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Recensioni


Messaggio consigliato

Gomorra - Roberto Saviano

Mondadori (collana Strade blu)

Che dire di questo libro che non sia già stato detto.

Schifo schifo schifo!

Non il libro, ovviamente, ma ciò che vi è descritto e che ci fa rendere conto (come altri libri del resto) di come facciamo finta che tutto vada bene e che certi problemi non ci riguardino. Fa rendere conto di come certi pregiudizi su dicotomie come nord-sud oppure terzo mondo-occidente siano solo un paravento sfruttato ad hoc per mantenere la maggior parte della popolazione tranquilla con il suo bel "nemico" da accusare di tutte le peggiori nefandezze. Non starò a fare esempi di ciò che mi ha colpito di più o di meno, non mi metterò ad elencare le innumerevoli connessioni che vengono fuori tra le persone, le società, i governi ecc ecc. Finito il libro il primo pensiero è andato a mia nonna che commentando le notizie che leggeva o vedeva ai telegiornali soleva sempre dire, scuotendo la testa: " il più pulito c'ha la rogna"

Se siete dell'umore giusto per prendervi una (IN) sana incaxxatura, per comprendere come tutti contribuiamo più o meno volontariamente e consciamente a far funzionare il "Sistema"....è il libro da leggere. Chi vuol credere ancora che certe cose non lo riguardino, che la colpa è "degli altri", legga Liala che è meglio ;-)

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  • 4 settimane dopo...

Purtroppo li ho letti in ordine inverso rispetto a quando sono stati scritti, ma a inizio gennaio Guerra e pace non ce l'avevo sottomano.

Credo che ogni tentativo di commento lasci il tempo che trova. Se scrivo qualcosa è solo per riempire il post: avrei voluto lasciare i due titoli e scrivere a caratteri cubitali 'LEGGETELI'... Ma magari mi avrebbero piallato...

Tolstoj è semplicemente immenso, nella forma (insuperabile, fra i milioni di altre cose, il suo uso della punteggiatura) e nel contenuto. Più che romanzi, sono due universi perfetti, descritti con una minuziosità che ha dell'inumano. C'è tutta la vita, tutta la morte. Tutta della sfera dell'umano. Tutto quello che siamo, messo lì senza un simbolo, senza il minimo accenno di metafora, con le parole esatte. E senza steccare una volta che sia una. Tolstoj è talmente un puro che non si cura nemmeno di evitare le ripetizioni. Perchè la retorica non deve anteporsi alla realtà, credo.

I personaggi sono fasci di pulsioni quasi sempre in contraddizione fra di loro, ma che comunque gravitano intorno allo stesso centro vitale. Proprio come noi, inseguono sempre qualcosa che deve risolvere la loro vita, si sentono rinascere a una nuova vita e poi crollano per i medesimi errori, attendono tutta la vita il cambiamento, la catarsi, il colpo di scena che non verranno mai...

E la morale è una sola: la piccola vita dei piccoli uomini, è quella a essere davvero santa, divina, assoluta.

Chi vuole anche soltanto capire qualcosa della letteratura ha l'assoluto dovere di leggerli.

Mi scuso per l'inadeguatezza delle recensioni.

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  • 1 mese dopo...

Disgustato dall'insipidezza di un fantasy di quelli che ti fanno venire voglia di andare sotto casa dell'autore e minacciarlo chiedendo indietro i soldi (L'Esercito Nero, ho dimenticato l'autore: non compratelo), anche se effettivamente dopo Guerra e Pace era dura, spolpato Foglied'erba, di Whtiman (da avere), al ritorno da York mi sono messo sotto con Delitto e Castigo.

Be', se ci sa fare anche il nostro Fedor... E' al livello di Tolstoj, sebbene differiscano diametralmente l'uno dall'altro. Pazzeschi, i russi. Lo leggi e capisci da dove viene Freud, di chi è nipote Kafka e soprattutto Hesse, scopri l'origine dell'infinità di thriller che affollano le librerie...

Dostoevskij scava nei personaggi e nella realtà degradata della periferia di San Pietroburgo come nessun altro. Tira fuori dall'uomo tutta la merda: la follia, la cattiveria, la stupidità; ma contemporaneamente trovano spazio anche gli inspiegabili slanci di genorisità, il pentimento, il traguardo dorato della redenzione...

Come al solito, recensione pateticamente inadeguata. Non son degno, del resto.

Se non ce l'avete in casa, investita un deca e leggetevelo.

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Quoto Esahettr nella sua recensione di Delitto e Castigo, un libro bellissimo letto qualche estate fa grazie ad un mio mitico professore... è incredibile la bravura dell'autore nell'introspezione dell'animo umano, il realismo e la drammaticità delle descrizioni.....

Spoiler:  
"Mentire alla propria maniera è quasi meglio che dire una verità che appartiene ad altri; nel primo caso, tu sei una persona, ma nel secondo sei solo un pappagallo!"
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Prendete una portinaia di uno stabile borghese a Parigi. Fin qui nulla di strano: rinchiusa nella sua guardiola, stupida e vestita male. Ma le apparenze ingannano, perché quella portinaia non è affatto stupida, ma finge di esserlo per non destare inutili sospetti... Nel mentre si diletta di Hume, Kant, Husserl e le piccole vere amicizie.

Ad un piano dello stesso stabile, in uno degli appartamenti dei ricchi vive una ragazzina. Intelligenza molto al di sopra della media.

Ed anche qui nulla di strano.

Se non fosse che sta per compiere tredici anni e prima di compierli ha deciso di dare fuoco alla propria casa e nell'ordine di suicidarsi.

Un bel giorno uno degli inquilini muore e la sua casa viene acquistata da un ricco e misterioso giapponese.

Queste tre differenti vite si incroceranno a questo punto con assurdi, esilaranti, tristi ed impreviste conseguenze.

E' un libro un po' duro nei tratti in cui si fa filosofeggiante, ma ciò nonostante è un bel libro, scritto molto bene e la storia è godibile. Consigliato!

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  • 3 mesi dopo...

Un libro che rivede in maniera semicomica la vita di alcuni grandi uomini del passato cercando di mostrare in maniera allegra come grandi uomini del passato abbiano fatto una fine che non meritavano, propiziata dalle loro idee considerate pericolose.

Un libro che consiglio di leggere e le cui previsioni per il prossimo futuro non sono molto rosee per i liberi pensatori

Voto 8

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  • 2 mesi dopo...

Come promesso posto un breve commento. Per la trama la trovate online...

Sarà, ma nonostante sia stato scritto bene questo libro risente della mancanza di qualcosa e forse questo qualcosa è l'epica del racconto. Si parte con grandi aspettative di scontri ed altro ed alla fine tutto si risolve sempre in una bolla di sapone. L'autrice si dilunga molto sui profili psicologici dei suoi personaggi, ma dà quasi l'impressione di perdersi per strada. E' comunque una buona lettura... è il mio palato raffinato di letture fantasy che forse pretende un po' troppo, che volete. Ps leggete l'Ultimo Orco!

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  • 1 mese dopo...

E' il secondo libro di una trilogia, detta la trilogia di Millennium.

I tre libri (l'ultimo deve ancora uscire) sono opera di un giornalista svedese che è venuto a mancare appena dopo aver completato l'ultimo libro della trilogia.

http://it.wikipedia.org/wiki/Stieg_Larsson

Il secondo libro (da cui il titolo di questo post) è avvincente e scritto veramente molto bene. Può essere anche letto a sè stante, avulso dall'antefatto (il primo episodio).

Mikael Blomkvist è tornato vittorioso alla guida di Millennium, pronto a lanciare un numero speciale su un vasto traffico di prostituzione dai paesi dell'Est. L'inchiesta si preannuncia esplosiva: la denuncia riguarda un intero sistema di violenze e soprusi, e non risparmia poliziotti, giudici e politici, perfino esponenti dei servizi segreti. Ma poco prima di andare in stampa, un triplice omicidio fa sospendere la pubblicazione, mentre si scatena una vera e propria caccia all'uomo: l'attenzione di polizia e media nazionali si concentra su Lisbeth Salander, la giovane hacker, "così impeccabilmente competente e al tempo stesso così socialmente irrecuperabile", ora principale sospettata. Blomkvist, incurante di quanto tutti sembrano credere, dà il via a un'indagine per accertare le responsabilità di Lisbeth, "la donna che odia gli uomini che odiano le donne". È lei la vera protagonista di questo nuovo episodio della Millennium Trilogy, un thriller serrato che all'intrigo diabolico unisce un'acuta descrizione della società moderna, con le sue contraddizioni e deviazioni, consegnandoci con Lisbeth Salander un personaggio femminile unico, commovente e indimenticabile.
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un bimbo di 10 anni malato di leucemia sta per morire.

Decide quindi di fare un gioco con la "dama in rosa" che gli tiene compagnia in ospedale.

Ogni giorno varrà 10 anni così, alla fine dei suoi ultimi giorni avrà vissuto tutta la vita.

E' quindi la storia di Oscar che passare dalla pubertà alla giovinezza, all'età adulta, alla senilità e alla vecchiaia fino a morire.

Un libro semplice ma estremamente toccante e profondo come pochi.

Iper-Consigliato a tutti. Solo 90 pagine, in un oretta si legge ma ti tocca profondamente.

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  • 8 mesi dopo...
  • 3 mesi dopo...

Mi è stato appena regalato "La Strada che Scende nell'Ombra", di Chiara Strazzulla. E' un libro fantasy che trovo valido (e mi sta ispirando per le mie campagne).

Non l'ho finito, ma già dalle prime pagine mi sta appassionando, e lo consiglio a tutti.

Nonostante a me piacciano i vari libri del "Mondo Emerso", sono contento ci sia qualcuno a togliere il primato di Maggiore (e pare unica) scrittrice Fantasy Italiana (e frega anche quella di più giovane, con soli 18 anni di età!)

Il libro parla delle Otto Terre, ognuna abitata da una razza diversa (Umani, Elfi, Goblin, Nani, Folletti, Demoni, Fate e Gnomi) e la loro lotta contro i Gremlin, delle creature dell'Ombra provenienti da tempi antichi.

Nella 1° Era (spero che ogni riferimento al signore degli anelli sia puramente casuale) questi Gremlin erano stati imprigionati dentro la Gemma Bianca, un'artefatto che costò la vita degli 8 maghi maggiori di tute le Razze, poi nascosta dentra L'Impenetrabile, una fortezza sigillata magicamente e labirintica.

Nella 4° era, per salvare le Otto Terre, è necessario distruggere la Gemma, e lo potranno fare solo i nostri Eroi: 8, uno per ogni Razza: I Peggiori, ovvero gli essere più subdoli, meschini e malvagi della razza che rappresentano.

Un romanzo che, a mio avviso, merita di essere letto per la sua trama, all'apparenza non nuova, ma con un avvincente capovolgimento di bene e Male.

@ Cyrano

La De Mari aveva 21 anni quando è stato pubblicato L'Ultimo Elfo (o almeno così ho letto sul libro)

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Veramente ora come ora il primato è della De Mari con l'Ultimo Elfo (Yeppa!).

Ma non è che puoi recensirlo meglio il tuo libro, io manco ho capito che genere è? Il titolo sembra succoso ma di recente le autrici italiane (con la sola e non esaltante esclusione della Brambilla) stanno deludendo moltissimo e quindi qualche parola in più sarebbe gradita.

Grazie.

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  • 3 settimane dopo...

Tre sigori inglesi che decidono di fare una gita in barca percorrendo il Tamigi.Una storia semplice,un umorismo tipicamente inglese,sottile,non sguaiato.Scoppiettante all'inizio,rallenta alla fine.Piacevole,ma non banale.

Voto:8.5

:bye::bye::bye:

Mamma mia, cosa mi hai fatto tornare alla mente! :-D

Confermo, un libro eccezionale. Esiste anche un seguito, Tre uomini a zonzo, forse meno bello.

Di Tre uomini in barca ricordo ancora con piacere questo brano in cui il narratore si scopre malato di quasi ogni cosa:

Spoiler:  
Sarà una cosa straordinaria, ma io non ho mai letto un foglio di propaganda farmaceutica senza arrivare alla conclusione che soffro di quella particolare malattia, descritta dal volantino nella sua forma più virulenta. In ogni singolo caso la diagnosi sembra corrispondere esattamente a tutti i sintomi ch'io abbia mai avvertito. Ricordo che un giorno andai al Museo Britannico per leggere la cura di una lieve indisposizione di cui avevo cominciato a soffrire - febbre da fieno, mi pare. Presi giù il libro e lessi tutto quello ch'ero venuto a leggere; e poi, soprappensiero per un momento, sfogliai le pagine pigramente, e con indolenza mi misi a esaminare le malattie in generale.

Dimentico, ora, quale fu la prima infermità in cui mi ingolfai certo un flagello distruttore - e prima ancora che avessi dato un'occhiata alla metà dell'elenco dei "sintomi premonitori" c'era in me la certezza assoluta che, ovviamente, avevo quella malattia.

Rimasi per un momento agghiacciato dall'orrore, poi con l'indifferenza della disperazione, continuai a sfogliare le pagine. Arrivai alla febbre tifoidea - ne lessi i sintomi scoprii che avevo la febbre tifoidea, che dovevo portarmela addosso da mesi senza accorgermene - mi chiesi che altro ancora avessi; mi capitò sott'occhio il Ballo di San Vito - scoprii, come previsto, d'avere anche quello - e cominciando a interessarmi al mio caso decisi di scrutarmi fino in fondo e quindi ripresi la lettura in ordine alfabetico. Lessi: brividi di febbre intermittente, e seppi che ne soffrivo e che la crisi acuta sarebbe cominciata tra una quindicina di giorni. In quanto a Bright e alla sua malattia del rene, rimasi consolato scoprendo che l'avevo solo in una forma di sottospecie e che, quanto a lei, mi avrebbe fatto vivere per anni.

Il colera ce lo avevo e con gravi complicazioni; con la difterite sembrava che ci fossi nato. Mi sprofondai coscienziosamente in tutte e ventisei le lettere e arrivai alla conclusione che l'unica malattia da cui ero esente era il ginocchio della lavandaia.

Questa scoperta al primo momento mi lasciò piuttosto deluso, mi parve quasi un affronto. Perché mai non avevo il ginocchio della lavandaia? Perché questa invidiosa eccezione? Ma dopo un po', grazie a Dio, prevalsero sentimenti meno avidi. Ebbi così la possibilità di riflettere che avevo tutte le altre malattie conosciute dalla farmacologia e così mi sentii meno egoista e decisi di fare a meno del ginocchio della lavandaia. La gotta, sembrava che mi avesse ghermito nella forma più maligna senza che ne avessi coscienza; in quanto alle fermentazioni per zimosi evidentemente ne soffrivo dalla fanciullezza. Dopo la zimosi non c'erano altre malattie e così conclusi che non avevo altro.

Non so perché ma sono passati tipo sedici anni dalla prima volta che l'ho letto e ancora mi piace. :-D

Se vi va lo trovate qui come ebook.

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Fantastico libro. Ricordo che lo lessi alle medie e ci fecero inscenare anche una piccola rappresentazione teatrale!:-D

Sempre da Tre uomini in barca, è troppo esilarante la scena dei formaggi di Liverpool!

Spoiler:  
Ricordo che un amico comperò due forme di formaggio a Liverpool.

Erano due bellissimi pezzi di cacio tenero e maturo e con un odore della forza di cento cavalli vapore che garantisco si sentiva a tre miglia di distanza e che a duecento metri avrebbe fulminato un uomo. Mi trovavo anch'io a Liverpool e il mio amico mi disse che siccome lui non poteva lasciare la città prima di un paio di giorni, sarei stato molto gentile se glielo avessi portato io a Londra perché altrimenti si sarebbe guastato.

- Naturalmente, con piacere, - risposi io, - con piacere.

Andai a prendere i due formaggi e me li portai in una carrozza. Ma che carrozza! Era uno scatolone sgangherato trascinato da un bucefalo sonnambulo bolso e dinoccolato al quale il suo padrone, in un momento di entusiasmo, durante la conversazione, diede il nome di cavallo. Collocai i formaggi sul mantice della carrozza e partimmo arrancando in una maniera che avrebbe fatto credito al più lento compressore stradale a vapore che sia mai stato costruito, e tutto andò a un ritmo allegro come una campana a morto finché non girammo l'angolo della strada. Arrivati lì il vento portò una zaffata di formaggio al nostro bucefalo il quale ne fu risvegliato e con un nitrito di terrore si buttò alla velocità di tre miglia all'ora. Il vento tirava sempre nella sua direzione e prima che fossimo arrivati alla fine della strada, il destriero correva quasi a quattro miglia all'ora "seminando" per strada gli sciancati e le vecchie grasse.

Quando arrivammo alla stazione ci vollero due facchini, oltre al vetturino, per tenere il quadrupede e forse non ci sarebbero riusciti neppure così se qualcuno non avesse avuto la presenza di spirito di mettergli un fazzoletto sul naso e di bruciare della cartaccia per far fumo.

Feci il biglietto e percorsi orgogliosamente la banchina, con i miei formaggi, tra due ali di gente che faceva largo al mio passaggio. Il treno era affollato e dovetti entrare in uno scompartimento occupato già da sette persone. Un vecchio bilioso protestò ma io entrai ugualmente e, messi i formaggi sul portabagagli, mi sedetti nel posto vuoto sorridendo affabilmente e dissi che faceva molto caldo. Passò qualche minuto e subito il vecchio cominciò ad agitarsi e a dire:

- Troppa aria di chiuso, qua dentro.

- Opprimente davvero, - disse il viaggiatore seduto vicino a lui.

Cominciarono ad annusare tutti e due e alla terza annusata il profumo riempì i loro polmoni sicché si alzarono senza far motto e se ne uscirono. Si alzò subito anche una robusta donna dicendo quanto fosse indegno che una rispettabile signora sposata avesse da esser maltrattata a quel modo; raccolse il suo sacco da viaggio e otto pacchi e se ne andò. I quattro viaggiatori superstiti rimasero seduti per un certo tempo, fino a che un signore dall'aria solenne che ora stava solo in un angolo e che dall'abito e dall'aspetto generale sembrava appartenere alla corporazione degli impresari di pompe funebri, precisò che quell'odore gli faceva pensare al cadavere di un bambino; gli altri tre cercarono di uscire allo stesso tempo e si scontrarono sulla porta.

Io feci un sorriso di risposta al signore in nero e gli dissi che, a quanto pareva, avremmo avuto lo scompartimento tutto per noi; egli rise amabilmente e disse che c'è della gente che fa un sacco di storie per una cosetta da nulla. Ma anche lui, dopo che il treno si mise in moto, cominciò a fare una strana cera e perciò arrivati che fummo a Crewe lo invitai a bere un bicchierino.

Accettò e a forza di spintoni scendemmo al bar ove dovemmo gridare, pestare i piedi e agitare gli ombrelli perché una ragazza si avvicinasse e ci chiedesse che cosa volevamo.

- Lei che cosa prende? - dissi rivolgendomi al mio amico.

- Mezza corona di cognac, signorina, - rispose egli, rivolgendosi alla ragazza al banco. - Liscio, per favore.

E, avendolo bevuto, uscì in silenzio e salì in un altro scompartimento, cosa che mi parve meschina, da parte sua.

Da Crewe in poi, nonostante l'affollamento, ebbi lo scompartimento tutto per me. Quando ci fermavamo alla stazione, la gente, vedendo il mio scompartimento vuoto, si precipitava.

- Qui, Maria, vieni, qui c'è molto posto.

- Eccomi, Tom, entriamo qui, - gridavano. E arrivavano carichi di bagagli pesanti e lottando sulla porta per passare per primi. Uno apriva lo sportello, saliva sul predellino, vacillava e cadeva fra le braccia di quello che gli veniva dietro; salivano tutti, annusavano e scappavano per andarsi a pigiare in un altro scompartimento o magari pagavano la differenza e passavano in prima classe.

Scesi alla stazione di Euston e andai difilato a portare i due formaggi a casa del mio amico. Quando la signora entrò nella stanza annusò un poco e poi disse:

- Che cosa è? mi dica la verità, tutta la verità.

- Formaggi, - risposi. - Tom li ha comperati a Liverpool e mi ha chiesto il favore di portarglieli.

Aggiunsi che mi auguravo comprendesse che io ero perfettamente estraneo alla faccenda e lei disse che non ne dubitava affatto ma che Tom, al ritorno, l'avrebbe sentita.

Il mio amico fu trattenuto a Liverpool più a lungo di quanto avesse pensato e siccome dopo tre giorni non aveva ancora fatto ritorno a casa, la moglie venne da me.

- Che cosa le disse Tom circa quei formaggi? - mi chiese.

Risposi che egli mi aveva spiegato che dovevano essere tenuti in luogo umido e che nessuno li doveva toccare.

Lei disse:

- Oh! non c'è pericolo... nessuno li toccherà. Ma lui, li ha fiutati?

Credevo di sì e aggiunsi che avevo avuto l'impressione che a quei formaggi ci tenesse molto.

- Crede che andrebbe in collera, - chiese lei, - se regalassi una sterlina a qualcuno per farli portar via e interrarli?

Risposi che suo marito se la sarebbe presa per tutta la vita.

Allora lei ebbe un'idea e disse:

- Le dispiacerebbe di conservarglieli lei stesso? Glieli mando qui.

- Signora, - risposi io, - se fosse per me... a me l'odore del formaggio piace e il viaggio che feci con essi l'altro giorno da Liverpool lo ricorderò sempre come il bellissimo coronamento di una piacevole vacanza. Ma, a questo mondo, occorre tener presente anche gli altri. La donna sotto il cui tetto ho l'onore di abitare è una vedova, e, a quanto pare, è anche orfana. Essa ha la mania tremenda, direi eloquente, che tutti vogliano, come dice lei, abusare in casa sua. La presenza dei formaggi di vostro marito, la farebbe istintivamente pensare che io abuso e io non permetterò mai che si dica che io abuso di una vedova e per di più orfana.

- Benissimo, allora, - disse la moglie del mio amico alzandosi, - posso solo dire che me ne andrò all'albergo con i bambini e vi resterò fino a che quei formaggi non saranno stati mangiati. Mi rifiuto di vivere nella medesima casa con essi.

E mantenne la parola, affidando la casa alla donna a ore la quale, quando le chiesero se poteva sopportare quell'odore, rispose: - Quale odore? - e quando le fecero prendere i formaggi e glieli fecero annusare forte disse di sentire un lieve profumo di melone.

Era chiaro che quell'atmosfera non poteva nuocere alla donna e la lasciarono lì.

Il conto dell'albergo salì a quindici sterline e il mio amico, dopo aver fatto i calcoli, vide che quei formaggi gli erano venuti a costare otto scellini e mezzo alla libbra. Disse che gli piaceva mangiare ogni giorno un pezzettino di formaggio, ma che il prezzo di quello non se lo poteva permettere e perciò decise di sbarazzarsene. Li prese e li gettò nel canale; ma fu obbligato a ripescarli perché gli uomini delle chiatte protestarono. Dissero che quel puzzo li faceva svenire. Ed allora in una notte oscura prese le due forme e le andò a deporre nella camera mortuaria della parrocchia. Ma il custode li scoprì e sollevò una cagnara spaventosa. Disse che quello era stato un complotto per togliergli il pane dalla bocca risvegliando i cadaveri.

Alla fine, il mio amico se ne liberò portandoli in una città di mare ove li seppellì sulla spiaggia. Ciò procurò a quel luogo gran fama. I villeggianti dissero che non s'erano accorti, prima, dell'aria frizzante che c'era; e da allora, per molti anni, gli ammalati di petto vi affluirono in folla.

Ritenni perciò che George aveva ragione rifiutandosi di portare formaggio con noi.

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  • 1 mese dopo...

Questo libro, scritto da un giornalista americano del New York Times, Warren St.John, parla della storia di una squadra di calcio giovanile composta da rifugiati basata in una sonnolenta cittadina della Georgia, Clarkston .

Vivamente consigliato a tutti, perchè oltre a essere una storia rigorosamente vera (esiste il sito della squadra, fugeesfamily.org , ma andateci dopo aver letto il libro per non rovinarvi la lettura ) a mio avviso fa riflettere molto sulle condizioni di vita di chi è costretto a lasciare il suo luogo d'origine e a reinventarsi una vita a migliaia di km di distanza.

La parola "bimbominkia" assumerà un significato ancora più sinistro .

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  • 5 settimane dopo...

recentemente ho trovato a casa mia in un angolo remoto della libreria un libbro di terry brooks uno dei più grandi scrittori fantasy di sempre di nome "la spada di shannara"di cui mi sembra non ci sia ancora la recensione,siccome mi ha attratto molto,volevo chiedervi di postare qualche commento o le sensazioni che vi ha comunicato questo libbro,per vedere se vale la pena di leggerlo....in più vi consiglio il ciclo dell'eredità di cristopher paolini di cui ancora deve uscire l'ultimo libbro(il quarto),ve lo consiglio,i suoi sono tra i migliori fantasy recentemente scritti,io devo leggere ancora il terzo,appena avrò letto tutto il ciclo vi posterò recensioni e commenti sui questi libri

grazie come sempre da nobile elfo,il giovane compagno di avventure di orgoglio elfico :bye:

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grazie come sempre da nobile elfo,il giovane compagno di avventure di orgoglio elfico :bye:

Sono affascinato da questo post. La prima volta pensavo fosse un errore di battitura, ma proseguendo nella lettura ho dovuto ricredermi. Libro va con una sola b. A parte questo "La spada di shannara" è il classico capostipite di una saga fantasy.Da alcuni è molto apprezzato, da altri invece molto odiato.

Se ti capiterà di leggere mai "Il Signore degli anelli" capirai che "La spada di Shannara" è praticamente pesantemente ispirata...

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A volte mi viene da pensare che sia più simile alla trama de Il Signore degli Anelli (libro) la trama de La Spada di Shannara che non quella de Il Signore degli Anelli (film), sapete?:lol:

L'ho letto da piccolo, ancora alle elementari, ma avevo già letto Tolkien... e ho capito subito che non si trattava di un Virgilio che cita Omero, tutt'al più di un centone che ha avuto solo la fortuna di uscire prima di altre opere dello stesso genere.

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recentemente ho trovato a casa mia in un angolo remoto della libreria un libbro di terry brooks uno dei più grandi scrittori fantasy di sempre di nome "la spada di shannara"di cui mi sembra non ci sia ancora la recensione,siccome mi ha attratto molto,volevo chiedervi di postare qualche commento o le sensazioni che vi ha comunicato questo libbro,per vedere se vale la pena di leggerlo....in più vi consiglio il ciclo dell'eredità di cristopher paolini di cui ancora deve uscire l'ultimo libbro(il quarto),ve lo consiglio,i suoi sono tra i migliori fantasy recentemente scritti,io devo leggere ancora il terzo,appena avrò letto tutto il ciclo vi posterò recensioni e commenti sui questi libri

grazie come sempre da nobile elfo,il giovane compagno di avventure di orgoglio elfico :bye:

Sull'opera di Paolini c'è un topic a parte dove potrai leggere i commenti e notare che la trama è pesantemente ispirata alla trilogia di Star Wars solo in ambientazione fantasy medievaleggiante invece che nello spazio tecnologico ;-)

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