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Più dell'Onor potè il Digiuno


Carantil

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Sei nella locanda, e ti stai godendo la bistecca di pachiderma che ti è stata offerta dall'oste come ricompensa per il tuo atto di coraggio. La piccola folla che si era radunata si è intanto dispersa, e i camerieri stanno rimettendo a posto lo scompiglio creatosi per colpa della terribile porta. "Non riesco a spiegarmi cosa sia successo." dice l'oste (che ha deciso di sedersi al tuo tavolo). "Voglio dire, quella fino ad oggi non era altro che una normalissima porta. Non se ne andava in giro a rovesciare tavoli o ad aggredire persone." L'uomo emette un lungo sospiro e scuote la testa. "Menomale che tu sei riuscito a metterla in fuga! E' stato davvero un combattimento incredibile, messere! La vostra tattica di fingervi impaurito per disorientare l'essere è stata geniale! Mentre ascolti il locandiere parlare noti una figura incappucciata entrare e guardarsi intorno. Dopo qualche attimo essa si toglie il cappuccio, e per poco il boccone che stavi ingoiando non ti va di traverso quando la riconosci: è Gertrude Malerba, la donna per cui avevi una cotta una quindicina di chili anni fa!

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Poichè la mia bocca e gran parte del mio esofago sono impegnati nell'assaporare, in un unico boccone, l'enorme bistecca che mi è stata donata ed il corrispondente bicchiere (il contorno ci sta sempre bene), mi limito ad annuire con la testa alle affermazioni dell'oste. I miei occhi famelici si staccano dalla carcassa che lentamente si fa strada nella mia gola solo per confermare con forti movimenti della testa la teoria dell'oste della mia "tattica", accompagnando il gesto con un mezzo sorriso a trentadue bistecche. Ancora un buon quarto dell'enorme pezzo di carne deve introdursi nella mia cavità orale quando la figura incappucciata si rivela: immediatamente, dei fortissimi colpi di tosse, strozzati dalla carne andatadi traverso, pervadono il mio corpo, rischiando di farmi soffocare. Disperato, tento di velocizzare il processo di fagocitazione aiutandomi con le mani, ma ben presto sono costretto a lasciarmi cadere in terra, rotolando per il locale in preda agli spasmi della tosse. Quando ritrovo un po' di pace, convinco l'ultimo pezzo di bistecca a raggiungere lo stomaco battendo ripetutamente il pugno sul mio petto corazzato ed unto.

Tornato in me, rotolo su un fianco e poi riesco, in solo un paio di tentativi, a mettermi a pancia sotto. Mi sollevo sulle ginocchia e sulle mani, nonchè sulla pancia, dato che è alla stessa distanza dal corpo, e con un altro paio di colpi di tosse e un sonoro ruttone la brutta esperienza finisce. Il quel momento, realizzo di essere ai piedi di Geltrude. Con un brusco movimento, faccio scivolare le ginocchia sul pavimento per voltarmi verso di lei, poi con immane sforzo sollevo una delle gambe per assumere una posa più degna, e correttamente inginocchiato dinanzi a lei cerco di prenderle la mano per baciarla. "Madame Malerba."

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Mentre tu ti rotoli sul pavimento, il locandiere, i camerieri e gli avventori della locanda ti osservano in un perplesso silenzio. Alcuni, pensando che si tratti di un nuovo tipo di danza, si buttano per terra ed imitano i tuoi movimenti, emettendo ogni tanto gridolini euforici. Un bardo che passava di lì per caso, approfittando dell'occasione, tira fuori il suo liuto ed incomincia a suonare un'allegra ballata. Quando alla fine dei tuoi spasmi ti inginocchi davanti a Gertrude, metà delle persone presenti nel locale giacciono sul pavimento stravolte e ansimanti. La donna arrossisce mentre tu le baci la mano, e sbattendo un po' le ciglia ti dice "Oh, Sir Ebbasta, non sapevo che vi trovaste qui ad Albrizzi! Da quanto tempo non ci vediamo! Vedo che avete...sì, insomma...avete mangiato bene in questi anni!" Sposta una ciocca di capelli biondi che le era finita davanti al viso, dopodichè riprende a parlare. "Posso chiedervi cosa è successo? Mentre mi dirigevo qua sono stata fermata da un mio amico che mi ha raccontato una storia assurda! E' vero che un esercito di porte possedute da demoni ha invaso la locanda, e che voi (perchè immagino parlasse di voi) siete riuscito a scacciarle usando solo una forchetta spuntata?"

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"Beh.." Dico abbassando lo sguardo con falsa modestia e sollevandomi in piedi ansimando e sudando ancora di più. "In effetti, non posso non ammettere che sì, sono stato proprio io. Tuttavia, mi sento in dovere di correggerla, Madame, poiché effettivamente si trattava di un cucchiaio, e non di una mera forchetta, il che ha reso il mio compito di gran lunga più facile." Termino il discorso con una scossa di capelli, che innaffiano di sudore un cameriere che passava dietro di me. Impettito dall'orgoglio per il trionfo, decido di farmi avanti, ed oso una richiesta: "Madame, volete forse concedermi un ballo, o potrei offrirvi una cena, od accompagnarvi in camera.. Oh, ma che maleducato," mi affretto a correggermi quando noto che le chiazze di sudore sotto le ascelle sull'armatura si allargano a dismisura, nel vano tentativo di ridurre la tensione che mi attanaglia, "Non vi ho nemmeno chiesto cosa vi porta in codesta cittadina." Accenno un sorriso.

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"Ci abito." ti risponde lei sorridendo. "Sapete, dopo che voi siete partito per la vostra nobile missione, mia madre ha deciso di mandarmi come apprendista da uno speziale, ed alla sua morte io ho ereditato la sua bottega. Era davvero una brava persona Mastro Antonio, mi ha sempre trattato come una figlia." Gertrude emette un sospiro malinconico. "Voi, invece? Cosa siete venuto a fare qui?" ti chiede tornando a sorridere.

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"Oh, non ne avevo idea!" Esclamo stupefatto, ignorando per qualche istante il gelato che mi è apparso in mano. "Io?" riprendo poi, "Io sono solo di passaggio. In effetti, mi sto recando a Roma. Sapete, per prendere parte alle Crociate! D'altronde, dobbiamo tutti fare la nostra parte per cambiare la storia. E poi, voglio dirvelo: le Crociate sono solo uno dei motivi per cui mi recherò in Terra Santa. In effetti, ho sentito dire che di recente è stata rinvenuta..." Faccio due passi verso un angolino tranquillo, riprendo fiato e proseguo. "La Sacra Sindone!" Lascio andare queste parole nel nulla, nello stupore della donzella, mentre penso intensamente all'obbiettivo che mi si prospetta, recuperare la reliquia e portarla in Italia, a Roma, perchè venga custodita come si conviene, obbiettivo che nessuno potrà mai fermarmi dal raggiungere, penso, e che nessuno potrà togliermi di mente, data la mia ferrea determinazione! Certo che, però, un paninetto... "Si può avere un panino??"

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"He, he. Ma certamente, Madame." Rispondo con un sorrisetto in volto. "Ovviamente, intendevo dire che sarò sulle TRACCE delle Crociate. In effetti, intendo recarmi a Costantinopoli, seguendo il percorso della Quarta Crociata. Scoprirò che fine ha fatto la Sindone, poichè le sue tracce si perdono durante un Sacro Saccheggio, nel secolo scorso. Non so dove mi porterà questo viaggio, chi incontrerò, quali nemici della Fede saranno sul mio cammino, probabilmente correrò rischi incredibili, ma sono sicuro che la mia fede in Dio mi guiderà e mi proteggerà, e tornerò a Roma marciando vittorioso, la Sindone in mano, e la Parola nel cuore.

Sì, questo discorso me lo ero preparato, e lo ripeterò più volte possibile.

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"Oh, capisco!" dice Gertrude stupita. "Allora, vi consiglierei di visitare la biblioteca della nostra cittadina: ho sentito dire che contiene uno dei più famosi testi sulle Guerre Sante: le Parole Crociate! Potreste trovare delle informazioni interessanti." La donna lancio uno sguardo all'esterno, dopodichè ricomincia a parlare. "Temo che però la biblioteca a quest'ora sia chiusa, sarà meglio che ci andiate domani. Ditemi, Sir, avete un luogo dove pernottare?

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Da voi, forse... Mi pento subito per il pensiero, ma guardando la donna ci ripenso una seconda volta, e faccio la mia mossa. Beh... Purtroppo no, ecco. Contavo di attraversare il paese in giornata e fermarmi più avanti, ma sono stato rallentato... Quindi sarò costretto a dormire sul mio fido destriero, suppongo. Ma ovviamente, sono sacrifici che per un uomo di fede sono nulla più che bazzecole, ecco. L'ultima frase viene pronunciata con una certa sconsolatezza, come se fosse qualcosa di ripetuto più e più volte a me stesso, ed ormai accettata come un peso enorme.

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  • 2 settimane dopo...

"Via, un uomo del vostro ceto sociale non si dovrebbe infliggere infliggere certi tormenti! Purtroppo non posso ospitarvi a casa mia, però...mmm... " Gertrude assume un'espressione pensosa. "Se non sbaglio mia cugina (che abita vicino a me) dovrebbe avere una stanza libera. Potreste stare da lei! Ve la ricordate mia cugina?" Sì, te la ricordi. Ricordi anche che aveva un certa fama di...aveva un certa fama, ecco. "Ma, se desiderate sarei disposto a concedervi una stanz..." incomincia a dire l'oste intromettendosi nella discussione.

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"Accetto! Accetto! Grazie, oste, ma non voglio occupare stanze di cui i poveri viandanti potrebbero necessitare." detto questo trascino Gertrude fuori dalla taverna, prima di dare il tempo ad uno dei due di replicare. "Diceva, di sua cugina? Sarei onorato di venire da lei ospitato."

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