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Non so che titolo dargli......


DeeD-iTH

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Erano più o meno le due di notte, siccome mi rigiravo nel letto e non riuscivo a dormire ho avuto un flash e ho scritto questo.....

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Lei faceva parte della generazione del 2000, quel 2000 che i suoi genitori avevano vissuto con tanta attesa, che sembrava un pò il nuovo anno mille, o l'anno zero, a seconda dei punti di vista. La domanda che tutti di facevano era: La tecnologia avrebbe cessato di esistere con la mezzanotte del 31 dicembre 1999? ci sarebbe stato il famoso Millennium Bug? O semplicemente i dispaly dei cellulari, che a quell'epoca telefonavano e mandavano messaggi e basta non facevano altro, con tariffe costosissime, look antiestetici ma assolutamente resistenti tanto che li potevi tirare di sotto dal terzo piano senza che si rompessero, avrebbero solo segnato 1 Gennaio 2000 ore 0:00.

Adesso era una donna, anziana, un pò curva, che si aiutava con il bastone, e percorreva ormai il viale del tramonto.

Era autunno, una sera tiepida, con un leggero vento che alzava un pò di polvere e staccava via da rami le ultime foglie, insieme spazzavano il marciapiede, rincorrendosi in una danza frusciante, con quel tipico rumore che fanno le foglie secche sull'asfalto. Il cielo era di un bel rosso.

Si fermò un attimo nel suo intercedere lento, le foglie che si rincorrevano le fecero ricordare di quando era bambina, di quando i bambini correvano liberi nei prati, si giocava a rimpiattino, e d'estate ci si metteva le calze corte e gli scarpini aperti. Si giocava rotolandosi nella terra, e chi era fortunato d'estate andava al mare epoteva farci anche il bagno! In inverno invece c'era la neve bianca soffice e...freddissima. Ricordava di quando il grande fiume ghiacciava in inverno e le persone ci pattinavano sopra, quando la gelata passava poi si poteva andarci anche a pescare. Lo direste voi? Sissignore si poteva andare a pescare al fiume! Nei ricordi la luce, gli odori, i sapori tornano a riproporsi insistenti e probabilmente sono tutti piu belli e piu buoni di quanto non lo fossero in realtà.

Era così diverso il mondo all'inizio del 2000. Quante aspettative che ave allora il genere umano, tutta quella nascente tecnologia che avrebbe portato il progresso l'evoluzione, azzerato le distanze, reso nulli i concetti di spazio e tempo. Quanta libertà c'era in quegli anni del nuovo millennio.

Oggi il mondo sta morendo, avvelenato dall'uomo che ha sacrificato l'unica cosa che possedeva la Terra, sull'altare di dei fasulli e meschini, Potere, Progresso, Denaro.

E' stanca Alice, stanca di questa vita che non è piu vita. Non si può uscire dalle città, fuori dalle città non c'è niente, come dopo un disastro atomico, solo morte e distruzione. Nelle città la tecnologia fa si che si sia protetti sotto una cupola, le macchine programmano il tempo, le stagioni e filtrano aria pulita.

Ogni sera Alice arriva fino al limitare della cupola, ha trovato un errore nella matrice c'è un punto da dove puoi vedere quello che c'è fuori davvero e non quello che il programma vuole farti vedere.

Un bug. Un buco nel sistema. La tana del bianconiglio!

Solo che di là non c'è il paese delle meraviglie ma solo le macerie di quel che ne resta. Alice sa che quello non è un bug, è una serratura. Come lo sa? perchè ce l'ha messa lei.

Era una mente brillante Alice, cresciuta a pizza e tecnologia. Quando il disastro del mondo si preannunciò fu una dei sistemisti che progettarono la cupola.

Non ci sarebbe mai stato modo di uscire,mai più.

Ma chiudersi tutto alle spalle, non lasciare uno spiraglio alla speranza anche per una mente tecnologica come la sua era troppo, ecco perchè Alice lasciò un piccolo buco nel sistema che nessuno avrebbe visto.

Da li Alice poteva vedere le macerie di quello che un tempo era il quartiere dove era nata, da li la stanca e vecchia Alice poteva vedere attraverso gli occhi del ricordo la se stessa delle grandi speranze.

Era da tanto che ci pensava. Pensava che avrebbe voluto che tutto finisse li dove era cominciato. Sfiorò con mano tramante un punto nel niente e apparve una console olografica, Alice digitò un pò di codice, qualche riga di comando, si prese qualche minuto per pensare poi chiuse gli occhi e premette INVIO.

Si trovò così dall'altra parte, per la prima volta vedeva la cupola dall'altra parte, una bolla metallica che si estendeva a perdita d'occhio. Tutto intorno le macerie di un mondo ormai morto.

Si aggirava come un fantasma in quella che un tempo era la sua città, faticava a riconoscere strade e luoghi, il tempo passava e così anche la vita di Alice se ne andava via sempre di più ad ogni respiro.

La vista si faceva piano piano sfuocata, il respiro affannato, e il passo sempre più incerto, fino a che giunse in un luogo familiare, una strada conosciuta, si fermò davanti a un edificio diroccato e mezzo crollato, il portone arrugginito emise un suono sinistro quando lei lo sospinse piano.

Era buio dentro, e pieno di macerie lasciate dal tempo e dal disastro. Riconobbe la sua casa, la cucina, con i vetri ormai rotti e gli infissi caduti, dove la mamma cucinava cibi veri, ricordava il pollo arrosto della domenica, la sala da pranzo, si faceva sempre il Natale attorno al grande tavolo ovale e l'albero nell'angolo accanto alla finestra che dava sul giardino. Poi riconobbe la sua camera, o quel che ne restava, con la finestra piccola piccola da cui guardava il cielo prima di addormentarsi sognando un giorno di poter andare via, lontano.

E ci era andata lontano Alice, ma ora era il momento di chiudere il cerchio. Era stanca Alice, si sedette in mezzo alle macerie appoggiata al muro, guardando da quella finestra un cielo scuro, senza stelle. La notte con il suo mantello pesante e scuro si allungava verso di lei stringendo in mano una sottilissima e argentea falce di luna.

Chiuse gli occhi, adesso era davvero troppo stanca Alice.

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