un inedito di Froumartiere.

È il colpo di tacco conclusivo nella coreografia serale di una coppia di danzatori di vashen, intrecciata sulla battigia irrorata di rosso arancione azzurro. 

È la sfumatura giaietto nel bordeaux di un calice colmo. 

È il caldo abbraccio di un amante passionale ed orgoglioso nelle ore buie, prima della rinascita del sole.

Io sono la Figlia dello Zefiro e del Tulipano, Kiltus. E non dimenticatelo! E nemmeno temete, perché non dovrete sentire altre sciocchezze, da parte mia. 

Ma parlate, ora, dacché non siete né sciocco, né ingenuo. Ditemi ciò che aggrado conoscere. Ciò che volevate tenere nascosto. 

Ditemi cosa andate complottando. A chi rivolgete i vostri strani monologhi. Cosa desiderate che io faccia. Dove avete nascosto la mia più cara amica. 

E dopo avremo entrambi ciò che più desideriamo. 

Io avrò il brivido. E voi avrete...", avvicino la bocca al suo orecchio ed umetto le labbra, "... un tocco di limone in più".

 

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Giorno -364, ore 02:20

Capo Ventura, stanza di Sandrine

La poesia è l'unica ricchezza che andrebbe dilapidata più di ogni altra. Sandrine sembra averlo capito prima di tutti gli altri. Non avevo dubbi che la mente di Kiltus, per quanto avanti rispetto a quelle delle sue abituali compagnie, si dilettasse principalmente nel mantenere le apparenze di "ragazzino ribelle figlio del capo" che gli permettevano di essere sottovalutato da tutti quanto bastava per passare inosservato pur essendo sempre sotto gli occhi di tutti. Dilettarsi con gente di basso rango, passare a zonzo le sue giornate, mascherare i suoi veri piani con l'imperturbabilità di un hippie medievale aveva funzionato benissimo finora; questo, prima di stasera. Erano anni ormai che il suo pensiero fisso era Kilagas. Si può dire che ogni sua mossa apparentemente a caso fosse invece frutto di uno studio accurato su come ricavare informazioni da gente che mai gliene avrebbe date, e mantenere una certa dose di innocenza agli occhi della Loggia; Kerberos non gli avrebbe mai e poi mai permesso di avvicinarsi a suo fratello più di quanto doveva. Rischiava grosso ogni volta che soltanto pensava quel nome. Ed ecco anche uno dei motivi per il quale era restio a metterlo al centro della discussione fin da subito con la contessa.

Già, ma perché proprio lei? Fedelissima alla Loggia, avrebbe potuto usare questa informazione per uno dei suoi giochi di corte e non l'aveva fatto. E non perché Kiltus avesse dapprima calcolato un qualche piano di emergenza, o una qualsivoglia forma di manipolazione preventiva nei suoi confronti, no: lui si era soltanto fidato. Errore fatale. Mai e poi mai si era dato a questo tipo di leggerezza come la fiducia da quando aveva iniziato a cercare suo fratello. Sapeva quanto instabili e fallaci sono le emozioni umane, molto controproduttive in lavori delicati come quello. Aveva commesso un potenziale errore, e l'aveva fatto perché qualcosa nei suoi occhi di perla l'aveva stregato a tal punto da fargli perdere di vista l'obbiettivo per un attimo, solo per un attimo, quanto bastava per pronunciare mentalmente quel fatidico nome. Kilagas.

Ora che il ballo era finito e la poesia e le promesse di lussuria inondavano la stanza più di quanto lo facesse già l'odore di erba pipa, Kiltus aveva capito il perché di questo suo errore. Sandrine aveva un potere ben più grande di quanto non apparisse; non era solo una splendida visione a cui piaceva sentirsi osservata, no, c'era molto di più. La sua era una vera e propria dedizione all'arte e al Grande Gioco; anzi, l'intuito del mezzelfo gli suggeriva sottovoce che poteva perfino aver trovato una giocatrice del suo stesso calibro. E di fronte a tanta maestria, come poteva Kiltus rimanere impassibile? Quante erano le possibilità di incontrare finalmente qualcuno che poteva tenergli testa?

"Rassicuratevi" inspira dalla pipa "che Barbara e sua figlia saranno in buone mani con me. Ho una nave al porto pronta per domattina, salperà per i mari del Sud e non torneremo prima di un anno. Josephine ha preso sul serio il patto che ha fatto con voi: il suo nome e quello di sua madre sono sulla lista di Kilash per la Settima Spedizione. Dovrete votare per ammetterle a bordo, cosa che consiglio fortemente, visto che non hanno dove andare una volta tornare qui. Potremo vegliare su di loro a bordo della Eurus." - espira - "Inoltre approfitterò del viaggio per insegnar loro quanto c'è da sapere sulle navi."

Le spade vibrano quando i pensieri di Kiltus volgono altrove. Afferra l'elsa della spada destra e sussurra: "Dovremmo iniziare a fidarci di lei." pausa in attesa di risposta "Lo so che vi piace di più, facciamo che vi presento prima a lei però?" altra pausa, stavolta seguito da un preoccupante aggrottamento delle sopracciglia rivolto verso di te. Lascia andare l'elsa e tira un profondo respiro prima di iniziare a risponderti. "Spero non mi prenderete per pazzo. Sapete che la magia ha molti risvolti, alcuni piuttosto...imprevedibili. Vi chiedo di prendere per vero ciò che vi starò per dire, perché non ho modo di provarvelo in nessuna maniera." l'hai presa molto larga, eh Kiltus? "Le Dionisie sono possedute dagli spiriti di due Halfling gemelli che per qualche strano motivo, riesco a sentire e vedere soltanto io. Non abbiamo ancora capito se sono dei veri fantasmi, o se sono le armi ad essere senzienti, o se è una maledizione. Naesala non mi ha saputo rispondere." un secondo di silenzio e poi un altro sospiro: "Vogliono che tu sappia che a loro non piaci per niente. Dicono che Vuldo è il loro preferito-ok, basta ora, ragazzi!" Le spade tintinnano di nuovo. 

 

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Sandrine Alamaire

"Ma che simpatica sciocchezza!", rido, senza una briciola di modestia (vera o falsa che sia) nella voce, "io piaccio a tutti!

Persino a chi dovrebbe temermi, come Nero Gomez...

Oppure, anche, ho cagione di credere, al futuro capitano della Eurus...", sorrido, maliziosa come raramente mi concedo di essere. 'Non è semplicemente fascinoso. Ha la scintilla. Quella esatta, rarissima, scintilla.

Potrebbe dimostrarsi un viaggio indimenticabile. Barbara. E Kiltus.

Barbara'.

"Comunque, non starò certo a sindacare sulle vostre curiose lame... purchè se ne stiano buone buone nei loro foderi... con gli occhi chiusi... più tardi.

Comprendo anche la loro propensione per il buffo halfling.

D'altra parte, mi aspetto che mi narriate con più dettaglio qualcosa sul vostro fratello scomparso. Questa stessa notte. Anche se, eventualmente, dopo...", mi allontano e colmo di nuovo i calici, porgendo al mezzelfo il suo.

"Ma sappiate che vi pongo una condizione imprescindibile. Prima che partiate e mi sottraiate la mia più cara amica per un intero anno, la voglio vedere. E non potete negarmi questo, mio caro Kiltus. Questa, se volete vederla così, é quasi una... minaccia. Salutare Barbara non è in discussione. Sappiate solo che vi permetto di portarla con voi perché ho ragione di fidarmi delle vostre capacità. E perché, in fondo, Capo Ventura non è luogo per lei e per quella avventata di Josephine.

Ma voi, Kiltus... dovrete ricondurla viva e sana qui. Io la voglio sulla Eurus, perchè Barbara è mia sorella del cuore”. Mi fermo, facendo rallentare il tambureggiare proprio del mio stesso cuore. 'Non posso perdere un'altra persona che amo'.

"Ricordatevi, Kiltus. Fatemela vedere. E riconducetela nuovamente salva in porto. Promettetelo!

Ne va della mia fedeltà alla Loggia, della vostra carica da Capitano - e fors'anche da Pioniere -, della spedizione e...

del vostro tocco di limone.

Vi rinuncereste? 

Pensateci bene...", concludo, sciogliendo il nodo stretto alla base del collo, che tiene ferma la veste di seta.

Non si può sempre giocare...

 

 

Modificato da Ghal Maraz
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Giorno -364, ore 02:25

Capo Ventura, stanza di Sandrine

"Josie è come una sorella per me, non lascerei mai che accada qualcosa a lei o a sua madre. Avete la mia parola che non conosceranno mani più sicure delle mie finché saranno sotto la mia custodia." e dicendoti ciò si alza dalla sedia, inalando un ultimo profondo sospiro di aria argentea, espirandola lentamente dalle narici.

"Partiremo domattina alle 9.30. La nave è la Bussola d'Argento, un brigantino a palo." cavolo, la lingua del mezzelfo si scioglie più velocemente di quanto si sciolgano le vesti della contessa. Kiltus fa un cenno alle spade, che smettono di tremare addormentandosi all'istante. Lascia andare i foderi per la seconda volta stasera, sicuro del fatto che resteranno a terra per un bel po'. Ti si avvicina mantenendo un nonsoché di spavaldo e temerario, anche se la sua indole tutt'altro che aggressiva sembra predominare nel profondo dei suoi occhi. Le dita incrociano timidamente le tue in un lunghissimo, eterno, sguardo che racconta più di quanto posso scrivere ora, con mere, volgari, parole. I vostri respiri si sincronizzano senza impegno, ed infine il desiderio esplode in un bacio lunghissimo e profondo come l'abisso.

"Non si può sempre giocare…" ti sussurra con un mezzo sorriso.

[…]
Un'ora e mezza più tardi, l'aria è calda e odora di erba bruciata e limone. Le candele nella tua stanza illuminano le crepe delle lenzuola di seta, che paiono volubili catene montuose in una topografia poco definita dettata dai vostri corpi abbracciati.

Kiltus ha lo sguardo perso nel vuoto mentre accarezza ritmicamente una ciocca dei tuoi capelli. "Perché non torni a casa?" ti chiede con un filo di voce.

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Sandrine Alamaire

Lo guardo. Un cucciolo molto meno spavaldo di quello che vorrebbe far credere. 

Sospiro. 

"Non ho più una casa cui tornare, Kiltus. Mi è stata... sottratta. Non sono abbastanza forte da poter combattere la viltà ed il tradimento che si sono seduti sul mio scranno. Non ancora. 

Mogano. É fatto di mogano...". Lascio che il mio sguardo si confonda nel bagliore cieco dell'alba. 

"Mio padre... e mia madre. Avevano dei nemici. Nemici più potenti di quanto abbiano potuto prepararmi ad affrontare...

Sai... mia madre è (era?) una mezzelfa. Sangue di incantatori da una parte. Tracce di stirpe di drago dall'altra. 

Io... non l'ho mai conosciuta. Dicono fosse la donna più bella del mondo. Almeno, lo diceva quel sciocco folle di mio padre. 

Ma adesso non c'è più nemmeno lui. E la sua casa avita è stata invasa - senza stillare una goccia di sangue - da una forza che non comprendo. E non posso domare".

Mi alzo e permetto al sole di disegnare le forme del mio corpo. 

E canto. 

Canto tutto ciò che ho perduto.  Canto il tempo e l'innocenza. La memoria, la nostalgia ed il ricordo.

Sublimo le mie lacrime in un antico peana, intrecciato di amore e morte. 

Vibro la mia anima nell'epitaffio ad una vita perduta, smarrita dietro i ricordi dell'impossibile. 

Spalanco le tende e mi tuffo nell'aurora, non più nuda, ma rivestita del mio dolore. 

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Giorno -364, ore 04:15

Capo Ventura, stanza di Sandrine 

L'aurora si alza pigra dalla Cintura d'Onice. I primi bagliori attraversano la finestra e illuminano ciò che finora era stato accarezzato solo dall'intimità di quella camera. Il ragazzo ascolta ogni parola senza smettere mai per un momento di accarezzarti la chioma; ti osserva e ti ascolta in tutta la tua splendida tristezza, steso ancora sul letto per qualche minuto, lasciandosi cullare dalla tua voce e dai mille ricordi che affiorano dal remoto del suo cuore. Poi, lentamente, si alza anche lui, si infila le braghe e a torso nudo ti raggiunge accarezzandoti le spalle. Il suo petto è segnato da numerose cicatrici frutto della sua sconsideratezza di gioventù. 

Le tue spalle sentono le dolci carezze della seta della tua vestaglia, con la quale Kiltus si premura di coprirti salvandoti dai freddi spifferi marini di prima mattina; dopodiché ti abbraccia e guarda con te l'orizzonte mentre resta ancora ad ascoltarti mentre canti. Solo al placarsi delle tue canzoni, ti avrebbe sussurrato:

"Quando torneremo dall'Oceano d'Oriente saremo le più grandi leggende che il continente abbia mai visto. Avremo visto ogni cosa, saremo forti e ricchi e senza più paura. Andremo a Chateaux-Blanc e ci riprenderemo quelle sale e quel trono di mogano senza versare una goccia di sangue. Dopodiché gli impostori soffriranno la fame per il resto della loro vita. La Loggia sarà con te." ti volta, guardandoti negli occhi "Io sarò con te." 

 

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Sandrine Alamaire

'Non innamorarti di me, mio Capitano. Non sei pronto a tutto questo dolore'.

"E torneremo con tuo fratello, Kiltus? Dove lo troveremo?

Perché ci serve Nero? Devi darmi un motivo per non soffocarlo nel sonno!". Scrollo la testa, la mia mente trafitta da un ricordo. "L'ho vista morire, sai? Credo fosse la moglie di Von Trier. Schiacciata dal legno ardente, immobile, divorata dell'incendio. 

Non potrò mai perdonarlo...

Dimmi perché, Kiltus.

Dimmi perché ti serve vivo. Dimmelo! O diventeró la sua carnefice, piuttosto che il suo tutore...".

 

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Giorno -364, ore 04:20

Capo Ventura, stanza di Sandrine 

Le parole di Sandrine, inavvertitamente, feriscono Kiltus nel profondo. Già, quante vite aveva sacrificato per arrivare fin lì? La vita di Kilagas, anzi, la sua morte, valeva tutte le morti che più o meno indirettamente Kiltus aveva provocato per stargli dietro? La risposta la sapeva già nel suo cuore, ma non era ancora pronto per quella verità. L'obbiettivo non era ancora stato raggiunto. 

Il minore dei Fuinur ti prende per mano e ti porta sul letto, sedendosi accanto a te senza lasciarti. Si prende qualche attimo per sé: le parole sono importanti in momenti come questo. Poi, si decide a parlare.

"Mi dispiace tantissimo per ciò che è successo. E' colpa mia, Sandrine. L'ho portato io Nero, lì dentro." fatica a guardarti negli occhi. "E' iniziato tutto molto tempo fa. Da piccolo mia sorella mi raccontava storie di come papà e Tiberia avessero aiutato un vecchio stregone di nome Alir, che si era tagliato due dita per offrire loro l'eterna giovinezza. Amava molto la sua prima moglie. Era una donna straordinaria, da quello che si dice. Contribuì a fondare la Loggia duecentottant'anni fa. Insieme vissero parecchie avventure, finché centocinquant'anni fa, decisero che era arrivato il momento di fermarsi a Capo Ventura e mettere su famiglia. Così nacque il primogenito di Kerberos, Kilagas. Si diceva avesse fin da giovanissimo una reputazione di ottimo ballerino, e così mio padre lo mandò nell'accademia delle Ombre Danzanti, perché affinasse anche l'arte della spada. Non so cosa successe in quel posto con esattezza, ma so che ne uscì cambiato. Lasciò Capo Ventura, alla ricerca di un modo per superare mio padre. Scelse la strada sbagliata per farlo: la pirateria. So che ottant'anni fa il suo nome è segnato sul registro di bordo della Jocasta, sotto il ruolo di Primo Ufficiale di bordo di Bolero Jack, il padre di Nero. Trentatré anni più tardi, proprio su quella nave, il nostro pirata nascerà tra rum e abbordaggi e ci resterà a lungo come mozzo. All'età di tredici anni, organizza un ammutinamento contro il suo stesso padre e così di Bolero Jack non si saprà più nulla. Vista la pessima situazione, Kilagas abbandona la Jocasta e torna a Capo Ventura. Questo succedeva trentatré anni fa. L'anno successivo, il 1459, era designato alla partenza della Quarta Spedizione, l'unica organizzata per un convoglio: la Maestrale e la Zephira...e quella è storia, anche se mio padre cerca di cancellarla. Blake Edwards capitano della Maestrale ed Earnest "Boccalarga" Lancaster capitano della Zephira. Quest'ultimo legato e lasciato a penzoloni sulla cima del torrione, mentre la Zephira Nihil parte in gran segreto con Kilagas capitano. Non si sono mai più avute sue notizie."

Una breve pausa per prendere fiato.

"Sua madre Tiberia si è ammazzata la sera dopo. Dicono che mio padre sia diventato ossessivo nei confronti delle regole da quel giorno, che non abbia fatto altro che lavorare per la Loggia, sempre, senza mai riposarsi. Ha tolto ogni foto di famiglia, ogni ricordo di Tiberia. Non è più stato un vero padre, da quel momento in poi.

Un anno più tardi, la Maestrale Quarta parte con Blake deciso a uccidere Kilagas. Nemmeno lui è tornato, ma sono sicuro: non aveva possibilità. Dieci anni dopo, sono nato io. Avevo otto anni quando ho conosciuto mia sorella Kilian. Ha due anni in meno di Kilash, tra un mese ne compirà centocinque. La prima famiglia che abbia mai avuto. Partì per l'Ovest quando aveva venticinque anni e tornò in Loggia che ne aveva novantuno. Mi ha donato lei le Dionisie, diceva di averle trovate in un vecchio tempio abbandonato e che mi avrebbero portato fortuna. Già, fortuna. Homo Faber Fortuna Suae. Il motto della Quinta Spedizione, la Tramontana. Se la pagò interamente da sola, con i tesori che aveva portato dall'Ovest. A bordo, solo suoi fedelissimi compagni di avventura. Partì che avevo undici anni alla ricerca di Kilagas, e nemmeno lei è più tornata."

La storia giunge infine al termine. "Nero...è la chiave di tutto. Per tredici anni ha imparato da Kilagas a fare il pirata. Tutti pensano che sia il discendente di Bolero Jack, ma ho parlato con un elfo che faceva la vedetta sulla Jocasta; Jack Gomez era un mollaccione che si è guadagnato tutto grazie alle gesta di mio fratello. Con Nero in squadra, ho qualcuno che pensa come lui, qualcuno che può aiutarci a trovarlo perfino in un mondo sconosciuto. Ma se sapesse che lo stiamo utilizzando, si ribellerebbe: perciò mi serve che pensi di essere una spanna avanti a noi. Deve credere di manipolarci, solo così possiamo manipolare lui."

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Sandrine Alamaire

'Cerchiamo tutti una famiglia. Vorremmo tutti una casa'.

Lo spingo contro il letto e misuro a palmi le avventure e le avventatezze della sua gioventù, tracciate come solchi sulla sua pelle invecchiata anzitempo dall'inclemenza del sole e del mare. 

Faccio una promessa. "Ti aiuterò, Capitan Kiltus. Ritroveremo le parti della tua anima che ti sono state strappate. Chissà...

tutti questi misteri! 

Magari i nostri destini sono più incrociati di quanto pensiamo...".

'Che si ricordi di me... che mantenga le sue azzardate promesse! 

Proteggi Barbara, Kiltus. Riportala a me. Non ti scordare di questa notte e di questa alba. Non azzardarti a farlo!', la mia mente veleggia, mentre nuovamente conduco il gioco. 

Le sue braghe scivolano giù dal letto ed amoreggiano con la mia vestaglia, nuovamente abbandonata sul freddo pavimento; gli strappo il fiato, mentre imprimo in lui un ricordo indelebile, in queste sue ultime ore a Capo Ventura. 

Le migliori. 

Modificato da Ghal Maraz
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Spoiler

Giorno -364, ore 08.30

Capo Ventura, stanza di Sandrine

Quando riapri gli occhi, del tuo uomo già non c'è più traccia. Le lenzuola sfatte, il suo odore nel letto, il suo sapore ancora sulle tue labbra. Ma non c'è nient'altro che questo, di lui. O forse no? Arranchi tra le coperte, per osservare quale strano oggetto sul pavimento provoca un ticchettare metallico contro il pavimento di pietra; ad una rapida occhiata, la vedi, quella spada solitaria dimenticata volutamente dal suo proprietario. Il pensiero della partenza di balena in mente: Barbara! Kiltus! La clessidra sul tuo comodino indica le otto e venti, decisamente troppo troppo tardi! Ci vorrà si e no un cinque minuti andando a passo moderato dalla Loggia fino al molo, ma questo se si trattasse di un qualsivoglia cuoco! Ma con meno di un'ora a disposizione per prepararti, dove mai potresti andare?!

Spoiler

//Puoi continuare in Lunghi Addii. Tieni conto dell'orario: quando credi che Sandrine possa essere pronta, intervieni pure con un tuo post.

 

Modificato da Bellerofonte
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Sandrine Alamaire

'Dei! Che sciocca impulsiva... ebbene, sia come sia..sarebbe potuta andare decisamente peggio. A quanto pare, non tutto ciò che si racconta di lui è fola e leggenda... Nonostante talvolta sia ancora impacciato e timido come un bambino!', la mente cavalca, mentre mi sciacquo il viso con l'acqua gelida del catino (due minuti!)

Raccolgo dal guardaroba i vestiti della proclamazione - non i più seducenti, ma pratici, comodi e veloci da mettere -, li indosso (quattro minuti!) e decido per una treccia semplice (cinque minuti!), dopo una morbida spazzolata (cento passaggi, tre minuti!).

Gli stivali morbidi - dove sono? Ah, sì, nell'antibagno - scivolano nei piedi (un minuto per trovarli, uno per calzarli!) e già lo sguardo corre alla toeletta.

No! Ľombretto! È ancora lì!!! Due minuti per struccarmi meglio (due!) ed altri tre per una spolverata sulle gote ed una pennellata sulle labbra (tre!).

In appena cinque minuti sono fuori dal portone, con indosso un anonimo mantello e cappuccio (cinque!), e me ne faccio bastare tre per giungere al molo (davvero tre?!?).

Intravedo la nave descrittami da Kiltus - 'Diamine! Mi sarò ricordata la sua spada? Oh, sì, per fortuna!' - e rallento il passo, nuovamente una danzatrice. 

Sento la campana battere le nove. 

'Fiuuuuu'.

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