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Libertà


esahettr

Messaggio consigliato

oi rimasto, te la ricordi quella volta che

dovevamo andare al juwel, a balare, ma la navetta

era strapiena, e poi io ho perso il portafogli

(e per tre mesi son rimasto senza carta d'identità)

sboccando da qualche parte, credo; e tu

hai fatto a pigne con imad (avevi torto marcio),

e stava per tirar fuori la lama mai ti ho trascinato via col negro

che ci inseguiva e urlava te sei morto; e poi mi ha chiamato tua madre e io

le ho detto che non doveva pressare, testuali parole, e poi

siam finiti all'ok, non so come, a piedi, ma non facevano più entrare

e siamo stati là seduti per un po', con la rosy sfatta di roba e bellissima

che, a turno, ci aiutava a stare in piedi; e poi abbiamo visto

quei tipi che, leggenda!, entravano dall'uscita, gattonando fra le gambe

della gente che andava fuori: e c'abbiamo provato

anche noi, ovvio, e come sempre tu ce l'hai fatta e io no,

e son rimasto fuori con la rosy, chissà cosa le avrò detto, poverina,

e me la sono quasi fatta ma sul più bello sei arrivato tu, barcollavi

come un passero ferito: avevi minacciato una barista, ci dissi,

che si rifiutava di farti un invisibile per 1 euro e 30, e ti avevano

buttato fuori; e poi in qualche modo sei riuscito a portare

la rosy, cianotica, dolce di stagne, a casa; e, ecco, questo tu

non me l'hai mai detto, (nelle cose serie, in fondo,

sei un signore) ma io ho sempre pensato, che a forza

di non guardarla (e complice il vento d'aprile) l'avessi

inchiodata a un portone nell'alba bigia di oltreisarco.

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la juro

la juro chi non l'ha amata quando

bionda come sua madre barcolla

la piazza d'oro in primavera andando

tenera di baci con una bolla

di sorriso chiusa in gola, pensando

che forse è troppo alta, per esser bella

(non che i maschi disdegnin - ridendo);

l'arroganza timida che ti balla

addosso un'alba vuota negli odori

(le sei: la barista addormentata)

della notte bruciata come i fiori:

la juro chissà se l'hai amata

oppure sei morto negli azzurri

morsi che dava la sua risata.

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nascere

la morte gli rideva in tasca

per chi sono questi specchi

diagonali all'angelo inghiottito

un vento di gioia insepolta nelle pietre

chiama i semi della terra spezzati

i morti sputano le rose dementi

le rose buie porte nel silenzio

arrotondato dell’estate;

era bello tornare fra le margherite del cardine

disperato dell’essere era

un sorso di banconote sghembe

erano le stelle del tornare a casa

più feroci del bilico di teste

sul marcio e le stagioni camera assurda nel lacerarsi

lembi di luna fioca;

avere un movente illustre

(scappa dalla notte incendio doloso)

***

ogni albero sfiora

la cenere che indora

e il nulla della sera

dona abisso alle mele

***

divelti sono gli occhi il nocciolo

di cenere divelto il sorriso pesce

a sorte nello specchio del vento:

misero fiore il tempo

la città era impari

nei turbini fetali dei nostri passi

si staccano cuori di segno

la mia peggior maglietta

le ragazze acqua buia

***

l'inguine rosso

degli erranti per desiderio

quaccheri di sabbia

immerse frigido di seta

benedendo i nomi gli artigli

critici sorridendo rotto

disfatto sinuosavano

gli uccisi della strada i sassi

ruminanti gloria sulla lancia

della terra immobile allo scivolo

di viole spingeva i colmi di morte

oscuri ai sessi risucchiarsi oche

fondanti piangono musica

di caos fonda la mano nitrisce

mille morti nella sera

***

le dita rubinetti verdi caz*i della luce

rovescia le scale corrotte

seme di luce in polvere rivolgendo

tentoni alle nuche in generale decima

gli angeli di chiodi alle dita

della scala luna smunge orrore enuncia

le tigri ininterrotti pioppi

***

ruppe otto ceneri e le pianse

inargentando folle le radici

convesse che lo sostenessero

annidava impiccato il sole viola

della gonna che ridendo il caos

mostravi ghiotta da bambina

nella luce rubata alle rose

che succhiano il tempo

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  • 2 settimane dopo...

così alto e da qualsiasi luogo

le parole vengano trifogli d'impuri

ritorni dove tutti consunti chiese di neve

rapendo l’acqua scivolano i campi

sputa e li chiama

***

- è il chiasmo dell’ora, rotola mani

rinate, gli parlano il sole in faccia,

le voci danzano la chioma del fango.

la stessa larva esausta è nelle cose.

***

dai cani imparò a toccare dai cani

riverbero che sua madre gli vorrebbe ancora

premere a ogni costo a ogni suo salto

di sabbia sgranata quando gemono le rane

del vento nella goccia di soffioni

che ho troppo dimenticato che la casa

staglia nulla nel segreto del silenzio finchè

tornano i giorni insopportabili

delle droghe perdute e del sonno

che premevo nella terra al solstizio,

così almeno credevo.

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ti insegnerò ti insegnerò le grida dei balconi

le crepe negli occhi ti insegnerò risa e

tentacoli di un senno che non è

di poi né prima (e forse canterai

salmastra al mio gabbiano senza inizio)

ti insegnerò le lune in gola certi tondi

di notte che sempre m’impaurano

di nomi gravidi impennati ti insegnerò

a lasciar che i sogni spuntino per sbaglio

nel cavo delle aurore dimenticate

mi insegnerai non è il tuo fianco

non è il mio a incresparsi come argento

mi insegnerai che non è il fiore

dei nostri denti a cadere

nel sangue delle foglie

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  • 4 settimane dopo...

Salta il vuoto di bava è dappertutto.

Preghiera siano i boci nel mare

letto di un domani fratello delle

stelle fregate non so dove dietro

il vento perchè ti sogno ancora

a farci raglie di luce battendo

il cuore delle cose che verranno.

Si muore d’estate, di roba tagliata….

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  • 1 mese dopo...

"pensavo fossi l'unica empia fino in fondo,

fino all'ultima corda selvaggia di Dio,

con le tua scimmia di polvere mangiata dai corvi."

"ora voglio starmene un po' sola

con la mia morte, inchiodare il disordine.

nel caso non fossi altro che viscere."

"e poi la luna come ti fa gialla,

sembra sempre un buco.

saremo braccia che piangono tutta la notte?"

"verrà la tua morte come tutti i giorni

che hai temuto, verrà la morte ma ora

andiamo a scardinarci gli occhi, per favore."

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  • 4 settimane dopo...
  • 3 settimane dopo...

EPITAPH FOR CHRIS MILLER

Just been drinking and thinking

about that night you came home pissed drunk

and stumbled out of the car and fell on your face

and while I walked you upstairs

you kept mumbling like you always do

and all I could grasp was:

"Jolie was so so flexible. Oh God,

Jolie was so fucking flexible".

  • Mi piace 1
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  • 3 settimane dopo...

1.

d’estate in america stranito

dal canto delle querce nella pioggia

di fango dei secoli di viti abbagliate

nell’anguilla della luna blu dei monti

è inghiottito; balla

i figli di bava conta le parole le

mangia per il suono di dirle

2.

Ride la neve; cammina un miglio.

Pensa a suo padre (sarà come

stelle di fumo sconvolto nel ringhio

della luce a rotoli, sarà la morte

come essere nel grano) poi

l’acido gli involò il cervello

a strisce di dollari in gola;

ora parla ai portici di baci

del nulla e beve il vento:

“mio padre che mi dice sei stato come un lutto

io penso lutto arancione

alla parola

come un boomerang (quasi piango).

quando i treni volano nel grano

sono la terra che scorre”

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  • 2 anni dopo...
  • 1 anno dopo...

So che ci faccio un po' la figura di quel mitomane che spingeva la sua miscellanea sul forum tipo dieci anni fa, ma se vi interessa la poesia date un'occhiata al nostro blog. Ci siamo anche su facebook, nel caso a qualcuno scappasse l'irreprimibile desiderio di followarci.

http://lamortegiallah.wordpress.com/

Peace love & Sara Tommasi

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