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Breve racconto


DeeD-iTH

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Premessa: in realtà questo era nato come il bg per un mio pg di cui poi in corso d'opera sono cambiate alcune cose per adattarlo all'ambientazione di gioco, ed alcune scelte sono forzate per degli sviluppi successivi che mi servivano in gioco, ecco che quindi alcune scelte possono apparire scontate o leziose al fine stesso della sola narrazione.

1.

Era una notte buia, fredda, di quelle notti in cui il contadiono sbarra la porta di casa oltre che quella del pollaio, perchè il lupo potrebbe ambire a prede piu succulente di una gallina.

Non c'era luna, ne stelle in cielo. Le nubi nere, minacciose non portavano buone notizie, solo freddo, gelo e neve. Neve, non nevicava mai in quelle terre lontane, la popolazione del villaggio pensava che la neve fosse un avvento nefasto.

Le finestre delle case erano quasi tutte buie, fatta eccezione per una casa, un piccolo fortino che sorgeva su un poggio lungo il lago.

Era la casa del guardiano del passo, sorgeva li da secoli, la famiglia che vi abitava aveva da generazioni il compito di difendere la via che portava alle montagne.

Le montagne erano l'ultima frontiera della regione, e nel corso dei secoli un piccolo villagio era sorto attorno alla rocca della frontiera.

Le finestre della rocca quella notte erano illuminate, i contadini dicevano che così facendo i signori avrebbero attirato le attenzioni degli spiriti mligni, che aleggiavano nel vento freddo.

Intorno alla mezzanotte iniziò a cadere la prima neve, poche ore dopo infuriava la tempesta.

Alla rocca intanto per i corridoi si affaccendavano donne intente a correre qua e la, portando pezze bagnate, e secchi di acqua calda.

Una donna urlava, erano urla strazianti di un dolore che solo le donne sanno sopportare, stava partorendo il suo primo figlio.

Le ore passavano la temeprsta infuriava sempre di piu, le urla di dolore si mescolavano all'urlo del vento che sferzava i rami rinsecchiti dei ciliegi del giardino.

Poco prima del'alba, quando il cielo era ancora buio, un grido differente ruppe l'aria della notte, era il pianto di un neonato, o meglio di una neonata, era una femmina, pallidissima e con i capelli rossi come il fuoco. La madre pallida e tremante allungò una mano per carezzare la sua piccola, ma le forze la stavano abbandonando, vide sua figlia e dietro le finestre la neve che cadeva morbida, la tempesta si era placata, con un filo di voce la donna riuscì a pronunciare una parola,Sneja, neve.

Fu questo il nome della bambina, che non avrebbe mai conosciuto la madre.

Il padre di Sneja era partito poche settimane prima.

I guardiani del passo dovevano proteggere l'ultimo confine dale ombre del male, sulle alte vette dei monti dorati si stava combattendo da anni una battaglia estenuante tra bene e male, tra uomini e demoni, il guardiano dove difendere l'ultimo baluardo della civiltà umana, ma questa volta fu chiamato anch'egli ad unirsi alla battaglia.

La neve, non cadeva mai in quelle terre, era un presagio nefasto per i contadini, un presagio che si abbattè sul guardiano e sulla sua scorta sotto forma di una valanga, portandosi via nella notte le loro vite, in pochi attimi, con un silenzio assordante, nello stesso momento in cui l'ultima delle tre parche che tessono il filo della vita recideva quello della moglie e la prima iniziava a tessere la tela di Sneja.

Della sorte del guardiano nessuno sapeva alla rocca.

Il suo braccio destro Rhai Marthon in assenza del suo amico e signore a cui aveva, anni prima, giurato fedeltà eterna si trovava in assenza del guardiano a decidere per suo conto, nominò così una levatrice, sua moglie che si sarebbe presa cura della bambina. Da poco avevano avuto un figlio anche loro e la donna aveva ancora latte in abbondanza per allevare anche una seconda bambina.

Ma il presagio nefasto della neve, che Sneja portava nel suo nome, si sarebbe abbattuto nuovamente di li a poco sulla rocca e sull'intero villaggio. Allora sbarrare le porte non sarebbe servito, perchè il lupo non sarebbe stato solo, e non sarebbe stato solo un lupo.

Sneja non aveva compiuto ancora un mese di vita, che una notte un piccolo gruppo di uomini, i contadini sopravvisuti racconteranno di spettri neri sileziosi e mortali, prese di mira la rocca. Si era venuto a sapere che la rocca era sguarnita che il guardiano era partito, qualcuno forse avrebbe preferito vedere la rocca perduta in mano al maligno, se il compeso fosse stato equo alla "grave" perdita, forse qualcuno aveva assoldato gli spettri neri, tanti forse e risposte che avrebbero richiesto molti anni perchè fossero portate alla luce.

Quella notte, l'ombra della morte calò sulla rocca e sul villaggio, elegante e silenziosa. Rhai non aveva molta scelta, doveva proteggere quel poco che c'era da proteggere, anche se questo poteva voler dire perdere la rocca, doveva proteggere la bambina, lo doveva al guardiano.

Prontamente organizzò una piccola resistenza di umoni, sapevano tutti fin dall'inizio che era questione di ore e dopo tutti sarebbero caduti sotto la falce della nera signora a cui nessno può opporsi, ma nessuno di loro si tirò indietro, marciarono diretti verso la morte.

Rhai nel frattempo svegliò la moglie, ordinandole di prendere i bambini e di seguirlo alle cantine. Alla cintura portava la lama che per tradizione apparteneva al guardiano del passo dei venti, il padre di Sneja aveva voluto che fosse il suo amico piu fidato ad averla in sua assenza, perchè con essa potesse proteggerne la moglie e il figlio che ella aspettava, ma sicuramente non aveva pensato che Rhai si sarebbe trovato a doverla usare.

Arrivati alle cantine indirizzò la moglie con i due piccoli verso una zona buia, premendo una combinazione di pietre nel muro di fronte aloro si aprì un pertugio nel muro.

"Entra disse Rhai alla moglie, non ci sono percoli dinnanzi va sempre avanti, le luci magiche ci guideranno non aver timore. Fidati di me."

Egli entrò per ultimo richiudendo il muro magico alle sue spalle.

Camminarono per molto tempo le luci danzanti gli indicarono la via, li condussero lontano dalla rocca, respirarono l'aria fredda della notte, quando lasciarono la montagna ai piedi della rocca.

A piedi, a famiglia si dette alla fuga nel buio della notte.

2.

Ogni anno in primavera, si decretavano i tornei delle scuole di magia e di quelle di spada alla capitale, ai quali avevano accesso i ragazzi che avessero passato gli esami finali, al termine dei tornei si eleggeva così il campione d'arme e il campione degli elementi.

I tornei dei maghi erano sempre molto avvincenti, spettacolari per certi versi, sopratutto per il popolino, per loro era una sorta di spettacolo di fuochi pirotecnici con tutte quelle luci, colori e scie luminose che gli incantesimi si lasciavano dietro.

Altrettanto avvincenti erano i duelli al primo sangue, che si tenevano nell'arena, tra i migliori spadaccini della scuola d'armi.

La danza delle lame, il bagliore dei fendenti affascinavano sempre lo spettatore.

Quell'anno tra i diplomati della scuola d'arme spiccava una ragazza, in primo luogo perchè era una ragazza, solitamente le donne che intraprendevano una carriera, che le avrebbe portate a vivere la loro vita al di fuori della casa paterna, erano molto piu affascinate dagli effetti pirotecnici della magia piuttosto che dalla rozzezza di una spada.

I suoi capelli erano di un rosso acceso, come il sole quando tramonta nelle sere d'estate, i suoi occhi verdi come gemme primaverili, non tanto alta, nella media per essere una ragazza, il corpo snello e slanciato, i tratti del viso così delicati da far pensare che un soffio di vento potesse portarsela via.

Da lontano gli spettatori non potevano vedere al determinazione nei suoi occhi, allora avrebbero smesso di pensare che fosse un bellissimo fragile fiore di primavera.

Le competizioni durarono per giorni e da ogni incontro la ragazza dai capelli rossi uscì sempre vincitrice.

Alla sera ci sarebbe stato il duello finale che avrebbe consacrato il campione di quell'anno.

Sneja era nella sua stanza, riposava in vista dell'ultimo torneo, quando sentì bussare lievemnte alla porta. Due colpi a intevallo breve e uno lungo. Era un segnale, lo usavano con suo fratello da bambini.

<< Vieni avanti fratellone >> Benchè avessero la stessa età lui era sempre il piu grande dei due.

<< Ciao sorellina mia, i mei omaggi alla futura campionessa d'arme di quest'anno >> disse il ragazzo con una voce a mezzo tra il canzonatorio e l'affettuoso.

<< Oh Yahn vieni qui>> disse lei abbracciandolo.

Yahn era un ragazzo piuttosto alto, il fisico scolpito da anni di allenamenti, capelli scuri, lunghi che solitamente portava raccolti in una coda. I suoi occhi erano di un blu intenso, ricordavano le profondità del mare.

<< Sono passato per augurarti buona fortuna sorella, ti sei distinta durante il corso del torneo, ma io non avevo dubbi, eri sempre stata brava con la spada anche quando da bambini giocavamo in giardino con due rami secci fingendo che fossero chissà quali armi magiche.Ti lascio adesso come campione uscente devo officiare la cerimonia di apertura della finale ma non potevo non trovare il tempo di passare a salutarti, e spero tanto di poter passare il testimone alla piu bella spadaccina che abbia mai conosciuto!>>

<< Oh quanto sei sciocco Yahn, ma vai adesso non vorrai arrivare tardi signor cerimoniere, il capitano Orlham potrebbe punirti severamente per questo!>> il suo tono era sinceramente divertito, mentre suo fratello dalla porta per tutta risposta le fece un ampio sorriso.

La sera era già arrivata. L'ultimo duello, inutile dire che nell'arena d'arme così come al circolo dei maghi si era radunata quasi tutta la città.

Sneja si trovava ad affrontare un suo pari, di nobile lignaggio leiche non era altro che la figlia di un modesto pescatore, sul campo avrebbe fatto valere la sua legge, dove casato di nascita non contava nulla, dove solo il piu abile avrebbe avuto ragione dell'altro.

Fu un duello leale, per certi versi spettacolare,l'abilità co la spada dei due duellanti era ad un livello come difficilmente se ne erano visti in queste competizioni.

Alla fine come aveva predetto l'officiante fu Sneja ad avere la meglio. Il suo vantaggio era che i suoi avverari anche quelli che la conoscevano partivano dal presupposto che era una donna, che per quanta tecnica potesse possedere, la prestanza fisica era quella di una ragazza, ed era questo il suo vantaggio, che tutti la consideravano una ragazza partendo con la guardia in parte abbassata. Per la prima volta i ltitolo di campione d'arme andava a una ragazza, non si era mai visto nella storia, Yahn era così orgoglioso della sua splendida sorella quando consegnò nelle sue mani la lama che veniva data in dono ai campioni.

Il torneo dei maghi fu molto lungo ed estenuante per i partecipanti, due donne, cosa non particolarmente strana i questo caso, due maghe molto piu che dotate, tennero sulle spine gli spettatori per quasi due ore prima che una delle due cadesse in fallo, difatto consegnado lo scetto della vittoria all'altra.

I festeggiamenti si portrassero per tutta la notte.

Sneja stava raccogliendo i suoi bagagli, quella stanza era stata la sua stanza per i cinque anni in cui era stata allieva della scuola d'arme.

Non si accorse della porta che si era aperta fintanto che un lieve soffio d'aria non le sfiorò i rossi capelli. prntamente si girò con la lama gia sguainata nella mano destra.

Un uomo stava in piedi difronte a lei, richiuse con noncuranza la porta alle sue spalle, e con un gesto lento si tolse il cappuccio del mantello scoprendo così il suo volto, che venne illuminato dalla luce della candela.

Un sorriso pieno di affetto si dipinse sul volto della ragazza che lasciò andare l'arma sul letto, gettando le braccia al collo del nuovo venuto.

<< Oh Alan sei venuto, non pensavo di vederti qui. Hai visto i tuoi insegmaneti hanno dato i suoi frutti!>>

Da bambina lo chiamava lo zio Alan.

Alan era un ramingo, un amico di suo padre, uno spadaccino errante che quando lei e Yahn erano bambini dopo averli visti goffamente farsi la guerra con due fruscelli di legno, propose a Rhai di istruire i due ragazzi.

<< Pensaci Rhai, mi propongo di istruire i tuoi ragazzi, in particolar modo Sneja, sai bene che ha un destino che deve compiersi, per quanto tu la ami come figlia, te lo vedo negli occhi, è una guardiana, un giorno dovrà riprendersi ciò che è suo e non potrà farlo se non sarà sufficientemente addestrata>>

<<Hai ragione Alan, per quanto io ami questa bambina come figlia mia, hai ragione è una guardiana, da troppi anni il male è libero di fare ciò che vuole nelle centrali dopo la caduta della rocca. Istruisci i ragazzi come meglio credi, come istruisti a sua volta il precedente guardiano, istruisci ora la sua erede, fa che sia una degna erede, il tempo farà il resto>> Così dicendo Rahi lasciò l'amico a comtemplare il gioco dei due ignari bambini.

<< Alan?>>

- Incredibile - pensava Alan - dove era arrivata la bambina che correva dietro ai corvi brandendo una spada di legno, quella bambina cche quando in allenamento sbagliava qualcosa lo disarmva con la sua risata argentina.

<< Scusa Sneja, stavo solo pensando, mi ero perso nei ricordi di quando correvi contro i corvi dei campi di tuo padre brandendo la tua arma di legno>> sorrise.

<< Vieni a casa con me? Papà sarà felice di verderti erano molti anni che non ti si vedeva in città!>>

<< No, sono qui perchè ho un dovere da compiere>> il suo tono adesso si era fatto grave, la ragazza lo guardava con un'ombra interrogativa negli occhi << Siediti Sneja, sono portatore di notizie e di scomode verità.>>

La ragazza fece per aprire bocca ma l'uomo la fermò.

<< No, non dire una parola adesso come quando eri piccola ascolta, ascolta bene ciò che lo zio Alan ha da dirti stanotte.>>

Alan raccontò una storia di una notte di quindici anni prima, una notte in un territorio di frontiera, di un passo prima della strada delle montagne, di una rocca e del suo guardiano, di come egli avesse dovuto lasciare la casa e la moglie incinta per copiere il so dovere sulle vette, di come non fosse mai arrivato a destinazione, di come la donna fosse morta di parto, mentre la tormenta imperversava e i contadini sbarragano per porte per paura dell'oscuro presagio portato dalla neve. Di come la rocca fosse cauta di come un uomo avesse condotto alla salvezza cioò che di piu prezioso vi si trovava all'interno, la figlia del guardiano, una bimba pallida, con i capelli rossi come un tramonto estivo.

In un attimo tutto quello che sapeva della sua vita fu spazzato via. Non era quindi la figlia di Rahi Marthon e di sua moglie Myna, non era la sorella di Yahn, ma chi era? cosa era il guardiano del passo del vento?

Prima ancora che potesse proferire parola, Alan continuò a parlare

<< Sono venuto per consegnarti qualcosa che è tuo>> estrasse un fagotto dallo zaino << Questa spada è l lama magica del guardiano del passo del vento, tuo padre Ryan Layr aveva affidato la spada a Rahi, sono stati bambini insieme amici fin dalla piu tenera età, l'unico di cui tuoi padre si fidasse cosi tanto da affidargli la vita della sua famiglia e la sua lama magica per proteggerla. Adesso sei adulta, probabilmente te ne andrai dalla casa di Rahi e un giorno, seguendo la trama del tuo destino potresti tornare ad essere la guardiana del passo del vento. Il guardiano ha il compito di non permettere agli spiriti oscuri che popolano le terre oltre le montagne di giungere nel regno. Il passo è cauto, la rocca è perduta, il male dilaga nelle terre centrali, solo una discendenza diretta dei Layr potrebbe dominare il vento del passo e piegarlo al suo volere perchè egli sia aleato dell'uomo nella lotta contro i demoni oscuri della valle d'ombra. Io, Rahi e Myna sappiamo la verità, nessun altro, nessuno deve sapere che esiste una discendenza diretta dei Layr, diverresti una preda, e prima ancora che tu possa dirmi che non temi le sfide, le forze in gioco sono tali che da sola non ce la faresti, l'ombra silenziosa della morte ti darebbe la caccia per ogni dove. Torna a casa, parla con Rahi e Myna, se avrai bisogno di me io lo saprò e riuscirò a trovarti bambina. Addio, per adesso, Sneja.>>

La ragazza lo guardò lazarsi e dirigersi verso la porta, basita, come se una montagna le fosse franata addosso, non riusciva a trovare la forza per articolare neanche una delle mille domande che le frullavano in tsta in quel momento.

<< Ah dimenticavo Sneja, sei identica alla tua splendida madre.>> detto questo Alan sparì nella notte.

Sneja rimase per diverso tempo da sola seduta, la candela quasi esaurita, fissava il buio fuori dalla finestra, accarezzando la spada dei guardiani che le aveva lasciato Alan, quasi come se stesse accarezzando un amante, c'era un legame che la legava alla spada lo sentiva, forte e vibrante.

Raccolse le sue cose e si avviò verso casa, la notte le avrebbe portato consiglio.

Quando lasciò la scuola, respirò a pieni polmoni l'aria frizzante della notte primaverile, nell'aria c'er aun intenso ordore di fiori, passò accanto a un ciliegio in fiore, il suo profumo le ricordò la sua infanzia nel giardino dei suoi. Si voltò solo un attimo per guardare da lontano l'accademia d'armi, sorrise un pò amaramente e proseguì nella notte, stringendosi nel mantello scuro.

Il giorno seguente Rahi e Myna quando la videro capirono che Alan le aveva fatto visita. Lo sapevano, era un accordo che avevano preso molto tempo prima, quando sarebbe stata matura aveva detto Alan, ed adesso lo era.

<< Padre, Madre>> li abbracciò forte.

Sapevano gia che Alan era passato a fare visita alla loro bambina.

Myna piangeva

<< Madre non piangere, non importa il nome che porto, non importa chi io sia realmente, voi siete la mia famiglia e lo sarete per sempre. Alan mi ha parlato di un destino, ma il mio destino, non potrà mai cambiare l'amore che sento che per voi.>> Rivolta poi a Rahi << Yahn sa?>>

<< No, Sneja, Yahn non sa niente, è il tuosegreto non avrei potuto tradirlo neppure con mio figlio, essere una Layr è il tuo segreto, tu sola puoi decidere chi deve sapere.>>

<<Vorrei riposare se non vi spiace. Yahn è gia arrivato?>>

<< Vieni tesoro >> le disse Myna ancora con gli occhi lucidi << c'è sempre la tua vecchia stanza che ti aspetta.>>

<< No Sneja, Yahn non arriverà prima di cena aveva delle formalità da sbrigare all'accademia, non arriverà prima di sera, hai tutto il tempo.>>

- Rahi la conosceva proprio bene - pensò. - Aveva già intuito che voleva sapere quanto tempo aveva prima di incontrare suo fratello, perchè voleva trovare le parole adatte per raccontargli tutto. Non sarebbe arrivat prima di sera, aveva tutto il tempo che voleva.

Yahn arrivò, tardi, la cena era già fredda, i Marthon avevano già cenato, ognuno chiuso nel suo silenzio, ognuno chiuso nella propria stanza, ognuno con i suoi demoni e le sue paure, quei demoni e paure che ogni cambiamento genera nell'animo umano.

Era quasi la mezzanotte, in cielo brillva alta la luna e c'erano tante stelle, era una notte serena, nell'aria si respirava il profumo dei ciliegi.

Alla porta di Yahn si sentirono tre colpi due con pausa breve e una lunga.

<< Vieni avanti sorellina, ma non dirmi che mi hai aspettata sveglia>> quando si voltò verso Sneja tuttavia capì che qualcosa non andava, aveva un velo scuro negli occhi verdi.

<< Siediti Yahn credo ne avrai bisogno perchè devo dirti una cosa>>

<< Ah ah non mi dire che nostro padre ti ha trovato un marito!>>

<< Gli dei volessero che si trattasse di questo!! E' ben piu complicato invece da spiegare>> e come fiume in piena raccontò tutto quello che le avav detto Alan, senza omettere alcun particolare << I tuoi genitori sono stati i miei genitori, Yahn e il legame che ho con questa faiglia, con la mia famiglia non potrà in ogni modo cambiare, Rahi e Myna lo sanno già>>

C'era un legame fin da piccoli una fiducia profonda tra loro, sapeva che Yahn sarebbe morto piuttosto che rivelare ad alcuno il segreto della ragazza.

Il ragazzo era esterefatto, quasi quanto lo era lei mentre ascoltava le parole di Alan, dopo qualche minuto riuscì a dire:

<< Se questa è sempre la tua famiglia, tutto questo casa cambia nel rapporto tra di noi?>>

<< Non sono tua sorella, ma ciò non significa che non ti amerò meno di quel che ti ho sempre amato fratello mio.>>

Il ragazzo l'abbracciò forte, perchè in quel momento quell'abbraccio le sembrava un addio?

Sollevò il viso per guardare gli occhi blu di lui, quando lui la baciò. Adesso lo sapeva anche lui, lei non lo avrebbe mai amato di meno, fosse possibile lo avrebbe amato ancora di piu, e lei ebbe in un attimo la certezza che il suo e adesso il loro segreto nelle mani di Yahn sarebbe stato al sicuro.

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