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[MUTATI] - Topic organizzativo


Rock_77

Messaggio consigliato


Adesso la città più grande è anche quella da cui partirete Bluedeep, una città costiera. In essa si riunisce il concilio delle razze e si organizzano missioni e incursioni contro gli eserciti dei draghi.

Dall'inizio dell'invasione dei draghi sono passati circa 5 anni, ora si è in una fase di stallo. Nei 5 anni ci sono state varie bagglie sparse per il continente con vittorie da una e l'altra parte. Altri particolari avvenimenti non ci sono stati.

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@Rock_77 avendo quasi tutti autorità ed essende parecchio alta potremmo rappresentare diverse organizzazioni?
Io pensavo di rendere il mio pg una sorta di capitano di qualche . brigata o capo di un tempio di iomedae. Anche perchè avendo una valchiria al mio fianco da bg dovrei essere morto e riportato in vita, magari da qualche chierico proprio del mio tempio

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BG

Spoiler

Alle volte la vita è difficile, alle volte non lo è, essere un re la rende molto più difficile del normale.

In un piccolo borgo un giovanissimo elfo si ritrovava solo insieme ai suoi genitori adottivi, la madre era morta di parto mentre il vero padre da pessimo cacciatore si fece sbranare da un orso.
La sua infanzia fu comunque normale, felice seppur povero, amato, rispettato anche se non da tutti. Fu un vecchio inverno che portò con sè estrema carestia, fame, freddo, morte a cambiarlo. Nel mentre tutti soffrivano, per quel piccolo borgo arrivò un uomo, veniva da sud, lo si poteva notare dai vestiti sfarzosi e dalle forme ambigue. Vendeva cibo e coperte, un affare, la salvezza. I suoi prezzi erano troppo alti, nessuno poteva permettersi quelle cose e quindi con lo stesso garbo con cui se ne era  arrivato se ne stava andando, ignorando ciò che stava causando.
Non potè accadere niente di meno di un giovane elfo che intrufolandosi nella carrozza con le prime due lame trovate silenzioso balzò sull’orrido mercante tranciandogli la testa. Il villaggio stava bene ora: cibo, vesti, oro, aveva tutto ciò che gli sarebbe servito per sopravvivere qualche giorno in più. Ma il giovane elfo non stava bene, normalmente un bimbo non pensa ad uccidere, non sorride alla vista del sangue, non guarda le due grandi lame pensando a quando queste potranno mietere nuove vittime.
Anche se non sapeva cavalcare prese il cavallo dell’uomo e coperto da una coperta, la più piccola, iniziò a correre verso sud alla ricerca di altro sangue. Nella prima città in cui arrivò vendette facilmente il cavallo e con quei soldi potè permettersi un letto in una catapecchia, tanto gli bastava. Girava nelle fredde strade alla ricerca di crudeli, di furfanti, di chiunque non trattasse con rispetto chi debole e incapace di reagire. Solo nel primo mese aveva sporcato la neve di sangue di sette teste diverse. Per i successivi dodici anni fece sempre la stessa cosa: spostarsi da una città all’altra, rubare la vita di chiunque non la meritasse e partire quando la gente avrebbe iniziato a sospettare di lui. Poi si ritrovò finalmente in una grande metropoli Onixia, un luogo dove vivere, non voleva andarsene da lì.

Iniziò quindi la sua carriera da sicario di professione, con una piccola differenza, uccideva solo chi considerava malvagio e se a chiedere di uccidere era un malvagio veniva ucciso lui. Ciò non era un qualcosa di completamente legale, ma non importava. In questi anni imparò molti trucchetti, l’essere più silenzioso di un’ombra, il disattivare ogni tipo di trappola, l’antica tecnica del creare maschere partendo dalla faccia tagliata di chi si è ucciso. Le guardie dopo un po’ nemmeno ci facevano più caso, si morivano anche degli innocenti nel mezzo ma per lo più erano i criminali a morire, lavoravano meno. 

Un giorno stava percorrendo come sempre nelle ombre il suo percorso per i mercati, fu sconvolto dal non trovare i bambini che sempre restavano lì pronti a fare da piccole spie per poche monete d’oro. Si mise a cercarli, non si trovavano più, le madri erano spaventate, le guardie allarmate. Ci vollero dodici giorni di ricerche per trovare il primo straccio di percorso, una spilla che ancora indossa. Seguendo attraverso fiuto e magia gli indizi si ritrovò in una zona ancora più oscura delle normali catacombe che si era trovato ad usare spesso come rifugio. Scoprì che a rapire i bambini o meglio ad ucciderli era stato un negromante che voleva trasformarli in spiriti oscuri pronti ad infestare la città, doveva essere fermato, non tanto per i suoi obbiettivi ma per il crimine commesso. Ci riuscì, uccise chiunque in quelle sale, ma non ne uscì affatto illeso: una profonda cicatrice ripiena di magia cresceva sulla sua carne contaminando anche la sua mente, già terribile, a commettere atti ancora più gravi. Era passato da semplice vigilante a ombra di morte, non riusciva più a fidarsi di nessuno, vedeva solo il male in chiunque e non si faceva scrupoli a decimare interi quartieri. Andava fermato. 

Le guardie si erano messe alla sua ricerca e stregoni, paladini, oracoli e chicchessia si erano uniti pur di fermare quello che era stato definito come il ladro di vite. A salvarlo però non fu chi nell’immensa luce splendeva o chi del bene assoluto aveva fatto la sua fede, ma una piccola elfa, con cinquant’anni in meno di lui che di fronte alle due scure lame non aveva fatto resistenza. “Uccidimi, come le ombre attanagliano la mia anima le tue attanagliano il tuo cuore, quindi fa solo in fretta così che non possa fare più del male”. Queste parole se dette da chiunque altro non avrebbero fatto effetto ma dette così lo pietrificarono. Per la prima volta non aveva voglia di uccidere, si tolse le vesti e mostrò quel suo corpo troppo bianco e quella cicatrice troppo nera. Hoxana lo portò con sè fin ai più alti concili del palazzo reale, a quanto pare era una servitrice, terzogenita del re precedente, e con l’aiuto di numerosi chierici riuscì a schiarire la mente dell’elfo. I due con gli anni divennero molto più vicini, anche perchè vivevano nello stesso luogo ora che non sentiva più l’impulso ad uccidere. 

Dopo un decennio però il re morì e a seguirlo un principe tanto folle e guerrafondaio quanto ignorante dei bisogni reali del popolo. Doveva essere fermato, ma nessuno poteva in nessun modo farlo. L’elfo aveva escogitato una piccola soluzione, utilizzando gli oggetti che Hoxana costruiva per lui era diventato potenzialmente ancora più bravo nel suo lavoro di guardia. 

Un giorno in una pausa pranzo si intrufolò negli uffici dell’araldica, mentre distraeva con alcuni trucchetti il vecchio nano che ci lavorava potè lesto cambiare un paio di piccoli dettagli. A quanto pare “il vecchio re” aveva chiesto un successore di famiglia reale, e ora anche i cui gesti fossero dedicati al bene del proprio popolo. 

Il secondo punto riguardò fare una delle cose più facili e difficili: morire. 

Non voleva morire davvero, doveva solo inventarsi una scusa per partire insieme ad una legione esplorativa, far recepire al regno la missiva dove spiegava che fosse caduto e ritornare dopo qualche mese con una nuova identità. Ci lavorò un anno intero, sperando che Hoxana non morisse di solitudine come lui si sentiva ogni giorno. Tornò sotto il nome di Freaddar, un principe morto alla nascita ma che a quanto pare secondo questa ricostruzione non era altro che portato alla ricerca di cure e sapienza. Potè sfidare pubblicamente il re e chissà come, forse per il sostegno del popolo affamato o forse per tutti i regni vicini che inventarono fantomatici aiuti a questo principe Freaddar in anni passati, vinse. 

Negli anni successivi fece prosperare la sua città e i territori confinanti, potè sposarsi una seconda volta con Hoxara e con tutto il bene fatto redimersi.

Poi arrivarono i draghi…

 

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