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Libertà


esahettr

Messaggio consigliato

Cosa siamo noi?

Baluginanti scie di cieche meteore?

Pallide larve sotto un sole vendicativo?

Le ******* del tempo patricida?

I poeti del mio secolo cantano

l'insignificante lamento del microbo azzoppato,

il peregrino vagare della falena.

Sussurrano nella sabbia il crepuscolare declino di esistenze evaporate.

Io fremo per il battito delle ali

del falco, le mie pupille dilatate catturano

il sospiro di necropoli perdute nella rugiada.

Ebbro dell'aroma dei pini vengo nell'arcobaleno.

Sono presuntuoso come una serpe mai pestata,

come un ghigno beffardo che il vento o la spada

non hanno ancora frantumato come cristallo.

Sono presuntuoso come la stella della sera.

E per te salirò lassù negli eterei pascoli dei cieli,

nel campo vuoto intessuto di costellazioni e girasoli.

Andrò dove ogni notte gli angeli si accendono come fari,

lassù nella volta perenne dove il vento è immoto.

E per te ruberò il pianto delle stelle,

il nettare dorato di cui è intrisa l'alba.

Te lo porterò e lo berremo insieme e saremo

ebbri della luce lattescente del sole.

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esahettr, hai mai provato a rilegare le tue poesie e scritti in 1 file? potrebbe essere 1 idea... perchè non xchiedi di pubblicarlo?

No, non ci avevo mai pensato.

Pubblicarle? Non sono abbastanza bravo, lo so bene. Certo, ci sarà pure qualche poesie pubblicata più brutta delle mie, ma se (quando! :-p) deciderò di tentare la fortuna, lo farò con un malloppo più consistente, almeno un centinaio di componimenti. Sono presuntuoso, e credo di poter migliorare molto. Ho quindici anni.

I miei altri scritti invece sono perlopiù incompiuti, o in corso. Se riuscissi a terminare un romanzo o un racconto lungo senza scuotere la testa ogni volta che lo rileggo, allora...

Fine della masturbazione autocelebrativa.

PS: comunque fa piacere sentirselo dire.

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Tintinnano come fiori i lampioni nel viale,

sognante contrappunto ai miei passi aridi.

Cammino solo e mi immergo nel pianto della notte,

solo il rintocco di una campana a screziare il silenzio adamantino.

Sento giungere una banda di bambini deformi,

le loro risa diafane si uniscono all'inno che sognano le case.

Lontano, la piazza odora di bigotti e puttanelle,

d'inganno di luce, di ore vuote riempite dal vino, di piscio.

Fuggo nel vento, l'animo traboccante di orrore:

fra le nere anse del fiume umano l'ho intravista.

Profumo di luna, vago sentore di tramonto sul prato,

angelo caduto a barattare un bacio per un acido.

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Buonanotte a voi, demoni benigni accampati

in seno all'azzurro declivio, dolce come l'oppio.

Buonanotte a voi, e che il buio vi sia lieve,

che la tenebra accarezzi le vostre tende di gitani.

Un giorno venne una zingara a leggermi la mano

e con un bastone le percossi il volto rugoso.

E pianse e urlò e farneticò e io non potei sopportare il

suo rumore e cercai nel vento dell'est una strenna di oblio.

Vicino alla casa del mago abitava un bambino che

pisciava sangue d'anguilla fra le palafitte putrefatte.

Ma un giorno qualcuno decise che era un uomo

e gli mise una pistola in mano e gli disse di ammazzare.

Ogni giorno in ogni bettola ogni vecchio bilioso vende feti

(vivi?) a insegnanti incappucciati che parlano al contrario.

Li vende a venti l'uno e e due li paghi trentacinque e tre

a quarantacinque e quattro uno te lo regala perchè il prete nero è suo amico.

Sogni di orologi e torri capovolte a voi,

licantropi della desolazione, vampiri autostradali.

Stridio di falena tarpata, ricordo di fanciulla stuprata per voi,

mutanti sorridenti, farfalle di nettare di seme contaminato.

Il prete nero è suo amico

e buonanotte a voi

e buonanotte a voi

e buonanotte a voi.

Il prete nero è suo amico.

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Voglio che l'urlo mi esca dallo stomaco.

Voglio sentire il vago grembo apolide,

sfocato antro perso d'impressioni rigurgitate

plasmare a folle danza le sue fosche sembianze

in fucina di smeraldini sogni e fiotti azzurri.

Voglio che l'urlo mi esca dallo stomaco.

Voglio accendermi e bruciare di rugiada.

Voglio ardere per un istante del brivido

assordante che incatena il crogiolo dell'Oltre,

come braccia di amante trasmutate in anodino

anello di luna per incanto di pigro genio.

Voglio accendermi e bruciare di rugiada.

Voglio gridare il mio nome, il vacuo e ritorto

mescersi di sillabe di mercurio che tasto per

non perdermi, voglio cantarlo a tutti gli astri,

quando il firmamento si squarcerà per condurmi

nel conturbante esilio dove non c'è tramonto.

Voglio che l'urlo mi esca dallo stomaco.

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Ricordo

Il presente, come un'onda, sommergerà anche

questo istante per carezzarlo e levigarlo e ritrarsi.

Ed evaporeranno anche queste perlacee ore cieche,

svanirà questa stanza, questi libri (cantano una canzone

triste) muteranno in vago fumo cangiante, vuoto

incipiente, nostalgia di parole risucchiata dagli astri.

E c'è chi si illude di lasciare un segno come una

tacca nel cielo, patetico fantoccio di stracci e fango,

rogo di ciglia, bislacco ubriaco all'alba che prova a

prendere un raggio di sole con le mani e piange.

E c'è chi crede che esista un sempre, che un giorno

fra le crepe della morte cresceranno i tulipani.

E forse noi non siamo meno illusi, e forse lo siamo di più,

noi, cinici masticatori di veleno, noi, con il nostro favo di

miele marcito ancora intonso, che sprezziamo i cieli.

Forse sono io, io che tento una fuga dal muffito grigiore

in cancrena, io che sogno un'abbacinante rivolta di praterie

di luce fiorita, quello che prova a prendere il sole e piange.

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Questa è la mia prima "vera" fatica.

Canzone Triste

cantavano a maggio i ciliegi in fiore

cantavano i fiori

cantavano e cantavano cantavano

e il sole era caldo e la luce era dolce

e adesso fa freddo fa freddo spirale

e scoprire prodigi riflessi

un ramo spezzato una carezza contropelo

sconfitta non la sentivamo non la sentivo

ma c'era e nuotava nel vento ora lo so

al buio è più facile bagnarsi le labbra di veleno

di ricordo di ciliegi in fiore è come una ragnatela di rugiada

sono una sudicia mosca suicida e l'erba era verde

come era verde e come splendeva il prato ammiccando

al buio

e la musica pulsava come un matince arancione

come un fiore cangiante di sfumature accecanti

era calda e arancione e luminosa e pulsava

e si gonfiava e pulsavo d'immoto brivido a sentirla

sussurrata dai fiori gridata dal maggio

colorava il tramonto di braci impazzite

nelle fauci liquefatte dell'asfalto d'agosto

plasmato dalla menzogna del sole menzogna di Dio

menzogna mia solo mia mia

si è spezzato spezzato non ancora perso ma quasi

spezzato e ricucito con linfa

quasi invecchiato quasi perduto

cadere nel fiume i sassi rossi e neri i tavoli

l'anarchico il coltello Croazia spezzato

il vostro sorriso bagnarsi tuffarsi

il vostro sorriso che forse vale una canzone

una vita una poesia un raggio di sole

una vita forse una vita

una canzone triste forse una canzone triste

e lascia che ti racconti di una sera di maggio

vendere canne agli ubriachi

sorridi ti prego commuoviti un poco

pulsava la musica la sentivo gonfiarsi e restringersi

giuro la vedevo

girandola ebbra di vento aquilone fuggito nei cieli

sorridi e spero che faccia un po' male perchè a

me ne fa lo giuro ne fa

sorridi

e l'ultima alba è sempre la migliore

il cielo si veste sempre di stelle per l'atto finale

tragedia rurale commedia smunta

in cerchio attorno a un fuoco tutti

risate e vodka e ho smesso

attorno a un fuoco bruciavo

bruciavamo come stelle cadenti

non mi rovinare questo momento sto

pensando a una tipa e una canna

e le stelle te lo giuro se fosse così

una volta non chiederei nient'altro una volta

mi ricordo quando lo dicesti una

notte ubriaco e correre gridando sul prato

la vita che sprizza scintille

forse sono fiori sembrano davvero fiori

sono fuochi fatui

e piangevano forte le stelle nel cielo

ma non le udivo io non le udivate

ci sentivamo meno soli quasi in pace

quasi

ora la rabbia mi ha indurito il viso di bile

fa ridere un uomo incatena tre donne

a una croce storta fa ridere un maiale sgozzato

non posso non possiamo che riedere e rido ridiamo

noi superstiti noi eterni annegati ridiamo

non riderò mai più come prima

non riderò mai più davvero

non danzeranno più le lucciole

nei miei occhi

ora i miei occhi sono una spirale cieca

un labirinto un caleidoscopio e gira

un caleidoscopio nel quale perdere

il senno e forse l'ho perso sono perso

la musica è la siepe del labirinto

ma non è musica si finge musica ma non lo è

fa girare il caleidoscopio folle dei miei occhi

e forse ho perso il senno sono perso

perso perduto cresciuto perso perduto cresciuto

e ticchettano e ticchettano le gocce del silenzio

e il labirinto gira è un caleidoscopio

e gira è una banderuola nel cielo e nel labirinto

ci sono dei lampioni a intermittenza

esplodono e implodono rossi gialli e

di un colore che non so toccare con le parole

e danzano al ritmo di una musica che non c'è

e sembrano fiori

ma non sono la musica non sono i fiori

e ticchettano e ticchettano le gocce del silenzio

e io continuo a provare a scappare e giro

a vuoto perchè c'è salvezza solo per

chi la vuole trovare davvero

c'è salvezza solo per chi non vede

i fiori nei lampioni non sente la musica nella danza

non c'è salvezza per chi si ferma a guardare

per chi si fa incantare

e ticchettano e ticchettano le gocce del silenzio

respiravo un'aria leggera di tempera così

vivida così colorata e intensa e viva e non

lo sapevo non lo sapevamo

e la respiravamo e la bevevamo sempre

ora l'aria è un nulla informe e

mi cola nei polmoni e mi affoga

l'aria è assordante per me

per voi è un profumo dolce e inebriante

ma è finto è finto lo sento o forse sono io

che vorrei che lo fosse che voglio sentirlo

e ticchettano e ticchettano le gocce del silenzio

e forse un giorno lontano comparirà

nel labirinto comparirà un divano un dannato divano rosa

mandato da Dio dai piani superiori da qualcuno

e io lo odierò e mi darà la nausea e cercherò di fuggire

ancora

e forse un giorno molto lontano comparirà

nel labirinto comparirà una TV una dannata TV accesa

mandata da Dio dai piani superiori da qualcuno

e io la odierò e mi darà la nausea e cercherò ancora

di fuggire

e ticchettano e ticchettano le gocce del silenzio

e forse un giorno troppo lontano comparirà

nel labirinto comparirà una ragazza una bella ragazza

mandata da Dio

e io la amerò e il mio amore trasformerà

i lampioni in fiori la loro danza in musica

e respirerò in punta di piedi vivrò piano per non svegliarla

e smetterò di provare a far finta di voler fuggire

perso perduto cresciuto perso perduto cresciuto

ma non sarà un forse migliore non sarà migliore

e ticchettano e ticchettano le gocce del silenzio

e un giorno un giorno di settembre anche se sarà primavera scomparirà

dal labirinto scomparirà la ragazza la bella ragazza un giorno di settembre

perchè Dio la vorrà per sè

la vorrà per fare una cosa a trè

e i lampioni torneranno lampioni

e ogni tanto se ne spegnerà uno

e la loro danza non sarà più musica

e ogni tanto si fermerà a scricchiolare

perso perduto cresciuto invecchiato

e ticchettano e ticchettano la gocce del silenzio

e nel prato dove arse il fuoco

ora cresce un albero infinito

i suoi rami non hanno fine i suoi frutti non hanno fine

e sono maturi per un giorno e poi

marciscono

i suoi frutti sono arancioni e ce n'è uno

ce n'è uno che cantava lo giuro

una notte d'inverno l'ho sentito cantare

cantava una canzone triste

l'urlo dell'innocenza asciugata al sole

e se fai attenzioni lo senti cantare ancora

canta ancora senti canta ancora

canta una canzone triste.

è una cazone triste e dice è la fine

è la fine la fine della tua canzone

della prima della più bella di tutte le canzoni

della canzone dell'innocenza

la più bella di tutte le canzoni

e canta per me dice è la fine canta per me

è la fine per il fiore di maggio per il maggio fiorito

è la fine per la sua corolla di pomeriggi dolci come miele

è la fine

è una canzone triste una canzone per me

che forse vale forse una vita

forse un sorriso o un raggio di sole

forse nulla

ma io credo che forse un sorriso lo valga

che forse valga un raggio di sole

non riderò mai più come prima

non riderò mia più davvero

non riderò mai più

e forse questo vale un raggio di sole

forse una canzone triste la mia canzone triste

vale i rimpianti e i rimorsi e la rabbia

vale un labirinto che si finge un caleidoscopio

vale un divano rosa e una TV accesa

vale una bella ragazza andata con il vento di settembre

vale lampioni come fiori lampioni stanchi

e musica finta concatenarsi di suoni vuoti

a levigare il ticchettio del silenzio così

insopportabile

forse una canzone triste

vale il ticchettio delle gocce del silenzio

forse una canzone triste forse

vale un albero infinito

vale i suoi rami senza fine

vale i suoi frutti senza fine

vale un frutto arancione che canta

canta una canzone triste

forse una canzone triste vale

un sorriso o un raggio di sole

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Canzone Spenta

vidi baluginare le tue ali monche

le tue ali che furono le tue ali strappate

le vidi biancheggiare e aprirsi e battere invano

in Africa negli occhi tristi dei bambini poveri

in Africa nelle pupille vuote dei bambini affamati

in Africa nello sguardo spento dei bambini spenti

in Africa ti vidi e pensai che forse

(vidi le tue ali baluginare e splendere e battere invano)

pensai forse non è tutto a posto non è tutto giusto e divino

forse non è divino tutto quello che ha creato Dio

vidi guizzare i tuoi occhi ciechi

i tuoi occhi che furono i tuoi occhi cavati

li vidi destarsi e accendersi e danzare invano

a Gomorra negli occhi tristi dei ragazzi ribelli

a Gomorra nelle pupille vuote dei ragazzi drogati

a Gomorra nello sguardo spento dei ragazzi spenti

a Gomorra ti vidi e pensai che forse

(vidi i tuoi occhi aprirsi e accendersi e danzare invano)

pensai forse non è tutto a posto non è tutto giusto e divino

forse non è divino tutto quello che ha creato Dio

vidi baluginare le tue mani tronche

le tue mani che furono le tue mani amputate

le vidi stringersi e schiudersi e accarezzare invano

sulla Terra negli occhi tristi degli uomini delusi

sulla Terra nelle pupille vuote degli uomini ubriachi

sulla Terra nello sguardo spento degli uomini spenti

sulla Terra ti vidi e pensai che forse

(vidi le tue mani stringersi e aprirsi e accarezzare invano)

pensai forse non è tutto a posto non è tutto giusto e divino

forse non è divino tutto quello che ha creato Dio

vidi apparire il tuo viso sfregiato

il tuo viso che fu il tuo viso deturpato

lo vidi illuminarsi e colmarsi e sorridere invano

in Cielo negli occhi tristi dei santi dimenticati

in Cielo nelle pupille vuote degli angeli annoiati

in Cielo nello sguardo spento di un dio spento

in Cielo ti vidi e pensai che forse

(vidi il tuo viso emergere e illuminarsi e sorridere invano)

pensai forse non è tutto a posto non è tutto giusto e divino

forse non è divino tutto quello che ha creato Dio

Satana è un perdente

Satana è un perdente

Satana è un perdente

Satana è un perdente meraviglioso

Satana è un perdente e Dio è spento

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Non so più parlare

non so più parlare

non so più parlare

la macina del tempo ha disperso

il mio granello di necessità

come un seme

nelle polvere cieca degli universi

il pugno dell'eternità ha schiacciato

il mio bruscolo di luce

come una lucciola

contro il fondale dipinto dell'alba

Non so più parlare

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rutilanti vestigia lido verde piscina sinestesia all'ammasso profumo gocciolante declivio scale fiammeggianti tremolanti sospiro ombra acquamarina fiorenti architetture filanti follie caduta specchio concavo soffitto celeste tenebra incandescente luminescenza sottile ala tempo fremente alberi chiodati sorriso riflessi erba bruma colline fantasma monti sospesi case arcuate deliranti danzano nebbia arcaledoscopio dolente tensione sublimazione della tela abisso pozzo forra sfrigolio serpenti miele frastuono immoto fiori neri luce

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A Stephen King.

Ka

lo giuro ti sento urlare ancora

ancora urlare forte

più di tutti loro più di loro

più forte delle lettere e del successo

e dei soldi

anche di quei ca*** di soldi

ti sento ancora urlare

certe sere di pioggia

nel vento

ti sento ancora urlare

ti sento ancora urlare

ti sento ancora urlare

e piangere nel vento

a capo chino

nel vento

lo giuro sull'America e su Dio

ti sento ancora urlare

la sera

nel vento

ti sento ancora urlare

e cercare e sbagliare e cercare ancora

e cercare e sbagliare e cercare per sempre

per tutta la dolente eternità

ch'è l'attimo

cercare una verità

così assoluta da scacciare

le ombre tutte le tue ombre

i tuoi fantasmi ciechi i tuoi fantasmi

che non sanno leggere

tutte le tue notti insonni

le tue albe di spettri di fumo

i tuoi spettri più forti

delle lettere e del successo

e dei soldi

di quei soldi fott*ti

i tuoi fantasmi bendetti

i tuoi fantasmi con il lieto fine

la tua benedetta maledizone

i tuoi fantasmi col lieto fine

mi hai sempre fatto piangere

mi hai sempre fatto urlare

e vadano affanculo

le lettere e il successo

e i soldi

quei soldi che non conteranno mai nulla

mi hai sempre fatto urlare

e vadano affanculo gli intellettuali

mi hai sempre fatto urlare o piangere

o forse tutt'e due

per me tu sarai sempre

quello che non si riesce a capire

se urla o piange o tutt'e due

credo tutt'e due

per me vivrai sempre sotto un tetto di lamiera

di dannata lamiera

quello senza padre quello che allagava

la macchina da scrivere

la allagava e stritolava e affogava

e la sco*ava

quello che sco*ava

di pianto la macchina da scrivere

di pianto

e vadano affanculo i soldi

e gli intellettuali

perchè tu sco*avi

le pagine

di pianto

sarai sempre il ragazzo povero

che batte i tasti così forte

li batte così forte

da farsi sanguinare le mani

con quel sangue battezzi

quel sangue bendetto

con quel sangue battezzi

a vita tutti quegli spettri

li battezzi a vita

tutti

ma ne nascono sempre di nuovi

sempre ne nasceranno

dalla fucina del tuo stomaco

nascono polvere e crescono fumo

ma impallidiscono rugiada

il tuo stomaco che piange

sotto un tetto di lamiera

battezzi a vita i tuoi fantasmi bendetti

nel sangue del tuo stomaco

per me tu sai sempre

quello che il ka

sceglie per caso

o forse non per caso

sotto un tetto di lamiera

una notte insonne

quello che gli spettri del ka

tormentano per caso

o forse non per caso

in una roulotte sotto la pioggia

una notte insonne

tu sei quello che urla talmente

talmente forte

da trasformare pianto e sangue

in praterie

allucinazione in visione

carta in vita

ti sento ancora urlare

più forte delle lettere

il successo

i soldi

i soldi che non hanno mai voluto dire un ca***

gli intellettuali

vecchio trampoliere

vecchio mago equilibrista della notte

con un gomitolo di luce da srotolare

alla fine

quando tutto sta per cadere

ti sento urlare più forte

della morte

persino di quella putt*na frigida della morte

ti sento urlare o piangere

o tutt'e due

a capo chino nel vento

e urlo o piango assieme a te

nel vento con te

e il tuo urlo è un canto

creazione forse

o salvezza forse

salvezza dalle tenebre

redenzione forse e quasi

redenzione della tenebra stessa

luce che trasforma in sole

il sipario nero della morte

è un canto

è piantare un campo infinito

di margherite ai piedi del monte

dove risposa l'universo

è piantare i tulipani fra le crepe

della tomba di Dio

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tramonterà questo sole spento

tramoneterà sulla nostra adolescenza

e moriranno questi sterpi duri

così aspri e difficili e incerti

e ci ricorderemo fiordalisi

e marciranno questi frutti acerbi

e sarà dolce ricordarli

e sarà molto più dolce del loro sapore amaro

tramonterà questo sole smorto

e ci risveglieremo pensando di averlo sognato

tramonterà questo sole spento

e ci ricorderemo di averlo visto brillare

brillare

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L'uomo dell'eclisse

l'uomo dell'eclisse nella

Piazza del Perso e del Trovato

la distesa d'alberi radioattivi

banani di cavi elettrici che danzano

danzano e danzano al ritmo

della vagina dimensionale

il buco nero che irride la simmetria

la forra sciaguattante di luce

la Piazza del Perso e del Trovato

Giochi dell'Oggi nella Piazza

del Perso e del Trovato

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La mia piccola Stagione all'Inferno. Molto piccola. :-p

Per ora non ha titolo.

Ho imparato a scrivere

accoccolato nello sferragliare atroce

di un Mostro di ingranaggi e cemento

a testa in giù su tavoli dimenticati

accanto a stoviglie fantasma

in sale antiche e polverose

nei corridoi grigiastri

dove il tempo si aggroviglia

sbandando

in caserme sbiadite dagli anni

issandomi con gli occhi chiusi

sui cavi elettrci in fiamme

dondolanti come fiori suicidi

mangiando corteccia d'alberi

e cavallette

alla più insolita delle mense

fra le cupole antiche

e soffocate dall'edera

di corti infestate da ragni e spettri

vorticando e cadendo e bruciando

nelle pupille cieche

del Pesce Lucente

nel cielo

esibendomi nudo

per gli Zingari delle Galassie

negli androni della più desolata di tutte le Eternità

raccontando facezie

e barzellette sconce

alla Regina delle Lucciole Radioattive

contemplando deliziato

sulla volta di cieli sotterranei

l'Universo che divora danzando

la sua tela di luce infinita

prigioniero nei lager

di una Coperativa di colli

in camere buie

arredate con cadaveri

di gusto eccellente

di cui non mi sono mai accorto

accocolato nell'agonia stridente

del suicidio della Belva d'asfalto e vetro

a capo chino

sotto una pioggia di meteore di ghiaccio

brucianti

aggrappato con le unghie

al mio pigiama a scacchi

in letti vuoti e improbabili

singhiozzando ai muri

altrettanto improbabili

addii al futuro

implorando pietà

ai Portali del Tempo

che non hanno orecchie

sfidando la mia follia a duello

nei giardini brulicanti di sole

dei manicomi

bevendo liquori da poco

nella speranza di aver voglia di morire

battendo di notte

le strade fumose

cercando una ragazza

trovando invece soltanto

due soldi di Oblio scadente

sprecando la musica migliore

fra sedie svizzere e tavoli francesi

in locali squallidi

dove non c'è eta a cui non bere

rimpiangendo un prato

ch'era stato un oceano di sabbia

scambiando insulti con negri rissosi

e pugni

e forse un Abbraccio

urlando bugie

a tutte le finestre illuminate

fino a rimanere solo

in una gabbia di vetro verde

deridendo ogni Saggio che incontravo

fino a precipitarli tutti nell'Abisso

con me

come ponti di corda

facendo incetta di silenzio

e d'inquietudine

e di spettri

per disporli in fila

tutti

un giorno

sul davanzale dell'Inferno

ridendo.

Ho imparato a scrivere

certe notti di luce

con la musica nel cuore

con la Danza sacra

del caleidoscopio di arcobaleni persi

a commuovermi per l'eternità.

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Un fiotto di sole polveroso

e l'argento degli avi

un suicida stanco

e una morte lenta

L'erba è una geometria

un delirio di fiori ardenti

il cielo è una marmellata

di sangue infuso di stelle

Una panchina di luce un parco

e l'ammiccamento dei faggi

nel verde vitreo dell'Aprile

un prato di fiamme pallide

Legata e umiliata e stuprata

rifiorisci nell'Aprile terso di rugiada

esplodi ancora e ancora Natura

irradiando luce e arcobaleni

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Danza la Regina delle Lucciole Radioattive

danza sulle sue ali d'alba incartapecorite da tutte le priavere dell'universo

danza nel caleidoscopio di rugiada della sua Corte perduta

danza e il suo ronzio è il murmure cibernetico dell'agonia di un milione di computer suicidi nella città perduta

dove uomini morti camminano a scatti per le strade marcescenti

hanno gli occhi a spirale e vomitano catarifrangenza

hanno gli occhi a spirale che girano e girano

e ti ci puoi perdere se vuoi

e i lampioni si accendono al contrario

e danzano con la Regina

danzano di pixel rossi e verdi e blu

plasmando la notte di fumo di macchine spettrali

battezzando la nebbia alla vita di un'anemone violaceo e molle

segui l'uomo alto e incappucciato

l'uomo agli occhi talmente dilatati da far impazzire chi lo guarda

il Senzanome lo Zingaro delle Dimensioni

che sbanda e incespica e ride e cade sull'asfalto

e sanguina marciume dalle ginocchia e ride

seguilo fino alla collina del cimitero

guardalo cospargere le tombe di polvere di stelle

guarda i morti levarsi a vita ancora

seguilo fino al granaio

guardalo cospargere l'orzo di polvere di stelle

guarda levarsi gli spiriti

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E' il compleanno della morte

oggi

il festante anniversario dell'archetipo di tutti i roghi

ardono

i verdi cunicoli della mia indifferenza

ardono

i brulli sterpi e gli alberi disseccati

ardono

i soli nel cielo grigio dietro le nubi

ardono e si spengono

e le stelle sono fragili

e le stelle sono impotenti

e le stelle sono inutili

ardere ardere ardere

cantano le stelle

(non le ho mai viste così tristi, credimi!)

cantano le cicale

cantano i rami stuprati dal vento

cantano le dita sanguinanti della brezza

cantano e cantano e cantano

una poesia che pende

dalle spirali di versi sbilenche

il mantra idiota e ripetitivo e fiammeggiante della Distruzione

la canzone dell'Estinguersi

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Le luci si stagliano e baluginano in eterno nel parco buio e fluente

sono grumi siderali di diamanti

sono noci stellate dell'archetipo del cristallo

contro l'anelito muto del cielo ancestrale

contro la il cielo nero come la cecità

e la notte freme d'immoti sussulti di statica elettricità galattica

e di tempeste cibernetiche

nell'orgasmo d'acciaio della mia retina

nello sfrigolio frizzante della mia pupilla

"le luci" disse lo zingaro

"le luci" e poi non più una parola

cercarono la sua anima in lungo e in largo

la cercarono in tutto l'universo

si era persa fra le stelle lucenti

cieca fra gli astri ciechi

si era persa d qualche parte nello scrigno del cielo

e questo è il meglio che riesco a ricordare

la fiamma e le insegne storte e le case pendenti

e mia madre a rovescio

mia madre a rovescio

e questo è il meglio che riesco a ricordare

questo è il meglio che riesco a dire

le mie mani il mio viso di gomma

i miei occhi fondi come un pozzo

da poterci annegare

una formula ritorta

una catena introvata di suoni e vibrazioni

è la tua bocca o la mia?

e non mi ricordo quando come e se davvero

quando?

andiamo via tuffiamaoci

respiriamo le strade le case gli stadi e la gente

respiriamoli a piene mani e fuggiamo

andiamo via di qua

c'è uno sbirro che ci sta seguendo

e sa che sono pazzo

c'è uno sbirro di Dio che ci segue e sa che siamo pazzi

ma lassù fiammeggia ancora

fiammeggerà per sempre

questa notte senza sopra e sotto

il sotto è a destra? a sinistra?

fiammeggerà per sempre per noi questa notte accecante e cieca

il tuo viso spezzato rifulge dello scintillio radioattivo del battito delle ali di mille lucciole d'idrogeno che si suicidano nello stesso istante

e arderanno i fuochi fatui nel cielo

arderanno nel cielo per sempre

i fuochi fatui delle luci febbricitanti e fredde

il delirio glaciale e immoto e lontano delle stelle elettriche

il grido muto e la geometria assordante

dei controni graffiati degli autodromi folli baluginanti a scatti nel cielo

senza parole senza parole

singhiozziamo risa isteriche e insane e risa attorcigliate con sottili fili d'argetno

risa invece che parole

senza parole senza parole senza parole

le prigioni delle Cose

la follia immobile del cielo graffiato dai graffi freddi e drittii ed elettrici

della luce

l'archetipo del cielo e l'archtipo del graffio e l'archetipo della luce

ma anche qualcosa di più

l'insieme che è archetipo di insieme

e non riesco a dirlo come merita

meglio senza parole

scusate sono un uomo

scusate non riesco a dirlo come merita

polvere elettrica di stelle

polvere elettrica di stelle

polvere elettrica di stelle

non riesco a dirlo come merita.

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Sfogliare l'inverno sul divano

e un toast e giocare tennis

e va bene così finchè

va bene così finchè c'è una prateria da sognare

sfogliare l'inverno sul divano

tappato in casa

con la scusa del freddo

sfogliare l'inverno sul divano

e immergersi e piangere e dimenticare

sfogliare l'inverno sul divano

al caldo di una coperta gialla

affogato nella carta

trascinato dall'inchiostro

sfogliare l'inverno sul divano

e cullarsi

sorridendo a volte

cullarsi nella speranza di cambiare

un giorno

nella speranza che quel giorno

sia lontano

sfogliare l'inverno sul divano

sperando che non cambi mai niente

di non cambiare mai

sfogliare l'inverno sul divano

e sai già che ti mancherà

ti mancherà il tramonto sul deserto

e la fontana zampillante

e hai già un po' di nostalgia

sfogliare l'inverno sul divano

e pensi al mutamento e alla rendenzione

alla felicità e all'amore

per un tempo lontano

sfogliare l'inverno sul divano

e far finta di volere la primavera

sperando che non venga mai

e un giorno però

la primavera arriva

con il suo vetro verde di alberi in fiore

e con il miele azzurro e i prati intessuti di sole

con il bel tempo e con le maniche corte

e l'inverno è finito

è finito prima che tu

sia potuto arrivare

all'ultima pagina

arriva la primavera

e hai nostalgia dell'inverno

ti manca già il torpore

e il buio e il divano

arriva la primavera

ed è una gran seccatura

la luce era molto più bella al buio

e il caldo era molto più caldo al freddo

arriva la primavera

e la gente non è migliore

ora che è passato un anno

arriva la primavera

e già la odi

si è portata via un paio di amici

e una ragazza

arriva la primavera

e sei solo un po' più disperato

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