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Cavalieri della corona perduta - gruppo 2


Athanatos

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Il sole splende all'orizzonte in questa mattina di primavera, voi vi svegliate dai vostri comodi letti, vi ruinite per fare colazione e chiamate Vennhor, l'anziano barbuto si fa strada appoggiandosi al suo bastone di legno con indosso il solito completo blu vellutato lo sguardo sempre acuto ma stanco, nonostante abbia appena riposato una notte intera.

Insieme al precedente amministratore cominciate a preparare il castello per il primo ricevimento ufficiale dal giorno in cui Arlas II vi ha nominati conti di Isha; sono passate ormai due settimane e state cominciando ad abituarvi agli agi della fortezza.

I servitori sono frenetici, spolverano, risistemano, aggiungono decorazioni che, secondo Vennhor, sono particolarmente adatte agli ospiti elfici che stanno per arrivare.

Passate la prima mattina nell'attesa, prendendovi qualche ora di tempo libero dopo esservi assicurati che la preparazione della dimora stia procedendo adeguatamente, nel mentre il sole si alza nel cielo, una lieve brezza calda annuncia il prossimo arrivo dell'estate, i campi intorno al castello sono pieni di grano ed i pochi contadini che abitano alle pendici dell'altura su cui sorge il vostro palazzo stanno procedendo alla mietitura.

Nel pomeriggio il momento atteso comincia, le sentinelle annunciano l'approcciarsi di una delegazione composta da una ventina elfi a cavallo, portanti le bandiere della pace e della corona di Adeias.

Le porte vengono aperte ai vostri ospiti, nelle stalle viene fatto spazio, di certo non sono molto piccole ma tra i vostri cavalli e quelli dei vostri ospiti occorre far stringere le bestie per garantire l'ingresso a tutte.

I diplomatici della foresta indossano abiti verdi e marroni chiari, abiti che possono apparire piuttosto informali per gli umani, come lo sono anche i loro sorrisi baldanzosi e la curiosità fanciullesca che sembrano dimostrale; il funzionario più importante veste di bianco e guida gli altri verso l'ingresso del vostro salone di ricevimento.

Varcano il portone per immettersi nell'edificio principale, la stanza è di grandi dimensioni, con un tetto alto quanto l'edificio stesso per dare una sensazione più maestosa, adornata con una coppia di statue marmoree in buone condizioni, dalla stanza d'ingresso si aprono due porte ai lati ed una di fronte, inoltre una scalinata circonda la porta in fondo e si unifica in una balconata d'effetto che torreggia su tutta la sala principale.

Alla vostra apparizione l'elfo in bianco fa un inchino, poi si presenta salute conti di Isha, io sono Atamir, della corte di re Ercelibor lo speldente, siamo lieti che ci abbiate accolti con così calda generosità. Il mio signore sperava che, col mio tramite, potessimo instaurare rapporti positivi, visto l'affinità tra il vostro sovrano ed il nostro.

@tutti

Spoiler

fate pure le vostre presentazioni: descrizione fisica e carattere che avete imparato a conoscere; in questa primissima parte ci sarà l'incontro che organizzate con gli elfi quindi potete gestire la cosa come più vi aggrada. Buon gioco a tutti!

 

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MADREK LEXICHER PALADINO

Un poco in disparte, più lontano dagli altri riunitisi per accogliere gli elfi, l'enorme figura di un uomo si staglia: capelli neri tagliati alla militare, occhi anch'essi neri, viso con varie cicatrici, un espressione burbera sul suo volto, quel volto che contraddice tutto del suo abbigliamento: una scintillante armatura color bianco avorio con disegnate croci e simboli sacri in oro, un portamento fiero, un taglio alla militare e un fisico possente faceva comprendere subito che era un paladino al servizio del bene, lo dice anche il fatto che si trovi lì ad amministrare quella regione in pericolo. Ma quello sguardo, burbero, preoccupato, teso e stressato sembra contraddire ognuna di queste cose più evidenti: ahimè la popolazione soffre a causa del brigantaggio e lui, assieme ai suoi compagni e le guardie non riescono a fare abbastanza per aiutare la povera gente, o meglio "vendicare chi ha subito un torto", come dice sempre lui. Si da la colpa per questo, anche se chiunque, compreso lui stesso, sa che non è colpa sua; e ciò lo attanaglia così tanto che si esclude da tutti. Però non può farlo, deve essere ancora più forte di quanto sta cercando di essere, e allora, dopo qualche secondo di indecisione, raccoglie coraggio e si avvicina a tutti gli altri per dare il benvenuto agli elfi con il suo solito buon sorriso.

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Graham McEwan

Sebbene sia abituato a portare avanti rapporti diplomatici e trattative, gli incontri formali non mi sono mai piaciuti: ho avuto modo di seguirne fin troppi stando alla corte di mio padre, e li ho sempre trovati noiosi e inutilmente pomposi. Tuttavia, il nostro sire mi ha concesso un titolo di prestigio, e si aspetta che svolga il mio dovere, sebbene a malincuore.

Ragion per cui indosso per l'occasione i miei abiti migliori, come l'etichetta impone, e mi faccio forza, sapendo che il nostro vecchio Vennhor è al mio fianco e che mi aiuterà in questa "ordalia": a quanto pare uno degli altri neo eletti conti ha già deciso di fare la statua, spero che il secondo non decida di far parte dell'arredamento a sua volta.

- A nome della contea di Isha, vi do il benvenuto, Atamir della corte di re Ercelibor. Il mio nome è Graham McEwan, neo proclamato conte di queste terre, e come potete notare condividiamo in parte lo stesso sangue, da parte di madre. 

Spero che voi e il vostro seguito abbiate fatto buon viaggio, e vi invito a considerare la nostra dimora come la vostra seconda casa: per qualsiasi necessità, il nostro fidato Vennhor e i nostri servitori saranno a vostra completa disposizione. Immagino vogliate rifocillarvi e riposarvi, prima di dare il via alle faccende ufficiali.

 

@Descrizione

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Vi ringraziamo per l'ospitalità, in effetti un buon pasto e, se non sono troppo indiscreto, del buon vino alleggerirebbero molto il peso del nostro viaggio Risponde sorridendo Atamir è così siete un mezz'elfo, sappiate che noi di Adeias non siamo superbi come gli altri elfi, tra di noi non c'è pregiudizio per i legami tra razze diverse. Dal tono disinvolto del dignitario capite che probabilmente sta dicendo la verità.

Con permesso, Dice Vennhor mentre si fa strada per eseguire l'ordine.

Dopo poco i vostri ospiti si siedono nella tavola imbandita alla sala da pranzo publica e, dopo aver gustato la prima portata a base di cinghiale, Atamir fa suvvia, non siamo così formali, discorriamo con serenità anche durante il banchetto.

La cosa che più preme il mio sovrano è sapere se avete intenzione di modificare i nostri accordi commerciali; naturalmente non siamo qui ad intimarvi di non farlo, ci mancherebbe, so che siete qui per qualche missione segreta per conto di Arlas e avete pieno potere di annullare le decisioni dei vostri predecessori... per cui ci piacerebbe che possiate darci certezze su di questa questione così torniamo a casa con meno dubbi. Non abbandona mai il sorriso giocoso del suo volto, pare che finora siate riusciti a metterli a loro agio.

@tutti

Spoiler

La contea di Isha guadagna principalmente da tasse e commercio di materie agricole, commercia i beni prodotti dai contadini con altri feudi di Ercaliba per avere altre materie, le quali vengono commerciate principalmente ad Adeias e, un po', anche a Sannia.

Il commercio con Adeias è molto redditizio, per cui, per evitare di perdere gli accordi, i precedenti conti di Isha avevano garantito degli sconti per i mercanti elfici.

Purtroppo Vennhor non è ancora riuscito a trovare dati completi riguardo a queste transazioni, per cui questo è tutto quello che sapete al momento.

 

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MADREK LEXICHER

Bene, prima di tutto ripassiamo quello che riguarda l'accordo; ciò che intendo dire è: parliamo di numeri. Sorride leggermente, ma poi ritorna ad una espressione seria non vorrei sembrare scortese o altro, solo che abbiamo bisogno di numeri per valutare se la cosa può causare danni troppo ingenti a questa regione. Conclude mantenendo lo sguardo su Atamir aspettando la sua risposta.

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Graham McEwan

Quello che il mio sodale intende dire, è che purtroppo la situazione che abbiamo ereditato è al momento un po' caotica, per non dire peggio. - intervengo prontamente, cercando di mediare al meglio il discorso - Il nostro consigliere Vennhor sta avendo seri problemi a mettere insieme la contabilità dei signori di queste terre che ci hanno preceduto, ma confidiamo nelle sue capacità e ci auguriamo che nel giro di breve tempo sia tutto risolto. Questo però ci pone nella condizione di non sapere, attualmente, quali siano effettivamente gli accordi stipulati tra Isha e Adeias.

Ma una cosa posso darla per certa: gli accordi stipulati dovranno essere cambiati, ma in meglio. Non è un segreto che il nostro popolo è stato affamato dai conti precedenti, immagino abbiate visto con i vostri stessi occhi in che condizioni verte la nostra gente. Da parte nostra abbiamo poco da offrirvi, ma faremo tutto il possibile per rinsaldare e accrescere il rapporto di amicizia tra le nostre terre: la nostra gente è povera, ma fedele, leale e laboriosa, e sono sicuro che collaborando con voi potranno trarne vantaggio sia Isha che Adeias.

 

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Capisco, fa l'elfo un po' rammaricato allora penso non possiate darci certezze. Tuttavia la vostra promessa di amicizia mi solleva molto, prendo per vere le vostre parole e brindo ad una duratura e pacifica intesa.

Dopo aver brindato e sfiorato il calice di vino con le labbra, giusto per bagnarsele, vi dice non sapevamo della triste condizione dei vostri sudditi, se c'è qualcosa che possiamo fare saremo lieti di aiutarli; se avete scarsità di viveri potremo chiedere al nostro sovrano di convertire alcuni dei pagamenti per le vostre merci da denaro a nutrimenti, o forse si potrebbe anche stipulare un accordo di fondare un villaggio umano nel nostro regno per mandare alcuni dei vostri che qui soffrono la fame nelle nostre terre ... sinceramente non so quanto sia fattibile, tuttavia ho udito il mio sovrano ed il vostro, una volta, discutere sulla possibilità di integrare maggiormente le nostre due culture ... chissà se questa potrà essere la volta buona.

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MADREK LEXICHER

Atamir, comincia con un sorriso innanzitutto ti ringrazio, penso anche a nome di tutti gli altri, per la tua generosa offerta. Rimuovendo l'ipotesi del fattibile o meno, rimane comunque il fatto che non è una decisione facile e nemmeno che possa essere presa su due piedi. Quindi ne discuteremo fra di noi e anche con Re Arlas, ma è ovvio che non possiamo darti una risposta al momento.

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Certo, avete ragione, volevo solo mettervi al corrente di alcuni aiuti che il mio popolo potrebbe accettare di offire; sono fiducioso che molte cose positive verranno dalla nostra amicizia.

Gli elfi concludono il pasto, poi si alzano educatamente gradiremo di restare ancora qualche giorno, così da farci un'idea migliore delle condizioni disagiate della vostra gente e capire al meglio cosa consigliare al nostro sovrano; se a voi fa comodo, ci farebbe piacere ricevere la vostra ospitalità.

Dicendo questo si mette di fronte a voi, con uno sguardo che sembra indicare che un rifiuto non gli farebbe cambiare idea sulla positività dell'incontro Avete qualcos'altro di cui avevate piacere di discutere con me?

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  • 2 settimane dopo...

Bogatyr, il Boia.

Un uomo completamente vestito di nero entra nel salone, dalla figura torreggiante e potente. Si sfrega i guanti neri con un panno, per ripulirli dalla morchia del compito che lo ha trattenuto. Il pastrano stretto da cinghie evidenzia l'ampio torace di Bogatyr, un uomo venuto dalla strada, precedentemente boia dell'esercito, ed ora cavaliere, ora Boia del Re. Gli occhi grigio chiaro scrutano la sala, individuando i suoi compagni d'arme. La sua testa è rasata, mentre una barba incolta incornicia il volto tetro e arcigno, ma al contempo impassibile, mentre si avvicina a grandi passi agli altri cavalieri e alla delegazione elfica che sta lasciando il banchetto. Qualche occhiata dei presenti va all'enorme spada dalla punta tagliata che porta sulle spalle, un'arma di ferro scuro spessa piu' di due dita, lunga tra impugnatura e lama poco meno dei 2.03 metri del suo possessore.

Dopo un'occhiata d'intesa con gli altri conti, una voce profonda e cupa prorompe dall'uomo con vistose cicatrici sul collo e senza metà orecchio destro: Vogliate scusarmi per l'assenza, un impegno di ordine interno mi ha trattenuto. Sono sicuro che i lord miei compagni abbiano condotto in modo più che degno l'incontro. Vennhor mi ha informato di tutto, e sono venuto per dare almeno il mio saluto, Atamir, a voi e alla vostra compagine. conclude, con un cenno rispettoso della testa

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Dopo aver condotto gli elfi nelle sale degli ospiti, vi ritirate nelle vostre stanze, dove vi dedicate ad attività che vi interessano.

Il giorno successivo Atamir lascia il castello per visitare la regione.

Nel frattempo Vennhor viene a farvi rapporto del suo lavoro finora In questo periodo ho inviato delle lettere per richiedere informazioni sull situazione economica e censitaria, ho quindi spedito la tassa alla capitale come di consueto ed ho verificato i dati della nostra forza militare: disponiamo di sessantaquattro soldati, cinquanta dislocati tutti qui, al castello, altri tre per ogniuno dei due villaggi principali e gli altri a guardia della strada principale sul confine.

Poi si ricorda di un'altra cosa ah! Dimenticavo, ho ricevuto una lettera dai sacerdoti di Era, quelli del tempio di Bek, uno delle nostre cittadine più popolose. Essi vorrebbero incontrarvi. Debbo rispondergli? 

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MADREK LEXICHER

Lo guardo interessato Vado io a incontrarli mentre i miei compagni si occupano nel castello. Mi volto per tornare nella mia stanza, poi mi fermo e aggiungo Ah Vennhor, considera assieme ai miei compagni di dislocare due soldati aggiuntivi per cittadina. Cinquanta qui sono troppi, e tre per villaggio sono pochi. Ritengo che sia la soluzione migliore.

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Vennhor chiede istruzioni su come comportarsi in vostra assenza, quindi fa rifocillare i vostri cavalli e preparare le armature, il giorno dopo vi mettete in viaggio per Bek, il più popolato dei villaggi sotto la vostra giurisdizione.

Arrivate a destinazione dopo poche ore di cavalcata sostenuta, la situazione è ancora come l'avete vista passando di qui per raggiungere il vostro castello, poche settimane fa: i contadini sono molti e le terre non tante, questo implica che il grano prodotto è poco e, di conseguenza, che con alte tasse gli rimane poco da sfamarsi; per le strade non vedete gente ridotta alla fame, tuttavia nessuno sembra condurre vite agiate. L'unica cosa apparentemente prospera è il tempio di Era, la regina dea e protettrice delle famiglie, che torreggia al centro del villaggio.

Proprio il tempio è la vostra destinazione, raggiungete l'edificio dove venite accolti da un manipolo di guardie armate, che, dopo essersi gentilmente accertati della vostra identità, vi porgono cordiali rispetti e vi lasciano proseguire indisturbati.

Venite condotti nell'atrio delle funzioni publiche: una grande sala, illuminata da ampie vetrate colorate, al centro torreggia una statua bronzea della dea Era, il volto è severo e amorevole al tempo stesso, tuttavia le dimensioni e la posa eretta della statua le danno un'atteggiamento superbo e minaccioso.

Un giovane sacerdote vi viene incontro, vestito agiatamente e con un libro in mano, dietro di lui, una donna dagli abiti rituali, lo segue accompagnata da quelle che paiono essere tre ancelle.

I miei saluti conti comincia il sacerdote vi attendevamo ma non speravamo sareste venuti così presto. Io sono Borinor, sacerdote di Era; e lei e Amelia, la nostra veggente.

Quindi vi porgono gli omaggi e vi invitano ad accomodarvi noi teniamo molto a questa gente dice il sacerdote ma i precedenti conti non si curavano di chiederci consigli, invece speriamo di poter ottenere una collaborazione più viva con voi, un'alleanza di intenti per il bene della comunità.

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MADREK LEXICHER

Avete ragione, è giusto che nessuno subisca torti a causa di questa situazione, soprattutto perché ne ha già causati fin troppi. dice con sguardo cupo e fissando nel vuoto, con un dolore al petto che gli ricorda la sua impotenza riguardo la attuale situazione. Dobbiamo unire le forze per far sì che tutto questo cessi. conclude.

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