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Capitolo 20: Nel deserto.


Kursk

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GIORNO 140 – 142: YAVIN.

Finalmente raggiunto il gigante gassoso dopo ben dieci giorni di hyperdrive, sorge il problema di trovare la base ribelle: “Su una delle lune, OK, ma quale?

La ricerca è complicata anche da una strana nube gassose che avvolge la navetta; gli strumenti non rispondono a dovere; le comunicazioni sembrano impossibili.

Contatto: quattro velivoli leggeri, forse caccia, alle nostre spalle… Ci seguono…” è l’allarme lanciato da Highbecca. “Non cerchiamo rogne… prepariamoci alla fuga!” replica Geego-Gin.

La nube gassosa si dirada.

Paino piano i sistemi della nave tornano on-line.

Sono Y-wing… caccia ribelli… proviamo a contattarli.” Propone rassicurato lo wookie; ma i nostri eroi non fanno in tempo ad avviare la comunicazione che la radio comincia a gracchiare: “Chi siete?” chiede uno dei piloti dei caccia.

Siamo la nave Exxodus, in missione per conto del Generale Tarth…” replicano i nostri eroi.

OK… seguiteci! .. Ma senza fare scherzi.

In breve la luna “giusta” viene avvistata ed è la stessa base ribelle a contattare la navetta dei nostri eroi per fornire loro adeguate coordinate di atterraggio.

La manovra di avvicinamento ed atterraggio riesce straordinariamente bene allo wookie.

A breve distanza dalla pista, dentro alcuni antichissimi edifici costruiti da chissà quale antica civiltà (NdSM: si tratta di edifici simili nell’aspetto alle “nostre” piramidi e rovine Maya!) sono stati ricavati hangar nascosti e locali per una grande base ribelle. Non sembra essere a pieno regime di attività: pochi caccia negli hangar, poco personale in giro (soprattutto tecnici); e relativamente poca sorveglianza.

Dopo aver chiesto indicazioni ad una guardia, il gruppo fa in fretta a raggiungere l’ufficio del Generale Tarth; l’incontro è veloce ed inconcludente, il generale avendo ospite una anziana senatrice in fuga, preferisce non discutere di certe cose di fronte ad estranei e rimanda ogni discussione ad ora di cena.

Ed all’ora stabilito l’incontro può avere luogo; i nostri eroi ottengono soddisfatti il pagamento pattuito ed acconsentono a proseguire la missione: la corazzata va recuperata in fretta.

Nei due giorni che seguono i tecnici ribelli montano a bordo della Exxodus il bacta-tank pattuito, nel frattempo i nostri eroi (Highbecca in particolare) discutono i dettagli dell’operazione di recupero assieme al generale ed ai suoi ufficiali e tecnici che dovranno accompagnarli.

Completate le riparazioni alla Exxodus e recuperata una nave-soccorso da mandare a recuperare la corazzata, il gruppo si mette di nuovo in viaggio verso Sal’aaha.

Ci vorranno quindici giorni di Hyperdrive.

GIORNI 140 – 163: A SPASSO NEL DESERTO DI TATOOINE.

Paul è pronto a partire.

La carovana intera è pronta a partire: quattro goffi cingolati si metteranno in viaggio nel deserto per consegnare e prendere in consegna merci, attrezzature e materie prime estratte dalle miniere.

Come tutte le altre guardie (gente di dubbia fama e dalle dubbie capacità) anche Paul viene equipaggiato con un leggero giubbetto protettivo ed un vecchio fucile blaster.

Ci sono i predoni in giro nel deserto” gli spiega uno dei compagni di viaggio “Speriamo bene!

Dopo soli tre giorni di viaggio tra le desolate distese sabbiose di Tatooine arriva il primo agguato: sabbipodi.

Una decina attaccano da un’altura al riparo di alcuni massi e provano a mettere fuori uso i cingoli del primo veicolo con un razzo… l’agguato fallisce; la guardie mettono in fuga i predoni uccidendone una manciata.

Il giorno seguente finalmente la prima tappa: una miniera, 24 ore scarse di sosta.

Paul cerca informazioni sul vecchio eremita; tutto quello che ricava sono notizie frammentarie e d in parte palesemente esagerate su un luogo chiamato “Pozzo di Karthum” dove apre che gli eremiti si riuniscano di tanto in tanto per celebrare strani rituali.

Si riparte.

Il paesaggio comincia a cambiare: si passa dalle distese sabbiose battute da continue tempeste di sabbia, ad un altipiano roccioso, arido e battuto da venti carichi elettricità statica.

Questa volta ci vogliono ben dieci giorni per raggiungere finalmente la seconda tappa: una fattoria. La sosta è di nuovo di circa 24 ore: giusto il tempo scoprire qualcosa di nuovo sugli eremiti e sul Pozzo di Karthum.

Le ricerche di Paul sono fruttifere e portano ad una conferma dell’esistenza del pozzo ma ad una smentita sulla sua importanza per gli eremiti.

A breve distanza dalla fattoria sorgeva (su uno sperone roccioso) un monastero, ora abbandonato, Paul si riserva di tornarci… ora il tempo a sua disposizione è poco.

Si riparte.

Altri sei giorni sull’altipiano, diretti verso una misteriosa fabbrica di speeder. Una volta raggiunta la sorpresa: la sosta è brevissima, appena qualche ora per scaricare il dovuto e ricevere il pagamento, nessuno deve scendere dai trasporti; più che una fabbrica sembra una fortezza (mura rinforzate, artiglieria sulle torrette e mote guardie).

Paul si tiene in disparte senza farsi notare. Tutto fila liscio si riparte.

Sei giorni di viaggio verso un’altra fattoria

Si scende all’altipiano attraverso una stretta gola: “…è il posto ideale per una imboscata” commenta sprezzante Paul mentre osserva il paesaggio che lo circonda. Forse è stata un premonizione da jedi, ma un fatto è certo di lì a pochi minuti l’imboscata scatta.

Di nuovo i sabbipodi.

Sono molti dfi più questa volta.

Il volume di fuoco che generano contro il veicolo di testa (quello su cui viaggia Paul) è impressionate ed impedisce a chiunque di affacciarsi per rispondere. Partono alcuni razzi. I cingoli sulla sinistra del veicolo esplodono… il veicolo è sbilanciato e si rovescia.

Al di fuori infuria la battaglia; dentro al veicolo Paul si ritrova circondato da cadaveri: sono sopravissuti solo in due.

In breve il jedi sente gli altri veicoli che si allontanano tornando indietro: li hanno abbandonati!

Gli spari e le urla attorno al cingolato rovesciato sul fianco continuano ancora.

Poi, all’improvviso la calma.

Il portellone viene fatto saltare dall’esterno: una cinquantina di sabbipodi hanno catturato Paul, uno dei piloti ed un’altra delle guardie.

I tre superstiti (tutti umani) vengono portati in disparte e lasciati in piedi sotto il sole nessuno pensa di disarmarli, bastano una ventina di sabbipodi a tenerli a bada puntando i loro rudimentali fucili.

In breve il carico viene portato via dal cingolato… ed in breve il cingolato viene dato alle fiamme. Il fuoco innesca alcune rapide esplosioni che lasciano solo pochi rottami contorti e fumanti dove prima c’era un cingolato.

Finalmente quello che sembra il capo dei predoni si avvicina, minaccia i tre umani chiamandoli semplicemente “cibo” divertendosi nel valutare le loro reazioni.

Paul sfrutta l’occasione al balzo: usa i suoi trucchi mentali jedi per convincere il capo dei sabbipodi che lui e gli altri due umani meritano solo di essere abbandonati a morire nel deserto.

Il trucco funziona e questa nuova sadica idea si fa largo nella mente del predone che richiama i suoi sottoposti ed abbandona alla calura del deserto Paul e gli altri due.

La prospettiva è tragica, ma almeno per ora la vita è salva.

La prima cosa da fare è cercare se sono rimaste un po’ di provviste o comunque qualcosa di recuperabile dal rottame del cingolato. Il pilota è fortunato e trova qualcosa: cibo ed acqua per tre giorni per tre persone.

Paul mette insieme alcune lamiere contorte per costruire un riparo di fortuna… la prima notte i nostri eroi la trascorrono lì, presso le macerie fumanti del cingolato.

Il giorno dopo comincia in modo strano: Paul decide di sondare la Forza per vedere se qualche “utilizzatore” sia nei dintorni e per un breve istante gli sembra di aver individuato qualcosa; poi più nulla. Alla fine rinuncia ad ulteriori ricerche per il momento; c’è una difficile decisione da prendere: muoversi verso la destinazione originale della carovana o tornare indietro?

Il pilota non ha dubbi, l’unica soluzione è andare avanti:; con un po’ di fortuna in tre giorni dovrebbe essere possibile raggiungere la fattoria.

La marcia comincia, ma presto ci si rende conto che il terzo superstite non sta bene… è ferito e finirà per morire se non si riuscirà a fare qualcosa per lui. Paul ci prova, ma senza adeguati medicamenti e sotto l’impietoso sole del deserto la situazione non può che peggiorare.

Dopo una nuova notte fredda all’addiaccio il nuovo giorno si sveglia s due soli superstiti: il ferito non ce l’ha fatta ed è morto durante la notte.

Meglio! Un giorno in più di razioni per noi.” Commenta il pilota…

Paul naturalmente non è d’accordo ma non dice nulla.

Il viaggio, anzi il vagabondaggio nel deserto riprende.

Un altro giorno di fatiche passa; la direzione sembra essere quella giusta.

Quando sta per calare il sole i due umani decidono di fermarsi e mentre Paul, da bravo jedi, si mette a meditare l’altro non perde tempo, si stende a terra e si addormenta.

La meditazione non dura molto.

Paul sente un brivido corrergli lungo la schiena… si sente in pericolo.

Apre gli occhi.

Il pilota è davanti a lui e gli punta contro una pistola.

Che vuoi fare?” chiede il jedi.

Semplice, con le tue razioni avrò più possibilità di sopravvivere!” risponde a tono il pilota.

Paul non ha tempo di replicare, l’altro apre il fuoco e colpisce duramente il nostro eroe.

Il jedi esita… prova ad utilizzare un trucco mentale per placare l’avversario… ma vuoi per le ferite subite, vuoi per la stanchezza vuoi perché al mente del nemico è più allenata del previsto il trucco fallisce e l’altro ha il tempo di sparare di nuovo.

Paul non ha scelta, deve combattere.

Prima prova a sfruttare la Forza, sua possente alleata per disarmare l’avversario… Fallisce! Il pilota spara ancora.

Poi usa la Forza per stritolare e soffocare il suo nemico… ma non basta l’altro continua a sparare ed a colpire ripetutamente il povero jedi…

Alla fine si arrende all’evidenza, sfodera la sua spada laser e dopo aver parato un paio di colpi nemici affonda violentemente uccidendo il nemico con un unico preciso e mortale colpo.

Paul ora è da solo.

È vivo… ma è solo… perso nei deserti infuocati di Tatooine.

GIORNI 157 – 164: RECUPERO!

Il lungo viaggio in hyperdrive è stato noioso; l’unica distrazione almeno per il jawas e lo wookie è stata riprogrammare i quattro droidi recentemente acquisiti.

Ma ora il viaggio è finito.

Il gruppo è finalmente giunto su Sal’aaha. Assieme alle le altre 70 persone circa che il Generale Tarth ha mandato con loro.

I lavori di recupero iniziano immediatamente guidati da Highbecca e supervisionati dagli altri eroi. In soli sette giorni la corazzata è rimessa in grado di volare.

Tocca al solito wookie pilotare la grande nave o meglio coordinarne le manovre di pilotaggio: al giovane jawas viene quindi affidata la Exxodus.

Sorprendentemente Jere Mee Kohlson risulta molto più capace di quanto previsto dai suoi compagni ed esegue i compiti che gli vengono assegnati con precisione…

Nel giro di qualche ora la nave entra faticosamente in orbita lasciando la superficie del pianeta boscoso. In breve le navi ribelli (NdSM compresa la Exxodus pilotata egregiamente dal jawas) vengono sistemate negli hangar superiori della grande corazzata classe Venator; il ponte di volo viene richiuso e la gigantesca nave può cominciare il suo viaggio di ritorno verso Yavin.

Il computo per il salto in hyperdrive è complicato viste le cattive condizioni della nave… e per giunta si può contare solo sul sistema ausiliario…

Il salto va comunque a buon fine.

Ci vorranno “solo” 24 giorni di hyperdrive prima di consegnare la nave e ricevere i 5000000.

6 Commenti


Commento consigliato

Non dirlo a me Silver... sono gli effetti di come è stato organizzato l'HYPERDRIVE nelle regole di saga edition...

in pratica un viaggio (anche lo stesso) dura sempre "1d6 x modificatore hyperdrive della nave" giorni... è un po' strano ma gli autori lo giustificano dicendo che la galassia è in continuo movimento...

In efeftti è un po' strano ma alla fine ci fai l'abitudine!

:mrgreen:

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Il Gee-Go Jin da lei chiamato, come si può notare dalla quasi totale assenza di riferimenti al suo operato nel Capitolo 20, si è addormentato in modo abbastanza rapido a causa di un buon mal di testa e di un lavoro piuttosto logorante (negli ultimi giorni). La preghiamo di sperare in un suo passaggio al lato oscura alla prossima sessione. Grazie.

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