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A Worldbuilding Project - World I


Yumeko

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Buio. Oscurità.

Questa è la vostra prima sensazione. Cosa sta succedendo?

Ah, sì. Avete gli occhi chiusi. Ed è come se vi foste appena svegliati da un eterno sonno senza sogni.

Sembra sia passata un eternità. Sembra sia passato solo un secondo.

Altre sensazioni. E' il vostro corpo che vi urla l'esistenza.

Siete intorpiditi. Cos'è? Avete voglia di tornare in quel caldo e confortante buio.

Ma una voce vi richiama alla realtà.

"Sveglia.. E' ora di alzarsi, cuccioli."

E' una voce femminile.. dolce. Amica.

Vorreste risentirla, ma ora il silenzio regna sovrano.

Quando aprite gli occhi, vi trovate in una grande stanza.

Nove letti. Altri ragazzi e ragazze stesi in questi, che si stanno svegliando.

Dei tavoli, alcune sedie. Molte finestre.

Fuori il cielo si sta colorando di rosso. Il sole sta per sorgere.

E una porta chiusa.

Spoiler:  
Nel primo post inserite una vostra descrizione.
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Il primo respiro la colse di sorpresa. Sbarrò gli occhi, terrorizzata.

Dopo pochi attimi chiuse, per la prima volta, le palpebre.

Qualche respiro profondo. Dopo attimi che parvero un'eternità cercò di nuovo la luce.

Ancora sdraiata si guardò intorno con calma, esaminando la grande stanza e gli altri individui che si stavano svegliando come lei. Spostò il proprio sguardo verso il centro del salone, occupato da alcune sedie e dei grandi tavoli; una scena incredibilmente familiare.

Scostò la coperta e si mise a sedere sul letto. Il suo sguardo intercettò la luce del sole, e si riparò con le mani; per la prima volta vide e conobbe il suo corpo. Le nocche risaltavano notevolmente sotto la pelle pallida. Si toccò le scapole, e piegandosi leggermente passò la mano destra sulle ginocchia, fino a toccare le caviglie.

Pensò che aveva un'ossatura sovradimensionata rispetto alla sua corporatura. Ma forse era normale.

Passò la mano sinistra fra i capelli: non erano molto lunghi, ma poteva comunque afferrarli e tirare. Forse adoperò eccessiva forza e si fece male; uno strano modo di venire a contatto col dolore, quello di strapparsi un capello. La sua attenzione era tuttavia catturata dal sottile filo che le era rimasto sul palmo della mano. Era scuro. Aveva i capelli neri.

Animata da frenetica curiosità, afferrò un piccolo specchio appoggiato sul piccolo mobile posto di fianco al suo letto. Verificò che aveva il naso piuttosto delicato, a suo dire, e le sopracciglia piacevolmente sottili, che contrastavano con gli zigomi pronunciati. Le labbra non le piacevano; erano anche troppo sottili, quasi inesistenti. Gli occhi chiarissimi, quasi bianchi, che sfumavano sull'azzurro fino al contorno nero.

Cercò di sistemare la frangia, ma finì solo per arruffare i capelli. Li schiacciò con un rapido gesto della mano, nel tentativo di comporli.

Passò le mani lungo il proprio corpo, i fasci muscolari che si tendevano al suo passaggio. I seni erano fasciati fermamente, e sopra portava una casacca senza maniche color panna. Le gambe erano coperte da dei pantaloncini dello stesso colore che terminavano poco sopra il ginocchio.

Alzatasi si scoprì piuttosto alta. Poco meno di due metri, avrebbe detto. L'altezza, la notevole ossatura ed i muscoli tonici e tesi per la prima volta la fecero sentire potente. Per la prima volta notò la porta sul fondo della stanza.

E fu come un lampo, un bagliore tramutato in pensiero.

"Perché?"

Spoiler:  
Spero vada bene la descrizione, nel caso posso ritoccarla.

E giusto per essere chiari, userei l'italic per i pensieri ed il bold per i discorsi ad alta voce. Le azioni verranno descritte col carattere normale.

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mmh... Buio... Perché è tutto buio? Dove sono?

Immerso nell'oscurità non percepisco null'altro che la mia essenza. Mi sento perso... Solo.

cos'è questa sensazione... Chi sono io?

Sento una voce, del calore. Un calore che dà sicurezza, come una coperta intrisa di fiamme, un fuoco liquido che scorre nel petto, sempre più forte, ma questa voce e questo calore lasciano il posto al freddo, e alla solitudine

no... Non andartene... Ti supplico, rimani con me...

Il fuoco abbandona il mio spirito, lasciandomi vuoto come un guscio di noce. Mi aggrappo disperatamente a quell'ultimo frammento di sicurezza, ma piano piano scivola anche lui via da me

No, ti prego, torna da me! Torna! Torna!!!

NO!!!

Mi alzo di soprassalto dal mio letto, sudo copiosamente e respiro con fatica. Una lacrima mi riga la guancia destra mentre con una mano mi stringo il petto, come a non voler abbandonare qualcosa, che ancora non riesco a definire.

Ripreso il controllo della respirazione comincio a guardarmi intorno, e vedo persone che non conosco. Ragazzi e ragazze, non più di diciotto anni che si stanno risvegliando dal loro torpore

che io sia simile a loro? Che loro abbiano avuto la mia stessa esperienza?

Mentre rifletto su queste domande comincio ad osservare attorno e vedo un bagliore rosso ad una finestra.

che sia lei? Il calore che ho provato prima?

Mi alzo di scatto per poi fiondarmi verso la finestra, solo per scoprire che si tratta dell'alba. Un po' deluso appoggio una mano sul vetro, ed è allora che mi vedo: un ragazzo sui diciotto anni, alto nella norma e con un fisico snello e agile. I capelli sono neri, corti e lisci, tirati all'indietro e lucidi come se fossero bagnati. Sul viso si stagliano due occhi di ghiaccio, azzurri come l'acqua di un fiume montano, e sul mento ci sono i primi segni di una lieve barba. Il naso è ben proporzionato insieme alla bocca, e la pelle ha un colorito abbronzato.

Veste abiti semplici con varie tonalità di rosso e marrone. Colori caldi che ben si adattano alla sua carnagione. Porta una tunica a maniche lunghe e molto larghe, e dei pantaloni stretti in vita, con uno sbuffo all'altezza delle caviglie. È scalzo

@DM

Spoiler:  
io scrivo il parlato con il grassetto, e i pensieri con il blu. Il narrato è scritto normale
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@immagine

Spoiler:  
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Nel torpore del buio mi sento a mio agio, quasi strappata a forza dalla voce sopporto la paura dell'ignoto spinta dalla curiosità della novità: l'intorpidimento è una sensazione nuova, curiosa.

Apro lentamente gli occhi, guardandomi curiosa intorno. Fuori dalle finestre il sole tinge di rosso l'ambiente, in una incredibile immagine poetica, quando...

NO!!!

Un urlo da parte di un ragazzo alla sua destra. Sorpresa e paura. Ma che ca..whooaa!!

Per riflesso, un riflesso nuovo ma già nel mio istinto, di allontanarmi dalla origine dello spavento salto di lato per allontanarmi, perdendo pero' l'equilibrio sul letto e cadendo di schiena alla sua sinistra.

Un altra sensazione poco piacevole: dolore. Un leggero dolore alle natiche e alla nuca quando atterro contro il pavimento.

Ahia... la mano corre prima di tutto alla testa, tra i capelli argente, abbassando lo sguardo su di se'. Un corpo piccolo, alta 1.60 circa, capelli d'argento e piccole lentiggini. La corporatura piccola ma normale: ne' eccessivamente snella, ne troppo robusta. Una semplice e sobria veste femminile bianca e niente altro.

Mi alzo in ginocchio massaggiandomi quindi la natica dolorante. Che ti è preso? Devi urlare cosi'? faccio piu' contrariata per il dolore che per sapere veramente. Mi alzo quindi stiracchiandomi, come se fossi stata da sempre sdraiata lì, e forse era così.

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Il trambusto e le voci attorno a me mi costringono ad aprire gli occhi, riportandomi come a galla da quel lunghissimo sonno.

La mia mente cerca di richiamare, con un grande sforzo, memorie di ciò che era, dell'eterno sogno da cui mi sono appena svegliata, ma riesce a vedere solo oscurità...un'oscurità che contrasta con la grande luce che mi avvolge.

Ancora sopita vorrei parlare con le persone che si stanno svegliando attorno a me, ma riesco solo a guardarmi attorno.

Il mio letto è sotto una finestra, e così il mio sguardo viene subito attirato dalla luce al di là del vetro, non so perchè, ma so che si chiama alba, una luce bianca con cui il sole avvolge il mondo sorgendo. Ben presto mi accorgo che sul vetro è riflesso anche un volto, il mio volto, lunghi capelli biondo platino che scendono a boccoli, incorniciando un viso pallido ma florido, con due guance appena evidenziate da un lieve rossore, e due intensi occhi azzurri che saettano curiosi, esplorando il mondo circostante.

Ad un tratto mi alzo, sentendo il forte desiderio di sgranchire le gambe e di capire dove mi trovo, non sono spaventata, ma pervasa da un brivido di curiosità. Una lunga veste bianca mi scende fino alle caviglie non appena sono in piedi, scopro allora di essere abbastanza alta, poco più di un metro e settanta, con una vita sottile ma i fianchi un poco larghi e un seno sodo, un poco più grande di quella che immagino sia la media.

Mentre muovo i primi passi, camminando a piedi scalzi sul pavimento di legno, una domanda impertinente nasce nella mia mente, prevaricando tutti gli altri pensieri:

'Chi sono io?'

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Riportami nel buio.

Mi sveglio lentamente, senza avere una minima idea di cosa mi sia capitato.

Le braccia sono come paralizzate, mi gira la testa, le gambe fanno male. Che sensazione è questa? Vorrei tornare indietro, vorrei rivivere quella pace che mi accoglieva fino a pochi secondi fa. Invece mi ritrovo qui, sfortunatamente vivo e sofferente.

Cos'è questo corpo? Chi sono? Dove mi trovo?

Lentamente inizio ad acquistare i sensi: la testa si stabilizza, il mio corpo inizia a rispondere ai segnali, il dolore alle gambe ha ormai lasciato il passo ad una semplice sensazione di fastidio che sembra destinata ad assopirsi.

Gli occhi sono ancora chiusi. Ho paura. Non so spiegarmi niente, è tutto così assurdo.

Mi prendo ancora qualche secondo e respiro vigorosamente. L'aria pulita che mi pervade i polmoni mi rende un po' più incline a reagire, e a "sperimentare" questo nuovo dono. Provo a stringere un pugno e comprendo che le mie braccia stanno acquisendo forza dopo la sensazione di torpore iniziale.

Poi, senza fretta, prendo coraggio e apro lentamente gli occhi.

Ci vuole qualche secondo per abituarmi a quella luce che sta entrando dalla finestra e che, mentre per qualche motivo ignoto riscalda il mio cuore, mi permette di vedere nitidamente ciò che mi sta intorno.

Non è possibile. Cosa vuol dire tutto questo?

Nonostante i miei occhi non si siano ancora adattati completamente alla luce e il resto dei miei sensi non si sia ancora abituato alla vita, riesco a scorgere alcuni esseri umani che iniziano a muoversi e sento i primi mormorii. Com'è possibile? Sto capendo quello che dicono!

Eccitato dall'idea di potermi esprimere anch'io in questo modo, apro la bocca e cerco di farle emettere qualche suono indistinto. Dopo un paio di tentativi non andati a buon fine, finalmente posso sentire la mia voce, ma ciò che mi sorprende più di tutto è un'altra cosa. Ho nella mia mente i mezzi per poter comunicare i miei pensieri attraverso la mia bocca, ma non mi ricordo chi me lo abbia insegnato.

Effettivamente, non mi ricordo niente.

E' il caso di non farsi domande, tanto non troveranno risposta.

O forse la troveranno, ma non adesso.

Faccio un altro respiro profondo, ancora incredulo Poi alzo la schiena e la appoggio al muro, sempre stando seduto sul letto. E' qui che noto uno specchietto sul comodino vicino ad esso.

Lo prendo e lo avvicino al mio volto.

Dunque, sono davvero io?

Davanti ai miei occhi si presenta un viso pulito, dalla pelle rossiccia e dai capelli lunghi e neri come il carbone legati dietro la testa.

Ammiro i miei occhi scuri che mi stanno osservando. Quel viso, il MIO viso, mi esprime tranquillità.

Scosto lo sguardo dallo specchio e lo pongo sul mio corpo. Per qualche secondo, esso si sofferma sul mio petto completamente nudo, senza peli e possente. Sul braccio destro, riesco a scorgere un tribale.

Sotto la vita, invece, indosso dei pantaloni marroni. Probabilmente di pelle.

Non c'è traccia di calzature.

Do un'ultima occhiata al mio volto nello specchio, poi riposo l'oggetto sul comodino.

Getto un altro sguardo alla stanza, solo adesso noto quella porta.

La porta... La voce... La porta...

Resto immobile, non curandomi degli altri ragazzi e ammirando i primi raggi del sole che entrano timidamente dalla foresta.

Sono a disagio. Ma sono vivo.

E per qualche motivo a me sconosciuto so per certo che dovrei esserne felice.

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  • 2 settimane dopo...
Ospite Aurelio90

Apre la bocca. Improvviso, impellente, il bisogno d'aria. Ed apre gli occhi.

Si ritrova in un letto. Suoni, odori, rumori... un caos cacofonico rispetto al buio, al freddo e al vuoto. Alla non-esistenza. Eppure si è sentito come una pianta sradicata, strappato dal suo ambiente e impiantato qui.

E quella voce, quella voce gentile che ha smorzato il silenzio e lo ha fatto piombare qui..

Alza le mani e se le ammira. Nere. La sua pelle è oscura, oscura quanto la notte. Si porta le mani sul sul viso: la pelle liscia, la testa calva ed ovale... Non aveva questa forma, queste sensazioni, queste limitazioni nel buio in cui era immerso, nel suo stato di semi-incoscienza.

Non è poi l'unico presente nella stanza: li vede e li sente. Diamine, sta diventando troppo rumoroso ed affollato qui.. «Cosa ci faccio qui?» mormora, poi si porta le lenzuola sopra alla testa, come un tentativo di ritornare da dov'è venuto.

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