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Warhammer 40'000 - Deathwatch: Danza Macabra


Urizen

Messaggio consigliato

"Vedrò i domini del Dio Imperatore espansi fino ai più lontani recessi della galassia, dove la luce delle stelle e delle lune risplende sulle rovine e dove gli impuri camminano impuniti. Vedrò coloro che hanno distolto lo sguardo soccombere alla spada, i profanatori schiacciati dal martello. Vedrò il mio stesso sangue prosciugarsi, piuttosto che voltare le spalle a questa strada".

- Dal giuramento di Tiber Achilus, al varo della Crociata nella Jericho Reach

JERICHO REACH - 826,M41

Sono ormai passati più di quarant'anni dall'inizio della Crociata di Achilus. Quello che nelle intenzioni dei vari Signori della Guerra doveva essere un rapido conflitto di riconquista si è tramutato in uno stallo del quale ben pochi riescono a intravedere la fine... l'intollerabile ombra del fallimento inizia a profilarsi all'orizzonte per ben più di un'armata, e mai come adesso i giuramenti prestati innanzi all'Imperatore sono stati così vicini ad essere infranti. Le armate dell'Imperium, dopo i primi anni di facili conquiste e rapide vittorie, si sono imbattute in nemici interni ed esterni che ormai da tempo hanno saputo arrestare la loro avanzata; adesso, a più di quarant'anni dall'inizio della Crociata, innumerevoli miliardi di vite vengono sacrificate sull'altare della guerra ogni giorno nel faticoso tentativo di riconquistare i mondi che, dall'Età delle Ombre, sono scivolati nella notte - al di là del lungo e bramoso braccio dell'Imperium. Il Lord Militante Achilus, signore della Crociata, è perito anni fa in un catastrofico incidente Warp che ha visto la sua intera nave, il grande Incrociatore Proclamazione della Furia, soccombere alle energie dell'Immaterium; il comando della Crociata è da allora nelle mani del Lord Militante Tetrarchus, veterano della Guardia Imperiale, e dei suoi generali.

Da tempi immemori, la Deathwatch ha osservato. Le silenziose fortezze di questa camera militante dell'Ordo Xenos hanno scansionato il vuoto dello spazio, le ribellioni dei mondi un tempo sotto il giogo dell'Imperium, le fredde stelle che illuminano pianeti privi di vita. Vincolati ad una missione antica e vitale, i Fratelli Guerrieri della Deathwatch hanno osservato l'inizio della Crociata nel silenzio, senza farsi coinvolgere dagli avvenimenti attorno a loro. Il loro instancabile sguardo rivolto sempre verso il buio dello spazio, essi hanno vegliato decade dopo decade... colpendo velocemente e senza preavviso laddove la minaccia aliena lo richiedesse. E' stato così per secoli e secoli, con nuovi Space Marine pronti a prendere il posto dei confratelli caduti durante il servizio, anche se sempre più spesso coloro che sono scelti dai rispettivi Capitoli per l'onore di servire la Deathwatch non sopravvivono al loro dovere, nella Jericho Reach. Sangue chiama sangue, ed i caduti vengono vendicati con spietata efficienza; la Deathwatch ha ben poche volte conosciuto la sconfitta.

Eppure i Tarocchi dell'Imperatore si fanno inquieti: strani portenti ed oscuri presagi offuscano le visioni e tormentano le notti dei divinatori. Che la Crociata di Achilus per la riconquista dei mondi della Jericho Reach abbia avviato la catena degli eventi contro i quali da sempre la Deathwatch veglia? Al di là del responso dei Tarocchi, questa sezione della Frangia Orientale vive un'epoca di conflitto, sangue e violenza mai sperimentata prima d'ora: persino la barbarica Età dell'Ombra è stata offuscata dalla pura immensità di ciò che sta accadendo laggiù, lontano dallo sguardo della Sacra Terra. Le forze del Lord Militante Tetrarchus si sono arrestate, laddove non stanno apertamente ritirandosi.

Nell'Orpheus Salient, un tempo il fronte di più rapida avanzata della Crociata, le forze del Generale Curas affrontano l'orrore della Flotta Alveare Dagon; i Tiranidi emersi dal vuoto galattico divorano interi sistemi sul loro cammino, e le truppe di Curas le affrontano malamente in un disperato altalenarsi di cacciatori e prede.

Le forze dell'Acheros Salient, guidate dal Lord Militante in persona, sono impegnate ormai da decenni nella terribile Zona di Guerra Cellebos: una serie di mondi ristagnanti nell'oscurità dei Poteri Perniciosi, che dalla vicina Anomalia di Hadex incitano ribellioni ed atti blasfemi tali da bloccare persino la macchina bellica dell'Imperium.

Il Canis Salient, guidato dal Generale Ebongrave, vede le truppe imperiali affrontare le mire espansionistiche del giovane Impero Tau. Nelle prime fasi della guerra molti mondi erano stati liberati dall'influenza di questi alieni, ma ora lo scontro è senza quartiere, mentre schegge della Flotta Alveare Dagon emergono saltuariamente dal vuoto per predare uomini e Tau allo stesso modo.

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E' proprio nel Canis Salient che il dovere vi ha portati. Ognuno di voi è stato affidato dal proprio Capitolo alle forze imperiali sotto il comando del Generale Ebongrave, e trasportato con tutti gli onori sino al mondo morto di Ormasim: un piccolo pianeta, grande quasi la metà della Sacra Terra, nell'orbita del quale avete atteso per diverse ore. La perplessità dei Comandanti dei rispettivi vascelli viene dissolta solo all'apparire di un mezzo piccolo e veloce, che incombe sui trasporti della Guardia Imperiale ben prima che gli strumenti di bordo possano rilevarlo: un Dark Hunter, mezzo favorito dalla Deathwatch per spostare i propri agenti in modo rapido ed invisibile. Il Dark Hunter effettua una manovra di attacco per i due vascelli nei quali siete ospitati: solo a voi viene concesso di salire a bordo, nessuno tranne voi potrà seguire il tragitto del Dark Hunter verso la destinazione finale.

L'interno del Dark Hunter è sorprendentemente più spazioso di quanto poteste pensare, abbastanza grande per ospitare forse una cinquantina di soldati comuni. L'illuminazione automatica, nella forma di una fredda luce azzurrognola, si avvia non appena fate il vostro ingresso nel ventre metallico del trasporto; il mezzo è evidentemente automatizzato, nessuno è a bordo oltre a voi. Una serie di schermi proiettano a parete le informazioni relative al viaggio, e sebbene non sia evidenziata alcuna coordinata di destinazione i sistemi vi informano che sarete a destinazione nell'arco di poche ore.

E' li che per la prima volta vi incontrate, e la prima sensazione poteva certo essere migliore. Due Angeli Oscuri e un Lupo Siderale nello stesso mezzo di trasporto, senza nessuna figura di comando nei dintorni... la cosa farebbe sorridere, in altre circostanze. Ognuno di voi sa che siete tutti stati scelti tra i migliori esponenti del rispettivo Capitolo, ma questo non ferma certo le vostre considerazioni personali.

Gli schermi brillano, insensibili all'atmosfera che si respira all'interno del trasporto: tre ore all'arrivo.

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Per tutti

Spoiler:  
Dando per scontato che io e Hungryghoul non si sia della stessa compagnia operativa e quindi ci si conosca relativamente, in caso edito. P.s. do per scontato che si sia già annerito l'armatura U_U

Il passo è lento mentre accedo al Dark Hunter, volgendo la testa prima da un lato e poi dall'altro. Che sia paranoia o semplice curiosità è difficile comprenderlo, visto l'elmo dell'armatura portato ancora sul volto. Quest'ultima è coperta in larga parte dalla tunica di un candido, il cappuccio non alzato però. Per quel poco che ne traspare, ricoperta dal nero della Deathwatch, è molto decorata, istoriata con teschi e altre immagini mortifere e impressionanti.

Dopo alcuni schiocchi, rivelò il viso, portando l'elmo sotto braccio: carnagione bianchissima, capelli di un biondo così chiaro da essere quasi bianco, occhi di un azzurro gelido. Gli occhi tipici di chi guarda oltre il corpo, ma scruta l'anima.

Fece un lento cenno del capo verso il confratello Angelo Oscuro, osservò poi per qualche secondo, che parve un'eternità, il Lupo Siderale.

Poi fece qualche passo avanti, avvicinandoglisi.

«Il mio nome è Yruel, fratello apotecario della quinta compagnia operativa degli Angeli Oscuri, membro dell'Apothecarium.» disse tendendogli la mano destra, gli occhi fissi al suo volto.

Per Darth Ronin

Spoiler:  
Un angelo oscuro chiamato Yruel ha una volta vinto una delle ultime contese fra Angeli Oscuri e Lupi Siderali, aggiudicandosi la vittoria nel duello rituale in onore dei nostri primarchi.
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Rispondo al cenno di saluto dell'altro angelo Oscuro, aspetto che si presenti anche se il suo nome mi è già noto.

Con la mano appoggiata alla spada cerimoniale, a differenza del mio compagno di capitolo non porto la lunga tunica. L'armatura, dipinta per me di un familiare nero, è spoglia. Seguo l'esempio di Yruel e mi tolgo l'elmo per potermi presentare al meglio, scoprendo un volto scavato e dai lineamenti duri.

"Io rispondo al nome di Fratello Petronius, ho servito nella seconda compagnia del mio capitolo, in qualità di servente ai pezzi e Devastatore."

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Osservo attentamente i due angeli oscuri e solo dopo un attimo tolgo l'elmo per mostrare il volto. Un uomo dai lineamenti fieri si svela in questo modo con corti capelli castani e la carnagione appena scura. Adesso sono gli azzurri occhi che vi guardano. L'armatura blu non ne nasconde il capitolo, tuttavia alcuni punti di essa sono leggermente anneriti... "Saluti a voi, fratelli, il mio nome è Mauritius Castus ed ho prestato servizio nella decima compagnia degli Ultramarines". Dopo di che porgo la mano ad entrambi

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Avete avuto a malapena il tempo di presentarvi ai vostri nuovi compagni, quando la strumentazione del Dark Hunter vi segnala una comunicazione in arrivo. Senza che dobbiate fare niente per accettarla o per aprire un canale dedicato, una voce greve e dal tono baritonale si diffonde nell'ambiente metallico del mezzo di trasporto: "Ben arrivati, possenti signori Astartes. Il mio nome è Kallmar, e sono l'umile servo benedetto con l'onore di vegliare sulla Stazione Ormasim; il mezzo su cui vi trovate ha già ricevuto tutte le istruzioni per condurvi il più rapidamente possibile a destinazione, pertanto vi prego di pazientare ancora per poco". Segue una breve pausa, durante la quale potete chiaramente distinguere un rumore di sottofondo simile ad un respirare roco e affannoso, quasi raschiato: pare che il fantomatico Kallmar sia un uomo estremamente anziano, o forse che respiri attraverso strumenti di natura meccanica. "Qualora abbiate delle domande a cui desiderate immediata risposta, non esitate a chiedere, miei signori; altrimenti, con il vostro consenso, chiuderei la comunicazione e rimanderei il resto al vostro arrivo... ci sono del resto ancora dei preparativi da ultimare per accogliervi, o grandi signori". A quel punto Kallmar pare attendere la vostra risposta, e l'unico suono che riempie il Dark Hunter è ancora una volta il suo faticoso respiro.

Per tutti:

Spoiler:  
Piccolo promemoria: sapete che cosa è la Deathwatch e quale sia la sua missione, ma a parte questo non sapete ancora praticamente niente di come funzioni nel dettaglio o cosa vi verrà richiesto nei prossimi tempi (non avendo nessuno di voi le relative conoscenze).
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Guardo per un attimo in due confratelli e poi mi rivolgo all'anziano:

"Kallmar, io sono Mauritius Castus degli Ultramarines, vorrei approfittare di questo tempo per porle delle domande, gradirei sapere a chi dovremo rispondere da oggi, come vengono formate le squadre e con chi dovrò prestare servizio".

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Stretta la mano all'Ultramarine, ascoltò attentamente la voce del servo.

Lo sguardo cadde sul compagno di capitolo prima che sull'altro alle sue domande. Rimase poi comunque in silenzio, rimettendosi nuovamente l'elmo e poi subito dopo il cappuccio.

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"La Stazione Ormasim, come tutti i domìni della Deathwatch nella Jericho Reach, risponde agli ordini del Maestro Mordigael - Signore della Deathwatch in questo settore; ma a differenza di altre stazioni la cui importanza strategica è ritenuta maggiore, la Stazione Ormasim non ha un presidio fisso, né ufficiali di stanza. Essa è per lo più una stazione di osservazione, in larga parte automatizzata". Segue una breve pausa, ancora una volta dominata dal roco respiro del servo. "Stazioni minori come la Ormasim ricevono un distaccamento solo quando rilevano attività degna di attenzione da parte della Deathwatch... esattamente come in questo caso. Non so dirvi a chi risponderete, una volta giunti qui, poichè tali importanti informazioni non sono adatte a un semplice servo quale io sono; tuttavia sono certo che tutte le informazioni di cui necessitate vi saranno disponibili nelle sale a cui io non ho accesso". Stavolta il respiro di Kallmar sembra farsi ancora più raschiato - accompagnato quasi da un fischiare sommesso; è evidente che costui non è abituato a parlare troppo a lungo."Per quanto concerne la Squadra di cui dovrete far parte, temo purtroppo di non avere grandi dettagli da fornirvi, miei signori; posso solo azzardare l'ipotesi che, essendo stati prelevati assieme, tutti gli occupanti del Dark Hunter siano previsti come membri della stessa unità. Tutto si svolge secondo ordini prestabiliti di cui io sono spesso all'oscuro: comprendo ad esempio che voi siate coloro che attendo solo dal fatto che il Dark Hunter sia stato istruito per prelevarvi in questo momento, in quelle coordinate. Anche in questo caso, sono certo che nella loro saggezza i vostri superiori abbiano predisposto informazioni più dettagliate per voi nelle sale di comando della Stazione". La pausa stavolta dura più a lungo, quasi come a consentire a Kallmar di riprendere fiato; quando riprende a parlare la sua voce è leggermente tremula, quasi piagnucolante: "Perdonatemi, miei signori, se non sono in grado di rispondere esaurientemente alle vostre domande, ma sono solo un misero servitore ignorante. Tuttavia se avete altre questioni cui desiderate risposta, spero di potervi essere di aiuto come posso".

Dopodichè resta in attesa.

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«Non ti preoccupare. Adesso riposa, sapremo il resto da coloro che possono parlarcene con più conoscenze e più...diffusamente.» disse Yruel con voce seria e con il tono di chi pensa che la conversazione sia finita. Pochi secondi e, come se fosse già passata una vita dalla conversazione, iniziò a controllare il narthecium.

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"Bene miei signori, attendo con impazienza il vostro arrivo" gracchia per l'ultima volta Kallmar. "L'Imperatore protegge" saluta quindi, e la comunicazione cessa. Il trasporto sprofonda nuovamente nel silenzio, mentre ognuno di voi si immerge nei propri pensieri.

E nel silenzio il Dark Hunter rimane per il resto del viaggio, che come previsto dalla strumentazione di bordo si protrae per circa tre ore. Durante il viaggio gli schermi vi mostrano come il mezzo si avvicini di parecchio ad Ormasim, che le scansioni vi confermano essere un pianeta assolutamente desolato e privo di vita; di li a poco, riconoscete gli inequivocabili segni di una imminente discesa sul pianeta. Dopo aver raggiunto il lato oscuro di Ormasim (ovvero la faccia del mondo che la lentissima rotazione nasconde per anni e anni alla pallida stella senza nome a malapena presente sulle mappe), il Dark Hunter inizia quindi una rapida discesa - per niente rallentato o intralciato dall'atmosfera del pianeta, così rarefatta da essere praticamente inesistente. Messaggi di servizio vi informano che le procedure di atterraggio sono cominciate, mentre dagli schermi potete scorgere come il vostro mezzo si sia abbassato a sufficienza da poter quasi sfiorare le vette di alte catene montuose - unico tratto distintivo sulla superficie di Ormasim, altrimenti ridotto ad illimitate distese di arida roccia grigia. Ed è proprio nella fiancata di una di queste montagne che, in un anfratto particolarmente nascosto e riparato a più di un centinaio di chilometri dalla superficie, gli strumenti vi indicano la presenza della Stazione Ormasim.

Il Dark Hunter si avvicina rapidamente per poi decelerare in modo quasi violento, mentre una sezione della parete rocciosa inizia a scorrere rivelando un hangar di dimensioni piuttosto contenute (dubitate potrebbe contenere più di cinque o sei mezzi come il vostro). Pochi minuti dopo, finalmente il Dark Hunter si posa all'interno - senza che alcun servo o personale siano comparsi nell'hangar per assistere la manovra di atterraggio. Siete costretti ad attendere ancora alcuni minuti mentre il grande accesso dell'hangar si chiude, e subito vengono avviati i processi standard di stabilizzazione della pressione; quando infine gli strumenti vi indicano che anche l'aria è stata resa respirabile, finalmente il portello di accesso del mezzo si apre e siete liberi di scendere. I vostri primi passi all'interno dell'hangar della stazione Ormasim non sono certo un evento memorabile: non trovate nessuno ad accogliervi, né presenza alcuna oltre a voi. Vi guardate attorno: l'hangar non ospita al momento altro mezzo all'infuori del vostro, fatta eccezione per un paio di velivoli metallici irti di braccia metalliche, che ritenete essere sonde. Si possono intravedere alcuni piccoli mezzi da lavoro come montacarichi o piccoli trasporti cingolati utilizzati per muovere il materiale pesante, ma tutto ha l'aria di non essere utilizzato da molto, molto tempo. L'intero hangar sembra avere, ad eccezione di un paio di accessi di servizio, un'unica grande porta - verso la quale non tardate a dirigervi. I vostri passi risuonano in modo quasi spaventoso nell'assoluto ed immobile silenzio dell'hangar, finchè la porta non si apre al vostro arrivo.

Di fronte a voi, nel mezzo di un ampio corridoio grigio e privo di decorazioni, si trova una figura esile e contorta: alto poco più del metro e sessanta, pesante sicuramente la metà di quanto dovrebbe, l'individuo che vi si para innanzi è per voi praticamente insignificante. E' avvolto in una tunica nera da cui spuntano solo magre gambe e ancora più sottili braccia; la pelle è vizza e resa quasi maculata dalle macchie nerastre di un'età incredibilmente avanzata; un terzo braccio - meccanico e di semplice fattura - spunta dalla veste sotto il braccio destro, irto di strumenti da lavoro e apparecchiature di controllo. Il volto si rivela essere quello di un vecchio, ma ricorderebbe facilmente una salma se solo non lo vedeste respirare e muoversi: la pelle è tesa quasi all'inverosimile su un cranio dai lineamenti spigolosi, e gli occhi neri sono così infossati nelle orbite da essere quasi invisibili; è privo di barba o capelli, e da sotto la tunica spuntano due grossi tubi grigi che si collegano l'uno alla nuca del vecchio, e l'altro in piena gola.

L'uomo vi osserva per alcuni lunghi istanti, e vi pare addirittura di vedergli tremare il mento, come se fosse scosso da profonda emozione. Subito dopo si prostra faticosamente in un inchino, poggiando le mani a terra e arrivando a sfiorare il pavimento con la fronte. "Bene arrivati, miei signori. Sono il vostro umile servo Kallmar, e vi dò il benvenuto alla Stazione Ormasim" dice, con la consueta voce baritonale che - adesso che potete vederlo - genera un contrasto grottesco con la sua minuscola figura.

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Appoggio la mano delicatamente sulla schiena del servo, per poi toglierla facendogli cenno di alzarsi.

"La ringrazio Kallmar, ma ora si può alzare, siamo tutti servi dell'Imperatore."

*Spesso mi dimentico dell'effetto che facciamo ai normali esseri umani. Nonostante questo sembri eccezionale a suo modo. A quanto sembra in questa stazione ci siamo solo noi. Devo ammettere di essere curioso di sapere il perché tre fratelli siano stati convocati qui. La curiosità però spesso porta al dubbio, quindi aspetterò di giungere alla sala dove questo uomo afferma troveremo i nostri ordini prima di fare una qualsiasi assunzione.*

Penso velocemente mentre aspetto rispettosamente che il custode, palesemente anziano e qui da tempo immemore, si rialzi. Una volta che è tornato in piedi mi rivolgo nuovamente a lui.

"Poi condurci alle sale di comando, Kallmart?"

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«L'Imperatore protegge» rispose nonostante si fosse chiusa la comunicazione.

Giunto finalmente alla stazione a cui dedicò più di un'occhiata curiosa, seguendo gli altri un passo indietro. Arrivarono infine innanzi al servitore che li aveva contattati e lo osservo con attenzione.

Faccio un cenno d'assenso alle parole di Petronius, annuendo profondamente col capo.

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Osservo lo stato di abbandono della stazione mentre ci avviciniamo alla porta, quando guardo il servo Kallmar mi si apre un piccolo sorriso compassionevole e le mie parole vengono anticipate da fratello Petronius. Poi, porgendo la mano al vecchio per alzarsi aggiungo:

"È sempre un piacere trovare uomini devoti come lei"

Poi però lo osservo attentamente, come a voler capire a fondo la sua prossima reazione...

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Kallmar osserva quasi con reverenziale timore la mano di Mauritius, "oh no mio signore, le mie mani non sono degne di sfiorare la vostra armatura" dice, arrangiandosi per alzarsi da solo. Non potete fare a meno di pensare che la devozione mostrata dal servo sia quasi morbosa, ma probabilmente - pensate - costui è stato allevato e cresciuto unicamente come servo della Deathwatch, ed il suo comportamento è forse comprensibile. "Seguitemi, prego" dice quindi, incamminandosi lungo il corridoio.

Mentre camminate dietro di lui, con i vostri passi che risuonano negli ampi passaggi, Kallmar prosegue nel parlarvi: "la Stazione Ormasim è assai ridotta in dimensioni e mezzi, a causa della sua posizione relativamente arretrata nel Canis Salient; nel corso dei decenni passati, sempre più risorse sono state rilocate presso le più avanzate Stazioni Hestus e Bellom... solo io e gli strumenti necessari a mantenere la Stazione funzionale siamo rimasti". Una breve pausa, durante la quale il servo apre un grande portone che vi conduce ad uno snodo: da questa sala si dipartono diversi altri corridoi. Kallmar prosegue lungo il corridoio principale, riprendendo a parlare. "Molti di questi corridoi conducono alle sale di manutenzione dove sono ospitati i macchinari che mantengono operativa la Stazione" poi, con una nota di orgoglio, aggiunge "per più di cento anni ho pregato e servito gli spiriti di questi antichi strumenti, senza che mai un problema ne sminuisse l'efficienza!". Finalmente, dopo alcuni altri minuti, giungete in un grande salone: sebbene sia anch'esso spoglio di decorazioni di qualunque tipo, questo ambiente è probabilmente il locale più imponente che avete visto nella Stazione Ormasim dopo l'hangar; una grande sala ampia diverse centinaia di metri quadri, su cui si affacciano quattro porte di cui Kallmar si affretta a spiegare lo scopo. "La grande porta a Nord porta alla Sala di Comando: solo voi, miei signori, potete accedervi... mai io vi ho messo piede" dice, con una nota di quasi rimpianto. "La porta ad Ovest conduce alle vostre celle, miei signori, e alle sale di addestramento dove un tempo gli occupanti della Stazione passavano i loro giorni. Le due porte della parete Est, invece, conducono l'una all'Armeria, e l'altra agli alloggi della servitù nonchè ad altre strutture di manutenzione della Stazione". A quel punto il vecchio torna a volgersi verso di voi, sempre avendo cura di non incrociare il vostro sguardo direttamente. "Perdonatemi miei signori, se questa Stazione non dispone di strutture adeguate ad ospitarvi come si converrebbe ad Astartes del vostro rango... ma vi prego di comprendere che anche nei giorni di massima attività la Stazione Ormasim è sempre stata un punto di appoggio da cui far partire le sante operazioni della Deathwatch, più che una fortezza dove i suoi guerrieri potessero essere ospitati. Ciò nonostante, sarà mio compito ed onore fare tutto quello che posso per esaudire ogni vostra richiesta; sicuramente la Sala di Comando sarà utile per la maggior parte delle vostre esigenze più immediate".

Kallmar a quel punto, sempre col suo roco respiro a fare da sottofondo, china il capo e chiede "Desiderate che vi faccia strada da qualche parte in particolare, magari alle vostre celle? O c'è altro che posso fare per voi, miei signori, prima di congedarmi e tornare alle mie umili mansioni?". A quel punto attende la vostra risposta con uno zelo quasi grottesco che, pur facendo onore a lui e alla minuscola Stazione che accudisce, molti dei vostri Confratelli di Capitolo troverebbero fastidioso.

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*Un poco appiccicoso questo servo, di sicuro saprà molte cose a proposito di questa stazione. Dovrò stare attento quando parlo in sua presenza.*

Ringrazio con un cenno il servo, per poi parlare ai miei nuovi confratelli.

"Io prima di tutto mi dirigerei alla sala di comando, in modo da conoscere i nostri doveri, se tutti voi siete d'accordo"

*Questa sensazione indefinita, senza ordini o scala gerarchica mi mette a disagio.*

Penso nervosamente, senza lasciare però che tale pensiero aleggi per più di un secondo nella mia mente.

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Sorrido per un attimo alle eccessive riverenze, per poi cambiare completamente sguardo, stavolta serio e sospettoso.

"Concordo anche io, fratelli. È il caso di sapere perché siamo in posizione così arretrata... Mi domando perchè esista ancora questo posto...". Dopo di che continuo a fissare Kallmar.

Spoiler:  
Io non mi sono mai rimesso l'elmo
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