Vai al contenuto
  • inserzioni
    44
  • commenti
    166
  • visualizzati
    3.7k

Holy Thunderforce


Aerys II

658 visualizzazioni

Lo Iaido è un'arte eccezionale, secondo me. Al di là dell'antica valenza culturale, al di là della bellezza intrinseca dell'immagine di un uomo con la sua spada, al di là dei benefici psicofisici che sa donare a molte persone, la bellezza di tale disciplina risiede (a mio modestissimo parere) nell'intimità che regala: premessa una certa conoscenza marziale generica, per così dire, ossia supponendo già acquisita la forma mentis dello studente di arti marziali, e avendo acquisita una certa rapidità di apprendimento, l'apprendimento dello Iaido è squisitamente personale.

Lo Iai-do, ovvero via dell'estrazione, ma anche (omofonicamente) via dell'esistenza armoniosa o anche via dell'unione (con l'avversario) va appreso in solitudine, è il coronamento di una vita solitaria, ne è causa ed effetto. L'atto di imparare da soli (chiaramente una volta instradati da chi viene prima di noi) è detto "risveglio del Maestro interiore": in potenza, tutti noi siamo dei Maestri (in qualche campo), ma prima di insegnare ad altri sarebbe certo il caso di insegnare a noi stessi, no? Ecco dunque che lo iaidoka trascorre la maggior parte del tempo allenandosi nella sua mente: credo che un buon 75% del lavoro dello Iaido sia interiore, si parla di controllo della respirazione e della contrazione, di equilibrio, di calma, di una miriade di dettagli che la mente deve elaborare. Un tempo, la pena per un movimento troppo brusco o una distrazione anche lieve in duello, era la morte. Calma. Calma. Calma.

Esiste un ulteriore Maestro per il budoka: c'è l'ovvio Maestro Esteriore (e immagino tutti possiate intuirne il ruolo), esiste il Maestro Interiore di cui abbiamo appena parlato, ed è presente infine quello che taluni chiamano Maestro Universale.

E' il Mondo, l'Universo, la Natura.

Ecco con quale spirito poco fa, non senza rilevare l'affinità dei tre Maestri del Budo Classico Giapponese con i tre Conflitti del Karate di Okinawa (l'arte dei contadini, dei pirati e dei pescatori di un'isoletta sperduta è mentalmente affine a quella degli shogun e dei ricchi vassalli del Sol Levante: ha del notevole), mi sono avviato con il mio iaito lungo un sentiero immerso nei campi.

C'è del verde, dietro la mia casa: mi separa dalle montagne all'orizzonte, ed è tagliato con irregolarità da un fiumiciattolo calmo.

Un posto ideale per stare in santa pace, almeno finché non ci costruiranno degli orribili condomini in mezzo...

Camminavo tranquillo, non senza notare una nuvola blu alta in cielo, alla mia destra. Passo dopo passo, la lama celata dal fodero ben annodato e dalla sacca viola scuro che lo protegge, già mi immergevo nei pensieri: troverò l'erba troppo alta? Troverò del fango? E intanto il cielo si raddensava.

Il primo tuono si è fatto sentire che avevo appena superato le vie deserte dell'isolato in favore della strada bianca. Camminavo e camminavo, ogni tanto alzavo lo sguardo e vedevo il cielo inesorabile. Ho camminato un quarto d'ora, credo.

Sono arrivato al posto. Una folata di vento freddo mi ha portato aria di pioggia. Altri tuoni, più vicini.

Mi sono girato, e sono tornato a casa: allenarsi ogni giorno è saggio, ma ancora più saggio è evitare di sollevare trecento volte un parafulmine giapponese sotto un temporale.

Ho fatto un passo lungo la via della katana.

Potrei dire "un altro giorno è passato": sarebbe perfettamente la stessa cosa.

Spoiler:  
Ciò non toglie, che un giorno o l'altro ci torno e lo faccio sul serio. :mrgreen:

3 Commenti


Commento consigliato

Crea un account o accedi per commentare

Devi essere un utente registrato per poter lasciare un commento

Crea un account

Crea un nuovo account e registrati nella nostra comunità. È facile!

Registra un nuovo account

Accedi

Hai già un account? Accedi qui.
 

Accedi ora
×
×
  • Crea nuovo...