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Il Fato e gli Dei


Drokur

Messaggio consigliato

Regole: a turno si scrive un brano sull'ambientazione, vestirete i panni di divinità quindi benché non onnipresenti, onniscenti e ne onnipotenti avete lo stesso il potere di fare miracoli e di interagire con le persone che vi offrono una preghiera, potete anche punire chi bestemmi in vostro nome, oppure rimanere distanti dalle suppliche e fare quel che volete nei salotti degli Dei :D

Gli Dei hanno un grande potenziale ma quando due o più divinità si oppongono ne nasce un conflitto, il Fato indica l'evento e la sua risoluzione. Drokur interpreta qui il Fato. Ogni volta che intervenite con un bel pezzo, il Fato può premiarvi donandovi Punti Esperienza. I Punti Esperienza si possono giocare per aumentare le probabilità a favore vostro in un conflitto fra divinità.

Ultima regola: regna la fantasia!

E ora procedo con l'introduzione al Play By Forum:

Nel mondo c'era aria di cambiamento, il Fato presiedeva al consiglio delle divinità sul Monte Pegaso.

Le divinità erano presenti solo nel Mare Astrale e il Fato le aveva evocate tutte sulla cima del Monte Pegaso, li dove il Monte Pegaso si avvicina sensibilmente alle nuvole del cielo.

<<Vi ho evocato in questo nuovo mondo perchè dovete essere qui venerate!>> proferi il Fato.

Le divinità iniziarono ad osservare la materia di quel mondo sbirciando la zona limitrofa al Monte Pegaso:

il Monte Pegaso era alto 2 Kilometri e intorno al Monte Pegaso c'era una larga foresta, una foresta abitata da orchi, goblin e i soliti animali.

Al margine della foresta c'era la spiaggia e poi il mare che faceva da contorno all'isola dove era situato il Monte Pegaso.

Il clima dell'isola era tropicale e gli abitanti vivevano bene in armonia con i loro compagni.

Fato disse <<Qui non si registrano guerre da un pezzo e la popolazione sta morendo dalla noia...pensateci un pò voi a cambiare la situazione!>>

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Non è solo la guerra che può combattere la noia, ma la saggezza, la cultura, e la gioia di vivere assieme.

Le razze attualmente presenti qui non sembrano averlo capito, per questo non possono raggiungere uno stato di se superiore, uno stato in cui capiscano come il bene appaghi i loro cuori, per questo hanno bisogno di aiuto, e io lo fornirò loro.

Dico nella mia forma astrale, a malapena si vedono le mie sembianze, un umanoide magro, troppo sbiadito per vederne i dettagli.

Una delle mie mani và verso il mare, vicino alla costa.

Luogo in cui numerosi turbini si iniziano a formare, e da ogniuno di essi numerose creature dal fisico simile a quello degli orchi, ma con branchie e pinne, iniziano a uscire, per dirigersi verso la costa.

Una volta li arrivati tutti guardano verso la più piccola di quele creature, nonchè la più anziana.

Iniziano a discutere tra loro nella lingua degli orchi, fino a quando tutti non si fermano, e io sussurro qualche cosa nell'aria.

Voi siete stati creati con lo scopo di portare alle popolazioni di questo luogo l'armonia, la pace, la saggezza e la gioia nel vivere per il bene degli altri, nell'aiutarsi e nel non sentirsi soli, nell'avere fiducia in se e negli altri, e nel sapersi difendere dalle insidie del male, il vostro compito è quello di portare alla gloria questi popoli, ma per farlo dovrete essere in grado di difendervi, io vi proteggerò in questo percorso.

La prima cosa che dovete fare è creare un luogo dove abitare e ospitare chi vuole imparare da voi, un luogo vicino all'acqua, l'elemento che vi ha creato, mentre una parte di voi viaggerà per diffondere le mie parole di bontà.

Coloro di voi che mi dimostreranno di aderire a questi concetti verranno premiati, coloro che abbandoneranno la mia via esiliati, ma per sopravvivere non dovete contare solo su di me, dovete creare la vostra cultura, sarete voi a decidere come le mie parole verranno sparse nelle quattro correnti, io vi osserverò.

Voi siete i Voshar

Dopo aver detto ciò punto il dito sull'anziano che era al centro dell'attenzione, dal'acqua un piccolo globo d'acqua si stacca e si dirige verso di lui, formando una fascia che si poggia alla sua testa, fondendosi ad esa e formando un tatuaggio.

Questo è il simbolo del mio potere, viene dall'acqua, elemento da cui siete nati, e vi cinge la testa, per sorreggervi nelle vostre decisioni, è chiaramente visibile, perchè non dovete vergognarvene, coloro che ne sono marchiati avranno accesso ad una piccola parte dei miei poteri.

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Una donna dai lineamenti bellissimi secondo ogni standard umano, elfico, orchesco od altro: l'aspetto di Meklanha non è mai lo stesso, dal momento che esso è agli occhi ciò di più bello e indifeso possibile per la gente. Cosi vuole che sia, dal momento che per corrompere l'animo nulla è migliore dell'ingenuità del proprio aspetto. Ma anche morte e distruzione. Il dio del Bene Vareha vede Meklanha come egli desidera, poichè tale è il potere degli dei, così come gli altri.

ahahah! E tu pensi che la saggezza e la cultura siano le basi. Eppure è proprio per quelle e da quelle che si fonda la guerra. Non è che dia tanta importanza a questo comunque, dato che siamo agli albori del nostro compito. Una società perfetta per gli umani è impossibile: hanno bisogno di qualcosa che li completi, non sono poi cosi diversi da noi da questo punto di vista. Ho già in mente come completarli questi....

Giunto su una parte deserta della terra vennero creati non morti: tutti gli esseri finora sepolti si radunarono in quel luogo e tornarono in vita sotto varie tipologie e forme. In particolare dal nulla formò degli aboleth, nominandone uno il capo e dicendogli:

Tu sarai la guida di queste creature quando io te lo dirò. Poi si riferì a tutti:

è la fiamma del mio potere che vi tiene in vita. Voi ricercate i vivi perchè vi completino e cosi farete. Il vostro nutrimento per far restare attiva la mia fiamma è la carne di un essere vivente. Loro sono i vostri nemici e la causa di questa miseria. Farò in modo di disperdervi ed attaccare l'umanità a poco a poco, in silenzio. Non voglio che subito scateniate la vostra forza, ma che corrompiate prima i loro animi: questo è importante. Iscriverò la mia leggenda nelle rune e nei manoscritti, e molti studiosi vorrano divenire come voi per avere la vita eterna. Gioite delle vostre carni. Gioite della morte. Gioite della pazzia.

Dopo questo discorso, faccio perdere a tutti la memoria, lasciando però "scolpiti" i miei insegnamenti,tranne che agli Aboleth, che soprannomino "portatori della verità". In particolare al capo dò un artefatto con cui gli avrei fatto sapere il momento dell'attacco all'umanità.

Ritorno dunque dal Fato dicendogli: ho creato le basi di una guerra. Ad ogni metà ne va associata un altra. Per adesso ho creato nemici terreni, vedremmo in seguito... Fidati sarà divertente vedere le contromosse che effettueremo. Sarà una guerra tutta nuova quella che ci sarà, perchè cambiera il mondo.

Una risata fragorosa di un pazzo viene emessa dalle mie fauci, che ancora non si sono abituate al nuovo male che avrei gettato sul mondo

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Pania è un dio silenzioso e schivo.

Tra tutti forse il più indecifrabile, egli persegue scopi che a nessuno ha mai rivelato, e che molti dubitano addirittura che abbia.

Si mormora che egli sia così, privo di espressione e di volto, perchè egli non semplicemente "è", ma egli al contempo è, era e sarà, quindi è insieme concepito, nato, morto e dimenticato. Nessuna di queste lo rappresenta, ma ognuna lo compone. Pania è il dio guardiano del Tempo, dello Scorrere di Tutte le Cose, dell'Equilibrio del cosmo e delle sue forze, che stanno alla base di tutto. Dicono che suo incredibile potere (e sua eterna condanna) sia poter abbracciare l'eternità con un singolo sguardo. Egli non vede passati, presenti e futuri: vede tutta l'eternità racchiusa insieme nel grande disegno dei Creatori.

Per questo egli non gioisce nè piange, non si dispera nè esulta: egli vive nel grigiore di ogni sensazione che si fonde nell'altra, e per questo si aggira eternamente malinconico negli spazi infiniti che il suo sguardo senza occhi può scrutare in un istante, osservatore immortale e sempiterno di ogni cosa.

Ma la realtà che egli vede è in continuo mutamento: le linee del tempo si intrecciano, si tendono e si strappano in miriadi di trame oscure e ignote, una per ogni filo d'erba o granello di polvere del Cosmo intero, e la realtà che Pania osserva scorre, muta in perpetuo in tutti i suoi stati di esistenza, nel futuro come nel passato, ribollendo in un caos che è la vita stessa di tutto.

Egli non ricorda chi creò lui o gli altri Dei, il passato che lui osserva è mutevole, così come ogni futuro o presente parallelo o trascendente. Egli non vive e non percepisce le certezze, ma solo oceani geometrici di possibilità.

Da sempre (o almeno, fin da quando memoria divina può ricordare) egli ha osservato il Mare Astrale e tutti i suoi infiniti mutamenti, divenendo ogni eone più consapevole del suo compito: preservare l'Equilibrio.

Ciò che egli ha infine compreso essere nella sua natura e nel suo scopo è quello di lasciare che il Tempo non si estingua mai, che nessuna Forza prevalichi definitivamente sull'altra, distruggendo così il tessuto della Creazione e annientando ogni cosa: passata, presente e futura.

Forse è invece completamente pazzo, e la sua mente troppo aliena e contorta perfino per gli altri dei. O forse è l'unico realmente saggio. Nessuno può dirlo con certezza, tra i suoi pari.

Egli è colui che i vincitori temono e che i perdenti bramano: egli è il Riequilibratore, colui che riporta le cose al loro equilibrio primordiale, ovunque una delle Forze prevalga sull'altra.

Così, egli non ha amici, nè nemesi: ciascuno raggiunge con lui momenti di conflitto o di sodalizio, in assonanza ai propri successi o insuccessi.

Condotto dal Fato sullo sperduto Monte Pegaso, egli ne ascolta le parole, e prevede sussulti nella trama del tempo: la parola guerra non gli piace.

Ma forse questa è un'altra delle prove che negli eoni della sua esistenza (passata e futura) affrontò ed affronterà, e come ogni cosa egli l'accetta senza emozione.

Pania discende rapido dal monte, e prende la forma più duratura e stabile in questo mondo: un enorme pilastro di granito grigio, alto decine e decine di braccia, che si leva immobile nel mezzo della foresta. Attorno ad esso, per molti, molti tiri d'arco, la foresta si polverizza e diventa sabbia: un deserto silenzioso e grigio, nel mezzo del quale rimane soltanto lui.

Egli sa che le genti di quel nuovo mondo avranno bisogno di lui: i suoi divini compagni non bramano che il Disequilibrio, null'altro che lo sbilancio delle Forze... e lui, nuovamente, sarà colui che tenterà di impedire che l'uno trionfi sull'altro, e che questo mondo giunga alla fine dei Tempi.

Mistico ed enigmatico, il pilastro grigio svetta nel deserto, in attesa che siano gli altri a giungere al suo cospetto, a cercare il suo segreto.

E dal Mare Astrale e dalle pieghe del tempo, intanto, i suoi servitori iniziano a prendere forma, ad affiorare dal futuro e riemergere dal passato: forme grezze, indefinite, irreali, ancora, ma che saranno pronte a discendere nel mondo quando Pania lo riterrà necessario.

E osserva...

Da un lato, egli scorge le creature d'acqua plasmate ed istruite dal vigoroso Varhea, la cui voglia di progredire e di diffondere le virtù porteranno quelle creature troppo distanti dalla semplicità degli elementi primari... l'ha visto troppe volte, lo vede in troppi futuri. Nessuno riesce mai a stabilire la purezza cristallina, vi è sempre un'ombra, laddove c'è libero arbitrio, che in un futuro conduce all'annientamento, al rifiuto e al tentativo di ribellione agli stessi dei. Troppi mondi a visto nascere con grandi speranze, e finire per distruggere ogni cosa accecati dalla propria potenza.

Dall'altro, egli vede la sfera perfetta e candida, geometricamente sublime, simbolo di ordine ed equilibrio totale: la riconosce, è Meklanha... per come ella gli appare. Molte volte è stato ingannato da quella sua evanescenza, e molte ancora in futuro si arrenderà a lei, a quella sua forza e volontà di stravolgere per il puro gusto di farlo... le creature che ella richiama sono spregevoli insulti alle leggi fondamentali, composti e animati da pura magia che pugnala violentemente la sobrietà e ordine del creato. Esseri entropici che sgretolano il tessuto della continuità e rodono come vermi il piano dell'esistenza.

Si, vi sarà la guerra, nuovamente per capriccio del Fato.

Ma egli non rimarrà a guardare per sempre. Sarà l'Equilibrio a tornare infine, almeno in questo mondo, dovesse ciò voler dire ricacciare ambedue nel Mare Astrale e cancellare ogni segno della loro presenza da questo mondo.

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Nota del Fato: Non ho postato prima perché attendevo che gli utenti che si erano interessati a questo gioco scrivessero il loro ingresso nel mondo di gioco, ma visto che tardano a scrivere dichiaro che è finito il primo turno di gioco e ora ne inizia un altro.

Varhea , Meklanha e Pania guadagnano 3 Punti Esperienza ciascuno per la buona introduzione in gioco :)

E' passato un secolo da quando il Fato ha evocato nel Monte Pegaso gli Dei. 3 divinità hanno risposto a Fato e hanno fatto il loro ingresso nel Mondo alla loro particolare maniera. Le razze degli orchi del Mare (bo non mi veniva un nome migliore) e i nonmorti sono stati evocati nell' Isola del Monte Pegaso... il divino Pania si è tramutato in un gigantesco obelisco. Cosa succederà nel secondo secolo di questo mondo? Il Fato attende dall'alto del Monte le mosse degli Dei e rimane in perenne evocazione di nuove divinità.

Intanto cosa hanno fatto gli abitanti dell'isola in questo secolo?

Gli orchi e i goblin hanno scoperto l'obelisco di Pania e si sono messi in collaborazione fra di loro per venerare Pania stendendo fra goblin e orchi un patto di alleanza reciproca. Pania sta venendo considerato come un evento straordinario nella vita dei popolani e tutti sono d'accordo nel pregare vicino all'obelisco.

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Spoiler:  
Voshar, si chiamano Voshar!

Osservo la distruzione causata dal pilastro, ma non posso che accettare il fatto che la comparsa del pilastro abbia riappacificato due tribù molto diverse.

Intanto i Voshar avevano iniziato a spargere il culto del bene, e diversi di loro ebbero la mia benedizione e i miei poteri.

Alla morte del mio primo sacerdote, scesi sull'isola, sotto forma di una grande aquila d'acqua, mi poggiai vicino a lui e dissi:

Mi hai servito bene, hai fatto il meglio che potevi in mio nome, per questo ti premierò.

Tornerai ad essere punto di riferimento per la tua gente, e un giorno per tutti gli abitanti del luogo.

Detto ciò poggiai le ali sul suo corpo, e davanti a tutti esso divenne un'angelo, un'essere divino pervaso dal bene.

Mi rivolsi poi al popolo e dissi:

Avete servito egregiamente la causa del bene, avete costruito un luogo dove vivere e accogliere gli abitanti di quest'isola, è evidente però che avete bisogno di un punto di riferimento terreno, uno di voi oggi è stato scelto come araldo, dopo la morte è tornato qui per guidarvi, lui sarà me, e io sarò lui.

Detto ciò mi rimpicciolisco fino a diventare delle dimensioni adatte a poggiarmi sulla sua spalla, e creare un collegamento tra lui e me.

Ricordatevi sempre una cosa, per quanto grande possa essere una disgrazia, può sempre portare pace, guardate il grosso pilastro che è caduto dal cielo, numerose vite sono andate perse quel giorno, ma ora, grazie a esso, sono nate nuove amicizie.

Mi prendo una pausa, in modo da fare comprendere quanto ho detto, per poi continuare:

Questo non vuol dire che non bisogna porre rimedio ai danni causati dai disastri, per questo vi chiedo di prendervi cura della vita degli animali e delle piante, soprattutto quelle vicino al deserto che si è formato, sono sicura che riuscirete a far crescere nuova vita laddove ora non ve ne cresce più.

Ma non dimenticatevi di fare conoscere alla gente di questo posto la mia benevolenza, e il piacere del fare del bene, l'aroma di una buona azione, e il calore dell'amore.

Detto ciò mi avvicino al mio nuovo campione, per poi dire:

La sua stirpe attuale e futura avrà la mia benedizione, le loro anime nasceranno pure da ogni male,protette dal mio potere, una stirpe sacra a voi tutti.

Detto ciò una luce circonda i suoi discendenti vivi, e su di essi si forma un tatuaggio che copre tutto il mondo, un tatuaggio che raffiguri il potere divino di cui sono ora irradiati, onde dorate e piene di vita.

Dopo aver fatto ciò mi poggio sulla spalla del nuovo angelo, per poi non muovermi più.

Seppure però sembra che io non sia a far nulla se non osservando, decido di agire nascosto dagli occhi degli altri divini, in modo che solo il fato sappia cosa sto facendo.

Entro nel corpo di una delle persone designate al preservare la vita, e inscrivo nella sua mente tutto ciò che ha bisogno di sapere per guidare al meglio quel compito, il comportamento degli animali, le necessità delle piante, e come tutto sia in continuo miglioramento di se,per sopravvivere o per trovare la pace interiore, in modo da fornire oltre che aiuti nel suo compito, uno spunto su cui riflettere per accrescere la sua fede e quella delle persone a essa vicine.

Dopo di chè entro nel corpo di una delle persone che invece andranno a parlare con la gente con lo scopo di far capire loro le vie del bene, e di come sulla costa vi sia una comunità dedita solo a quello, e rimango nel suo corpo passivamente, osservo le menti delle persone con cui entra in contatto, per cercare ogni traccia di male in esse ed eradicarla con i miei poteri divini.

Per evitare sospetti di ciò, il mio collegamento con l'angelo mi informa delle mosse degli altri divini e di come vanno le cose, rientrando nel corpo dell'aquila d'acqua quando necessario, per poi tornare a quanto facevo prima.

Solo se riesco ad eradicare dalla mente delle persone il male, potranno comprendere veramente cosa sia il bene, e potrò evitare inutili conflitti....

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Osservo il comportamento di Pania e Vareha, e compiaciuto dal loro comportamento me la rido. Dopo aver creato i non morti, avevo bisogno di qualcosa anche io che non agisse nell'ombra. Creai quindi l'ombra all'obelisco che era diventato Pania. Raggi uscirono che tramutarono quelle creature in esseri a metà tra il bene e male. Avevo ucciso e riportato alla vita coloro che lo bramavano : al contrario delle precedenti creature essi erano vivi, ma avevano qualcosa che agli altri dei avevo nascosto: li avevo infettati con i 7 peccati capitali, in modo tale da essere creature imperfette. Successivamente pensai bene di cominciare a creare qualcosa: inventai le malattie, i veleni e le carestie. Portai il male negli astri nascenti, creando le eclissi, dove i non morti meno potenti avrebbero potuto camminare alla luce del sole. Successivamente ideai libri con scritti miti di eroi alla ricerca di sacri artefatti, che altro non erano che miei artefizi di malvagità.

Al fine decisi di manifestarmi come divinità agli uomini che mi avrebbero riconosciuto come la dea della bellezza e della prosperità: i sacrifici di vergini al mio cospetto avrebbero permesso una sicuro proseguio delle generazioni senza che nessuna delle mie malattie, veleno o carestie li avrebbe intoccati in modo tale da stroncarli per sempre.

Infatti mi recai da loro con l'aspetto di una donna bellissima, dicendo le seguenti parole: salve, il mio nome è Meklhana. Rappresento la fertilità della terra e delle generazioni degli esseri viventi oltre che della bellezza. Tuttavia per preservare tutto questo, miei cari, dovete purtroppo donarmi il sacrificio di una vergine ogni 12 mesi, che abbia superato i 18 anni e che sia bella. Solo in questo modo potrete fare in modo che le pestilenze e la carestia non estinguino la vostra specie. Credetemi che questa ragazza avrà il miglior trattamento da parte mia e diverrà parte di me. Non sarà una morte utile solo a voi, ma sarà utile anche a lei. Tutto questo condito di uno charme divino, che penetra i loro cuori e mi fa adorare

(nota per il fato: io dico la verità che li proteggerò dal veleno e le malattie che toccheranno SOLO la preservazione della specie :lol:)

La prima vergine sacrificata viene trasferita in un altro piano prima di finire nel regno dei morti noto solo a me e nascosto agli altri dei: ragazza mia, tu la prima di tante, diventerai un demone che servirà la mia causa. Avrai potere e corromperai l'animo di ogni umano! Con i miei poteri creo la prima Succube, chiamandola Shedim... resta qui in stasi, ti richiamerò ragazza mia, dico baciandola e mettendola in "stasi"

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Il pilastro grigio di Pania osserva il mondo mutare.

Un secolo è più breve dello sbattere delle ciglia, per il Dio del Tempo e dello Spazio.

Egli osserva esseri formicolanti e stupidi prostrarsi ai piedi della forma che egli ha assunto. Le loro forme sono grottesche, i loro volti animaleschi. Sono esseri facili da corrompere, e dalla vita breve. Adorano il pilastro, così alieno e imperscrutabile, ma nessuno di loro è così intelligente da domandarsi da dove esso provenga. No, nessuna di quelle creature merita il Segreto. Pania attenderà che giunga qualche meritevole per rivelarsi.

"Cadranno" è il pensiero di Pania. "Cadranno come ogni altra cosa qui. Questi esseri verranno annientati tutti quanti, le loro linee del tempo sono già spezzate in un futuro distante. Ecco, le vedo terminare, distruggersi nel vuoto del Nulla. Il Passato muta, assume nuovi significati, ma il Presente ed il Futuro sono solidi, sono tangibili. Non c'è speranza per loro. Sono tesi tra due corde troppo grandi e potenti per loro, e per gli altri abitanti di questo mondo. Misera la loro esistenza. Tante e tante saranno le vite che essi trascorreranno nell'illusione, loro che il Tempo lo vivono in una sola direzione, e mai si accorgeranno della fine che avanza. Alla fine, Meklanha e Varhea, e gli altri che giungeranno qui, si stancheranno di questo luogo, come hanno già fatto e come rifaranno in futuro. Come l'artista che abbandona la sua opera incompiuta. Perché non vedono che il loro progetto è impossibile.".

Varhea e Meklanha, così opposti, così differenti, iniziano a manipolare le mani ed i cuori dei mortali, iniettando in loro due concetti velenosi allo stesso modo: l'uno dolce, l'altro amaro. Ma entrambi li porteranno alla distruzione. Da un lato, Varhea condannerà le sue creature alla sofferenza, perché esse ambiranno alla perfezione senza mai poterla raggiungere, e stupidamente offriranno le loro vite e le loro forze per una causa comune, e morranno a milioni nel corso della storia, in nome del dio che diede loro il potere di pensare. Dall'altro Meklanha, che insegnerà loro a bramare il potere più di ogni altra cosa, li renderà corrotti, viscidi e perversi, ed ognuno di essi avrà paura dell'altro, così che nel momento del bisogno, ognuno sarà solo e disperato. Nulla si salverà.

Pania osserva ogni granello di sabbia dell'intero mondo, ogni atomo ed ogni fibra del creato per lui ha un nome, un'entità. Egli ama queste molecole, il tessuto stesso della realtà. Le forme concrete, gli aspetti che esse assumono sono mutevoli, cangianti: lui vede miliardi di anni insieme. Vede cosa ne sarà degli eroi che morranno e concimeranno al terra, e rinasceranno come erba e come alberi, che poi il vento trasformerà in polvere ed in vermi. Ed il ciclo sarà infinito.

Non ha nessun valore la forma, la vita: solo la sostanza ed il suo mantenimento è importante. Solo ciò che i mortali ancora non conoscono, solo l'essenza della materia.

La magia distruggerà ogni cosa. Darà poteri a quelle forme, le illuderà di essere immortali ed eterne, e loro si daranno battaglia distruggendo ogni cosa, finchè qualcuno abbastanza potente non rovinerà tutto, annientando l'esistenza stessa.

E' triste vedere il futuro ed il passato contemporaneamente. E' triste non poter gioire di un successo o soffrire di una sconfitta. Pania è sempre triste.

Nel frattempo, i suoi servitori volteggiano nei meandri del tempo, iniziando ad assumere forme. Ancora non sono pronti a discendere nel tempo, ancora non sono pronti ad istruire i mortali, perché nessuno di loro è degno.

Donerò le Leggi Eterne a coloro che saranno in grado di apprenderle. A coloro che dimostreranno saggezza ed intelligenza... si, farò di loro i custodi del creato. Le linee del tempo vibrano... si, alcune si tendono di nuovo... c'è ancora speranza, forse.

E Pania iniziò allora a ideare una nuova stirpe, che fosse pronta ad accettare il Segreto Eterno e le sue Leggi, per custodirle per sempre. Non esseri imperfetti e prematuri come le creazioni dei suoi divini simili. Ma anche per un dio, quel compito aveva bisogno di tempo...

@ tutti:

Spoiler:  

Ci vorrà qualche secolo prima che questa razza sia progettata a puntino :P

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Aeteperex si formò lentamente. Più lentamente degli altri. La sua forma era più grande, più maestosa, più complessa.

Era colei che da lì a breve sarebbe stata conosciuta come la Dea dei Draghi.

Finalmente formatasi, sul Monte Pegaso, guardò il lavoro compiuto dalle altre divinità.

Non male, pensò.

Ma le vostre razze sono deboli.

Questo mondo ha bisogno di una presenza più decisiva.

Aeteperex produsse quattro grandi uova. Due erano semitrasparenti. Due erano del suo colore, il platino. Scesa sul mondo, si assicurò di volare e di essere vista, sì che le altre razze sapessero che qualcosa di grosso era in arrivo. Le uova le nascose tutte in posti diversi, in attesa della loro schiusa. Poi tornò sul monte Pegaso, in una grotta colossale che prese come proprio dominio. E lì aspettò e osservò.

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Hopfrog, dio della follia e degli scherzi, amato da alcuni, odiato da altri, si diverte a tormentare i "mondani", termine con cui definisce gli abitanti di Pheeba, con stupidi scherzi, a volte crudeli e concludenti con la morte, altre innocui e divertenti.

Appare come un piccolo essere di colore bianco, simile ad un rospo, vestito con abiti sgargianti, e solitamente con un cilindro, un bastone, un occhiello, un orologio da taschino e dei baffi, anche se data la sua caotica organizzazione è difficile che si presenti vestito spesso nella stessa maniera.

Altra sua particolarità è quella di manifestarsi spesso tra i mondani, prendendo sembianze di molti soggetti, dal cantastorie, all'appassionato pianista, dal vecchio euforico al boia del patibolo, dal menestrello saltellante, al mercante truffatore, dal principe narcisista al teatrante comico.

Si accorse presto che i mondani spesso non riconoscevano i suoi scherzi come divertenti, e lui era l'unico a riderne; senza parlare della difficoltà di essere sempre presente in ogni situazione che presentava uno spunto per un bello scherzo.

Quindi creò creature che potessero portare per lui scherzi e follia su Pheeba: Imp e Pixies.

Nei primi infuse un pò della propria follia, rendendoli molto crudeli; nei secondi infuse la bontà dello scherzo innocuo.

Seminò queste due razze sulla terra, imponendo loro un'unica regola: evitare di farsi notare da gruppi di mondani, ma piuttosto preferire come vittima il mondano singolo.

Andate mie piccole creazioni...rendete questo mondo più divertente.

Hopfrog ha un rapporto abbastanza buono con entrambe le divinità Meklanha e Vharea, essendo lui stesso imbilico tra bene e male, senza preferirne uno.

Mentre Pania rimane un incompreso ai suoi occhi; la sua saggezza lo schifa e lo annoia, quindi tende ad evitarlo.

Saggezza, ahahaha! Ecco quella schifosa parola che rovina tutto il divertimento...

Fu così che scese dal Monte Pegaso, su ponti fatti di colori sgargianti, che chiamò Arcobaleni; raggiunto il grande obelisco rimase a guardarlo, e cominciò a fare battute ed a raccontare qualche scherzetto compiuto in "giovane" età.

Rideva da solo, e l'obelisco non sembrava accennare alcun sorriso.

Indignato dalla fermezza di Pania, fece i suoi bisogni ai piedi del grande obelisco, e poi ridacchiando se ne ando sul suo Arcobaleno, tornando al Monte Pegaso, pronto ad archittettare qualcosa che lavasse via la noia che lo affliggeva.

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