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Divinità e DnD


Andre Duval

Messaggio consigliato

L'idea che gli dei siano equiparabili a personaggi è opinabile ma valida, visto che il manuale sulle divinità non impone regole, ma fornisce solo dei consigli su come gestire i pantheon. In un caso o nell'altro ai fini della build proposta resto dell'idea che un avatar sia la soluzione che salva capra e cavoli, indipendentemente dalle idee teologiche del DM di turno.

Il manuale Dieties and demigods non spiega solo come gestire i pantheon, ma spiega abbastanza nei particolare come funzionano i divine ranks e le divine salient abilities... Gli dei (come puoi vedere nelle descrizioni) sono esattamente dei PNG (di solito di 40° livello) con in più le abilità date dai divine ranks (ovvero le divine salient abilities...) quindi l'affermazione di bard è correttissima, e non dipende dal master... sono le regole che sono fatte così!!!

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Principali partecipanti

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Urka, così però si va un po' fuori tema.

Inizio OT

Non voglio assolutamente dire che qualcuno non sa/sbaglia, per l'amor di Quel dio! Chiedo scusa se il tono poteva indurre a pensarlo. La mia era una nota di carattere "filologico", dovuta al fatto che quando ci si scontra con il concetto astratto di divinità in D&D, il gioco - per sua natura "quantizzante" - impone delle semplificazioni. Nello specifico - imho - di definire livelli di potenza e capacità di un Dio secondo una progressione, quindi introducendo i divine ranks. L'uso poi delle classi e delle classi di prestigio determina un ulteriore sfaccettamento della personalità / capacità di quel Dio rispetto ai suoi "simili".

Che però un Dio, dato queste premesse, sia una "creature" e non un "being", dipende da come il DM ha impostato il suo universo. Se è una creatura, allora significa che in linea teorica si può diventare Dei; se è un ente puro allora divine ranks + livelli di classe sono una spece di "pre-avatar", una maschera, con cui si definisce concretamente una manifestazione dell'ente, e tu ciccia, resti un povero epico eroe mortale.

In riferimento all'incantesimo, questo specifica la necessità di replicare una "creature", e dal mio punto di vista pone un limite non indifferente, perchè la build suddetta è valida - forse - solo in determinate ambientazioni.

Ma se enti mitologici come voi fanno queste build, significa che per voi gli Dei sono Creature, e quindi: ho imparato qualcosa su come ragionate a priori ^^ easy.

Con questo chiudo che di ca**ate ne ho già scritte troppe :P

Fine OT

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beh, da quello che è descritto nel manuale in appendice, mi pare, i PG possono diventare divinità in dnd... ora questo non implica che tutti i PG saranno divinità, ma che il regolamente di dnd, nella sua ambientazione generica preveda questo.

e prevede inoltre che praticamente tutte le divinità siano dei PNG con classi normali, mortali, + divine salient abilities...

Le regole dicono questo.. le ambientazioni possono contraddire (ma non mi pare...) che poi il master sia di opinione contraria è tutto da vedere... ma lì siamo nelle home rules, non nelle regole ufficiali!!

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Mi ricordo male o nella prima edizione l'evoluzione "naturale" del pg era proprio quella di diventare divinità?

Non ricordi male. Il Master Set introduceva dei veri e propri percorsi attraverso cui il personaggio poteva raggiungere l'immortalità, e l'Immortal Set, l'ultimo, era interamente dedicato ai personaggi immortali e alle gestione delle loro campagne.

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beh, ma quello era tutto un altro dnd... in effetti in 3.0 e 3.5 la normale evoluzione di un PG è l'epic HB... il dieties invece è una cosa molto particolare, che solo pochi PG dovrebbero poter apprendere e utilizzare...

per altro gli immortali del vecchio dnd sono a metà strada tra gli epic e il dieties...

cmq sia, sì in molte campagne è così... ma in altre no: Eberron per esempio non vede così chiara la derivazione delle divinità, infatti la campagna è low level e quindi non ci sono molti personaggi in grado di raggiungere gli epic e dare sfoggio di abilità anche divine...

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Per rispondere ad André: è vero che il manuale Deities & Demigods definisce le divinità come png con classi e rank divini, ma è pur vero che per tutto il primo capitolo e poi nell'introduzione specifica all'appendice 2, continua a ribadire che tutto quanto (cioè la possibilità di diventare Dei, così come quella di ucciderli) è tutta nelle mani del DM, che decide da sé se nella sua ambientazione una o entrambe le cose hanno senso.

Tanto per citare, a pg. 218 si legge: "In chapter 1 you made decisions about the source of divine power. Some of those options allow player characters to ascend to godhood, and some do not. If you decided that player characters can become deities, read on".

Il che mi sembra abbastanza esplcito ^^.

Quelle che chiami "home rules" secondo me, qui, sono il concetto base che sottende l'ambientazione originale di un DM, cui poi eventualmente si applicano le "official rules" (cioè i rank divini e le abilità), che appunto servono a definire una progressione e quantificare il potere. Rispetto poi alle ambientazioni... ognuna per l'appunto è specifica e guarda caso fanno quel che vogliono, secondo un modello "teologico" a priori, diciamo così.

Tra l'altro le regole proposte dal manuale permettono, qualora non si possa diventare dei, anche di avere una situazione intermedia senza per forza diventare lich, introducendo quelli che nell'antichità greca sono passati come Eroi: basta assegnare un rank divino 0 al personaggio et voilà, bello, immortale finchè è vivo, con uno o due punteggi di caratteristica altissimi e tutto il tempo per prendere mille mila livelli in tutto. In attesa di morire per danni massicci :grin: E poi c'è sempre il jolly degli avatar, che se non possono concedere rank divini, perchè non ci sono apoteosi possibili nella fantomatica ambientazione x, possono però concedere il rank 0 o altri poteri.

E' chiaro che per semplificare e rendere più entusiasmante il gioco lasciare aperta la possibilità di un'ascensione divina è un'ottima idea. Quindi? Quindi in sostanza abbiamo ragione tutti, lol. :D

Ringraziando per l'apertura di un topic specifico, mi permetto di continuare nel delirio. Nel manuale Deities&Demigods si parla sempre di "divine spark", "divine power" ed - eventualmente - di deicidi e apoteosi. Il che mi fa pensare: gli dei allora sono contenitori? L'Ur Priest tra l'altro ruba il potere divino un po' qui e un po' là, e fa quel che vuole, attingendo quasi ad una fonte non diversificata insita in ciascun dio.

Una volta pensavo che i Domini fossero più imporanti degli Dei, considerato che è lecito creare chierici devoti ad un'idea e comunque in grado di lanciare incantesimi, ma i domini, come i portfolio, sono soggetti a "naturale" moltiplicazione, e per ogni idea che mi balla in testa posso crearne di nuovi. Ultimamente sono invece convinto che in universo fantasy sia la Magia (come per noi può esserlo la Matematica) il perno su cui si muove tutto, a cui tutti sono sottoposti.

Ergo la domanda: è ipotizzabile sempre, per qualsiasi ambientazione, un lord A[lpha] O[mega] che fa quel che deve, vigilando sull'Ordine del cosmo? Se così fosse: esistono modi di divinizzazione di un personaggio che siano indipendenti dalla concessione di rank divini / portfolios impartiti da un dio x (includendo nel novero anche Ao)? Se è la Magia la Legge che regola l'universo di D&D, è diventando Magia che si diventa Dio?!

[me=Meister]sbarella[/me]

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