Vai al contenuto

Fantasy italiano. Si salva qualcosa?


Aeveer

Messaggio consigliato

Ah però quanta carne al fuoco.
Intanto spezzo una lancia a favore della signora Troisi: è una scrittrice molto brava, ma non nel senso che pensate voi.
Quelli del mondo emerso, della ragazza-drago sono giochetti.

Questo: https://www.researchgate.net/profile/Licia_Troisi

è da tenere d'occhio se volete sapere cosa scrive la signora in questione. Poi potrete anche disquisire se il suo fantasy è buono oppure no.

Dopodiché l'amico lupo silensiozo ci illustra come scrivere...

Il 15/8/2016 alle 14:36, SilentWolf ha scritto:

@Arglist @MattoMatteo

La cosa ideale sarebbe creare un topic apposito dove discutere di questo argomento, che secondo me è molto interessante e potrebbe aiutare molti scrittori emergenti.

Pure io, tempo fa, ho iniziato a provare a scrivere il mio romanzo (non Fantasy, perchè ho iniziato ad avere nausea verso il genere molto tempo fa) e, come molti, ben presto mi sono arenato e fermato a causa della mia inesperienza. Questo, però, non mi ha fatto passare la voglia di scrivere e nemmeno mi ha spinto a ritenere che non valga la pena continuare a provare. ;-)

Ok che bisogna essere umili, capaci di autocritica, in grado di conoscere i propri limiti ed evitare di credere che si possa scrivere un libro schioccando le dita, solo perchè si è passato anni a giocare di ruolo o a leggere libri. Ma questo non significa nemmeno che ci si debba scoraggiare dal cimentarsi con la scrittura e nemmeno che non si possa migliorare nel tempo. ;-)

Naturalmente non tutti sono destinati a diventare ottimi scrittori, ma questo non significa che essere poco abili agli inizi implichi il doversi rassegnare a una eterna incapacità. A parte rarissimi casi, nessuno nasce con l'abilità di scrivere bene. Come per tutte le cose, si impara a scrivere esercitandosi e, come detto da voi altri, dimostrando spirito di autocritica (si può imparare solo scoprendo i propri errori e i propri limiti, così da poterli superare).

Per aumentare le proprie abilità nella scrittura bisogna:

  • Continuamente e costantemente leggere e scrivere. Il consiglio classico che danno tutti, anche se molti fanno l'errore di credere che basti solo suggerire questo per aiutare uno scrittore alle prime armi.
     
  • Accettare di dedicarsi a scrivere molta spazzatura prima di saper scrivere abbastanza bene da creare qualcosa di minimamente decente.
     
  • Leggere, vedere e giocare molte storie, in modo da imparare le tecniche della narrazione, la struttura delle storie e la costruzione dei personaggi. Molti fanno l'errore di credere che scrivere un romanzo significhi semplicemente scrivere una parola dopo l'altra, un capitolo dopo l'altro. Al contrario, non si riuscirà a scrivere nulla di decente prima di imparare come strutturare una trama, come progettare i personaggi, quali tecniche usare per colpire il lettore, quali caratteristiche narrative possiedono i vari generi, ecc. Per imparare queste cose, può essere molto utile leggere manuali di scrittura creativa, affiancando ad essi la visione/lettura di storie.
     
  • Prima di scrivere una storia bisogna progettarla.
     
  • Progettando una storia e i personaggi è essenziale evitare di usare gli stereotipi e i Clichè. Questo non significa dover essere per forza originali. Il trucco più classico del mondo è prendere gli stereotipi e variarli, modificandone qualche dettaglio.
     
  • È importante evitare di copiare banalmente il lavoro altrui, anche se si tratta della propria opera preferita.
     
  • Un romanzo non è una campagna di GDR. Evitate assolutamente di creare una storia che scopiazzi semplicemente le logiche e gli eventi della vostra campagna preferita. Un romanzo deve essere progettato come un romanzo.

Per imparare a scrivere bisogna studiare e provare, studiare e provare, costantemente. Nel frattempo, bisogna esporre il proprio lavoro alla gente e imparare a subire anche le critiche più pesanti. Bisogna mettere costantemente il proprio lavoro alla prova, notare i propri difetti e migliorare. E se qualcuno vi butta giù con le sue critiche, leccatevi le ferite, rimettetevi in piedi, affinate le vostre abilità in modo da eliminare i difetti che vi sono stati fatti notare e continuate a scrivere.

Pochissimi autori famosi hanno scritto e scrivono i loro romanzi di successo di getto. Praticamente tutti scrivono e riscrivono, tagliano, aggiustano, eliminano, rivedono e aggiungono costantemente il loro testo, prima che questo prenda la forma che noi conosciamo. Ovviamente, allo stesso tempo non bloccatevi in una interminabile fase si correzione: ad un certo punto fermatevi ed esponete il vostro lavoro agli altri; grazie ai commenti della gente imparerete cosa la prossima volta dovrete vedere di fare meglio.

1) Continuamente leggere e scrivere... si, ma cosa? Leggere i lavori di altri. Se rileggi in continuazione il tuo non migliorerai di un'acca. Il cervello ha il "correttore automatico" che però è scollegato dal foglio. Anche a distanza di settimane (purtroppo) rileggi il tuo scritto e NON vedi neanche un'errore. Prendi l'apostrofo davanti a "un" nel periodo accanto. So che c'è, ma il mio cervello si rifiuta di vederlo. E' terribile.

2) Scrivere spazzatura. Falso. Scrivi ogni volta come se stessi scrivendo la Commedia, che ci penseranno i posteri a chiamar Divina. Accetta con umiltà il fatto che, probabilmente, sarà piena di refusi, errori, cavolate e alti guai che ti parea d'essere in tramvai e quindi accetta anche la tranvata di una stroncatura, se ti fornisce gli strumenti per migliorare. Tu non vedi gli errori gravi dei tuoi scritti, gli altri si. Sii grato per ogni persona che dedica il suo tempo al tuo scritto e ti segnala gli errori.

3) e magari gioca con più sistemi che ognuno ha i suoi pregi nel descrivere un personaggio.

4) Falso. E vero. Puoi anche scrivere di getto, ma prima progetta bene l'ambientazione. Un'idea, per quanto bella, resta sempre un'idea... è soltanto un'astrazione (Cit: Gaber). Come nel GdR ti dai delle regole e, per tutta la durata della scrittura, resteranno rigide come le tavole della legge. E' triste vedere una storia fantasy dove l'eroe si muove da un capo all'altro del continente e non incontra neanche un villaggio, nonostante viaggi su una strada della madonna... è quello che è accaduto al prode Durindain, in sella al suo destriero Bill. Si hai letto bene: Bill. Vuoi ancora lamentarti della Troisi?
La progettazione è un approccio adatto a chi è capace. Io non ci riesco. Non riesco a progettare un romanzo. Però... so fare le ambientazioni.
https://malichar.wordpress.com

5) Cliché? Se hai raccontato bene l'ambientazione e l'hai creata originale... non ci sono cliché. Sei tu a crearli.

6) Copia invece, come se non ci fosse un domani. Copia le strutture dei romanzi, smontali, analizza ogni singola parola e il suono delle stesse quando le leggi ad alta voce. Poi scrivi qualcosa di tuo. Che effetto eh?

7) Un romanzo è un romanzo, una campagna GdR pure. Oh, non voglio fare il bastian contrario, ma è facilissimo infilare i personaggi dei vostri giocatori dentro un romanzo ben scritto. Farlo dentro un romanzo scritto male è semplicemente impossibile. Per dire: è facile prendere IT e spedirci dentro il vostro party di avventurieri. Stephen King scrive daddio e tutta l'ambientazione ha un livello di dettaglio in 4d (mostra bene anche come evolve nel tempo) per cui, a conoscere bene il libro, si fa presto a ridurlo in una campagna completa di salti temporali. Una campagna GdR invece richiede un bel lavoro di adattamento e non sempre ha una storia che vende. A volte si... chi ha detto Dragonlance? Sfatiamo un mito: non è una campagna, non è mai stata "giocata e scritta", ma è stata scritta rispettando, almeno nel "crepuscolo d'autunno" come se fosse stata giocata. Anche se fin dalle prime pagine si capisce che non è così e Raist non lancia incantesimi come un maghetto di I.

Dunque nel fantasy italiano chi si salva?
Sicuramente Sergio Valzania. Peccato che abbia lasciato perdere la scrittura.
C'era Massimo Mongai... ora non c'è più :dissapointed_relieved:
Licia Troisi, io la salverei: sicuramente non piace a tutti, ma ha uno stile tutto suo.
Luca Alparone e le disavventure di Karkemish (si ride, davvero)
Andrea Villa e i suoi racconti dell'Orda (quando la principessa tenta di violentare un orco...  e molte altre vicende incastonate in una trama un po' scontata, ma spassosa)
Shameland... che non trovo l'autore, ma è da morire dal ridere nonostante il linguaggio esplicito, l'uso brutale del turpiloquio e della violenza gratuita.

Ci stanno tantissimi autori in gamba: Vincenzo Beretta, tanto per dire. Federico Memola e Luca Enoch se vi piacciono i fumetti. Il panorama è vasto, vario e ricco.
Anche a scavare su Wattpad si trovano cose interessanti, a patto di saltare le prime posizioni delle classifiche, inquinate da gentaccia che usa il vote-trolling per scalarle con... madre. Si madre. E' un anagramma, chiaro?
Ci sono pure io, ben nascosto in fondo alle classifiche, con i miei racconti. Come ho detto scrivere è un lavoro rognoso dal punto di vista economico e trovare soddisfazione è difficile.
Pensi di saper scrivere meglio della Troisi? Prendi carta, penna... anzi, account su Wattpad e tablet che siamo nel III millennio e datti da fare.

Buon divertimento

A.V.

Link al commento
Condividi su altri siti


5 ore fa, ziosalumiere ha scritto:

Ah però quanta carne al fuoco.
Intanto spezzo una lancia a favore della signora Troisi: è una scrittrice molto brava, ma non nel senso che pensate voi.
Quelli del mondo emerso, della ragazza-drago sono giochetti.

Questo: https://www.researchgate.net/profile/Licia_Troisi

è da tenere d'occhio se volete sapere cosa scrive la signora in questione. Poi potrete anche disquisire se il suo fantasy è buono oppure no.

Dopodiché l'amico lupo silensiozo ci illustra come scrivere...

1) Continuamente leggere e scrivere... si, ma cosa? Leggere i lavori di altri. Se rileggi in continuazione il tuo non migliorerai di un'acca. Il cervello ha il "correttore automatico" che però è scollegato dal foglio. Anche a distanza di settimane (purtroppo) rileggi il tuo scritto e NON vedi neanche un'errore. Prendi l'apostrofo davanti a "un" nel periodo accanto. So che c'è, ma il mio cervello si rifiuta di vederlo. E' terribile.

2) Scrivere spazzatura. Falso. Scrivi ogni volta come se stessi scrivendo la Commedia, che ci penseranno i posteri a chiamar Divina. Accetta con umiltà il fatto che, probabilmente, sarà piena di refusi, errori, cavolate e alti guai che ti parea d'essere in tramvai e quindi accetta anche la tranvata di una stroncatura, se ti fornisce gli strumenti per migliorare. Tu non vedi gli errori gravi dei tuoi scritti, gli altri si. Sii grato per ogni persona che dedica il suo tempo al tuo scritto e ti segnala gli errori.

3) e magari gioca con più sistemi che ognuno ha i suoi pregi nel descrivere un personaggio.

4) Falso. E vero. Puoi anche scrivere di getto, ma prima progetta bene l'ambientazione. Un'idea, per quanto bella, resta sempre un'idea... è soltanto un'astrazione (Cit: Gaber). Come nel GdR ti dai delle regole e, per tutta la durata della scrittura, resteranno rigide come le tavole della legge. E' triste vedere una storia fantasy dove l'eroe si muove da un capo all'altro del continente e non incontra neanche un villaggio, nonostante viaggi su una strada della madonna... è quello che è accaduto al prode Durindain, in sella al suo destriero Bill. Si hai letto bene: Bill. Vuoi ancora lamentarti della Troisi?
La progettazione è un approccio adatto a chi è capace. Io non ci riesco. Non riesco a progettare un romanzo. Però... so fare le ambientazioni.
https://malichar.wordpress.com

5) Cliché? Se hai raccontato bene l'ambientazione e l'hai creata originale... non ci sono cliché. Sei tu a crearli.

6) Copia invece, come se non ci fosse un domani. Copia le strutture dei romanzi, smontali, analizza ogni singola parola e il suono delle stesse quando le leggi ad alta voce. Poi scrivi qualcosa di tuo. Che effetto eh?

7) Un romanzo è un romanzo, una campagna GdR pure. Oh, non voglio fare il bastian contrario, ma è facilissimo infilare i personaggi dei vostri giocatori dentro un romanzo ben scritto. Farlo dentro un romanzo scritto male è semplicemente impossibile. Per dire: è facile prendere IT e spedirci dentro il vostro party di avventurieri. Stephen King scrive daddio e tutta l'ambientazione ha un livello di dettaglio in 4d (mostra bene anche come evolve nel tempo) per cui, a conoscere bene il libro, si fa presto a ridurlo in una campagna completa di salti temporali. Una campagna GdR invece richiede un bel lavoro di adattamento e non sempre ha una storia che vende. A volte si... chi ha detto Dragonlance? Sfatiamo un mito: non è una campagna, non è mai stata "giocata e scritta", ma è stata scritta rispettando, almeno nel "crepuscolo d'autunno" come se fosse stata giocata. Anche se fin dalle prime pagine si capisce che non è così e Raist non lancia incantesimi come un maghetto di I.

Rispondo solo per chiarire. ;-)

  1. Era sottointeso che mi riferivo al leggere le opere degli altri e scrivere le proprie. ;-)
     
  2. Se il tuo lavoro è pieno di refusi, errori, idee banali, buchi di trama, ecc, non hai scritto la Divina Commedia. Punto. L'ultima cosa che serve a un giovane scrittore è illudersi di saper scrivere la Divina Commedia: lo rende incapace di accettare la dura realtà quando la sua opera non si rivela essere di così buona qualità quanto crede. Uno dei grossi errori commessi da molti scrittori amatoriali è proprio quello di illudersi, cercando di non affrontare la realtà. E quando la realtà li colpisce, o fanno finta di non vederla (magari facendo sfuriate contro "quegli arroganti che non hanno capito la straordinarietà del loro lavoro") oppure mollano la scrittura del tutto a causa della cocente delusione. No, a uno scrittore (come a un qualunque professionista) serve sempre rimanere con i piedi per terra. Far finta di saper scrivere la Divina Commedia non ti renderà capace di scriverla per davvero. Solo se affronti il mondo reale puoi, invece, iniziare davvero a studiare quello che serve per poter realmente arrivare a una qualità simile. La fantasia la devi scrivere, non vivere. ;-) E all'inizio, a meno che tu sia uno di quei geni creativi che nasce una volta ogni 100 anni, tutti gli scrittori scrivono spazzatura. Tutti devono imparare e all'inizio tutti scrivono male. Anche quelli che oggi vendono migliaia di libri in tutto il mondo. ;-)
     
  3. Non ho ben chiaro se tu ti stia riferendo o meno al provare a giocare con Gdr differenti. Sicuramente può aiutare, anche se non è essenziale per imparare a scrivere. Piuttosto, invece, avrebbe senso parlare di sperimentare con tecniche narrative differenti.
     
  4. Alcuni sono bravi a scrivere di getto: delineare una storia gli viene come d'istinto. E' ottimo se ci si riesce. Non tutti, però, ne sono capaci. Anzi, è molto raro esserne capaci. Il problema è che molti ci provano lo stesso, dimenticando che una storia non è solo una lunga serie di parole scritte una dopo l'altra. Le storie hanno regole. Durata, ritmo, sequenza logica degli eventi, costruzione dei personaggi, modo di raccontare o descrivere un evento, ecc. sono tutte cose che richiedono attenzione. Ci sono persone che hanno un istinto nel definire questi aspetti. Il 99% degli scrittori, invece, ha bisogno di imparare come gestire ognuno di essi studiando le tecniche di narrazione e progettando la trama del proprio romanzo. Una volta fissato lo scheletro fondamentale della propria storia si può anche improvvisare un poco nei dettagli, magari andando a riadattare lo scheletro della trama sulla base di idee creative avute sul momento, ma scrivere a caso di getto per la maggioranza degli scrittori significa solo andare automaticamente verso il disastro.
    Riguardo a Licia Troisi dici a me? Guarda che io non l'ho mai criticata. ;-)
     
  5. Dicasi Clichè idee stereotipate ampiamente diffuse tra la gente, tanto da essere diventate dei luoghi comuni. Un Clichè è tale perchè NON è creato dal singolo scrittore, ma perchè idea oramai facente parte del bagaglio culturale di una cultura intera (ad esempio, quella occidentale, come nel caso dell'associazione bianco=luce=buono=vita: questo è un esempio di clichè, detto anche stereotipo). Se hai creato una ambientazione originale, vuol dire che non hai usato alcun clichè. Se, invece, hai creato una ambientazione basata su Clichè, non hai scritto una ambientazione originale. Perchè? Perchè i clichè sono stereotipi largamente diffusi e usati da praticamente tutti. Per favore, cerchiamo di non confondere i lettori di questo topic almeno sui fondamentali della scrittura. ;-)
     
  6. Occhio a non dare consigli sbagliati...che possono anche portare ad azioni illegali. Analizzare i testi altrui e prenderne ispirazione è una cosa....copiare platealmente storie, personaggi, ecc. non solo rischia di impedire allo scrittore di crescere e di trovare la propria strada, ma porta anche al reato di plagio. ;-)
     
  7. Ma un romanzo deve essere scritto come un romanzo. ;-)
    Una volta lessi un libro scritto da un giovane scrittore italiano (ora non ricordo il nome) che, come lui stesso ammetteva sulla copertina, aveva iniziato a scrivere grazie alla sua esperienza nel Gdr. Aveva un ottimo talento per le descrizioni e per la costruzione narrativa dei PG......ma il suo libro non aveva storia. I personaggi si trovavano semplicemente buttati da una situazione all'altra, seguendo un flusso degli eventi che sembrava appunto accidentale. La "storia" era una semplice scansione di numerosi combattimenti che il gruppo di eroi si trovava a dover affrontare. Il risultato fu la noia più assoluta, personaggi interessanti sprecati. In un gdr ci si può permettere di creare una sequenza di eventi illogica o poco interessante, perchè i giocatori vivono direttamente quegli eventi e non gl'interessa se hanno poco senso: l'importante è divertirsi. In un romanzo i lettori non vivono personalmente gli eventi, quindi non gliene frega nulla se un combattimento è scenico: vogliono una storia che l'intrattenga e gli dia un motivo per andare da pagina 1 a pagina, che ne so, 300.
    Un'altra volta lessi un breve racconto amatoriale di un utente su un forum di Gdr. Ottimo stile di scrittura, buone premesse per una storia.....peccato che i suoi PG fossero banali stereotipi delle Classi di D&D: nessuna personalità accattivante, niente passato, nulla che permettesse al lettore di provare la pur minima emozione per il destino dei protagonisti. Lo scrittore era talmente abituato a concepire i PG in base allo stereotipo D&Desco, che non era in grado di dare loro un'anima propria. E così c'era il ranger, il ladro, il guerriero, il mago. Interesse per la sorte dei cartonati-PG pari a zero.
    Un romanzo è un romanzo. Si può trarre ispirazione dai Gdr, ma lasciate il Gdr nel Gdr e imparate a scrivere un romanzo pensando alle necessità di un romanzo. Perchè quello che funziona in un Gdr con ottima probabilità non funziona in un romanzo. I Gdr funzionano con ritmi narrativi diversi e si basano su esigenze d'intrattenimento diverse.

 

  • Mi piace 1
Link al commento
Condividi su altri siti

  • 2 settimane dopo...

Ciao La-Chup, ho visto... oh, che espressione, che succede? Ah, scusa. Involontariamente ho preso il tuo nome che e l'ho tradotto in Etsiqaasit, una lingua che mi son dovuto inventare quando ho iniziato a scrivere racconti fantasy. E' che avevo una popolazione che viveva su di un altopiano (Etsiqaar, prn: Ezzikar, più o meno) e mi serviva un'altra lingua che fosse diversa da quella parlata dai protagonisti: il Kireziano (che poi è la stessa lingua del lettore con qualche piccola declinazione di origine veneta).
Però non avevo idea di come fare.
Sembra facile inventare una lingua. Difficile è renderla con le regole giuste. Tolkien ci è riuscito e anche bene, ma Tolkien era un Filologo e un Linguista... e pure cazzuto, se mi è concesso dirlo. Io non sono Tolkien, ma nemmeno un Filologo né un Linguista... lo era la mia ex, ma aver avuto una fidanzata linguista, a parte i giochi di parole più o meno pruriginosi, non mi ha aiutato molto.
Ho copiato.
Chi?
Kipling, Rudyard Kipling per la precisione.
Come fa La-Chup a far venire in mente Kipling? Se te lo dico non ci credi.
Tanti anni fa, per motivi del tutto diversi, ho ricopiato ampi brani del "Libro della Jungla", in particolare il pezzo in cui l'orso Baloo aiutava Mowgli, insieme a Kaa e a Bagheera a sfuggire dal re delle scimmie. I miei lupetti ricordano ancora cosa gli ho combinato al campo estivo.
Due anni fa, nel tentativo di creare la mia lingua inventata, tento con l'enigmistica e prendo a creare anagrammi. Dapprima provo con l'italiano anagrammato, poi... provo col traduttore di Google e mi imbatto nell'Hindi, per me illegibile, ma con traduzione fonetica accanto (e grazie alla ex linguista di cui sopra so leggere bene la scrittura fonetica, niente di difficile comunque).
Per sport tento di tradurre in Hindi il nome di uno dei personaggi: Orso Glabro.
Bhalu Ganja (più o meno), ma col trattino sulla prima a e sulla ultima u di Bhalu e a quel punto mi si è accesa la lampadina: Baaluu.
Figlio di...
Immediatamente ho captio cosa aveva fatto quel simpaticone di Kipling. Aveva preso i nomi degli animali o di qualcuno che glieli ricordava e li aveva tradotti in Hindi, riportandone poi il suono con le regole fonetiche anglosassoni.
E così ecco spiegato il suffisso Chup: dall'hindi "silenzioso" o "che tace", mentre il La- è il prefisso che ho derivato, con le stesse regole per indicare il "Lupo" maschio. La-Chup, Lupo Silenzioso.
Nascosti nel libro che sto per pubblicare (ma niente pubblicità sul titolo, se no si fraintende lo scopo del post) ci sono poi numerosi "anagrammi" di personaggi di altri libri, mescolati ad arte e riscritti in modo da suonare analoghi ai nomi derivati dall'hindi. In più: da parte ho un file che raccoglie i dizionari con i nomi creato e l'etimo che ne spiega la genesi, che altrimenti in capo ad una settimana ho bell'e dimenticato perché una cosa si chiama così e perché... e allora ti immagini il casino per mantenere in ordine tutti i racconti? Ho (ri)creato il Nanico, l'orchesco (prendendo come base il tedesco), l'elfico (sul greco antico), il Malichienne (dal francese), il Maorni (dal latino) e numerosi eccetera che non sto a dire adesso.
Però se non avessi mai copiato Kipling non mi sarei mai e poi mai ricordato di Baloo, se non avessi mai copiato Lovecraft (in inglese) non avrei mai tenuto a mente altre cosette riguardo le regole fonetiche e se non mi fossi mai copiato (sotto dettatura, per carità) "L'uso della concessione nell'italiano dal XIV al XVIII secolo" (tesi di laurea della mia ex) non avrei mai e poi mai ricordato le regole dell'alfabeto fonetico e la scritta Bhalu non avrebbe mai suggerito nient'altro che quello che leggi.
Ecco, quando dicevo "copiare è utile", intendevo per l'effetto che lo studio unito ad un leggero impiego della corteccia motoria ha sulla psiche.
Uhmm... si, il rischio è la perdita di SAN con caduta libera.
Incerti del mestiere :-D

Sullo scrivere di getto... scrivere di getto è facilissimo. Purtroppo non lo è scrivere "bene" di getto.
Su questo siamo d'accordo. Esistono tecniche che consentono di scrivere di getto in modo accettabile e poi di revisionare con calma tutto. La scrittura di getto somiglia al guidare una macchina seduto sul motore. Cioè della macchina hai il motore, le ruote e un volante. Tutto il resto devi farlo a mano. Capisci da te che se hai attorno un sedile, i pedali, il cruscotto con le spie... il parabrezza... (e quindi hai un progetto che ti dice cosa e come fare tutto) lavori meglio, ma vuoi mettere il divertimento?
Quindi: si può scrivere di getto, ma si deve avere l'umiltà intellettuale di dire "ok, così è ispirazione ovvero l'1% del lavoro. Ora tocca fare il 99% che è... traspirazione".
La frase non è mia, indovina da chi ho copiato stavolta :-D:-D
Stephen King scrive bene di getto, Clive Cussler lo fa dopo che si è documentato a morte, Calvino scriveva di getto, Mary Shelley... però tutti costoro hanno o avevano alle spalle una Cultura enciclopedica che gli permetteva di farlo. Chi non la possiede... può sempre procurarsela.
Il 99% di cui sopra.

Vedi bene che a quel punto il rischio di cadere nei cliché si riduce, l'esercizio del rielaborare ciò che si copia evita tanto i plagi quanto i cliché o comunque permette di aggirarli durante il lavoro di editing.
Che non deve mancare mai, pena il pubblicare un'opera scadente.

Infine: GdR e Narrazione hanno molto in comune, cambia lo scopo. Scrivere un romanzo come se fosse una campagna per D&D equivale a pubblicare un complesso e verboso modulo per D&D, ma tenere a mente le regole per il calcolo dell'iniziativa quando si descrive un combattimento aiuta nel dettare il ritmo della narrazione.  Descrivere tutto quello che i personaggi incontrano mentre si aggirano per il castello è noioso, ma avere mappe precise dell'ambientazione non solo aiuta, ma è necessario per evitare errori grossolani (tipo dare due colori diversi alla stessa tenda o mettere due disegni diversi nello stesso arazzo) e meno grossolani legati al calcolo del tempo che  trascorrono i personaggi nell'esplorare un'area e che è fondamentale se nella storia c'è qualcosa che fa tic tac prima e booom dopo.
Dunque, a mio avviso, il GdR è una palestra importante (ma non indispensabile) per la scrittura (anche per altri motivi che non sto qua a esporre: ci sarebbe troppo da scrivere e non ho il tempo) .
Concordo con te che non si può limitare la scrittura di un libro alla conoscenza di un sistema di regole, per quanto esaustivo come RoleMaster (per dire), ma non si può escludere la connessione tra gioco di ruolo (o Teatro della Mente, come scriveva anche Luca Giuliano ne La maschera e il Volto) e scrittura creativa.

Un saluto e un ringraziamento per quanto mi hai suggerito con le tue risposte: le ho apprezzate tantissimo!

A.V.

Modificato da ziosalumiere
Link al commento
Condividi su altri siti

Crea un account o accedi per commentare

Devi essere un utente registrato per poter lasciare un commento

Crea un account

Crea un nuovo account e registrati nella nostra comunità. È facile!

Registra un nuovo account

Accedi

Hai già un account? Accedi qui.
 

Accedi ora
×
×
  • Crea nuovo...