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Pensieri su un vecchio quaderno


FeAnPi

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Che cosa, in questi due anni? Polvere, nient'altro che polvere, quel modo un po' ambiguo in cui preserviamo le cose importanti condannandole a una lenta morte-in-vita, giudicandole troppo preziose per ricevere il modesto onore del loro uso destinato.

L'uso, appunto: ha scopo ciò che non viene usato, se tutto in esso è finalizzato all'uso? Non è forse questo male inteso onore il modo più alto per privare di importanza un oggetto?

Interrogativi, e menzogne a me stesso. Perché non un mal riposto senso di rispetto, non una sconfinata ammirazione mi hanno spinto – ti hanno spinto, quaderno – verso questo baratro di risibile soprammobileria – è una parola? Ora lo è.

È stato il ricordo di cui è portatore, la persona a cui è associato, a destinare l'oggetto alla solitudine di una mensola.

Keepsake, una parola molto più adeguata del suo corrispettivo nostrano. Keep sake, for sake's sake – e non sono del tutto persuaso che sia un caso se ciò suona come un'ode a un alcolico.

Può un dono divenire autonomo rispetto al donatore? Può un quaderno non nuovo ma come nuovo tenuto, intonso ancora – o quasi, c'è la tua firma dopotutto –, può una penna nuova che fino ad oggi si incupiva nel cassetto in preda all'inutilizzo, possono essi segnare un punto di svolta in una china fatta di parole scritte e cancellate subito dopo, vergognandosi talvolta di averle anche solo concepite?

Se fossi una persona differente, se non avessi reti sinaptiche di ricordi concatenati che mi inchiodano come un tonno da mattanza, questo sarebbe solo un quaderno. Un quaderno con una carta molto buona, un quaderno dalla copertina rigida forse appena un po' pacchiana, ma di quel pacchiano tutto sommato piacevole a vedersi.

E invece, invece no. Perché sono quel che sono, perché sento ora il verso di una cornacchia e di colpo è tutti i versi di tutte le cornacchie che ho ascoltato e visto da che ho memoria, è tutte le sensazioni che ho provato in tutti quei momenti, è tutti i ricordi di tutte quelle esperienze legate all'idea di “cornacchia”.

Perciò no, questo quaderno non è solo – né, forse, potrà mai essere – un quaderno.

È una chiave che spalanca porte di ricordi, è un cancello che si sgretola liberando ciò che celava, è un golfo di memorie amare.

Qualche parola in più (e qualche foto della "stesura originale"), se vi va di darvi un'occhiata, è sempre sul blog.

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