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Abilità a giocare di ruolo


Masterizzare e interpretare, si impara progressivamente o è attitudine innata?  

26 voti

  1. 1. Masterizzare e interpretare, si impara progressivamente o è attitudine innata?

    • Si impara progressivamente.
    • E' un'attitudine innata.


Messaggio consigliato

Ciao a tutti,
     dopo che ho visto l'ennesima guida per il giocatore, in questo caso rivolta ai master (ma come me anche voi ne avreste viste rivolte ai giocatori), mi sono chiesto, quanti di voi credono davvero che si possa imparare a masterizzare, ovvero a interpretare un PG, e quanti invece credono che sia una sorta di talento che, al netto di qualche consiglio, di qualche perfezionamento, sempre apprezzabili, fondamentalmente è una questione di attitudine innata.

Certo mi rendo conto che essere apprezzati o meno, a differenza della letteratura di successo (dove il riscontro si basa si un pubblico enormemente più vasto), dipende molto dalle persone con cui si gioca, dall'idea di GdR, di campagna, di divertimento soprattutto, che hanno loro in testa. Ma cercando di mettere da parte questo aspetto, chi pensa che interpretare sia un po' come studiare analisi matematica, per cui fatti salvi i requisiti minimi di intelligenza, studiando e facendo pratica progressivamente si impara e si diventa sempre più bravi. E chi pensa sia come invece scrivere poesie o dipingere (per esempio), che se non hai la naturale vena artistica, la tua opera non sarà in realtà mai un'opera d'arte (e per pietà risparmiate le disquisizioni infinite su cosa sia arte e cosa no, cosa voglio dire è chiaro).

Ciao e grazie, MadLuke.

Modificato da MadLuke
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Come si suol dire, «non si nasce imparati».

Chi ha doti "innate" magari ha una maggiore predisposizione ad imparare rapidamente qualcosa, ma non per questo chi è piú lento ad imparare sarà per forza inferiore a chi è rapido. Nell'esempio dell'arte, il pittore o il poeta, hanno imparato a riconoscere le proprie emozioni e ad esternarle, ma lo hanno fatto allenandosi e studiando, con dedizione e, alle volte, sofferenza.

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Penso in linea di massima come Ysingrinus. Diciamo la verità, non c'è un Roberto Baggio in ogni calciatore. Eppure chi più, chi meno, tutti imparano a tirare i calci al pallone. Qui è necessario porsi la domanda: di che livello di masterizzazione parliamo? Professionista, amatore o dilettante? Personalmente chi ha un'attitudine innata ha dei vantaggi di sicuro, ma stiamo parlando di un gioco in cui nessuno viene pagato, perciò nessuno deve dare risultati, ma soprattutto in cui tutti sono i benvenuti e nessuno è escluso. Per questo non conta l'eccellenza. Anzi c'è il rischio, aspettandosi che tutti raggiungano la perfezione, di rovinare il gioco. A mio modesto parere conta la voglia di divertirsi. In un gruppo che si diverte, imparare è più facile e soprattutto non peserà il difetto di qualcuno.

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come dicono gli altri, non si può negare che un'attitudine esista, come esiste in qualsiasi campo.

non si può neagare anche che qualcuno che nasce senza attitudine possa diventare, con la passione e "l'allenamento", più bravo di uno che nasce con la predisposizione ma non si applica nel coltivarla.

cit. Ascella Violenta (ps. nick FANTASTICO!) " tutti imparano a tirare i calci al pallone." TUTTI TRANNE ME

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2 ore fa, Ascella Violenta ha scritto:

Personalmente chi ha un'attitudine innata ha dei vantaggi di sicuro, ma stiamo parlando di un gioco in cui nessuno viene pagato, perciò nessuno deve dare risultati, ma soprattutto in cui tutti sono i benvenuti e nessuno è escluso. Per questo non conta l'eccellenza.

essere pagati o meno non c'entra (che poi bisogna specificare "pagati" in cosa, anche la soddisfazione è una sorta di paga). Se un master fa pena, omette dettagli, inserisce cose non senso, non ha idea della cognizione del tempo e dello spazio... bhè fa passare la voglia di giocare  e il divertimento si azzera, però lo stesso master può imparare e migliorarsi, sempre se c'è chi gli indica gli errori e gli insegna come migliorare

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Concordo a grandi linee con gli altri. Aggiungo però che l'attitudine, secondo me, può porre dei limiti abbastanza pesanti. Provo ad argomentare con un esempio tratto da un episodio che mi è successo tempo fa.


Mi è capitato di incontrare a una fiera (FreeRPGDay alla UESM di Milano) un master abbastanza attempato, che aveva sviluppato il suo gioco di ruolo personale dopo anni di giocate (almeno a suo dire); io e i miei amici lo proviamo, dato che tutti gli altri GdR che volevamo testare erano già occupati.
Iniziamo con la scelta del personaggio: 
Master: "La razza è quella che volete, basta che sia di taglia umanoide"
Io: "Cioè, posso fare un vampiro?"
"Sì, certo"
"Posso farlo di 2000 anni?"
"Sìsì"
"Ok... da che livello partiamo?"
"1"
"Beeeeene... come determiniamo le 4 caratteristiche?"
"Tirate un d10 per ognuna"
".....e....?"
"Basta. Tirate 4 d10 e distribuite i risultati"

Come era ovvio, sono usciti personaggi semidivini con tutte le caratteristiche sopra il 6 (e sopra il 6 si attivavano dei poteri speciali), personaggi medi e personaggi inguardabili che avrebbero faticato a ricoprire il ruolo di fermacarte.
Nello specifico, il mio personaggio aveva 10 in forza e 1-2 nel resto: un vampiro di 2000 anni di cui 1999 passati fra panca piana e manubri da palestra.
Io e gli altri personaggi (un drow, un uomo lucertola e un umano) eravamo della guardia cittadina (??!??!?), e abbiamo passato un'ora di tempo a svolgere la più squallida, noiosa, pilotata, mal narrata one-shot che potessimo immaginare. Dovevamo salvare la città da un assedio, e i PNG ci dicevano dove andare, noi andavamo, e IN AUTOMATICO succedevano cose. Avventure non a tunnel, di più! Oltre a ciò, la verve narrativa del master lo faceva somigliare a Maurizio Costanzo sotto effetto di narcotici. Un obrobrio.

Questa demo mi ha fatto capire che potrai avere tutta l'esperienza e l'allenamento che vuoi, ma se non hai l'attitudine non arriverai mai a livelli nemmeno buoni, figurarsi ottimi. Quello del master sopracitato, secondo me, è un gigantesco esempio di totale mancanza di attitudine; nonostante giocasse da anni era DI GRAN LUNGA peggiore di qualsiasi master mai visto, persino del master del mio primo gruppo che ha iniziato appena finito di leggere il manuale. Ovviamente sopra di lui si piazzerà il 99% (spero) dei DM, che hanno un'attitudine variabile e che, con l'esperienza e l'esercizio, miglioreranno sensibilmente. Però anche l'attitudine conta e può porre dei limiti al livello raggiungibile da un master.

 

PS offtopic: questo episodio mi ha fatto anche capire che @Pyros88 ha il dono della preveggenza: pochi secondi prima dell'inizio dell'avventura si è fatto reclutare da un altro tavolo ed è scampato dal disastro. Maledetto!!!!!! 

Modificato da ilmena
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4 ore fa, MadLuke ha scritto:

OT: vero, ma anche per provare la sofferenza dell'anima ci vuole attitudine. :-)

Oppure tanta tanta esperienza. Poi ci sarà qualcuno che è piú "fortunato" e riesce piú facilmente ad imparare anche a capire la propria sofferenza. Ovviamente uso le virgolette perché non è che sia poi tutta sta gran fortuna!

 

45 minuti fa, ilmena ha scritto:

Questa demo mi ha fatto capire che potrai avere tutta l'esperienza e l'allenamento che vuoi, ma se non hai l'attitudine non arriverai mai a livelli nemmeno buoni, figurarsi ottimi. Quello del master sopracitato, secondo me, è un gigantesco esempio di totale mancanza di attitudine; nonostante giocasse da anni era DI GRAN LUNGA peggiore di qualsiasi master mai visto, persino del master del mio primo gruppo che ha iniziato appena finito di leggere il manuale. Ovviamente sopra di lui si piazzerà il 99% (spero) dei DM, che hanno un'attitudine variabile e che, con l'esperienza e l'esercizio, miglioreranno sensibilmente. Però anche l'attitudine conta e può porre dei limiti al livello raggiungibile da un master.

Attenzione però, non ho detto che l'esperienza è automaticamente foriera di miglioramento. Non è che dato che gioco di ruolo da quando sono un lattante allora so giocare di ruolo, questo sarebbe lo speculare, dal mio punto di vista, di chi sa fare le cose perché è nato "imparato".

La verità è che serve sacrificio e dedizione, anche per le nostre passioni. L'attitudine la vedo come la capacità di capire i propri errori e la rapiditià ad imparare. Probabilmente il master del tuo esempio aveva visto molte cose ma non aveva sviluppato l'adeguata esperienza. Inoltre in questo resoconto potrebbe anche pesare il fatto che stesse facendo provare un gioco nuovo suo che, cosí sulla carta, mi sembra un poco naïf, quindi magari subiva una pressione maggiore.

In ogni caso, umiltà e passione, per capire i propri errori e volerli correggere, sono degli strumenti ineguagliabili per diventare abili in qualsiasi campo.

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  • 2 settimane dopo...
Il 16/1/2018 alle 11:43, ilmena ha scritto:

Io e gli altri personaggi (un drow, un uomo lucertola e un umano) eravamo della guardia cittadina (??!??!?), e abbiamo passato un'ora di tempo a svolgere la più squallida, noiosa, pilotata, mal narrata one-shot che potessimo immaginare. Dovevamo salvare la città da un assedio, e i PNG ci dicevano dove andare, noi andavamo, e IN AUTOMATICO succedevano cose. Avventure non a tunnel, di più! Oltre a ciò, la verve narrativa del master lo faceva somigliare a Maurizio Costanzo sotto effetto di narcotici. Un obrobrio.

Mi ricordi una mia sessione AD&D di vent'anni fa circa, in un club nella zona di Milano est: io ero nuovo mentre il master e gli altri giocatori (tutti 20-30 anni) si conoscevano già (non era certo un problema per me). Appena seduti il master esordisce a dir poco serioso con: mentre giochiamo non voglio sentire discussioni sulle regole (per carità, per non ammorbare il gioco ci può stare), anche perché io sono uno che scrive articoli su xxx (non ricordo cosa disse), perciò quello che dico io è giusto (su questo invece rimasi un po' intimamente basito, ma non lo diedi a vedere).

Si comincia a giocare e... Il loro livello di ruolo/interpretazione era così basso, che (tra le altre cose) i personaggi non avevano nome! Quando il guerriero, dopo uno scontro disse "Chierico curami che mi mancano 4 pf." per me fu il massimo del minimo. Credo che neanche quando giocavo a Hero Quest fossi mai sceso a tanto poco.
Stoicamente finii la sessione e non li rividi più.

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  • 2 settimane dopo...
Il 16/1/2018 alle 11:43, ilmena ha scritto:

Questa demo mi ha fatto capire che potrai avere tutta l'esperienza e l'allenamento che vuoi, ma se non hai l'attitudine non arriverai mai a livelli nemmeno buoni, figurarsi ottimi. Quello del master sopracitato, secondo me, è un gigantesco esempio di totale mancanza di attitudine; nonostante giocasse da anni era DI GRAN LUNGA peggiore di qualsiasi master mai visto, persino del master del mio primo gruppo che ha iniziato appena finito di leggere il manuale. Ovviamente sopra di lui si piazzerà il 99% (spero) dei DM, che hanno un'attitudine variabile e che, con l'esperienza e l'esercizio, miglioreranno sensibilmente. Però anche l'attitudine conta e può porre dei limiti al livello raggiungibile da un master.

Momento però: devi anche considerare che tipo di "allenamento" ed "esperienza" hanno influito sulla prestazione del master. Se la sua esperienza in merito riguardava solo avventure pilotate e railroading estremo allora che valenza può avere? Stesso discorso per l'allenamento: non è che se ti metti tutti i giorni a calciare un pallone (masterizzare) da quando hai imparato a camminare, allora diventi il nuovo Baggio (Mercer). Deve esserci anche chi ti insegna a calciare (masterizzare) nella maniera corretta, motivo per cui esistono gli allenatori e gli autodidatti che hanno fatto carriera stellare li si contano sulle dita di una mano monca (anzi, a dirla tutta non me ne viene in mente manco mezzo e si che di calcio ci capisco qualcosa XD).

Per fare un paragone "gdristico" (passatemi la licenza poetica per carità XD ): l'attitudine rappresenta la predisposizione a fare un qualche tipo di attività, alla stessa maniera di come il 18 in Str o Dex determinano l'attitudine di un pg alle discipline di forza/potenza o a quelle di agilità/coordinazione. Ma un combattente con 18 in Str o Dex, anche se di livello 20, non sarà mai alla pari di un guerriero anche meno dotato ed esperto. Ciò che fa la differenza è come tale attitudine viene coltivata.

Un buon master non deve necessariamente possedere un'attitudine innata all'interpretazione, purchè abbia dei buoni "strumenti".. anche perchè voglio vedervi a interpretare in maniera realistica e convincente dei png femminili provocanti quando avete il timbro vocale di Lemmy Kilmister e la faccia di Wade Wilson :lol:

Personalmente ritengo che anche nel gdr valga lo stesso "motto" che esiste da sempre nello sport: "il duro lavoro crea buoni atleti; il duro lavoro e la predisposizione (genetica) crea i campioni".

 

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Secondo me l'unico allenamento possibile, per i master soprattutto, è leggere, leggere e ancora leggere, fantasy soprattutto (come logico), ma anche più genericamente romanzi d'avventura ambientati in qualunque epoca (Wilbur Smith, Ken Follet, Valerio Manfredi, ecc.). L'importante è che non siano quelli che fanno riferimento proprio a D&D (Salvatore, Hickman, Rabe, ecc.) perché quelli più che farti sognare una storia, ti fanno invece immaginare il personaggio che dice "tiro per colpire!".

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4 ore fa, MadLuke ha scritto:

Secondo me l'unico allenamento possibile, per i master soprattutto, è leggere, leggere e ancora leggere, fantasy soprattutto (come logico), ma anche più genericamente romanzi d'avventura ambientati in qualunque epoca (Wilbur Smith, Ken Follet, Valerio Manfredi, ecc.). L'importante è che non siano quelli che fanno riferimento proprio a D&D (Salvatore, Hickman, Rabe, ecc.) perché quelli più che farti sognare una storia, ti fanno invece immaginare il personaggio che dice "tiro per colpire!".

A me quelli di Salvatore piacciono, come quelli degli Hickman. Tra i citati tra l'altro adoro Manfredi, e tra i non citati James Barclay, Terry Pratchett (il maestro, RIP :(), Michael Moorcock, Neil Gaiman, Terry Brooks, Steve Erikson, Stan Nicholls. Tra i "non fantasy" citerei Stephen King e Chuck Palanhiuk.

Io penso che la lettura sia molto soggettiva. A me deve piacere come scrive come prima cosa, per fare un esempio concreto, Martin lo adoro, bellissime idee, storia avvincente, ma scrive da schifo :D quindi non lo leggo :D!

 

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Penso sia più una capacità con addestramento che una capacità innata; spesso mi sono trovato davanti a persone con le capacità interpretative di u comodino ikea smontato ma, lavorandoci e lavorandoci, alla fine è venuto fuori un buon giocatore di ruolo. Le cose che più aiutano questo sviluppo sono, a mio parere, l'aiuto del narratore (che spesso diventa una vera e propria guida) e la creazione di molti personaggi con i loro pro e contro, in modo che si sviluppino varie forme di ruolo;

Conosco difatti molti giocatori di ruolo professionisti che si ritengono tali ma giocano lo stesso personaggio da trent'anni a questa parte: magari con statistiche diverse, razze e classi diverse, ma tutti uguali, fatti a stampino.

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  • 2 settimane dopo...

Ultimamente ho giocato a molti giochi PBTA e altro (Fiasco soprattutto) con completi neofiti che, senza avere particolari doti teatrali nè esperienze di gioco di ruolo, si sono appassionati e hanno contribuito a giocare partite emozionanti e divertenti.

Credo che molto dipenda dal gioco.

Fiasco ad esempio mette tutti a suo agio. Non mi è mai capitato di trovare nessuno in decine di partite, che non si buttasse  per rendere vivido il suo personaggio.

 

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  • 3 settimane dopo...

Si può partire con intelligenza, carisma e saggezza più alti, ma si può venire surclassati da chi fa più esperienza.

Spoiler

Non ho inserito le caratteristiche di forza perché dovrebbero essere collaterali in un gruppo di gioco ideale:

  1. destrezza serve a barare;
  2. costituzione può aiutare a non rimanere indietro bevendo troppa birra;
  3. la forza beh, a volte seda le controversie in maniera più risoluta dei manuali...
Spoiler

50 e 50.

 

Modificato da Zaorn
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