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Numero anni in relazione alle razze diverse


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Ripropongo una vecchia discussione che poi si era esaurita senza riuscire a trovare nessuna soluzione interessante o chiara, sperando che questa volta sapremo creare un bel dibattito.

Il problema, che ora vi spiego, è nato nel momento in cui i personaggi dei miei amici e mio hanno deciso di creare un proprio villaggio con le proprie leggi e la propria autonomia, ma vorrei rendere il discorso generale, a prescindere da come sono i nostri personaggi e da com'è la nostra storia.

Nel momento in cui una persona crea una legge, deve pensare anche alla punizione che dev'essere applicata per chi non rispetta quella legge, che tipicamente sarà un periodo di tempo (mesi o più comunemente anni) in un carcere, in esilio o in cose come i "servizi sociali".

Ora, finché la razza è una sola, regolarsi è relativamente semplice, ma nel momento in cui una comunità è composta da razze diverse e quindi da aspettative di vita e percezione del passaggio del tempo diverse tra loro, come ti regoli?

Le vie da seguire, credo, sono potenzialmente due

  1. Rendere inalterato il periodo di tempo, dando lo stesso numero di anni ad un elfo, che facciamo può vivere fino a 1000 anni e che sente il trascorrere del tempo assai più lentamente di un umano
  2. Alterare il periodo di tempo, prendendo una delle razze (la più numerosa, tipicamente) come quella base e variando in relazione più o meno proporzionale ad aspettativa e percezione del passaggio del tempo (in effetti, quest'ultima è talmente difficile da quantificare, che probabilmente verrebbe esclusa nel conteggio), facendo quindi rimanere in carcere un elfo per magari 300 anni, quando un umano ce ne rimane 30. (all'incirca)

Secondo voi qual è la linea più giusta e pratica (quindi i punti di riferimento sono proprio giustizia e praticità) da seguire e perché? E poi, se il criterio da usare fosse il 2, dovrebbe essere usato anche per altre cose, come lavoro, vacanze, calcolo maggiore età et cetera?

Spero interveniate in tanti :dance:

Modificato da ithilden
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Ciao.

Beh, io proporrei di fare quello che viene fatto anche nel mondo reale (non in Italia...): per ogni reato è prevista una pena di tot tempo da scontare in prigione, a prescindere da quanto è vecchio il condannato.

Attuando invece la forma "proporzionale" incorreresti nel problema di capire l'età del condannata (mettiamo caso un elfo) e stabilire se la pena si trasformerà in ergastolo o meno.

Poi è vero che dover scontare 20 anni di carcere se sei un umano è diverso dal farlo se sei un elfo, ma sono sicuro che il messaggio NON AVRESTI DOVUTO FARE QUELLO CHE HAI FATTO ti arrivi comunue, quale che sia la tua razza.

:grimace:

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1 minuto fa, ithilden ha scritto:

Non è questione di spunti di gioco, voglio solo sapere secondo quale sarebbe la scelta migliore e perché.

Secondo me non è detto, ogni nazione ha la sua cultura e può essere influenzata da democrazia, diffusione delle razze, storia, cultura, tiranno, re e chi più ne ha più ne metta...

Non ce ne è una migliore come nel nostro mondo non c'è un paese assolutamente migliore di altri in questo ambito!

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In questo momento, ithilden ha scritto:

Sono d'accordo, quello che voglio dire è che sto cercando opinioni. Non voglio sapere cosa penserebbe la nazione vattelappesca, voglio sapere cosa ne pensate voi, al di là di ambientazioni, cultura et cetera.

Tu, @Zaorn, cosa ne pensi? Cosa faresti, ipoteticamente parlando?

Per prima cosa ti farei queste domande:

  1. la società creata ha divinità patrone? E se si cosa predicano?
  2. in che percentuali sono distribuite le razze?
  3. è una monarchia, una repubblica o che altro?
  4. chi comanda il villaggio chi è e che propensioni ha? (ideali, allineamento o che altro)
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Così entriamo in merito dell'ambientazione, ma va bene.

L'ambientazione in questione è Forgotten Realms, se la conosci.

1. No, anche se sicuramente c'è una particolare attenzione per divinità buone della natura (Eldath in primis, Chauntea e Mielikki) e della magia (sempre buona, ovvero Mystra). Probabilmente cercherò di rendere influente anche divinità del bene come Lathander e Ilmater. Un ruolo di risalto probabilmente l'avranno anche Corellon Larethian, dio degli elfi, e Deep Sashelas, dio degli elfi acquatici  e dio elfico dell'acqua (dato che abbiamo iniziato un'alleanza con il popolo degli elfi acquatici)

2. grandissima parte umani, poi elfi ed elfi acquatici. Ci sono pochi nani e per il resto quasi niente. Ma siamo proprio all'inizio, non abbiamo neanche costruito completamente il villaggio, quindi è presto per dirlo. 

3. è una signoria, come quelle italiane, con la differenza che c'è più di un Signore. Anche se dipendiamo formalmente da una regina, all'interno della città siamo come monarchi, quindi abbiamo poteri assoluti. In ogni caso abbiamo concesso al popolo di poter eleggere un proprio rappresentante che ci comunichi il suo volere, che faccia da intermediario tra noi e loro, e che abbia diritto di sedere nel Gran Consiglio, di parlare e di consigliarci.

4. sono io, un elfo gerofante arcano (mago e druido) NB particolarmente interessato a creare una città i cui abitanti, di più razze possibile, imparino a vivere nell'equilibrio tra civiltà e terra selvaggia, nel rispetto della natura e nella fratellanza gli uni con gli altri. Oltre a me c'è un png che però finora non ha grandi interessi nel comandare e delega spesso a me tutto quanto. Sostanzialmente a decidere sarei io, quindi, anche perché gli altri giocatori hanno voluto cambiare pg e non sono più, quindi, dei Signori (i loro vecchi pg hanno dovuto abbandonare il ruolo per fare altro che preferivano).

 

 

 

Modificato da ithilden
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Io voterei per l'opzione 2:

1 ora fa, ithilden ha scritto:

Alterare il periodo di tempo, prendendo una delle razze (la più numerosa, tipicamente) come quella base e variando in relazione più o meno proporzionale ad aspettativa e percezione del passaggio del tempo (in effetti, quest'ultima è talmente difficile da quantificare, che probabilmente verrebbe esclusa nel conteggio), facendo quindi rimanere in carcere un elfo per magari 300 anni, quando un umano ce ne rimane 30. (all'incirca)

Ma solo per gusti personali, non intendo convincere nessuno.

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Di base (ed IMHO, ovviamente) risponderei di proporzionare le varie pene in base alla vita media delle razze meno longeve (quindi suppongo Umani e Mezz'Orchi)...In questo modo esse non vengono troppo penalizzate da durate eccessive (magari per un Elfo 50 anni possono anche essere una durata ragionevole per un crimine non gravissimo, tipo furto, ma significa "a morte" per queste razze...) e, dall'altra, anche le razze più longeve subiscono la pena.

Infatti sono convinto che una diversa asettativa di vita non significhi necessariamente una diversa percezione dello scorrere del tempo. Anche per un Elfo passare 30 anni dentro una gabbia di 3x3 senza finestre è una pena lunga, anche se sa che ne vivrà altri 900 dopo essere uscito. Per contro, in quest'ottica proporzionare la pena significa condannare lo stesso elfo ad una sofferenza dieci volte maggiore rispetto ad un umano. 

Se la vostra è una società LB/NB credo dovresti porre l'accento più sul discorso di riabilitazione durante la prigionia che durante la prigionia in sé.

Ciò non toglie che - magari per crimini particolarmente efferati - la condanna possa essere la stessa per entrambe le tipologie di razze, ed essere comunque "definitiva" (morte, ergastolo, taglio della mano (con apposizione di sigillo perché non basti una rigenerazione per farla ricrescere), etc.. 

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Non sono uno studioso di storia, ma credo che nel medioevo non ci fosse sta gran legislatura né l'abitudine di mandare la gente in galera: in genere per i vari crimini il re o chi per lui decideva una pena del tipo tot frustate, taglio della mano, morte o cose fisiche e immediate. I prigionieri erano in genere nobili avversari o interni fatti fuori per intrighi di corte...

In questo modo potresti risolvere il problema della multirazzialità ed avere pene eque per tutti.

Potresti per alcuni crimini minori impostare delle pene detentive: io le farei proporzionate alla razza predominante nella comunità, nel tuo caso specifico, umana. Se ti poni il problema dell'equità ti risponderei come già hanno fatto altri: anche se un elfo vive 1000 anni, 30 anni in galera sono comunque una pena.

Ma in tutto ciò: quanto utilizzeresti in gioco effettivamente tutta questa codifica legislativa? Ha senso perderci tempo? Non è polemica è proprio perché a seconda della risposta si può approfondire di più o meno il discorso.

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Secondo me ha poco senso la "galera" come la intendiamo noi, in un mondo fantasy pseudo-medievale. Un mondo del genere non ha soldi da buttare per mantenere criminali. Un tizio in prigione è sostanzialmente un uomo che non sta contribuendo al benessere della società e addirittura viene mantenuto a spese dello stato. E' una logica che non ha senso in un mondo in cui si deve lottare ogni giorno per la propria sopravvivenza, anche in luoghi relativamente sicuri.

Pertanto io suggerirei che invece di metterli in prigione sarebbe meglio condannarli ai lavori forzati, così almeno fanno qualcosa di utile. Trent'anni a spaccare pietre sotto il sole cocente magari sembrano pochi per un elfo, paragonati ai 700 che può vivere, ma sono sempre trent'anni a spaccare pietre sotto il sole cocente. Se dopo riga dritto meglio per lui, altrimenti continuerà a spaccare pietre finchè non capisce che deve darsi una regolata.

Quindi anche io propendo per la soluzione 1. In senso relativo, il tempo scorre più lentamente per altre razze, ma in senso assoluto non è vero. Dieci anni sono dieci anni, e anche se possono dargli meno peso, se quei dieci anni li passi a soffrire di sicuro quando smette non pensi "ah, beh, chissenefrega, ho altri X00 anni da vivere".

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Comcordo con Shape, con una piccola variante: ci sta che in una cultura con una lunghissima aspettativa di vita media la pena (che sia accessoria o cerceraria) sia molto più lunga che tra gli umani.

Immaginatevi la sorpresa del ladruncolo umano che, rubato un ciondolo nel mercato nano, si veda affibbiare una leggera punizione.... dieci anni di lavoro alle forge! 

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Se volete, visto che studio Storia, vi posso elencare come nel medioevo effettivamente punivano i colpevoli (in effetti in quel periodo non si aveva una concezione della prigione come l'abbiamo noi oggi e, spesso, i criminali venivano puniti con pene diverse dalla prigione). Questo, come spiegherò più avanti, può aiutare a saltare a piè pari il problema del più anni o anni uguali per tutti.

  • Esilio: il modo più semplice (e più comunemente usato) per togliersi dalle scatole i criminali era cacciarli via dalla comunità, che nel medioevo significava perdere tutto. I beni venivano confiscati e tutta la comunità riceveva l'ordine di ripudiare l'esiliato, il che significava perdere amici, alleati, contatti e magari anche l'assistenza della propria famiglia. Questa pena era inflitta in genere ai criminali comuni e agli oppositori politici, mentre a coloro che commettevano atti più gravi capitava ben di peggio. Nel caso dei crimini minori, comunque, le autorità locali potevano decidere anche di infliggere pene diverse dall'esilio.
     
  • Prigionia: più raramente i criminali venivano tenuti in prigione come risultato di una condanna, come succede invece al nostro tempo. Nella maggioranza dei casi i prigionieri erano tenuti in carcere semplicemente nell'attesa che fosse concluso il processo a loro carico. Non bisogna mai dimenticare che tenere un prigioniero in carcere è costoso, perchè è necessario mantenerlo. Nel medioevo non c'era il minimo interesse a tenere in vita i prigionieri, nemmeno se ancora in attesa di giudizio, proprio perchè erano costosi (e non si avevano ai tempi i soldi che si hanno oggi) e perchè li si considerava una feccia di cui si faceva volentieri a meno. Per questo motivo, era comune che le condizioni dei prigionieri fossero pessime e che essere portato in prigione fosse di fatto una condanna a morte. Non raramente, infatti, i prigionieri morivano per fame, sete, malattia o a causa dei carcerieri stessi (che, non di rado, li picchiavano), prima ancora che la loro condanna o liberazione fosse stata decisa. Caso particolare di prigionia era quello dei nobili, in genere prigionieri di guerra. A meno che disprezzati e/o condannati per qualche crimine nefando, i nobili erano tenuti prigionieri in stanze di castelli o torri, tenuti in condizioni minimamente decenti, confacenti al loro status, ed erano spesso ridati indietro alla loro famiglia o alla loro fazione in cambio di un riscatto. Altre volte, i nobili - in genere i figli di questi ultimi - erano tenuti prigionieri presso la corte nemica, cresciuti da quest'ultima e usati come ricatto per tenere a bada gli oppositori politici (o questi ultimi ubbidivano, o gli ostaggi morivano). Tuttavia, non poche volte è accaduto che anche i più grandi re siano morti di stenti in prigione, dopo essere stati catturati dai nemici.
     
  • Ordalia: letteralmente "giudizio di dio" era un'antica pratica secondo la quale il sospetto criminale era sottoposto direttamente al giudizio divino. Il giudice, in accordo con il clero locale, poteva decidere di lasciare a dio la sentenza, esponendo il colpevole a una prova: se egli l'avesse superata, ciò avrebbe implicato che dio era dalla sua parte, dunque, che egli era innocente; al contrario, se la persona avesse fallito la prova, ciò avrebbe implicato che dio era contro di lui e, quindi, che egli era effettivamente colpevole. Le ordalie più tipiche nel medioevo erano quelle dell'acqua (acqua bollente gettata sulla vittima) e del fuoco (una parte della vittima esposta alle fiamme o alle braci), anche se ce n'erano di ogni tipo. Di norma, com'è ovvio, la persona risultava colpevole.
     
  • Duello di Dio: era simile a un'Ordalia, ma riguardava un combattimento e la classe nobiliare. Per via delle pressioni della chiesa e della rinascita dello stato, verso la fine del medioevo questo tipo di pratica scomparve. In ogni caso, quando un nobile era accusato di qualche crimine, poteva invocare il giudizio divino e combattere per difendere il proprio onore (oppure nominare un campione che combattesse al proprio posto). Il vincitore sarebbe stato colui che dio aveva ritenuto nel giusto, quindi da tutti poi ritenuto innocente dall'accusa.
     
  • Punizione pubblica: alle autorità pubbliche non interessava tanto il determinare un'equa giustizia, quanto il poter usare le sentenze come strumento esemplare per consolidare il proprio potere. Le sentenze, insomma, erano un modo per dimostrare a tutti chi era il capo e cosa succedeva a chi violava l'ordine sociale voluto da quel capo. Per questo motivo, nel medioevo era comune che le punizioni venissero inflitte pubblicamente, in piazza, così che tutti potessero trarne esempio e sentirsi avvertiti. Inoltre, le punizioni pubbliche erano anche un mezzo per far sentire la comunità sicura, in quanto si mostrava a tutti che l'autorità c'era, era forte ed era pronta a punire che minacciava la pace. Proprio perchè dovevano essere esemplari, le punizioni pubbliche erano spesso violente, cruente e atroci. Alcune, come la messa alla berlina (il condannato era messo ai ceppi in piazza, dove tutti potevano vederlo e deriderlo), erano punizioni relativamente lievi, anche se significa rimanere esposti alle intemperie, dunque alle malattie, e a eventuali maltrattamenti di qualche malintenzionato. Altre, invece, erano vere e proprie torture pubbliche, come il taglio di parti del corpo, lo spellamento, la fustigazione o l'utilizzo di macchine da tortura come la ruota. A praticare questo tipo di punizioni, ovviamente, era un aguzzino professionista stipendiato dall'autorità locale, il Boia.
     
  • Condanna a morte: per i crimini più gravi (tra cui il tradimento politico e l'eresia), il criminale veniva spesso e volentieri condannato a morte. La sentenza di morte era pubblica, come le altre punizioni, proprio perchè doveva essere di esempio. Tra i metodi di uccisione più diffusi c'erano l'impiccagione, il rogo (tipicamente usato per punire gli eretici), la tortura fino alla morte e lo squartamento (la vittima era legata a dei cavalli, che venivano fatti correre fino a che la persona veniva fatta a pezzi).
     
  • Faida: tipica delle popolazioni germaniche dell'alto medioevo, poi scomparsa perchè tendeva a provocare più caos che risoluzioni (i parenti della vittima iniziavano a covare vendetta e, presto, avrebbero iniziano una faida contro la famiglia che per prima l'aveva praticata, istingando quest'ultima a volerne eseguire un'altra ancora, ecc.). La Faida si basava sul Diritto di Soddisfazione: l'antica legge delle popolazioni germaniche riteneva giusto che ogni persona potesse pretendere soddisfazione per un torto subito dalla persona che aveva commesso quel torto o dalla sua famiglia. La comunità stessa era, in genere, giudice che avvalorava la legittimità della faida, anche se l'ultima parola spettava al signore locale. Se la faida era considerata legittima, chi aveva subito il torto o la sua famiglia potevano vendicarsi contro il colpevole o contro la famiglia di quest'ultimo, imponendo loro di pagare lo stesso prezzo del torto subito. Proprio perchè potevano coinvolgere famiglie intere, le faide potevano tramutarsi in veri e propri bagni di sangue portati avanti per generazioni.

 

Se interessa seguire questo tipo di sistema giudiziario, anche se magari stemperandolo dai toni più crudi e violenti, si può notare come il poroblema posto in questo topic viene automaticamente meno. Si può decidere, infatti, che la prigionia sia la punizione più raramente inflitta ai colpevoli, motivo per cui diventa meno importante determinare se alle creature più longeve sia necessario attribuire più anni. Alla maggioranza dei colpevoli, siano essi umani, elfi o nani, i processi potrebbero infliggere pene come l'esilio, l'ordalia e la punizione pubblica. Anzi, introdurre un sistema giudiziario molto punitivo come quello medievale, potrebbe anche scoraggiare i PG dal commettere alla leggera azioni di cui potrebbero pentirsi.

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Aggiungo che se volessi comunque introdurre un sistema carcerario nel vostro regno ma senza pesare più di tanto sulle casse dello stato potresti optare per tassare le famiglie dei carcerati affinché paghino il mantenimento dei loro cari o - in alternativa - sfruttarli ai lavori forzati.

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Innanzitutto grazie a tutti per il contributo alla discussione, ci speravo davvero :D
Andando con ordine...

Il 3/6/2016 alle 13:47, cwell ha scritto:

Non sono uno studioso di storia, ma credo che nel medioevo non ci fosse sta gran legislatura né l'abitudine di mandare la gente in galera

Il 3/6/2016 alle 14:49, Shape ha scritto:

 

Secondo me ha poco senso la "galera" come la intendiamo noi, in un mondo fantasy pseudo-medievale.

 

Il 5/6/2016 alle 15:15, SilentWolf ha scritto:

Se volete, visto che studio Storia, vi posso elencare come nel medioevo effettivamente punivano i colpevoli

Ho messo il topic in questa sezione (discussioni generiche gdr) perché volevo che la risposta prescindesse dall'ambientazione. Capisco benissimo che l'ambientazione è una parte importante della risposta (un conto è rispondere prendendo in considerazione una città degli elfi oscuri, un altro è prendere in considerazione una città della Repubblica dell'universo Star Wars), ma per il momento vorrei lasciarla da parte.

Lasciate perdere il medioevo, la storia o il mio villaggio in particolare. Considerate soltanto che siete una società composta da razze dalla longevità molto differente l'una dalle altre.

La domanda è: modifichereste il periodo di una pena in base alla longevità delle varie razze? Se sì, perché? Se no, perché?

Le uniche cose che dovete tenere in considerazione per rispondere a queste domande sono

  • giustizia (prendiamo per assunto, quindi, che la società in cui siamo abbia valori di giustizia ed equità)
  • saggezza (una determinata mossa può ritorcersi contro chi l'ha fatta o può andare a suo beneficio, a prescindere dalla giustizia, sia per la risposta di chi subisce gli effetti di quella mossa, sia per eventuali costi et cetera. Insomma, bisogna tenere conto delle varie ripercussioni.)
Il 3/6/2016 alle 13:47, cwell ha scritto:

quanto utilizzeresti in gioco effettivamente tutta questa codifica legislativa? Ha senso perderci tempo? Non è polemica è proprio perché a seconda della risposta si può approfondire di più o meno il discorso.

In gioco poco o nulla, in primis perché forse smetteremo di giocare, causa lavoro e studio intenso, e poi perché, anche qualora giocassimo, sicuramente questo sarebbe un aspetto impercettibile per noi. Tuttavia mi faceva piacere sapere la vostra opinione e volevo poter creare una bella discussione (non polemica, ovviamente) su quest'argomento su cui, effettivamente, non mi ero mai soffermato.

Quindi, per risponderti, nonostante questo aspetto del gioco sarà assai poco visibile al tavolo, vorrei comunque che approfondissimo il più possibile :D

Il 5/6/2016 alle 12:01, Dracomilan ha scritto:

Immaginatevi la sorpresa del ladruncolo umano che, rubato un ciondolo nel mercato nano, si veda affibbiare una leggera punizione.... dieci anni di lavoro alle forge! 

Il fatto è che, secondo me, non ha senso che una creatura, nonostante possa vivere potenzialmente 1000 anni, debba fare 10 anni di prigione per aver rubato una collana al mercato. Secondo me, più che la longevità, al limite, bisognerebbe modificare le pene in base alla capacità di una creatura di comprendere e apprendere. Se un nano vive 1000 anni, ma gli bastano 10 giorni per capire che ha sbagliato a rubare, che senso ha tenerlo anche un solo giorno di più? Diversamente, se un cicciopaffo che vive fino a 60 anni non imparerà mai e tornerà sempre a ripetere il crimine, non importa con quanta severità applichi la pena, che senso ha farlo tornare nella società?

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14 minuti fa, Dracomilan ha scritto:

 

La capacità di apprendere dai propri errori è un concetto molto astratto

 

Infatti non penso possa essere un parametro "serio", era più per rafforzare il concetto che, secondo me, l'aspettativa di vita non dovrebbe influire sulla durata della pena.

 

15 minuti fa, Dracomilan ha scritto:

non è correlato all'ambientazione?

No, in che modo lo sarebbe?

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1 ora fa, ithilden ha scritto:

La domanda è: modifichereste il periodo di una pena in base alla longevità delle varie razze? Se sì, perché? Se no, perché?
 

Il fatto è che, secondo me, non ha senso che una creatura, nonostante possa vivere potenzialmente 1000 anni, debba fare 10 anni di prigione per aver rubato una collana al mercato. Secondo me, più che la longevità, al limite, bisognerebbe modificare le pene in base alla capacità di una creatura di comprendere e apprendere. Se un nano vive 1000 anni, ma gli bastano 10 giorni per capire che ha sbagliato a rubare, che senso ha tenerlo anche un solo giorno di più? Diversamente, se un cicciopaffo che vive fino a 60 anni non imparerà mai e tornerà sempre a ripetere il crimine, non importa con quanta severità applichi la pena, che senso ha farlo tornare nella società?

Mi spiace nel caso in cui, ancora una volta, mi trovassi a girare intorno alla domanda che ci stai facendo. Purtroppo non posso farci molto: sento sempre il bisogno di collegarmi a situazioni che siano per me il più possibile concrete e credibili, e il meno possibile astratte.

Ti dico come gestirei la cosa io: inserirei entrambe le circostanze, facendo in modo che le norme e le consuetudini giudiziarie siano divere da luogo a luogo. Dopotutto è questo che in genere è sempre accaduto, soprattutto e proprio quando ci sono circostanze spinose come quella da te descritta.

In una certa provincia un signore locale decide che per lui non ha senso che la comunità elfica si trovi privilegiata per via della longevità, quindi sceglie di modificare la legge in modo che ogni sentenza veda gli anni di prigionia moltiplacati per 10 quando riguarda un elfo.
In una importante città vicina, invece, il Capitano di Giustizia, incaricato dal duca di gestire in maniera inopugnabile la sua legge nel luogo, decide che la sentenza deve per tutti ugualmente corrispondere esattamente alla colpa. Per questo motivo, decide che ognuno pagherà lo stesso prezzo in base alla colpa commessa, indifferentemente dalla razza della persona processata.

Inserire leggi diverse in luoghi diversi può essere l'occasione di sperimentare sul campo le conseguenze di simili decisioni giudiziarie, avendo l'opportunità di ottenerne anche interessanti spunti di Roleplaying.
Non solo è sensato che luoghi diversi scelgano di introdurre leggi diverse, ma il fatto stesso che esistano diversi metodi di punizione può consentire agli abitanti di quel mondo di poter confrontare le conseguenze prodotte da quei metodi. E così si ha l'occasione di trattare magari anche il tema dell'eventuale polemica raziale: che cosa direbbero gli Elfi o i nani, a scoprire che in un certo luogo i reati da loro commessi sono puniti più gravemente di quelli commessi dagli umani? Lo considerebbero giusto? Oppure lo considerebbero iniquo e offensivo? Si sentirebbero cittadini/sudditi di serie B? Si ribellerebbero all'autorità che pretende di trattarli differentemente dalle razze "giovani", oppure accetterebbero la decisione come giusta per via della loro diversa percezione del tempo?
E gli umani, come reagirebbero a un comportamento violento e ribelle delle razze longeve? Gli umani che vivono nei luoghi in cui la pena è uguale per tutti, come giudicherebbero la legge di in un luogo vicino in cui alle razze longeve s'infliggono pene maggiori? Riterrebbero una simile decisione riprovevole e ingiusta, oppure la considererebbero giusta, tanto da decidere di lottare affiinchè una simile legge fosse introdotta anche dove vivono loro?

 

Secondo me non è tanto importante discutere se sia giusto o meno introdurre un metodo o l'altro, quanto trattare in gioco le implicazioni di simile scelte, che sono più complesse e serie di quello che può sembrare al primo sguardo.
Non so se, poi, queste mie considerazioni sono considerate OT. Nel caso mi scuso. ;-)

Purtroppo, dare una risposta secca alla tua domanda, Ithilden, non mi viene facile, perchè in realtà per me dipende molto dalle necessità di gioco o dalle tematiche che voglio giocare. A seconda della campagna che m'interessa giocare, può essermi più utile decidere in un modo o in un altro.
Posso dirti che, se l'idea è di giocare una campagna politicamente corretta come quelle tipiche di D&D, allora inevitabilmente ha più senso utilizzare il sistema tradizionale, ovvero la pena rimane la stessa a prescindere dalla razza. L'altro caso tende, invece, a introdurre inevitabilmente implicasione tipiche delle campagne politicamente scorrette: ingiustizia, rivolte, sopprusi, pregiudizi, discriminazioni, vessazioni, ecc.

Modificato da SilentWolf
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8 ore fa, ithilden ha scritto:

Ho messo il topic in questa sezione (discussioni generiche gdr) perché volevo che la risposta prescindesse dall'ambientazione. Capisco benissimo che l'ambientazione è una parte importante della risposta (un conto è rispondere prendendo in considerazione una città degli elfi oscuri, un altro è prendere in considerazione una città della Repubblica dell'universo Star Wars), ma per il momento vorrei lasciarla da parte.

Il tema è interessante, ma, personalmente, non credo si possa rispondere scollegandosi completamente dall'ambientazione e e che invece dipenda in larga misura dalla complessità che si vuole attribuire alla stessa e dalle sue caratteristiche peculiari; la longevità è già, di per sé, un parametro di valutazione e potrebbe differire da ambientazione ad ambientazione - cioè: gli elfi del pianeta X vivono 1000 anni | anche gli elfi del pianeta Y vivono mille anni | bene, okay, ma culturalmente, socialmente, perfino da un punto di vista climatico, i mille anni degli elfi su X sono uguali ai mille anni degli elfi su Y?

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