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GdR da passione a lavoro


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GdR da passione a lavoro: Come nasce un'I.D.E.A.

 

Ciao a tutti! Vorrei esordire ringraziando lo Staff per avermi dato la possibilità di raccontarvi come il GDR possa trasformarsi da sola passione ad un lavoro. Come? Beh… continuate a leggere! =) 

Qualcuno potrebbe già averlo letto nel mio blog o sul profilo ma, per chi non lo avesse fatto, mi presento. Mi chiamo Claudia e sono un editor di romanzi specializzata nel fantasy. In che modo questa cosa è pertinente con l’articolo? Diciamo che la scelta della mia professione è stata dovuta non solo alla passione per la linguistica ma ,soprattutto, a quella per il fantasy, che mi accompagna dalla tenera età. Con il tempo la lettura di questo genere si è unita a video-giochi, cosplay e GdR, come D&D e più recentemente Pathfinder. 

Proprio giocando di ruolo ho conosciuto Marko D’Abbruzzi, Master da quindici anni, grande lettore e divoratore di tutto ciò che possa esistere di legato al fantasy e alla fantascienza. Dopo qualche partita siamo entrati in confidenza e mi ha spiegato di essere uno scrittore in cerca di un editor per la sua nuova saga. Da lì a breve abbiamo iniziato a collaborare; i sui romanzi meritavano davvero tanto ed erano basati su una campagna di GdR giocata con gli amici. Il materiale era innovativo, qualcosa di stilisticamente mai visto. Parlammo quindi della pubblicazione e lui mi spiegò a grandi linee il funzionamento dei processi editoriali, sui quali non mi ero mai informata (non essendo una scrittrice) e così scoprii le immani difficoltà degli esordienti. Lessi tutto il possibile: richieste, metodi, contratti… insomma tutto un mondo nuovo che non era  per niente a supporto di giovani e geniali menti che creano mondi fantastici. Decisi di aiutarlo e ci mettemmo alla ricerca di possibili soluzioni. Era il 2013 e a mio avviso Ansorac, il mondo dei romanzi di Marko, doveva essere letto e conosciuto. Dopo aver vagliato varie possibilità, tutte allucinanti a livello di leggi, contratti e burocrazia varia, decidemmo di dare vita a un nostro progetto editoriale.

 

Nacque così Immagina Di Essere Altro (I.D.E.A), un progetto editoriale di giovani per il fantasy. (www.immaginadiesserealtro.it)

  logo I.D.E.A.jpgIn questa pazza impresa abbiamo coinvolto amici illustratori e fumettisti molto bravi (anche loro appassionati di fantasy e GdR), ma sempre con difficoltà nel trovare lavoro, nel riuscire a “buttarsi” nel mercato. Come saprete tutti in Italia è già difficile trovare un lavoro in generale, figuriamoci “Il” lavoro, quello dei sogni, quello per il quale abbiamo studiato e faticato come muli. Allora perché non unire le forze e fare gruppo?

In questo nuovo team avevamo tutto l’occorrente: guerrieri, maghi, bardi, curatori. Allora perché non provare?

Il primo volume (e successivamente il secondo) di Le Cronache di Ansorac, tratto da un gioco di ruolo e proprio per questo provvisto di peculiarità innovative, è stato quindi: corretto, impaginato, fornito di copertina, accompagnato con illustrazioni esterne e…pubblicato da noi!

CdA copertina.jpgTutto molto bello, tutto nuovo, misterioso e affascinante e… costoso!

Per mantenere vivo e attivo il progetto infatti ci dedichiamo a secondi lavori, che ovviamente non ci permettono di promuovere e pubblicizzare a dovere la saga, ma che ci vogliamo fare? Beh non ci tiriamo mai indietro quando c’è una nuova sfida e quindi… si va al Romics (aprile 2016).

Un boom inaspettato…siamo stati in fiera con solo il primo volume Le Cronache di Ansorac: Genesi – Inferno & Paradiso, le illustrazioni di accompagnamento, i ragazzi a disegnare in tradizionale e digitale e tanta tanta voglia di farci conoscere. Tantissime copie vendute, un ottimo riscontro con recensioni tutte positive. In molti hanno scritto a Marko e qualcuno ha usato Ansorac come ambientazione per campagne di Pathfinder. Una gioia immensa e infinita, in mezzo a un mare di guai e burocrazia, finalmente un risultato positivo!

Da li abbiamo iniziato a partecipare quando possibile alle fiere, tutti insieme. La nostra “quest” primaria è farci conoscere come professionisti (sia in singolo che in gruppo) e far apprezzare le nostre pubblicazioni. Abbiamo coinvolto un'altra autrice, che invece ha elaborato uno stile narrativo e GdR diverso, più in stile “Vampiri” e che porta di nuovo alla tradizione dark le creature meschine, con secondi fini, in grado di torturati e ucciderti anche solo per gioco.

Questo è I.D.E.A. un progetto, un gruppo unito di sognatori che hanno voluto fare della propria passione un vero e proprio lavoro, tra mille difficoltà.

 

Ma ora veniamo alla parte divertente e più interessante dell’articolo.

 

Signore e Signori vi presento…Le Cronache di Ansorac e Marko D’Abbruzzi!barone 300dpi.jpg

Ansorac, un pianeta sfruttato dai suoi abitanti, che ne ignorano la storia e le verità. Le grandi potenze che vi legiferano, conosciute e non, si uniscono o si sfidano per portare a termine la ricerca sull’essenza del pianeta con il successivo intento di sfruttarla per i propri scopi attraverso l’unione potenziata di magia e tecnologia. In questo scenario, dove non c’è distinzione archetipica tra bene e male, ma solo la prospettiva che il lettore possiede in merito, si muovono i personaggi che ne segneranno la storia.
 Azione, intrighi, alleanze instabili, segreti e verità sono le note primarie della saga; queste s’inseriranno all’interno di tematiche che l’autore ha estrapolato dal contesto del nostro mondo e del nostro tempo, trasformandole in un “real-fantasy” che propone ottimi spunti di riflessione sul concetto di “volontà umana”. 

Sinossi:

Ansorac è un mondo governato da due potenze: risorse energetiche e religione. Potere e fede, entrambe facce della stessa medaglia, detengono le redini d’intere nazioni. La popolazione, distratta dallo scorrere della vita e ammaliata dagli oratori del palcoscenico politico, affronta le difficoltà rifugiandosi nel credo di Manowar, l’uomo inviato da Dio, che portò pace e progresso nel pianeta. Nell’anno 3210 della Seconda Era dopo Manowar il panorama del mondo socio-politico inizia a cambiare: sotterfugi, tranelli, Ifrit 300dpi.jpgmenzogne e guerre di potere saranno lo scenario ignoto che farà da sfondo alla crescita di due fratelli, Kronos e Jasper, i quali diverranno in parte artefici del destino di Ansorac. Illustri uomini politici, guerrieri dal notevole potenziale, persone dalle sorprendenti capacità fisiche e mentali, saranno i protagonisti indiscussi di una storia molto intensa che risveglierà gli animi sopiti dei più e vedrà tutti alle prese con la sottile linea di confine tra il bene e il male. La ricerca della verità richiederà impegno e sacrifici, vecchie alleanze decadranno e nuovi ordini sorgeranno spinti dal vento del cambiamento. I giochi di potere muoveranno, con fili intricati, i burattini ansoriani che faranno la storia, o saranno la rovina, di questo mondo già devastato dalla corsa allo sfruttamento delle risorse. Cosa giace sopito nel respiro di Ansorac? 

 

Qualche estratto dai romanzi Estratti da Le Cronache di Ansorac.pdf

 

La parola all’autore!

Kronos Fantasmi 300dpi.jpgCiao Marko!

1.     Come hai iniziato ad amare il fantasy e i giochi di ruolo?

L’amore nacque da bambino, quando per sfuggire a una realtà di provincia dove ero il capro espiatorio di ogni bulletto di strada, mi rifugiai dentro i libri. Da lì il passo fu breve e mi ritrovai a dodici anni a essere un elfo nella prima edizione di Dungeons&Dragons. La scalata al potere durò qualche tempo poi, grazie ai tanti libri letti, masterizzai la mia prima sessione e lì l’amore divenne inscindibile!

2.     Quale valore aggiunto ha un romanzo che è stato precedentemente “giocato”?

Forse quello di essere più reale di molti altri. I miei personaggi ragionano, vivono e parlano come parlerebbero, ragionerebbero e vivrebbero persone cresciute nel mondo di Ansorac. Non c’è l’archetipo dell’eroe né quello del malvagio.

3.     Ansorac è un mondo, un pianeta vero e proprio con una ricca storia pregressa, quanto è stato difficile “costruirlo”? Era già così ben strutturato durante la campagna o lo hai definito successivamente?

Durante la campagna era strutturata solo la gerarchia politica e religiosa, ma le varie sfaccettature e profondità sono giunte dopo grazie a studi personali sul nostro mondo, la sua formazione geologica etc.

4.     È stato più divertente o più impegnativo costruire i personaggi partendo da persone reali?

Decisamente complesso perché, vuoi o non vuoi, ogni persona quando gioca tende a mettere le proprie conoscenze sul nostro mondo all’interno dei modi di fare del suo personaggio. Io volevo che protagonisti, antagonisti e comprimari fossero “reali” e non archetipi classici. Profius Von Barazinger, il leader della MiddleCorp, per esempio, ragiona come ragionerebbe un magnate della finanza o un Signore delle Banche, né più né meno.

5.     Senza fare spoiler, la tua saga sta appassionando centinaia e centinaia di lettori, che attendono il terzo volume con ansia. Tra le peculiarità del tuo libro è risaltata la passione che i lettori hanno nei confronti di Profius Von Barazinger quello che comunemente viene dichiarato come il “cattivo” della situazione. Che rapporto hai con Profius?

Appunto… Profius è stato costruito con i caratteri di illustri banchieri, imprenditori e politici nostrani. Profius non è cattivo nel modo canonico di concepire il cattivo. Profius è così; sa che il mondo funziona in un solo modo e con una sola legge, quella del potere e del denaro. Avendo entrambi li usa per i propri scopi al di là di qualunque questione etica.

6.     Avendo la possibilità di giocare Ansorac di nuovo quale personaggio sarebbe il “pg del Master”?Copertina CdA II web.jpg

Il Barone. Senza dubbio. Un personaggio criptico che sembra sapere tanto, senza dire mai nulla e che avrà un ruolo fondamentale nell’instradare i diversi protagonisti verso le strade che ha deciso in base alle sue conoscenze.

7.     Ci sono nuove razze su Ansorac, sarebbe complesso utilizzarle in una campagna gdr?

Assolutamente no. Esistono già i felinidi quindi non sarebbe complesso strutturare a livello di gioco un Mezzorso, un mezzoleone o una mezzatigre. A livello meccanico avrebbero bonus/malus a seconda della razza, così come bonus abilità e capacità straordinarie.

8.     Dritte del Master. Perché leggere Ansorac e magari utilizzarla come ambientazione in una campagna?

Ansorac è nato, a livello di gdr, come fusione tra Dungeons&Dragons e Final Fantasy… quale giocatore non lo proverebbe? Inoltre la struttura politico–religiosa è molto semplice, non ci sono settordicimila Dei ognuno col suo dominio che, boh, giocano a dadi mentre i mortali risvegliano demoni o attivano antichi manufatti. Ci sono degli Dei dimenticati, dormienti, imprigionati, e un singolo Dio che ha compiuto questo oblio divino. La quest principale potrebbe essere questa: i pg devono risvegliare gli Dei Dimenticati e combattere contro quel Dio che ha instaurato la sua fede fittizia ma, durante la campagna, cosa potranno scoprire? Beh questo non ve lo dico… altrimenti è spoiler!!!

Grazie a tutti per l’attenzione e se avete domande, insulti, richieste, vi serve un Master con esperienza ventennale etc (possibilmente in Roma perché ancora non ho imparato il teletrasporto) contattatemi!

Tolasia 300dpi.jpgRingraziamo Marko e ringrazio voi lettori!

Se avete commenti, domande da fare non esitate! Potrete trovare maggiori info su Le Cronache di Ansorac nell’omonima pagina facebook e se volete seguire il mio blog siete i benvenuti. Il prossimo articolo sarà dedicato al mondo dell’Illustrazione con intervista a un professionista emergente, Suwan Cancedda (Suwanart su facebook)… alla prossima e…follow the MadQueen!

 

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Sto leggendo dal capitolo 1 su Google Books.

Lo stile è snello e sopprattutto veloce, in fin dei conti piacevole da leggere.

Ci sono comunque alcuni errori di stile:

- L'uso esagerato e improprio gerundio, i personaggi fanno continuamente qualcosa facendo sempre qualcos'altro. Non che sia un grave errore, ma da fastidio, specie per il numero di volte in cuibè usato.

- Troppi avverbi (dal cap 1: "disse speditamente", "pulsò velocemente", "il dirigibile si muoveva con moderata velocità", "saltellava impazientemente", "la guidò con fermezza")

- Troppi aggettivi (dal cap 1: "conferivano un aspetto autoritario", "la sua figura austera" etc). Troppo astratto, non aiuta la visualizzazione. Ad esempio il passo: "Osservando [gerundio!] l'orizzonte limpido [aggettivo astratto!] e sereno [aggettivo astratto!], il capitano era ritto in piedi nella sala di comando. La sua figura austera [aggettivo astratto!] si rifletteva nella gande vetrata del ponte del ponte dal quale si godeva di un'ampia visuale del cielo di Ansorac: poche nubi [qui prima si racconta del cielo limpido poiblo si descrive: errore!]" potrebbe essere reso così "Il capitano era nella sala di comando, in piedi. Schiena diritta, il petto in fuori e le braccia conserte. La testa in alto verso la vetrata del ponte, da cui si godeva di una visuale quasi completa del cielo di Ansorac." Nel secondo caso hai RACCONTATO al lettore che è "autoritario", nel secondo hai MOSTRATO che ha una gestualità sicura e fiera, il che spesso è associato con l'autorità. Non puoi infatti mostrare visivamente che qualcuno ha un aspetto autoritario, se vuoi che il capitano sia autoritario fagli mollare un ceffone al primo mozzo che contesta un ordine.

- Errori sulla gestione dei dialoghi: (dal cap1: "-Benvenuti nella Fossa dei Leoni... signori- parlò una mezzaleonessa" qui ci sono sei (sei!) righe di discorso prima di capire chi sta parlando. Bastava fare "-Benvenuti nella Fossa dei Leoni- disse una mezzaleonessa -... signori-").

- Il mega infodump sul M.A.S.E. e Manowar a poche pagine dall'inizio è un bloccone indigesto.

- Nessun rispetto per lo show don't tell (Cap 1: "in molti punti della città le guardie cercavano di portare ordine nel caos della folla" è RACCONTATO, mentre qualcosa del tipo "Un ragazzino mise un piede sopra la recinzione, ma una guardia lo spintonò di nuovo fuori, nessun muscolo facciale impegnato a esprimere i sentimenti di quel gesto. Un signore dai capelli bianchi spintonò una donna magrissima ai lati della coda, così una guardia gli afferrò la giacca e gliela strappò, mentre con un calcio sulla coscia lo spinse fuori dalla fila": indipendentemente dalla qualità di questo mio edit, questo è quello che si intende per MOSTRARE. Stesso fatto, il primo senza il secondo con dettagli visivi, ne risulta una minore o maggiore immersione del lettore. Naturalmente stesso fine della regola che prevede di ben calibrare avverbi e aggettivi.

- Penso che ci sia anche un problema di punto di vista. La gestione del punto di vista non l'ho ancora ben capita come tecnica di scrittura quindi non mi esprimo.

Insomma penso che il romanzo, da un punto di vista stilistico, abbia bisogno di un profondo lavoro di editing.

Da un punto di vista del wordbuilding, mi sembra abbastanza classico. Personalmente apprezzo molto le contaminazioni di fantascienza all'interno di un romanzo fantasy (parlo dei M.A.S.E.), ma dei "cristalli attivatori di energia" mi sembra qualcosa di già visto e rivisto.

Perché chiamare un personaggio Kronos? Perché? Perché?

Sono un worldbuilder, posso prendere carta e penna e mixare tedesco e atzeco e creare nomi come Atlein, Exkless, Ozto, Kwalker, Xitlesein, Einexetler. A mio parere la coerenza linguistica da molto realismo a una ambientazione fantasy. 

Ho apprezzato particolarmente il nome Tolkeniano "Manowar".

I miei due cent.

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5 ore fa, Lord Karsus ha scritto:

Sto leggendo dal capitolo 1 su Google Books.

Lo stile è snello e sopprattutto veloce, in fin dei conti piacevole da leggere.

Ci sono comunque alcuni errori di stile:

- L'uso esagerato e improprio gerundio, i personaggi fanno continuamente qualcosa facendo sempre qualcos'altro. Non che sia un grave errore, ma da fastidio, specie per il numero di volte in cuibè usato.

- Troppi avverbi (dal cap 1: "disse speditamente", "pulsò velocemente", "il dirigibile si muoveva con moderata velocità", "saltellava impazientemente", "la guidò con fermezza")

- Troppi aggettivi (dal cap 1: "conferivano un aspetto autoritario", "la sua figura austera" etc). Troppo astratto, non aiuta la visualizzazione. Ad esempio il passo: "Osservando [gerundio!] l'orizzonte limpido [aggettivo astratto!] e sereno [aggettivo astratto!], il capitano era ritto in piedi nella sala di comando. La sua figura austera [aggettivo astratto!] si rifletteva nella gande vetrata del ponte del ponte dal quale si godeva di un'ampia visuale del cielo di Ansorac: poche nubi [qui prima si racconta del cielo limpido poiblo si descrive: errore!]" potrebbe essere reso così "Il capitano era nella sala di comando, in piedi. Schiena diritta, il petto in fuori e le braccia conserte. La testa in alto verso la vetrata del ponte, da cui si godeva di una visuale quasi completa del cielo di Ansorac." Nel secondo caso hai RACCONTATO al lettore che è "autoritario", nel secondo hai MOSTRATO che ha una gestualità sicura e fiera, il che spesso è associato con l'autorità. Non puoi infatti mostrare visivamente che qualcuno ha un aspetto autoritario, se vuoi che il capitano sia autoritario fagli mollare un ceffone al primo mozzo che contesta un ordine.

- Errori sulla gestione dei dialoghi: (dal cap1: "-Benvenuti nella Fossa dei Leoni... signori- parlò una mezzaleonessa" qui ci sono sei (sei!) righe di discorso prima di capire chi sta parlando. Bastava fare "-Benvenuti nella Fossa dei Leoni- disse una mezzaleonessa -... signori-").

- Il mega infodump sul M.A.S.E. e Manowar a poche pagine dall'inizio è un bloccone indigesto.

- Nessun rispetto per lo show don't tell (Cap 1: "in molti punti della città le guardie cercavano di portare ordine nel caos della folla" è RACCONTATO, mentre qualcosa del tipo "Un ragazzino mise un piede sopra la recinzione, ma una guardia lo spintonò di nuovo fuori, nessun muscolo facciale impegnato a esprimere i sentimenti di quel gesto. Un signore dai capelli bianchi spintonò una donna magrissima ai lati della coda, così una guardia gli afferrò la giacca e gliela strappò, mentre con un calcio sulla coscia lo spinse fuori dalla fila": indipendentemente dalla qualità di questo mio edit, questo è quello che si intende per MOSTRARE. Stesso fatto, il primo senza il secondo con dettagli visivi, ne risulta una minore o maggiore immersione del lettore. Naturalmente stesso fine della regola che prevede di ben calibrare avverbi e aggettivi.

- Penso che ci sia anche un problema di punto di vista. La gestione del punto di vista non l'ho ancora ben capita come tecnica di scrittura quindi non mi esprimo.

Insomma penso che il romanzo, da un punto di vista stilistico, abbia bisogno di un profondo lavoro di editing.

Da un punto di vista del wordbuilding, mi sembra abbastanza classico. Personalmente apprezzo molto le contaminazioni di fantascienza all'interno di un romanzo fantasy (parlo dei M.A.S.E.), ma dei "cristalli attivatori di energia" mi sembra qualcosa di già visto e rivisto.

Perché chiamare un personaggio Kronos? Perché? Perché?

Sono un worldbuilder, posso prendere carta e penna e mixare tedesco e atzeco e creare nomi come Atlein, Exkless, Ozto, Kwalker, Xitlesein, Einexetler. A mio parere la coerenza linguistica da molto realismo a una ambientazione fantasy. 

Ho apprezzato particolarmente il nome Tolkeniano "Manowar".

I miei due cent.

Tu si che sai quello che fai, amico...

Ah no, scusa...

Ho scritto "sai" e "fai" che hanno lo stesso suono nella stessa frase.

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8 ore fa, Lord Karsus ha scritto:

Sto leggendo dal capitolo 1 su Google Books.

 

Lord Karsus ti ringrazio per l'opinione più che dettagliata, accettiamo sempre critiche costruttive, ci aiutano a crescere, in fondo è a questo che serve il nostro progetto, migliorare passo passo imparando dagli errori.

Mi permetto però di dire che, come hai specificato tu più volte, questi si possono considerare "errori di stile". Onestamente, dal punto di vista professionale, all'interno della diatriba dei curatori, mi schiero dalla parte della minoranza degli editor che si impongono di non sconvolgere il lavoro di altri. L'errore di stile è infatti per me un "no sense", nel senso che ogni autore ha il suo modo di scrivere, lo studio della struttura ovviamente comprende anche l'aggiustare la composizione ma senza andare a "togliere l'autore dal proprio romanzo". Mi spiego meglio con un esempio: Adoro Il Signore degli Anelli ma a me non piace lo stile descrittivo che indubbiamente Tolkien ha utilizzato, ora dubito che il Maestro abbia avuto un editor ma se ci avesse messo mano una persona come me, che odia lo stile prolisso e descrittivo, lavorandoci come hai segnalato tu, non sarebbe più stato Il Signore degli Anelli perché non avrebbe avuto lo stile dell'autore ma quello dell'editor. Spero di essere riuscita a spiegarmi.

Lavorare su testi di altri implica molte difficoltà e la più grande è proprio quella. Infatti come hai segnalato inizialmente il testo è scorrevole e veloce, perché ovviamente c'è stato molto lavoro prima della pubblicazione, in più, e qui forse ho sbagliato io a non sottolinearlo nell'articolo rimandando alle info dettagliate della pagina Facebook, Ansorac è una saga di quattro volumi, ambientata in un mondo (quindi ci sono azioni e scene su diversi continenti) e con tanti personaggi. Lo scopo di una narrazione rapida e poco descrittiva per quanto riguarda ciò che si può considerare, passatemi il termine, "marginale" va a favore di ben altri step dei romanzi dove memorizzare i personaggi principali e secondari "utili" è di vitale importanza ai fini della storia. Mantenendo un profilo generico su ciò che può essere marginale, come le azioni di persone irrilevanti nel mezzo della folla, fa capire già inconsciamente al lettore, nel momento in cui si cambia registro e si va a definire un dettaglio, che bisogna stare attenti in quel punto specifico.

Ovviamente l'editing, come ogni occupazione umana-letteraria, non è una scienza esatta, ogni curatore ha la sua personale visione e metodologia, quindi non mi offendo per il commento e, anzi, lo abbraccio in toto per farne tesoro ed esperienza! =) 

Grazie mille per l'interessamento =) 

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2 ore fa, Dracomilan ha scritto:

Ragazzi tanti auguri per la vostra impresa.

Da imprenditore (in tutt'altro settore) e autore (amatoriale di prodotti professionali, vedere qua) non posso che apprezzare coraggio e ambizione.

Il mio principale consiglio? Diversificate, non legatevi anima e corpo a una sola linea di prodotto. 

Ciao!

Ciao Dracomilan! Grazie mille per l'incoraggiamento e per il consiglio.

Stiamo iniziando passo passo, se riusciremo a renderci stabili e a ingranare, indubbiamente diversificheremo i generi. Ad oggi abbiamo due autori pubblicati e un terzo in arrivo, non facile da gestire tutta la mole dovendo lavorare anche esternamente al progetto ma pian piano stiamo trovando un equilibrio. =) 

Grazie ancora e complimenti per la tua attività, ho dato un'occhiata e deve essere una cosa carina! Magari, avendo intenzione di tenere il blog più che altro per dare dritte su nuove ipotetiche ambientazioni, potremmo fare un'articolo sulle tue! =) in caso contattami in pvt.

Buona giornata! 

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@MadQueen ti ringrazio per aver apprezzato la critica, ma come si fa a condividere il tuo discorso? 

Lo scrittore del libro non ha nessuna predilizione per alcuna figura retorica (es. Lansdale per le iperboli), per la lunghezza del periodi (es. Hamingway per i periodi brevissimi), per determinate forme di dialogo (es. Saramago per i dialoghi liberi), insomma, non c'è nessuno stile peculiare da conservare: è una scrittura generica. È come scriverebbe qualcuno che non ha mai letto nulla su come scrivere. 

Non prendiamoci in giro.

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@Lord Karsus ripeto, sono punti di vista la letteratura è come l'arte, questione di gusti estetici o canonici.

Rispetto i tuoi gusti e la tua opinione, per quanto riguarda i contenuti è ovvio che non possano piacere a tutti, il mondo è bello perché è vario. Non mi offendo se non condividi il mio discorso, evidentemente sei abituato a lavorare con gli "affermati" e i "famosi", qui parliamo di emergenti che non avendo possibilità di seguire un processo di crescita lavorativa normale, per causa di forza maggiore e indipendente dalla voglia di fare personale, cerca di portare avanti il "lavoro dei sogni" insieme a quelli esterni quali pizzaiolo, commessa, cameriere etc... 

è piuttosto ovvio che l'autore non si possa paragonare a mostri sacri del settore che oggi vengono ricordati solo per i best seller (fantasy o non fantasy che siano) ma se non viene data possibilità ai giovani o emergenti di esprimersi, crescere e poi confrontarsi con il proprio modo non ci sarà mai un cambiamento di sorta. Questo discorso è valido in generale, per quanto invece riguarda Ansorac sono piuttosto fiduciosa nel messaggio umano e sociale, nell'evoluzione della storia e dell'intreccio. Qui, in questo articolo, poi si presentava, più che il libro in sé e per sé (infatti è per quello che non ho inserito troppe info o annunci d'acquisto di sorta), la volontà, la forza e il coraggio di fare della propria passione un lavoro, andando incontro a difficoltà notevoli, tant'è che non ho fatto domande tecniche all'autore e il tono dell'articolo è stato volutamente leggero e "scherzoso". 

Non ho paragonato l'autore a Dante ma, per concludere, inizialmente anche il Padre della lingua italiana è stato pensato come mediocre e blasfemo solo successivamente la Commedia è diventata Divina; Fermo e Lucia di Manzoni era stato dichiarato una virgola nel mare della letteratura di quei tempi e poi sono diventati I Promessi Sposi e Oscar Wilde ha "fatto i soldi da morto". Diamo una possibilità di crescita e di parola a giovani sconosciuti con i loro modi e i loro tempi, senza chiedere loro di omologarsi per svendersi o di trovarsi nella perenne tensione di essere messi a paragone con i "big" e magari qualcosa potrà cambiare. Questa è la filosofia con la quale mi approccio e questo era il messaggio di forza di volontà e speranza che volevo lanciare con l'articolo. Mi dispiace se non si è capito, mea culpa. Chiedo scusa a tutti.

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Romperò il mio post in 2 parti. Una, è l'espressione di un mio parere personale sull'opera. L'altra, la seconda, è un mio parere personale, su quello che state provando a realizzare.

Quindi, parte prima. L'ambientazione, i nomi e qualcosa nello stile di scrittura non incontra totalmente il mio palato, penso sia qualcosa su cui potete lavorare per migliorarvi, soprattutto,  come ha sottolineato Lord Karsus, lo stile di scrittura, non mi ha proprio esaltato. Detto ciò, il fatto che lo stile di scrittura, non si rifaccia a nessun altro autore, non è un male, meglio sbagliare essendo se stessi, che copiando qualcuno. Però, non l'ho trovato accattivante e non mi ha coinvolto molto. Ma come ho detto, questa prima parte, si basa su miei gusti personali, quindi per voi, lascia il tempo che trova. :)

Concordo infatti con Madqueen, che il mondo è bello perché vario. Inoltre, tante cose rendono un libro, un buon libro, e uno scrittore, un buono scrittore. Anche io, come lei, amo Tolkien, ma il suo stile lento e super descrittivo per i miei gusti, spesso è una fucilata negli zebedei, passatemi il termine tecnico. :D

Ma non posso negare la bellezza della sua opera, per molti altri motivi slegati allo stile di scrittura. Inoltre, esistono bei romanzi scritti male, e orribili romanzi, scritti benissimo. Stile e contenuto, non vanno di pari passo, e molti libri hanno successo per l'ottimo stile dello scrittore, altri magari campano meglio su un solido contenuto. Quindi non avendo letto l'opera per intero, non posso esprimermi sui contenuti, e potete salvarvi tranquillamente con essi. Poi ripeto, non è piaciuto a me, ma questo è il pensiero mio, non del mondo. :)

Seconda parte. Quello che state provando a realizzare. Qua, avete tutto il mio appoggio. Realizzare i propri sogni, sembra una fantasia fanciullesca, ma, secondo me, dovrebbe essere invece la meta più importante dell'esistenza umana. O almeno uno dovrebbe provarci. Poiché è la cosa più difficile da fare. Avere una propria visone della vita e delle ambizioni proprie, legate alle passioni personali, è il modo migliore per provare a vivere davvero e non limitarsi a sopravvivere, proprio come vita interiore dell'individuo. Spero di essermi riuscito a spiegare bene. :) Inoltre, se mai si parte per un viaggio, non si può pretendere di arrivare da nessuna parte, e si perde l'esperienza del viaggio stesso, che a volte, conta più della meta raggiunta. E non c'è esperienza migliore del viaggio/mettersi alla prova, per conoscere se stessi, e capirsi realmente. (Ok, da ragazzino ho letto tanto Hermann Hesse, lo ammetto, chi di voi lo ha fatto, avrà capito in pieno, il perché di questa sviolinata... :D Non volevo rifilarvi una caterva di luoghi comuni hippie/new age... :) ) ) Mi avete trasmesso tanto entusiasmo e vi state dando da fare, bravi, la perseveranza è alla base di ogni successo, e sono contento, che le cose vi siano partite con il piede giusto. Quindi continuate così e tenete duro, a volte il primo passo è quello più difficile, a volte è il secondo, se le cose sono andate troppo bene con il primo e il problema diventa ripetere lo stesso successo. Quindi, avete davanti una bella sfida, che continuerà a lungo... :)

Buona fortuna per tutto quanto. :) 

 

 

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@MadQueen stai dicendo che è apprezzabile che qualcuno scelga di fare di mestiere quello che ama? Non ci vedo nulla di virtuoso in questo. Al contrario, fare di lavoro quello che piace è la scelta più comoda, mentre stimo chi taglia con le proprie passioni se queste non portano da nessuna parte e affronta la difficoltà di fare qualcosa che all'inizio non piace, se questa si presenta come alternativa alla lunga più utile, e se questa può fare molte più possibilità di scelta.

Parlo per esperienza personale: io avrei voluto fare Filosofia, invece ho scelto Economia. Certo, la Filosofia mi piaceva, ma ero cosciente che l'ambiente era morto e le opportunità di scelta nella mia vita pari a zero. Ho avuto difficoltà a iniziare Economia, ma adesso sono un super appassionato di ricerca del personale e value investing, faccio parte di una associazione studentesca di consulenza che mi ha dato l'opportunità di conoscere gli amministratori di molte importanti società, e mi sento più vivo che mai. Ringrazio me stesso per non avere scelto "quello che amavo", perché mi sarei autorinchiuso in una cantina e prima o poi avrei sentito la puzza di muffa. Provenire dal mio corpo.

Modificato da Lord Karsus
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1 ora fa, Lord Karsus ha scritto:

@MadQueen stai dicendo che è apprezzabile che qualcuno scelga di fare di mestiere quello che ama? Non ci vedo nulla di virtuoso in questo. Al contrario, fare di lavoro quello che piace è la scelta più comoda, mentre stimo chi taglia con le proprie passioni se queste non portano da nessuna parte e affronta la difficoltà di fare qualcosa che all'inizio non piace, se questa si presenta come alternativa alla lunga più utile, e se questa può fare molte più possibilità di scelta.

Parlo per esperienza personale: io avrei voluto fare Filosofia, invece ho scelto Economia. Certo, la Filosofia mi piaceva, ma ero cosciente che l'ambiente era morto e le opportunità di scelta nella mia vita pari a zero. Ho avuto difficoltà a iniziare Economia, ma adesso sono un super appassionato di ricerca del personale e value investing, faccio parte di una associazione studentesca di consulenza che mi ha dato l'opportunità di conoscere gli amministratori di molte importanti società, e mi sento più vivo che mai. Ringrazio me stesso per non avere scelto "quello che amavo", perché mi sarei autorinchiuso in una cantina e prima o poi avrei sentito la puzza di muffa. Provenire dal mio corpo.

Personalmente non condivido per nulla il tuo discorso: trovo sia molto più degno di ammirazione e stima chi sceglie di perseguire la sua passione, scontrandosi con le difficoltà che ne conseguono (la concreta difficoltà di rendere la passione un lavoro remunerativo su tutte) piuttosto di chi si arrende prima ancora di cominciare e ripiega su "quello che tira di più adesso".
Ho fatto la stessa cosa anche io, ho lasciato perdere la cucina per studiare informatica, ho lasciato perdere la musica per andare a lavorare in un ufficio. Un bellissimo ufficio, un posto ben pagato ed una posizione invidiabile con l'aria che c'è oggigiorno, ma ne ho due palle così di far carte e telefonate e di stare al computer dalla mattina alla sera ogni santo giorno. L'ho fatto perché, al contrario di quel che dici tu, fare informatica e diventare un impiegato era ed è tutt'ora la scelta più comoda, mentre rischiare in un campo come la ristorazione o la musica è un terno al lotto e mi sarebbe costato anni di precarietà e sacrifici. Altro che "fare quel che piace è la scelta più comoda"!
Avrei dovuto rischiare, chissà dove sarei ora, magari avrei un pub o suonerei in una band affermata.
Chissà dove saresti tu se avessi iniziato (o finito, non lo so) filosofia, invece di essere un altro degli n-mila laureati in economia che ci sono oggigiorno ;) un mio amico sta ultimando ora gli studi in filosofia presso l'università di Trento ed ha già trovato un lavoro perché guarda un po': inseguire le passioni a volte è faticoso, richiede sacrifici e pazienza e può sembrare un enorme buco dell'acqua ma ripaga sempre...se così non fosse il mondo sarebbe pieno di ingegneri, economi, avvocati e nessuno scriverebbe più canzoni e libri.

Mi pare comunque che siamo ampiamente off topic rispetto all'oggetto dell'articolo quindi dopo questo personalissimo appunto, che ti ho scritto perché hai toccato un tasto a me caro e nel quale ho qualche esperienza, vi saluto e chiudo il discorso.

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Fortunatamente con l'editoria 2.0 (o siamo alla 3.0?) è più facile per i nuovi autori affacciarsi sul mercato o addirittura autoprodursi. Allo stesso tempo però manca il filtro delle case editrici e le professionalità che queste possono mettere in campo per guidare gli esordienti (e i bravi editor sono importanti persino per gli autori affermati).

Il fantasy assieme alla fantascienza è stato a lungo appannaggio quasi esclusivo del mondo anglossassone, ma non faccio i salti di gioia quando vedo un autore italiano nutrire una specie di sudditanza psicologica e linguistica. Senza offesa, ma a me un tizio che si fa chiamare Manowar fa pensare al manga di Bastard o ad un gruppo heavy metal... insomma non il miglior attestato di coerenza ed originalità (a meno non si scopra che il suddetto Manowar è un metallaro degli anni '80 finito ad Ansorac e scambiato per una divinità eh!). Però magari altri lettori apprezzeranno.

L'impressione che ho avuto io è di uno stile ancora non completamente maturo, ma è un inizio e sembra che la passione non manchi, perciò un grosso in bocca al lupo e l'augurio di alzare più possibile l'asticella della qualità.

 

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Se posso dare un consiglio, io azzardarei.

Mi spiego meglio.

Il mondo lo conoscete.  D'altronde è una vostra creazione. 

Per questo motivo, pensate fuori dagli schemi del vostro mondo.  

Quale è il personaggio out-of-context?

Qual'è il fatto più strano che sia mai capitato?

Fatevi delle domande fuori dagli schemi, e datevi delle risposte.

Legate poi queste cose tessendo una trama con dei colpi di scena.

Rimarrete sbalorditi.

Racconti brevi.

Spaccherete di brutto. Si capisce che siete talentuosi.

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Wow ragazzi non immaginavo una discussione così lunga e vasta. Si direi che in alcuni casi siamo andati leggermente off topic, anche se il progetto che vi ho presentato nell'articolo è proprio quello: la speranza e la forza per realizzare le proprie ambizioni, i propri sogni.

Per rispondere un po' a tutti, in generale siamo partiti abbastanza bene, il percorso e le motivazioni che ci hanno portati fin qui, a creare questo progetto, sono davvero tante, tutte diverse tra loro ma hanno come fattore comune il mondo delle persone che vengono chiamate "risorse", neanche fossimo numeri su una tabella.

Lo stile e il contenuto della saga è ovviamente altra cosa, l'autore è emergente, ha passione, ha cuore, porta avanti molte ricerche quando scrive qualcosa, studia il mondo che lo circonda e le reazioni ipotetiche dei personaggi durante le sessioni di GdR ma ovviamente non ha l'esperienza dei grandi maestri del settore. Per quanto riguarda la questione dei nomi, lo ammetto: sono assurdi in alcuni casi ma non sarebbe né il primo né l'ultimo scrittore a utilizzare nomi strambi o fuori contesto. Al di là di tutto io ho voluto rischiare iniziando proprio da Ansorac perché ha una bella storia, un filo narrativo che parla di un mondo con le nostre stesse problematiche e del risveglio di una parte della società dall'intorpidimento dovuto ai processi eterodirezionali, argomento che per me è stato colonna portante della tesi di laurea e che mi colpisce molto. Questi pochi uomini e donne lottano per i diritti delle persone su Ansorac e Marko è stato molto bravo a camuffare il filone etico-sociale all'interno di un mondo dove magia e tecnologia si fondono. 

Altra situazione uscita fuori durante i vari commenti e si collega anche a ciò che ho appena scritto è proprio il discorso dei contenuti e del "rifarsi", passatemi il termine, al modello anglosassone. Il fantasy è sempre, da sempre, ricco di contenuti significativi che passano come messaggio subliminale in background; questo purtroppo in Italia, grazie al modello editoriale 3.0, che sarebbe il self publishing ed ebook gratis, non è possibile o quantomeno si perde nel mare delle mille mila pubblicazioni e dei like di Facebook messi da amici e parenti a oltranza (allorché noti come la pagina autore di Cecilia Randall, una dei pochi autori fantasy italiani che meritano e pubblicata da mondadori, ha meno like di autore pinco pallino "x" che ha venduto 20 copie ma ha 5.000 like... assurdo) voi vi chiederete perché i like messi a oltranza? Boh bella domanda ma a quanto pare a livello economico per le librerie sono delle garanzie di vendita... Insomma destreggiarci nel marasma editoriale in questo paese è allucinante è per questo che abbiamo dato vita a questo progetto, non è né una casa editrice "normale" né un selfpublishing ma un modo per gli autori di avere pareri sia professionali che di gusto e in caso di provare a pubblicare senza trovarsi da soli e affogare investendo cifre assurde. 

Insomma, cerchiamo di fare del nostro meglio per raggiungere la meta finale che sarebbe una piccola casa editrice solo fantasy e possibilmente all'estero! 

Ringrazio tutti voi per i commenti, le critiche, le discussioni e il sostegno. Noi cerchiamo di dare il massimo e sfidiamo il mondo, vi invito a venirci a trovare in qualche fiera del fantasy tenendovi aggiornati tramite la pagina di Facebook di Le Cronache di Ansorac o sul gruppo I.D.E.A. Immagina Di Essere Altro. 

Buona serata a tutti e grazie ancora! =)

 

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Per quanto sia "lodevole" l'iniziativa, mi spiace davvero molto passare per il malvagio di turno, ma devo dissentire e, allo stesso tempo, affiancarmi a quelli a cui il romanzo non è piaciuto.

Il discorso si suddivide in due grossi tronconi; il primo riguarda il romanzo, l'altra I.D.E.A.

Lessi le Cronache di Ansorac sperando che non si trattasse di un autore emergente e, in particolar modo, speravo non si trattasse di un Narratore proveniente da un gioco di ruolo. E' opinione comune pensare che i narratori siano pessimi romanzieri e, durante molte delle riunioni pubbliche alle quali ho partecipato, incontri con autori e quant'altro, ho scoperto che tutto ciò è gravemente vero. Purtroppo...avevo a che fare proprio con un Narratore.

Ho trovato il romanzo semplicemente triste. L'influenza da parte di videogiochi di origine giapponese, la stessa struttura giapponese del racconto tipicamente shonen (almeno, questo mi è parso di sentire), la mancanza di tonalità di grigi ma solo di buoni o cattivi, l'apparente superficialità dei personaggi mi ha fatto storcere il naso quasi da subito. E pensare che pensavo che Kimahri Ronso fosse un esclusiva e un nome registrato presso la Square Enix. [allego foto] Tutto estremamente eccessivo, banale, high fantasy e scimmiottato all'ennesima potenza, a volte cercando di ottenere risultati sperati, altre volte facendo risaltare caratteri così stereotipati che difficilmente ci si domanda se ci si trova davanti ad un romanzo o ad un cartone animato giapponese (e no, non lo chiamo Anime).

Dai nomi (Kimahri, Ifrit, Artemisia) alle invocazioni, le figure, le armi, perfino le barche volanti; una sorta di "what if" di Final Fantasy, più che un romanzo. Triste.

Il secondo pezzo di discorso interessa proprio il "faccio ciò che mi piace, e sono legittimato a farlo perché mi piace, e anche se fallisco è comunque onorevole". 

Non sono assolutamente d'accordo. Se la mia passione è coltivare frutta (esempio) e, dopo aver comprato una fattoria, mi metto a vendere i frutti del mio lavoro (che non so fare) non solo fallisco nel giro di un mese, ma molta gente potrebbe stare anche male. E non è che "sono legittimato a farlo perché tutti possono provare quello che vogliono nella vita e anche se sbagliano va bene comunque". No, acciderbolina. Se la gente sta male perché gli ho venduto frutta con più ogm che molecole di glucosio sono uno "stupidino" io. Ergo, non perdono chi si lancia in un mondo complesso come quello della letteratura senza avere un minimo di background da scrittore (in modo da sapere almeno le carride basi [riferimenti a cose e persone realmente esistenti sono puramente casuali]) perché non va bene e si getta materia marrone su chi questa passione sarebbe più meritevole di intraprendere.

L'editoria italiana (e non solo) da quando Licia Troisi ha sbancato con i suoi stupendissimi romanzi young fantasy (dove la protagonista affrontava draghi, mostri, uomini alti il doppio di lei ma di allenamento sotto la pioggia non se ne parla) è diventata una bolgia di "vorrei" povera di talenti; quanti si sono affacciati a questo mondo? Quanti realmente competenti? Le risposte le sappiamo entrambi.

In quanto casa editrice Fantasy, mi sarei aspettato (ed eccovi, vi vedo già, a dire "ahhh, questo haterzzz, che critica tanto il lavoro delli altri!!!1!) un po' di conoscenza. Sia per vostro curriculum personale, sia per evitare di perderci la faccia; è vero che si è emergenti, è vero che si è alle prime armi, ma un po' di "base", a mio modesto parere, bisogna sempre averla. 

I miei auguri per voi della casa editrice. Mi spiace solo non voler augurare tutto ciò all'autore, che non si può guadagnare quel romanzo, mi spiace. 

Buona giornata.

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Ciao @Arglist! Non ti preoccupare non mi offendo per il tuo commento sono per il pensiero libero, ognuno il suo.

Per il libro mi dispiace non ti sia piaciuto, non l'ho scritto io quindi posso solo recapitare la critica all'autore. Per la questione del progetto editoriale (perché siamo casa editrice sulla carta ma non ci piace definirci così, non siamo ancora pronti e sono onesta nel dirlo non mi faccio problemi) la questione alla base è proprio il duro lavoro che c'è dietro. Quando si parla di conoscenza di un settore bisogna tenere presente non solo l'ambiente di genere, nel caso specifico il fantasy, ma soprattutto un sacco di norme, regole e burocrazia varia che purtroppo occupano una vagonata di tempo ma alle quali bisogna dare la priorità. Per di più la conoscenza di un genere non è mai completa e a livello di gusto per le storie non si sarà mai tutti d'accordo. 

Ti ogni caso ti invito, in caso avessi Facebook e in caso ti andasse, a far presente il tuo punto di vista all'autore, così può migliorarsi.

 

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