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A Tale of Gods and Blood[TdS]


Huriel

Messaggio consigliato

@Midnight12   @Karsh @Guorrilla

 

Benvenuti al topic di servizio della campagna come promesso.
Entro stasera provvederò a postare i dettagli dell'ambientazione dove vi troverete.
A quanto ho capito avete scelto la campagna "Buona", nel tentativo di fermare il Nephandum
Folli.
Nel frattempo potete cominciare a fare le schede, metterle su Myth Weaver  e linkarmele qui in modo che io possa averle sempre a disposizione. 
Quando ci saremo tutti partiremo.

Ripeto per la creazione del personaggio
-Lv partenza 5
-Point Buy 27
-Dado vita medio
-Equipaggiamento come da manuale
-Avrete inoltre 500 Gp da spendere in oggetti magici  Comuni e consumabili e un oggetto magico  non comune a vostra scelta (mi raccomando, inseritelo nel background!) 

Se qualcuno di voi volesse collegarsi agli altri tramite Background potete decidere qui i dettagli. 
Per Info o suggerimenti non esitate a chiedere 

 

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  • Risposte 37
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  • Ultima risposta

Faccio subito la scheda, stavo meditando sul fatto che il mio patrono potrebbe non essere un Great Old One ma Fey. Pur mantenendo il concetto di esiliato trovo che abbia più senso con il tipo di campagna e si potrebbe collegare alla druida. Se a te sta bene Huriel io procedo.

 

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Io adesso sono in Uni, comunque anch'io entro stasera provvedo a scheda e bg completo. Una volta postato il bg completo poi anch'io sono aperto a eventuali intrecci, magari vi scrivo via Pm per concordare

Edit: metto il bg completo man mano che lo scrivo

Spoiler

Il primo suo ricordo era la valle, di un verde smeraldino che rifletteva la luce del sole sulle sue piccole mani facendo scintillare le scaglie dorate, ancora piccole e lucide, intonse; il Fato non aveva ancora lasciato le sue cicatrici su quel bambino appena venuto al mondo.
Crescendo non aveva mai smesso di amare quella valle, in cui il suo clan viveva pacifico, trascorrendo le giornate all'ombra delle bianche montagne che alle spalle del villaggio sussurravano nel vento parole di amore dal loro antenato Miriorunas, il Grande Drago d'Oro che dimorava, dimora e sempre avrebbe dimorato in quei luoghi.
Le nuvole scorrevano veloci, la luna e il sole si rincorrevano sempre più rapidamente fino a un altro ricordo.


BAM!
Sollevando il maglio dall'incudine, Kerogash rimirò lo scudo che stava forgiando e soddisfatto guardò fuori dalla finestra, osservando il fiume che scorreva placido verso la pianura; chiuse gli occhi e sospirò soddisfatto.

Il suo ultimo ricordo.

O almeno così Kerogash avrebbe voluto: un boato lo prese di sorpresa, seguito da un ruggito assordante. Subito si girò verso la direzione del rumore: le montagne sembrava piangessero facendo cadere massi e ghiaccio dalla loro cima, e qualcosa di enorme stava precipitando verso il villaggio, in un turbinio di porpora e oro. Si avvicinava sempre di più, e all'improvviso riconobbe Miriorunas, il drago, che si stava dilaniando da solo, strappandosi le ali a morsi spargendo sangue nel cielo. Il rumore era sempre più forte, e Kerogash istintivamente mise mano allo scudo di fianco a lui per proteggersi. Poi il buio.

Un urlo di dolore lo svegliò; non vedeva ancora nulla, ma sentiva di essere vivo, mentre il dolore iniziava a farsi strada nel suo corpo. Con le ultime forze che gli rimanevano spinse le braccia verso l'alto e la luce rossastra del tramonto lo accolse di nuovo nel mondo. Quando alzò la testa, non realizzò subito il villaggio distrutto, i corpi sotto le macerie, il cadavere di Miriorunas su cui ormai le mosche banchettavano. Vide soltanto due dei suoi fratelli che stavano uno davanti all'altro, uniti da due spade con cui si erano infilzati a vicenda, mentre il loro sangue formava una pozza a terra.
Quando videro Kerogash lo guardarono con occhi sbarrati, e pronunciarono con voce terrorizzata solo queste parole "Loro stanno arrivando" prima di accasciarsi a terra.
Questo divenne il suo primo ricordo, che poi lo portò a giurare di trovare coloro di cui i suoi fratelli parlavano per vendicarsi.

Il secondo ricordo fu il calore.
Intenso, come non lo aveva mai provato; la fiamma che proveniva dalla sua bocca era alimentata da grida, lacrime e sangue, e le mosche sul corpo di Miriorunas divenivano cenere ancora prima che il fuoco le lambisse: la giusta punizione per la loro empietá. Singhiozzando passò poi a raccogliere i corpi degli appartenenti al suo clan, tutti morti, e a disporli intorno al corpo di Miriorunas. Kranteras, lo sciamano, portava inciso nel volto il terrore di ciò che aveva presagito, e le sue mani stringevano come una morsa gli occhi che si era cavato a forza.
Quando la luna era ormai alta, i preparativi erano completati: urlando il proprio dolore alla notte, Kerogash infiammò l'aria e bruciò tutti i morti. Tra le fiamme, il calore faceva espandere l'aria nei polmoni di Miriorunas, che sembrava dormisse. Sembrava felice...

Sguardo vitreo, passi misurati, l'incedere di Kerogash nella foresta era come quello di un pendolo, costante e incurante del mondo circostante. Kerogash non lo percepiva, ma una mano eterea di tanto in tanto lo guidava, impercettibile, sempre di più all'interno della foresta. All'improvviso un edificio in pietra gli si parò davanti, un guanto di un nero sbiadito avente tra le dita una moneta inciso all'ingresso. La mano lo guidò nel buio e per il resto della notte regnò il silenzio, neanche il vento osava soffiare tra quelle pietre.
All'alba un raggio di sole illuminò l'ingresso, mentre una figura usciva lentamente. Una maschera di ferro raffigurante un volto draconico inespressivo lasciava intravedere solo degli occhi gialli che sembravano nascondere il sole bruciante dentro di essi, e un mantello nero copriva il resto del corpo. Hoar aveva udito l'urlo del giovane figlio dei draghi quella notte, e lo aveva preso con sé. 
All'improvviso. nel silenzio, dall'oscurità del santuario il rumore di acciaio trascinato sulla roccia ruppe la quiete e un maglio enorme, dal manico nero e dalla testa argentata, con sbalzi a ricordare il fronte e il retro di una moneta, si mosse silenziosamente nell'aria prima di appoggiarsi ai piedi di Kerogash, che strinse saldamente l'arma, rinnovando il patto con Hoar preso quella notte.

Dei chierici, con mantelli neri, uscirono dagli alberi, seguiti da una figura imponente, con il volto coperto da una maschera ferrea dalle sembianze umane, anch'essa impassibile.
Kerogash si unì a loro e li seguì fino alla città più vicina, dove si imbarcò sul vascello "Vindicator", pronto a imparare in toto la dottrina di Hoar e a metterne in atto i precetti, in attesa che il momento della sua vendetta arrivasse.
Navigò su quella nave per 5 mesi, visitando vari porti e portando la giustizia di Hoar in molte città, finché una notte vide un drago con scaglie d'oro volare verso Ovest: il segno prestabilito era giunto.
Kerogash sbarcò al porto più vicino e si tolse la maschera, rivelando un volto estatico, prima di mettersi in viaggio verso Ovest.

 

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58 minuti fa, Guorrilla ha scritto:

Se si mi puoi dare il tragitto di un paio? CHe mi faciliterebbero a raggiungere il mare

Ci sono parecchi fiumi che, partendo dalle montagne , arrivano al mare. Ovviamente molti passano per il lago ed escono dal lago, quindi il tragitto fai pure come più ti sembra appropiato

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Non so perché ma non mi fa più modificare il post col bg, quindi metto qui quello completo. Midnight dimmi se la parte dialogAta va bene

Spoiler
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    Il primo suo ricordo era la valle, di un verde smeraldino che rifletteva la luce del sole sulle sue piccole mani facendo scintillare le scaglie dorate, ancora piccole e lucide, intonse; il Fato non aveva ancora lasciato le sue cicatrici su quel bambino appena venuto al mondo.
    Crescendo non aveva mai smesso di amare quella valle, in cui il suo clan viveva pacifico, trascorrendo le giornate all'ombra delle bianche montagne che alle spalle del villaggio sussurravano nel vento parole di amore dal loro antenato Miriorunas, il Grande Drago d'Oro che dimorava, dimora e sempre avrebbe dimorato in quei luoghi.
    Le nuvole scorrevano veloci, la luna e il sole si rincorrevano sempre più rapidamente fino a un altro ricordo.


    BAM!
    Sollevando il maglio dall'incudine, Kerogash rimirò lo scudo che stava forgiando e soddisfatto guardò fuori dalla finestra, osservando il fiume che scorreva placido verso la pianura; chiuse gli occhi e sospirò soddisfatto.

    Il suo ultimo ricordo.

    O almeno così Kerogash avrebbe voluto: un boato lo prese di sorpresa, seguito da un ruggito assordante. Subito si girò verso la direzione del rumore: le montagne sembrava piangessero facendo cadere massi e ghiaccio dalla loro cima, e qualcosa di enorme stava precipitando verso il villaggio, in un turbinio di porpora e oro. Si avvicinava sempre di più, e all'improvviso riconobbe Miriorunas, il drago, che si stava dilaniando da solo, strappandosi le ali a morsi spargendo sangue nel cielo. Il rumore era sempre più forte, e Kerogash istintivamente mise mano allo scudo di fianco a lui per proteggersi. Poi il buio.

    Un urlo di dolore lo svegliò; non vedeva ancora nulla, ma sentiva di essere vivo, mentre il dolore iniziava a farsi strada nel suo corpo. Con le ultime forze che gli rimanevano spinse le braccia verso l'alto e la luce rossastra del tramonto lo accolse di nuovo nel mondo. Quando alzò la testa, non realizzò subito il villaggio distrutto, i corpi sotto le macerie, il cadavere di Miriorunas su cui ormai le mosche banchettavano. Vide soltanto due dei suoi fratelli che stavano uno davanti all'altro, uniti da due spade con cui si erano infilzati a vicenda, mentre il loro sangue formava una pozza a terra.
    Quando videro Kerogash lo guardarono con occhi sbarrati, e pronunciarono con voce terrorizzata solo queste parole "Loro stanno arrivando" prima di accasciarsi a terra.
    Questo divenne il suo primo ricordo, che poi lo portò a giurare di trovare coloro di cui i suoi fratelli parlavano per vendicarsi.

    Il secondo ricordo fu il calore.
    Intenso, come non lo aveva mai provato; la fiamma che proveniva dalla sua bocca era alimentata da grida, lacrime e sangue, e le mosche sul corpo di Miriorunas divenivano cenere ancora prima che il fuoco le lambisse: la giusta punizione per la loro empietá. Singhiozzando passò poi a raccogliere i corpi degli appartenenti al suo clan, tutti morti, e a disporli intorno al corpo di Miriorunas. Kranteras, lo sciamano, portava inciso nel volto il terrore di ciò che aveva presagito, e le sue mani stringevano come una morsa gli occhi che si era cavato a forza.
    Quando la luna era ormai alta, i preparativi erano completati: urlando il proprio dolore alla notte, Kerogash infiammò l'aria e bruciò tutti i morti. Tra le fiamme, il calore faceva espandere l'aria nei polmoni di Miriorunas, che sembrava dormisse. Sembrava felice...

    Sguardo vitreo, passi misurati, l'incedere di Kerogash nella foresta era come quello di un pendolo, costante e incurante del mondo circostante. Kerogash non lo percepiva, ma una mano eterea di tanto in tanto lo guidava, impercettibile, sempre di più all'interno della foresta. All'improvviso un edificio in pietra gli si parò davanti, un guanto di un nero sbiadito avente tra le dita una moneta inciso all'ingresso. La mano lo guidò nel buio e per il resto della notte regnò il silenzio, neanche il vento osava soffiare tra quelle pietre.
    All'alba un raggio di sole illuminò l'ingresso, mentre una figura usciva lentamente. Una maschera di ferro raffigurante un volto draconico inespressivo lasciava intravedere solo degli occhi gialli che sembravano nascondere il sole bruciante dentro di essi, e un mantello nero copriva il resto del corpo. Hoar aveva udito l'urlo del giovane figlio dei draghi quella notte, e lo aveva preso con sé. 
    All'improvviso. nel silenzio, dall'oscurità del santuario il rumore di acciaio trascinato sulla roccia ruppe la quiete e un maglio enorme, dal manico nero e dalla testa argentata, con sbalzi a ricordare il fronte e il retro di una moneta, si mosse silenziosamente nell'aria prima di appoggiarsi ai piedi di Kerogash, che strinse saldamente l'arma, rinnovando il patto con Hoar preso quella notte.

  • Ora sapeva cosa doveva fare. Con passo deciso si inoltrò ancora di più nella fitta selva, sicuro della direzione presa: doveva arrivare al fiume.

    Mentre marciava tra gli alberi, costeggiando le montagne, sentì urla versi animali provenire poco più avanti, insieme a antiche ed empie parole magiche rimbombare tra gli alberi, che sembrava tremassero di paura.
    Kerogash iniziò ad avvicinarsi, quando all'improvviso un grosso orso bruno gli volò accanto, finendo contro un albero, spezzandolo. L'orso pian piano mutò fino a diventare un umano, vestito di pellicce e con un bastone che a giudicare dagli elementi presenti su di esso sembrava druidico. Il druido era morto, la spina dorsale spezzata che fuoriusciva dalla schiena. Correndo verso i rumori della battaglia, Kerogash arrivò a una radura, dove ciò che vide lo colpì: una serie di necromanti stavano sul limitare della radura, e scagliavano incantesimi contro un gruppo di diverse bestie selvatiche che cercavano di avvicinarsi, gli artigli frementi e le fauci rabbiose, tenute a freno da una marea di scheletri e dagli incantesimi che saettavano sopra di loro.
    In mezzo a loro vi era una figura più aggraziata ma non meno terrificante, una druida che aveva attorno a sé un'aura di potere magico, antico come gli alberi secolari che circondavano la radura. Un altro corpo sfrecciò di fianco a Kerogash, andando a finire poco dietro di lui. Il Draconide si avvicinò per cercare di curarlo, ma era troppo tardi, un braccio e una gamba erano completamente avvizziti dalla magia necrotica.
    "Salva ... i miei ... fratelli ... vendicami..."
    La richiesta era stata fatta, Hoar era testimone, e Kerogash avrebbe compiuto il suo dovere. Con un unico fluido movimento il maglio da guerra venne fuori dal mantello di Kerogash, e continuando la sua rotazione alzò le foglie in un turbinio.

    Mentre le foglie ricadevano a terra, il Maglio continuando la rotazione colpiva sulla tempia un vecchio necromante, facendo esplodere la scatola cranica in un tripudio di bianco, rosso e grigio. La linea di difesa dei necromanti era ormai spezzata, e presi di sorpresa lasciarono gli scheletri senza controllo e smise per un attimo lo sbarramento magico contro le bestie. Quel solo attimo bastò all'orda selvatica di lanciarsi in avanti e sventrare uno dopo l'altro tutti quei ripugnanti maghi. In mezzo alla mischia stava la druida, che si era trasformata in una possente lupa dal manto bianco, candido come la neve, e dispensava morte a chiunque capitasse vicino.

Dopo pochi lunghi, insanguinati minuti il silenzio regnò nella radura. La possente lupa bianca tornò umana e mentre gli altri druidi chiamavano a raccolta gli animali della foresta per nutrirsi dei necromanti si avvicinò al paladino, che stava pulendo il maglio dal sangue e dai residui di cervello.
"Grazie per l'aiuto draconide, senza di te avremmo avuto molte più perdite" Kerogash alzò lo sguardo e un accenno di sorriso si fece largo sul suo viso "Non ringraziarmi, ho soltanto ascoltato l'ultima preghiera di quel druido" disse indicando il corpo dall'altra parte della radura "Devo arrivare a una città su un fiume, dovrebbe essere poco fuori la foresta, sapresti dirmi la direzione?".
La druida sorrise "La città di Mitranduis è a neanche un giorno di cammino a Nord, ma conosco una strada che impiega metà del tempo. Sarei felice di accompagnarti fino alla fine della foresta per sdebitarmi almeno in parte dell'aiuto dato" Kerogash annuì soddisfatto "Sarebbe ottimo, accetto volentieri" "Molto bene, lasciami ripulire la radura ancora per poco e poi partiremo".
Mentre Kerogash si riposava, la druida riportava la radura alla sua antica quiete, rigenerando le piante distrutte e coprendo tutto con una folta coltre di verde.
"Possiamo andare" disse rivolta al guerriero "Bene, partiamo".
Camminavano veloci, la druida conosceva la foresta a menadito e i predatori li lasciavano in pace "Comunque io sono Kerogash" disse tendendo la mano; la druida guardò per un attimo la mano prima di capire e stringerla "Ah si, io sono Shatac, druida di questa foresta. So che i dragonidi vivono in clan, il tuo è molto lontano da qui?Cosa ti ha portato all'interno di questa selva?" Kerogash rispose abbassando lo sguardo "Io...non so esattamente come sono giunto qui" il ricordo lo colpì dolorosamente "Il mio clan...è stato sterminato...""Oh...mi dispiace" rispose la druida imbarazzata. Kerogash rialzò la testa e con lo stesso fuoco negli occhi che aveva dopo essere uscito dal santuario parlò con voce ferma "Presto o tardi mi vendicherò di chi ha ucciso il mio clan" La druida un po' sconcertata dalla situazione venutasi a creare non parlò più molto, e anche il paladino smise di parlare; il silenzio venne rotto soltanto quando la foresta iniziava a diradare e il tramonto illuminava la pianura dinanzi a loro.
"Beh, qui io mi fermo, devo tornare dei miei compagni. Comunque volevo darti questo, se mai incontrerai degli altri druidi dì loro che sei un'amica di Shatac della foresta di _________, ti aiuteranno."
Kerogash prese dalle mani della druida una collana fatta di bianchi e affilati denti di lupo, e con un'espressione grata rispose " Ti ringrazio per avermi fatto da guida, ti prego in cambio di accettare questo":da una sacca tirò fuori una moneta d'argento,leggermente più grande del normale, avente inciso la parola Vendetta in Draconico sul fronte e sul retro, e con un perno di ferro ci fece un foro al centro "Rappresenta la vendetta del tuo compagno, che è stata portata a termine. Seppellitela con lui. E poi questa è per te" disse tirando fuori un'altra identica moneta, ma non forata "Spero che tu non ne abbia mai bisogno, ma se dovrai vendicarti di qualcuno esprimi la tua preghiera e seppeliscila, Hoar ascolterà la tua preghiera e io o un'altro dei miei fratelli paladini la porteremo a termine." La druida accettò sorpresa le 2 monete, e sorrise.
"Prima di andare voglio dirti un'ultima cosa, Shatac. Stai attenta a ciò che entra nella foresta, perché strane forze sono in moto e sono convinto che presto il mondo sarà nel caos" e si avviò al fiume.

Lasciandosi la foresta alle spalle, nella notte Kerogash giunse alla cittadina di Metranduis, situata sul fiume Sandar, dove una barca nera con finiture argentate lo attendeva. Davanti all'imbarcazione un manipolo di chierici di Hoar, ammantati di nero, lo guardavano, insieme a una imponente figura in armatura, anch'essa nerovestita, con una impassibile maschera di ferro, dalle fattezze umane. Nel silenzio salirono insieme a Kerogash sulla nave, "Vindior", e  levate le ancora seguirono il fiume fino al mare.

 

 

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